L'estetismo.

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L'estetismo

Atteggiamento del gusto e del pensiero che, ponendo i valori estetici al vertice della vita spirituale, considera la vita stessa come ricerca e culto del bello, come creazione artistica dell'individuo; fa parte del piщ vasto fenomeno del decadentismo. L'estetismo и un rifiuto reazionario e sdegnoso della realtа, della democrazia, della societа borghese per rifugiarsi in uno sprezzante isolamento, in una vertiginosa solitudine che ha perт come conseguenza la sconfitta dei suoi eroi freddi e intellettualizzati. Agli occhi dell'esteta, l'arte и il solo valore autentico dell'esistenza; perciт egli costruisce la propria vita come un'opera d'arte; perennmente alla ricerca della bellezza, egli rigetta ogni considerazione morale, ogni dovere imposto dalla societа umana. Ogni forma di industrializzazione, di pacifismo borghese, di positivismo, di democrazia, di socialismo porta alla volgaritа, alla banalitа alla mercificazione dell'arte. L'arte и l'unico rifugio, l'unica difesa dalla volgaritа della vita normale, dall'immensa... profonda... incommensurabile cafoneria dei finanzieri e dei nuovi ricchi, come scrive Huysmans. La vita dell'intellettuale deve essere coinvolta nell'arte, farsi arte essa stessa. L'identitа di arte e vita и perfettamente resa nel romanzo Il ritratto di Dorian Gray (1890) dello scrittore Oscar Wilde. L'esteta ha il compito di tendere alla raffinatezza, all'eroismo, alla gloria, ad un ideale supremo di bellezza; bellezza isolata, preziosa, ambigua, perversa, lussuriosa cosм come codifica lo scrittore Walter Pater nei Ritratti Immaginari (1887) allorquando commenta la Gioconda di Leonardo.
Collegamenti per approfondire:
Oscar Wilde, Il Ritratto Di Dorian Gray
Walter Pater, I Ritratti Immaginari
Joris-Karl Huysmans, A Rebours
Gabriele D'annunzio, Il piacere
Il decadentismo italiano. Estetismo. Gabriele D'Annunzio.

Gabriele D'Annunzio divenne un personaggio di primo piano nella nostra storia nazionale per la sua azione favorevole all'intervento italiano nella prima guerra mondiale: Il celebre discorso La sagra dei mille, pronunciato sullo scoglio di Quarto il 5 maggio 1915, fu come una scintilla che percorse tutta l'Italia ed infiammт i giovani alla lotta. Quando l'Italia entrт in guerra, D'annunzio aveva 52 anni, ma partecipт alla lotta prima fra i Lancieri di Novara, poi in marina e quindi in aviazione. Compм molte imprese eccezionali, dalla beffa di Buccari al volo su Vienna. Alla fine della guerra non fu soddisfatto della cessione di Fiume alla Jugoslavia e perciт occupт la cittа dalmata costituendovi un governo. D'Annunzio, il geniale D'Annunzio, D'Annunzio che tutto faceva invece di sognarlo, fu idolatrato dalla borghesia che sognava di imitarlo ma o non era capace o non poteva (gli affari, gli interessi, la famiglia, la mamma, il perbenismo). Fautore di un progetto aristocratico sia per la vita che per l'arte, D'Annunzio disprezzт le masse e coprм di parole di spregio e di derisione la borghesia bottegaia. Nondimeno era adorato. Nell'Italia umbertina e giolittiana del buon senso il dannunzianesimo eccitava morbosamente la fantasia di quanti non avevano la forza morale (o dovrei dire immorale?), l'intelligenza e la vitalitа per diventare essi stessi Gabriele D'Annunzio.
LA VITA
Nasce a Pescara il 12 marzo 1863. Nel 1874 viene iscritto al collegio Cicognini di Prato, dove resta sino al completamento degli studi liceali nel 1881; nel 1879 pubblica una raccolta di versi, Primo vere, che esce in seconda edizione l'anno seguente.
1881-1891: periodo romano
Trasferitosi a Roma nel 1881, alla conclusione degli studi liceali, pubblicт dei racconti di cornice verista, Le novelle della Pescara , ambientate in un Abruzzo primitivo e prorompente di umori sensuali, che danno inizio a un periodo detto appunto il periodo romano, denso di interessi mondani e culturali. Tutto proteso alla conquista della notorietа e della gloria, frequentт i salotti piщ raffinati ed ebbe amori tanto travolgenti quanto effimeri; tentт l'avventura politica, ottenendo l'elezione al Parlamento e scrisse moltissimo sia in prosa che in poesia. Pubblica le raccolte poetiche Canto novo (1882) e Intermezzo (1883). Lo "scandalo" della sua relazione con la duchessina Maria Hardouin di Gallese si conclude con il matrimonio. Nel 1889 pubblica Il piacere, la testimonianza piщ cospicua dell'estetismo italiano.
1891-94: periodo napoletano
La relazione con Barbara Leoni, iniziata all'incirca nel 1886, sta giа per finire agli inizi degli anni Novanta: non se ne avvantaggia comunque il rapporto coniugale da cui sono nati tre figli. Si trasferisce a Napoli: collabora al "Corriere di Napoli" diretto da E. Scarfoglio e M. Serao; inizia una relazione con Maria Anguissola, principessa Gravina, da cui ha due figli, che finisce nel 1897 quando inizia la frequentazione con Eleonora Duse.
