Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
Voto: | 2.5 (2) |
Download: | 290 |
Data: | 19.01.2001 |
Numero di pagine: | 3 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
Laura Turconi
I nostri antenati- Italo Calvino
(la figura dell’eroe, il narratore, punti di somiglianza con Ariosto)
E’ l’eroe che rimane come simbolo di un’epoca: raccoglie in sé i valori e le fattezze che, secondo la società in cui vive, sono degne dell’uomo, dell’Uomo considerabile come modello per tutti gli individui della massa che non si distinguono né per doti buone né negative. La letteratura è l’unico mezzo che può rendere queste figure immortali nel corso dei secoli cosicché esse possano portare la testimonianza del tempo in cui avevano vissuto. Omero ci ha lasciato Ulisse, Virgilio Enea e numerosi sono i cavalieri del medioevo che sono vissuti nei canti dei giullari nei castelli medioevali; uno di questi, Orlando, ebbe gran successo e fu volentieri ripreso nel rinascimento italiano prima dal Pulci e poi da Ariosto, quest’ultimo molto amato da Italo Calvino, uno dei più apprezzati scrittori contemporanei. Gli eroi di Calvino nei tre racconti “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante”, “Il cavaliere inesistente”, sono alla vivono alla ricerca di se stessi, cercano di realizzare il proprio io come attraverso un percorso di formazione solo superata una prova (che poi è costituita dalle difficoltà della vita stessa) diventano uomini completi. Medardo, visconte di Terralba, protagonista del primo romanzo, viene diviso in due da un colpo di cannone: il Gramo, invenzione di pura crudeltà, e il Buono , espressione di quanto il fare il bene possa essere dannoso se estremizzato; questa divisione si conclude con un duello, evidente simbolo del contrasto che ogni giovane vive nel dover scegliere diverse personalità in sé, al termine del quale “rinascerà” adulto; generalizzando la metafora del visconte dimezzato può essere interpretata come la ricerca della completezza al di là delle mutilazioni imposte dalla società. Cosimo Piovasco di Rondò, a tavola con i suoi genitori, il fratello e altri dignitari respinge con disprezzo un piatto di lumache che gli era stato servito: l’ira del padre, molto autoritario, sembrava incontenibile, se non che, inaspettatamente, tutti videro il giovane Barone Rampante muovere i suoi primi passi sull’elce fuori dalla finestra, dalla quale mai rientrò, avendo deciso di trascorrere il resto della propria vita sugli alberi. Cosimo è un eroe perché, oltre ad essere un Uomo completo, dedito al prossimo, partecipe alla vita attiva politica e galante, riesce a vivere soddisfando pienamente il proprio desiderio di libertà in un mondo di eccentrici come quello attuale, dove la vita è legata ad una serie di comportamenti precisi e prestabiliti, “dove il problema non è esserci, ma non esserci per nulla”. Per concludere, il cavaliere inesistente, che apparentemente potrebbe apparirci come personaggio principale, scomparendo perde la sua importanza, in quanto inesistente non è più: il vero protagonista della terza favola de “i nostri antenati”è Rambaldo che cerca la conferma del suo essere nel fare, che percorre un cammino alla ricerca della propria identità dapprima seguendo Agilulfo, il cavaliere inesistente appunto, ammirandolo per la sua grande volontà e poi inseguendo l’amore per Bradamante. In quest’ultimo romanzo della trilogia ritroviamo l’impostazione narrativa dell’Orlando Furioso di Ariosto, dove gli amori, le fughe delle principesse, i luoghi stessi sono la rappresentazione simbolica della complessità della vita umana. Calvino riprende dall’Ariosto anche il tono disteso e fiabesco che lascia sempre spazio all’ironia e ai colpi di scena, tuttavia fa questo utilizzando un narratore interno alla vicenda e non più il narratore onnisciente per ovviare alla freddezza del genere favoloso: nel “Visconte dimezzato” la vicenda è vista da un io fanciullo, tecnica molto efficace poiché il personaggio utilizzato, il nipotino di Medardo per la sua giovane età non è coinvolto nella vicenda e vede la situazione con occhi innocenti e curiosi; il fratello di Cosimo, personaggio posato e di buon senso ci racconta del Barone Rampante dal suo punto di vista (da terra); mentre è una monaca nel Cavaliere inesistente a travolgerci con le sue parole “la pagina ha il suo bene solo quando la volti e c’è la vita dietro che spinge e scompiglia tutti i fogli del libro”: questa religiosa, in realtà Bradamante finalmente innamorata di Rambaldo, si svela solo alla conclusione del racconto e lascia il lettore con un sorriso sospeso sopra il loro amore che finalmente si potrà realizzare.