Pubblica:
il romanzo L'innocente (1892) la raccolta di liriche Elegie romane (1892) le liriche del Poema paradisiaco (1893, il titolo della raccolta fu "imposto" a D'Annunzio dall'editore; il poeta, in quel momento in urto con il pubblico voleva titolarla: Margaritae ante porcos, Perle ai porci, dove и chiaro chi fossero i "porci" e cosa le "perle") il romanzo Trionfo della morte (1894). Nell'estate del 1895 compie un viaggio in Grecia e nel 1897 partecipa alle elezioni riuscendo eletto deputato, con un programma "al di lа della destra e della sinistra", che sostanzialmente и di chiara impostazione nazionalistica.
1898-1910: periodo de "La Capponcina"
Negli ultimi anni del secolo D'Annunzio si stabilм a Settignano in Toscana, nella villa della Capponcina, dove condusse una vita talmente dispendiosa che, caricatosi di debiti nonostante i cospicui guadagni ottenuti con le sue opere, nel 1909 fu costretto a fuggire in Francia, in "volontario esilio", come egli disse con sconfinata impudenza. "La Capponcina", che ha lussuosamente arredato, и poco lontana dalla villa della Duse, la quale nel 1899 и interpreta l'opera
teatrale La Gioconda che ottiene notevole successo. Nel 1900 il suo romanzo Il fuoco fa scandalo per le rivelazioni sugli amori con la Duse. Produce varie opere teatrali: La figlia di Jorio, La fiaccola sotto il moggio, La nave e coltiva anche altre relazioni amorose..
1910-15: periodo francese
Vive, lussuosamente, a Parigi, circondato da ammiratori e da amanti. Dalla Francia seguiva attentamente le vicende italiane. Allo scoppio della guerra di Libia scrisse le Canzoni delle gesta d'oltremare che inneggiavano alle mire espansionistiche italiane. Scrisse, in francese: Le martyre de Saint Sйbastien, e la Pisanelle.
1915-1920: gli anni della guerra
Nel 1915 ritorna in Italia e partecipa attivamente alla propaganda interventista col discorso a Quarto per la Sagra dei Mille. Durante la guerra, alla quale partecipт come volontario, ottenne varie medaglie d'oro e d'argento per le sue imprese spericolate. In seguito a un incidente occorsogli durante un atterraggio di fortuna, perse un occhio. Costretto all'immobilitа per un certo periodo, scrisse il Notturno, una serie di prose ritenute tra le cose di D'Annunzio piщ sincere e piщ intense. Nel settembre, a capo di volontari e di forze regolari, occupa militarmente Fiume in opposizione al governo italiano: la abbandonerа di fronte all'intervento dell'esercito italiano nel dicembre del 1920.
1921-38: gli ultimi anni
Si stabilisce sul Lago di Garda, a Gardone Riviera, in una magnifica villa prospiciente il lago di Garda. Di qui salutт con grande favore l'avvento del fascismo ma Mussolini, mentre da una parte lo ricolmт di favori e di onori, dall'altra lo tenne alla larga dalla politica. D'Annunzio trascorse gli ultimi anni in un isolamento tanto splendido quanto intimamente vuoto. Nel 1937 viene nominato presidente dell'Accademia d'Italia; muore il 1° marzo 1938 per emorragia celebrale. A quest'ultimo periodo risale il Libro segreto, che insieme al Notturno oggi gode di molta attenzione da parte dei critici.
OPERE PIЩ SIGNIFICATIVE
Canto novo, raccolta di liriche pubblicata nel 1882. La natura и rappresentata nel suo tripudio di luci, colori, odori e con essa il giovane poeta stabilisce un "rapporto di tipo solare" proteso al godimento e alla fusione con essa. Il piacere, il piщ noto dei romanzi di D'annunzio.Ne и protagonista Andrea Sperelli. Raffinato e gelido; cultore solo di un bello aristocratico; spregiatore del grigio diluvio democratico odierno che tante belle cose e rare sommerge miseramente, Andrea Sperelli и l'ultimo rampollo di un'antica famiglia nobile e ne continua anche la tradizione: и un raffinato, predilige gli studi insoliti, и un esteta. Tutta la sua vita и improntata su questi criteri come pure la vita amorosa. Il romanzo si apre nel giorno di S.Silvestro. Andrea Sperelli, il protagonista, attende, nel suo appartamento la visita di Elena Muti, la donna che и stata sua amante, ma che non vede da quasi un anno. L'arrivo di Elena и preceduto da una rievocazione dell'ultimo incontro fra i due e, come in un gioco di scatole cinesi, dal ricordo della loro storia d'amore che in quel giorno lontano Andrea aveva rievocato. L'incontro porta perт ad una nuova separazione ed Elena, che ora и sposata, se ne va piangente, lasciando l'amante nella prostrazione piщ profonda. I capitoli che seguono ripropongono in modo piщ dettagliato ed impersonale il primo incontro tra i due e la loro storia d'amore, terminata quando la donna (giа vedova del duca di Scerni) aveva preferito sposare il ricchissimo Lord Heathfield, e la tumultuosa serie di avventure erotico-sentimentali alle quali Sperelli si era abbandonato dopo il loro addio. Il primo libro termina con la descrizione di un duello in cui Andrea и coinvolto a causa di un'altra donna e che termina con il suo ferimento. Durante la convalescenza, in una sorta di purificazione e di rinascita spirituale, Andrea Sperelli scopre la profonda perfezione dell'arte e medita di "trovare una forma di Poema moderno", "una lirica veramente moderna nel contenuto ma vestita di tutte le antiche eleganze". E' in questo momento di elevazione intellettuale e di distacco dalle passioni tumultuose che egli incontra Maria Ferres, moglie di un ministro guatemalteco, ed inizia fra i due un amore platonico, poi rievocato, attimo per attimo, nel diario di Maria che occupa un'ampia sezione del secondo libro e che termina con l'esplicito riconoscimento, da parte della donna, del suo amore per Andrea. A questo punto si chiude la lunga parentesi retrospettiva e la narrazione riprende dal quel giorno di San Silvestro in cui Elena ed Andrea si rincontrano. Tutta la parte finale и costituita da una sorte di tormentato contrappunto tra l'amore sensuale per la Muti, che illude e tradisce Andrea tenendolo perт avvinto a sй, e l'amore piщ puro e spirituale del protagonista per Maria. Sarа perт la passione dei sensi a prevalere e, proprio quando Andrea sembra aver conquistato definitivamente il cuore della Ferres che gli si concede, egli pronuncerа, fra le braccia della sua nuova amante il nome di Elena. Poema paradisiaco, raccolta di liriche composte dal 1891 e pubblicate nel 1893. Il titolo, derivato dal latino, equivale letteralmente a "poema dei giardini". Si rileva qui la tematica decadente, ma segnata di rievocazione nostalgica, con aspirazioni epidermiche a una sorta di purezza e di spiritualizzazione delle passioni, che si traducono in un linguaggio e in una versificazione sapientissimi, accordati su toni dimessi, come di colloquio e di confessione. L'Innocente, romanzo pubblicato nel 1892, che non tiene nascosti gli influssi della lettura del russo Dostoevskij. И una narrazione in prima persona ed и incentrato sulle vicende del "multanime" Tullio Hermil e della moglie Giuliana. A lei, malata, Tullio si dedica in modo particolare con una sorta di volontaristica pratica di "bontа", malgrado sia attratto e legato all'amante Teresa Raffo. Ma proprio quando si libera da questo legame, crede di scoprire gli indizi di una relazione della moglie con lo scrittore Filippo Arborio poi confermati dalla notizia che Giuliana и incinta. Nei due coniugi spunta un progetto delittuoso: sopprimere il nascituro, testimonianza di una fugace colpa, ostacolo alla realizzazione del loro "sublime" amore. И Tullio che, esponendo al freddo invernale il bambino, l'"innocente", compie il delitto.Trionfo della morte, romanzo del 1894, terzo del "Ciclo della rosa". L'opera, articolata in sei "libri", ha una struttura narrativa debole. И incentrata sul rapporto contraddittorio e ambiguo di Giorgio Aurispa con l'amante Ippolita Sanzio e su questo tema di fondo si innestano o si sovrappongono altri motivi e argomenti. Giorgio, in una confusa contaminazione tra superomismo e velleitа mistiche, aspira a realizzare una vita nuova, una perfezione di vita spirituale che si fondi sull'autodominio e sull'autosufficienza, e vive il rapporto con l'amante come limitazione, come ostacolo. Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi: l'opera poetica piщ notevole e famosa. Doveva essere di cinque libri, quante sono le Pleiadi, invece и solo di quattro. Il primo libro, Maia, и composto nel 1903 e il sottotitolo (Laus vitae) ne chiarisce i motivi ispiratori: una vitalistica celebrazione dell'energia vitale, un naturalismo pagano impreziosito o sopraffatto dai riferimenti classici e mitologici. Il secondo libro, Elettra, composto tra il 1899 e il 1902 celebra gli eroi della patria e dell'arte; nella terza parte sono cantate 25 "cittа del silenzio" e nella quarta parte и il famoso Canto augurale per la Nazione eletta che infiammт di entusiasmo i nazionalisti italiani. Il terzo libro, Alcyone, pubblicato con il primo, contiene il meglio di D'Annunzio come poeta. Il quarto libro, Merope, raccoglie canti celebrativi della conquista della Libia. Notturno, raccolta di meditazioni e ricordi, in forma di prosa lirica, redatta nel 1916 durante il periodo di immobilitа e di cecitа. L'opera и caratterizzata da un momento di intimitа e di ripiegamento su sй stesso. Nella prima parte del libro predomina il ricordo dell'amico e compagno di armi Giuseppe Miraglia, morto ancora giovane nel dicembre del 1915, cui farа seguito il sentimento denso di commozione affettuosa per la madre inferma e stanca, che morм di lм a poco, nel gennaio del 1917. Tra pagine di esaltazione eroica, in cui il poeta lamenta l'inganno che la morte gli ha teso, lasciandolo in vita al posto dei suoi piщ giovani compagni, tra quelle di dolente rimpianto per gli amici scomparsi, troviamo appuntate le sensazioni del poeta, le sue osservazioni sulla vita e sull'arte e preziosissime riflessioni.
IL CICLO DEI ROMANZI
Sull'esempio dei romanzi ciclici dell'ottocento di Honorи de Balzac (La commedia umana), di Zola (i Rougon-Macquart), di Verga (I vinti), D'Annunzio si propose di scrivere un ciclo di romanzi, suddiviso in tre trilogie, ciascuna denominata da un fiore (la rosa, il giglio, il melograno), simbolo delle tappe evolutive del suo spirito dalla schiavitщ delle passioni alla vittoria su di esse, giacchи i protagonisti dei romanzi non sono che la proiezione sul piano narrativo dello stesso D'Annunzio.
I romanzi della rosa, fiore simbolo della voluttа, della passione invincibile:
Il Piacere (1889)
L'innocente (1892)
Il trionfo della morte (1894)
I romanzi del giglio, fiore simbolo del superuomo, della passione che si purifica. La seconda trilogia doveva ispirarsi al superuomo di Nietzsche. Il superuomo non и piщ schiavo delle passioni ma si serve di esse per realizzare pienamente la propria volontа di potenza. In veritа Nietzsche non auspicava l'avvento di un uomo superiore agli altri, al quale, in grazia delle qualitа eccezionali, fosse tutto permesso, ma l'avvento di un'umanitа rinnovata la quale, per poter sviluppare tutte le sue potenzialitа, doveva liberarsi da ogni soggezione alla trascendenza e alla morale tradizionale, fatta di ipocrisie e finzioni. D'Annunzio ignorт o finse di ignorare il significato profondo del niccianesino e lo adottт al suo temperamento sensuale, facendo del superuomo l'individuo d'eccezione, destinato a dominare sugli altri. Nel superuomo nicciano, cosм come lo immaginт D'Annunzio, s'intravede piuttosto il profilo dei grandi dittatori sanguinari e deliranti del nostro secolo, col loro macabro seguito di tragedie e di guerre. Della seconda trilogia, D'Annunzio scrisse solo il primo, Le vergini delle rocce (1896). Claudio Cantelmo, aristocratico e imperialista, seguace delle dottrine del superuomo, concepisce il disegno di unirsi in matrimonio con una delle principesse (Massimilla, Anatolia, Violante) di un'antica famiglia borbonica del regno delle due Sicilie, i Capece-Montaga, ridottasi a vivere nell'ultimo dei suoi feudi, Trigento, "paese di rocce". Scopo del matrimonio и procreare il futuro sovrano, al quale un giorno il popolo, disgustato della demagogia e dalla corruzione della vita politica, offrirа la corona regale. I romanzi del melograno, pomo dai molti granelli, simbolo dei frutti che possono derivare dal dominio delle passioni. Dei tre romanzi previsti, D'Annunzio scrisse solo il primo, Il fuoco (1900). Il fuoco (cosм intitolato perchй inteso come simbolo della creativitа dell'artefice), narra, sullo sfondo di Venezia, la storia dell'amore di Stelio Йffrena per la Foscarina. E' un romanzo scopertamente autobiografico, perchй vi и adombrata la storia dell'amore del poeta per l'attrice Eleonora Duse. Stelio и un poeta che sogna una nuova forma di arte drammatica, che risulti dall'intima fusione della parola, del colore, del suono, dell'azione. E' la stessa poetica di Wagner, che del romanzo и un personaggio. La Foscarina dovrebbe essere l'interprete di questo nuovo dramma; ma Stelio s'innamora della giovinetta Donatella Arvale. La Foscarina se ne accorge e ne и gelosa, ma dopo, rassegnata, cede il posto alla rivale e si accomiata da Stelio.
IL MITO DI D'ANNUNZIO
D'Annunzio rappresentт nella vita italiana, con i suoi atteggiamenti, innanzitutto un fatto di costume, incarnт i desideri di evasione dalla monotonia quotidiana di ceti intellettuali e borghesi insoddisfatti della realtа della vita nazionale nei decenni post-risorgimentali. Per questo gran parte della sua vastissima opera, creata per esaltare e sostenere il mito che di sй aveva costruito, appare oggi superata e priva di attualitа. Ebbe tuttavia almeno due meriti: sul piano culturale, si avvicinт di volta in volta ad autori ed atteggiamenti del decadentismo europeo contribuendo a diffonderne la conoscenza in Italia ed a sprovincializzare la nostra cultura. Sul piano piщ intimamente poetico, accanto all'esterioritа di molti atteggiamenti esibizionistici seppe almeno cogliere ed esprimere la comunione dei sensi e dell'anima con la molteplicitа della vita naturale, creando quella dimensione "panica", di immedesimazione quasi fisica e sensuale basata sulle immediate sensazioni, che in particolare nella raccolta Alcyone segna il nascere di un atteggiamento nuovo per la nostra poesia. Per esprimere questo atteggiamento raffinato e sensuale D'Annunzio si servм di un linguaggio ostentatamente insolito ed artistico, basato sul recupero di preziose voci arcaiche e sull'invenzione di neologismi capaci di stupire e meravigliare; creт cosм un "culto della parola" ricercata soprattutto per clamorose risonanze musicali (anch'egli si affidт molto alle onomatopee) che spesso и solo espediente retorico, ma che sa anche diventare talora esperienza linguistica originale e contribuisce, anche se in misura minore del Pascoli, ad avviare il nuovo linguaggio poetico del '900 verso le svolte successive.
Il decadentismo italiano. Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. Da ragazzo fu nel collegio dei Padri Scolopi ad Urbino, quindi nei licei di Rimini e di Firenze. Nel 1867, il padre, mentre tornava a casa su un calessino trainato da una cavalla storna, rievocata in una poesia, fu ucciso. Non si seppe mai chi fosse l'assassino ed il delitto rimase perciт impunito. Poco dopo la morte del padre il Pascoli perse anche la madre e le due sorelle: e la famiglia, composta prevalentemente di ragazzi, cadde nella miseria e nel dolore. Il poeta potй giungere alla laurea, grazie ad una borsa di studio che gli permise di frequentare l'universitа di Bologna. Su questo fatto importante egli ha lasciato una commossa rievocazione nel racconto Ricordi di un vecchio scolaro. Certamente le vicende tristissime della sua famiglia, a cui egli assistette da fanciullo, e poi le difficoltа economiche e gli ostacoli da superare, sempre solo, lasciarono un solco profondo nel suo animo ed influirono sul suo carattere e conseguentemente sulla sua poesia. Da professore insegnт a Matera e quindi a Massa ed a Livorno, ma, avendo assunto atteggiamenti anarchici, fu trasferito a Messina. Ma non fu un ribelle, anzi, alla maniera decadente si chiuse nel suo dolore, si isolт in se stesso, solo con le sue memorie e con i suoi morti. La sua ribellione fu un senso di ripulsa e di avversione per una societа in cui era possibile uccidere impunemente e nella quale si permetteva che una famiglia di ragazzi vivesse nella sofferenza e nella miseria. Non c'и ribellione nella sua poesia, ma rassegnazione al male, una certa passivitа di fronte ad esso: vi domina una malinconia diffusa nella quale il poeta immerge tutto: uomini e cose. Egli accetta la realtа triste come и, e si sottomette al mistero che non riesce a spiegare. La sua poesia non ha una trama narrativa e non и neppure descrittiva: esprime soltanto degli stati d'animo, delle meditazioni. E' l'ascolto della sua anima e delle voci misteriose che gli giungono da lontano: dalla natura o dai morti.
LA VITA
1855 Nasce, quarto figlio, da Ruggero e da Caterina Allocatelli Vincenzi. 61-71Studia nel collegio dei padri scolopi a Urbino. 1867 Il padre viene assassinato mentre torna a casa in calesse.
71-73Frequenta il liceo a Rimini.1873 Vince una borsa di studio - lo esamina Carducci - e si iscrive alla facoltа di lettere dell'Universitа di Bologna.76-77 Anni di miseria perchй ha perso la borsa di studio; trascura gli studi, frequenta l'anarchico Andrea Costa, si impegna in riunioni e
attivitа politiche.1879 Nel settembre viene arrestato per aver partecipato ad una dimostrazione di anarchici ma viene prosciolto in dicembre.1882 Si laurea e con l'interessamento di Carducci ottiene un posto al liceo di Matera. 1884 И trasferito al liceo di Massa, dove qualche anno dopo chiama a vivere presso di sй le sorelle Ida e Maria. 1891 Prima edizione di Myricж.1892 Vince la prima medaglia d'oro al concorso di poesia latina ad Amsterdam.1895 Il matrimonio della sorella Ida lo sconvolge. Scrive alla sorella Maria da Roma, dove"comandato" al Ministero della pubblica istruzione: "Questo и l'anno terribile, dell'anno terribile questo и il mese piщ terribile. Non sono sereno: sono disperato. Io amo disperatamente angosciosamente la mia famigliola che da tredici anni, virtualmente, mi sono fatta e che ora si disfа, per sempre. Io resto attaccato a voi, a voi due, a tutte e due: a volte sono preso da accesi furori d'ira, nel pensare che l'una freddamente se ne va strappandomi il cuore, se ne va lasciandomi mezzo morto in mezzo alla distruzione de' miei interessi, della mia gloria, del mio avvenire, di tutto!" 97-03Insegna letteratura latina all'Universitа di Messina, dove vive, ma ritorna spesso a Castelvecchio, presso Barga, dove ha affittato una casa di campagna che nel 1902 compra col ricavato dalla vendita di cinque medaglie d'oro conquistate al concorso di Amsterdam.1904 Pubblica i Poemi conviviali e l'edizione definitiva dei Primi poemetti.
1905 Succede a Carducci nella cattedra di letteratura italiana a Bologna.1906 Pubblica Odi ed Inni.
1909 Pubblica i Nuovi poemetti e le Canzoni di Re Enzio.1912 Muore di cancro.
IL PENSIERO DI PASCOLI
Pascoli ebbe una concezione dolorosa della vita, sulla quale influirono due fatti principali: la tragedia familiare e la crisi di fine ottocento.La tragedia familiare colpм il poeta quando il 10 agosto del 1867 gli fu ucciso il padre. Alla morte del padre seguirono quella della madre, della sorella maggiore, Margherita, e dei fratelli Luigi e Giacomo. Questi lutti lasciarono nel suo animo un'impressione profonda e gli ispirarono il mito del "nido" familiare da ricostruire, nel quale fanno parte i vivi e idealmente i morti, legati ai vivi dai fili di una misteriosa presenza. In una societа sconvolta dalla violenza e in una condizione umana di dolore e di angoscia esistenziale, la casa и il rifugio nel quale i dolori e le ansie si placano.L'altro elemento che influenzт il pensiero di Pascoli, fu la crisi che si verificт verso la fine dell'Ottocento e travolse i suoi miti piщ celebrati, a cominciare dalla scienza liberatrice e dal mito del progresso. Pascoli, nonostante fosse un seguace delle dottrine positivistiche, non solo riconobbe l'impotenza della scienza nella risoluzione dei problemi umani e sociali, ma l'accusт anche di aver reso piщ infelice l'uomo, distruggendogli la fede in Dio e nell'immortalitа dell'anima, che erano stati per secoli il suo conforto: ...tu sei fallita, o scienza: ed и bene: ma sii maledetta che hai rischiato di far fallire l'altra. La felicitа tu non l'hai data e non la potevi dare: ebbene, se non hai distrutta, hai attenuata oscurata amareggiata quella che ci dava la fede... Pertanto, perduta la fede nella forza liberatrice della scienza, Pascoli fa oggetto della sua mediazione proprio ciт che il positivismo aveva rifiutato di indagare, il mondo che sta al di lа della realtа fenomenica, il mondo dell'ignoto e dell'infinito, il problema dell'angoscia dell'uomo, del significato e del fine della vita. Egli perт conclude che tutto il mistero nell'universo и che gli uomini sono creature fragili ed effimere, soggette al dolore e alla morte, vittime di un destino oscuro ed imperscrutabile. Pertanto esorta gli uomini a bandire, nei loro rapporti, l'egoismo, la violenza, la guerra, ad unirsi e ad amarsi come fratelli nell'ambito della famiglia, della nazione e dell'umanitа. Soltanto con la solidarietа e la comprensione reciproca gli uomini possono vincere il male e il destino di dolore che incombe su di essi. La condizione umana и rappresentata simbolicamente dal Pascoli nella poesia I due fanciulli, in cui si parla di due fratellini, che, dopo essersi picchiati, messi a letto dalla madre, nel buio che li avvolge, simbolo del mistero, dimenticano l'odio che li aveva divisi e aizzati l'uno contro l'altro, e si abbracciano trovando l'uno nell'altro un senso di conforto e di protezione, sicchи la madre, quando torna nella stanza, li vede dormire l'uno accanto all'altro e rincalza il letto con un sorriso.
OPERE PIЩ SIGNIFICATIVE
Pascoli usa ancora forme classiche come il sonetto, gli endecasillabi o le terzine, ma la sua poesia costituм la prima reale rottura con la tradizione. Al di lа della sua apparente semplicitа, и dalla poesia di Pascoli che genera buona parte della poesia del Novecento. Le numerose pause che generano spezzature all'interno del verso, oppure le frequenti rime sdrucciole che producono accelerazione; l'uso insistito delle onomatopeee, la presenza di parole ricavate dalla lingua dei contadini cosм come da quella dei colti, l'introduzione di temi fino ad allora rifiutati dai poeti importanti, tutto concorre a produrre una poesia che и rivoluzionaria nella sostanza e nelle intenzioni piщ che nella forma esteriore. Il poeta и, per Pascoli, colui che и capace di ascoltare e dar voce alla sensibilitа infantile che ognuno continua a portare dentro di sй pur diventando adulto. La poesia scopre nelle cose rapporti che non sono quelli logici della razionalitа e attribuisce ad ogni cosa il suo nome. Essa, senza proporsi direttamente scopi umanitari e morali, porta ad abolire l'odio, a sentirsi tutti fratelli e a contentarsi di poco, come avviene nei fanciulli. ... io vorrei trasfondere in voi, nel modo rapido che si conviene alla poesia, qualche sentimento e pensiero mio non cattivo. [...] Vorrei che pensaste con me che il mistero, nella vita, и grande, e che il meglio che ci sia da fare, и quello di stare stretti piщ che si possa agli altri, cui il medesimo mistero affanna e spaura. E vorrei invitarvi ala campagna. (dalla Prefazione ai Primi poemetti, 1897) Myricж(1891): и una raccolta di liriche di argomento semplice e modesto, come dice lo stesso Pascoli, ispiratosi per lo piщ a temi familiari e campestri. Il titolo и dato dal nome latino delle tamerici ("non omnes arbusta iuvant humilesque Myricж": non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici), umili pianticelle che sono prese a simbolo di una poesia senza pretese, legata alle piccole cose quotidiane e agli affetti piщ intimi. Il titolo и allusivo ad una poesia dimessa, diversa da quella del Carducci e anche da quella ardua e aristocratica di D'Annunzio. La prima edizione и del 1891. Insieme con i Canti di Castelvecchio sono opere che la critica ha definito "del Pascoli migliore", poeta dell'impressionismo e del frammento: "Son frulli di uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane&", scrisse il poeta nella Prefazione del 1894. E' dunque una poesia fatta di piccole cose, inerenti per lo piщ alla vita della campagna, di quadretti rapidissimi, conclusi nel giro di pochi versi "impressionistici", dove le "cose" sono definite con esattezza, col loro nome proprio (per esempio prunalbo per biancospino). Vi compaiono anche poesie (Novembre, Arano) in cui le "cose" si caricano di una responsabilitа simbolica e giа si affaccia il tema dei morti (X Agosto), sottolineando una visione della vita che tende a corrodere i confini del reale -avvertito come paura e mistero- per una evasione nella fiaba e nel simbolo (Carrettiere, Orfano, L'assiuolo). Nella raccolta, cresciuta nel tempo dalle 22 poesie della prima edizione alle 155 dell'ultima, tolti pochi componimenti rimasti a sй, le poesie si ordinano per temi, corrispondenti ai cicli annuali della vita in campagna. La raccolta si apre con Il giorno dei morti, il giorno in cui il poeta si reca al camposanto che "oggi ti vedo / tutto sempiterni / e crisantemi. A ogni croce roggia / pende come abbracciata una ghirlanda /donde gocciano lagrime di pioggia." In questa giornata "Sazio ogni morto, di memorie, riposa." Non tutti perт. "Non i miei morti."
Temporale
Un bubbolмo lontano...
Rosseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.
Canti di Castelvecchio (1903): nella raccolta sono compresi e approfonditi i temi di Myricж ma ha particolare incidenza il tema del nido familiare e delle memorie autobiografiche e compaiono parecchi componimenti di impianto narrativo; finito il vagabondaggio per la campagna di Myricж se ne inizia uno nuovo: ma ora и un viaggio attorno al suo giardino, entro i cancelli e entro il suo orto.Il senso del mistero, connesso al dolore della vita e all'angoscia della morte, si traduce ora in una sorta di allucinazioni, nel ricordo dei morti ("Mi son seduto in una panchetta / come una volta.../ quanti anni fa? / Ella, come una volta s'и stretta sulla panchetta", La tessitrice), ora nell'auscultazione di richiami impercettibili ("... mi chiamano le canapine / coi lunghi lor gemiti uguali", Le rane), ora nello sconfinamento dei ricordi -suggeriti ad esempio dal suono delle campane- ai limiti del preconscio: "Mi sembrano canti di culla / che fanno ch'io tori com'era / Sentivo mia madre... poi nulla... / sul far della sera" (La mia sera). Sono trasalimenti dell'animo e simboli che perт lievitano frequentemente da notazioni realistiche, espresse attraverso un discorso addirittura narrativo: "E s'aprono i fiori notturni, nell'ora che penso ai miei cari / Sono apparse in mezzo ai viburni / le farfalle crepuscolari" (Il gelsomino notturno). Si puт dire che nei Canti sta il punto del massimo compenetrarsi tra i due aspetti della poesia pascoliana: il simbolo e la realtа.
La mia sera
Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'и un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo sм tenero e vivo.
Lа, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.
И, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.
O stanco dolore, riposa!
La nube del giorno piщ nera
fu quella che vedo piщ rosa
nell'ultima sera.
Che voli di rondini intorno!
che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sм piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Nй io... e che voli, che gridi,
mia limpida sera!
Don... Don... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
lа, voci di tenebra azzurra...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era...
sentivo mia madre... poi nulla...
sul far della sera.
Poemetti (pubblicati nel 1897 e poi sdoppiati in Primi poemetti, 1904 e Nuovi poemetti, 1909): costituiscono una vera e propria epica rurale sul modello delle Georgiche virgiliane: cantano, in terzine dantesche, l'amore di Rosa per il cacciatore Rigo, la vita contadina, il lavoro dei campi (La sementa, La piada, L'accestire). Italy affronta il tema dell'emigrazione (anch'esso riflesso di quello del nido) dove il contrasto campagna-cittа, infanzia-maturitа, spogliato delle sue connotazioni autobiografiche, si oggettiva nel contrasto tra la vita patriarcale che si svolge nella campagna nativa e quella febbrile della metropoli americana, tutta tesa ai "bisini" ("business" gli affari) e al successo. Il contrasto si risolve sul piano linguistico in un audace sperimentalismo.A queste composizioni si intrecciano altre percorse da un simbolismo insistito, e talvolta esplicito (Il libro); si accampa quella che и stata definita "una poesia astrale", aperta a "voragini misteriose di spazio, di buio e di fuoco"
(La vertigine).
Il libro
Sopra il leggмo di quercia и nell'altana,
aperto, il libro. Quella quercia ancora
esercitata dalla tramontana
viveva nella sua selva sonora;
e quel libro era antico. Eccolo: aperto,
sembra che ascolti il tarlo che lavora.
E sembra ch'uno (donde mai? non, certo,
dal tremulo uscio, cui tentenna il vento
delle montagne e il vento del deserto,
sorti d'un tratto...) sia venuto, e lento
sfogli - se n'ode il crepitar leggiero -
le carte. E l'uomo non vedo io: lo sento,
invisibile, lа, come il pensiero...
Poemi conviviali (1904): il loro titolo и tratto dalla rivista "Convivio" di Alfredo De Bosis, ma allude anche ai canti degli aedi ai conviti (Triste il convito senza canto). In endecasillabi sciolti, richiamano miti e figure del mondo classico, greco e romano (il mito dell'Ellade percorre come un filo rosso tutto l'Ottocento, da Foscolo a Leopardi, a Carducci, a D'Annunzio): ma la sensibilitа decadente di Pascoli stravolge questi miti, fino a farne simboli della infelicitа e del mistero, annullando -secondo un procedimento tipico che sottintende la fuga dalla realtа- i confini della storia, per assorbirla in una visione esistenziale: cosм Alessandro Magno, arrivato ai confini della terra, piange, perchй non puт piщ "guardare oltre, sognare" (Piange dall'occhio nero come orte / piange dall'occhio azzurro come il cielo, Alиxandros); cosм l'etera non и piщ la creatura splendente di bellezza e di vita della tradizione classica, ma и la donna affannata che, nell'Erebo, и circondata dalle larve dei figli non nati; e "l'odissea" di Ulisse conduce l'eroe non verso le fascinose plaghe del mito (Polifemo e le sirene sono illusorie costruzioni della fantasia), ma verso l'orrenda morte. Odi e Inni: contengono componimenti scritti a partire dal 1903. Pascoli qui assume il ruolo di poeta-vate e celebra gli eroi nazionali, le realizzazioni del lavoro e della tecnica, le grandi esplorazioni; Carmina: и la raccolta delle poesie latine di Pascoli pubblicate dalla sorella Maria; Il fanciullino; La grande proletaria.
LA POETICA
La poetica di Pascoli и espressa nella celebre prosa, Il fanciullino. Questi ne sono i punti essenziali:
Vi и in tutti noi un fanciullo musico (il "sentimento poetico") che fa sentire il suo tinnulo campanello d'argento nell'etа infantile, quando egli confonde la sua voce con la nostra - non nell'etа adulta quando la lotta per la vita ci impedisce di ascoltarlo (l'etа veramente poetica и dunque quella dell'infanzia). Infatti, и tipico del fanciullo vedere tutto con meraviglia, tutto come per la prima volta; scoprire la poesia nelle cose, nelle piщ grandi come nelle piщ umili, nei particolari che svelano la loro essenza, il loro sorriso e le loro lacrime (la poesia la si scopre dunque, non la si inventa).Il fanciullino и quello che alla luce sogna o sembra di sognare ricordando cose non vedute mai; и colui che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi alle nuvole, alle stelle, che scopre nelle cose le somiglianze e relazioni piщ ingegnose, che piange e ride senza perchй, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alle nostra ragione (la poesia dunque ha carattere non razionale, ma intuitivo e alogico). Il sentimento poetico, che и di tutti, fa sentire gli uomini fratelli, pronti a deporre gli odi e le guerre, a corrersi incontro e ad abbracciarsi, per questo la poesia ha in sй, proprio in quanto poesia una suprema utilitа morale e sociale. Non deve proporselo perт, in quanto la poesia deve essere "pura", non "applicata" a fini prefissati; il poeta и poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non storico, non maestro.... La poesia ha una funzione consolatoria: fa pago il pastore della sua capanna, il borghesuccio del suo appartamentino ammobiliato. E per questo il poeta и per natura socialista, o come si avrebbe a dire umano.
ELEMENTI DELLO STILE
Il linguaggio: Pascoli usa un linguaggio poetico lirico, con echi e risonanze melodiche ottenute talvolta con ripetizioni di parole e di espressioni cantilenanti, arricchite di rapide note impressionistiche e di frasi spesso ridotte all'essenziale. In questo egli prelude ai poeti del novecento. Il lessico: и nuovo, con mescolanze di parole dotte e comuni ma sempre preciso e scrupolosamente scientifico quando nomina uccelli (cince, pettirossi, fringuelli, assiuoli...) o piante (viburni o biancospini, timo, gelsomini, tamerici...). Realtа e simbolismo: egli ricerca " nelle cose il loro sorriso", la loro anima, il loro significato nascosto e simbolico. Ecco perchй la sua poesia и sempre ricca di allusioni e di analogie simboliche. La sintassi: preferisce periodi semplici, composti di una sola frase, o strutture paratattiche con frasi accostate mediante virgole o congiunzioni.Aspetto metrico e fonico: partendo dalla metrica classica e tradizionale vi innesta forme e metri nuovi, adatti ad esprimere timbri e toni nascosti, assonanze e allusioni. Cura in particolare la magia dei suoni, la trama sonora, gli effetti musicali di onomatopee espressive e di pause improvvise. Accorgimenti stilistici: molto curate le scelte espressive. Per rendere le immagini piщ vive e sintetiche, Pascoli ama talvolta eliminare congiunzioni e verbi (ellissi) o fare accostamenti nuovi trasformando aggettivi e verbi in sostantivi (un nero di nubi... il cullare del mare...). Ne risulta uno stile impressionistico e nuovo.
Il decadentismo italiano. Estetismo. D'Annunzio e Pascoli a confronto.

Gabriele D'Annunzio и uno dei pochi scrittori italiani del Novecento a godere di fama europea. Raffinato cultore dell'estetismo puт essere considerato uno dei piщ noti esponenti del decadentismo internazionale. Il suo stesso panismo, la tendenza vale a dire ad identificarsi vitalisticamente con la totalitа della natura, non и che un aspetto del simbolismo decadente che cerca segrete corrispondenze tra l'uomo e la natura. La continua spettacolarizzazione della propria vicenda biografica serve a riproporre in una condizione del tutto mutata il mito del poeta vate tramontato con l'avvento della societа borghese. Rilanciando tale mito, D'Annunzio rinnova l'idea della poesia come privilegio, facendo della propria raffinata arte, l'altra faccia di una vita che vuole proporsi come inimitabile. L'ammirazione per il poeta si fonde, nel pubblico, con la curiositа per l'uomo e le sue stranezze, dando origine ad un vero e proprio mito di massa. La borghesia provinciale italiana proietta su di lui il proprio desiderio di affermazione cosм come individua in Pascoli il piщ sicuro portatore di un'ideologia fondata sull'affermazione dei propri "valori-simbolo"": la famiglia, la casa, il lavoro. D'Annunzio e Pascoli sono, in effetti, gli autori piщ rappresentativi del decadentismo italiano ma, pur essendo quasi contemporanei, presentano notevoli differenze. Pascoli и un uomo dal carattere insicuro, riservato e schivo che lo costringe ad un'esistenza raccolta nonostante egli non viva con serenitа la solitudine. D'Annunzio и invece estroverso e con i suoi gesti teatrali vuole attirare su di se l'attenzione, al fine di porre l'accento sulla propria eccezionalitа e grandiositа. La solitudine и, per lui, distacco ed innalzamento rispetto alla mediocritа piccolo-borghese. Queste profonde differenze della personalitа si rispecchiano nella poesia di ognuno rendendola unica ed originale. La poesia di Pascoli и intima e raccolta, ricca della vita interiore dell'autore, mentre quella di D'Annunzio и opulenta e lussureggiante, volta ad esaltare l'esperienza del poeta al di lа del bene e del male. Pascoli и un "fanciullino" che guarda alla vita con occhi stupiti, D'Annunzio и l'uomo d'eccezione che sa gestirsi in ogni situazione. Gli aspetti piщ significativi del decadentismo dell'autore sono:- l'estetismo artistico cioи la concezione della poesia e dell'arte come creazione di bellezza slegata da qualsiasi fine morale; - il gusto della parola scelta piщ per il suo valore evocativo e musicale che per il significato logico; - il panismo ossia la tendenza ad abbandonarsi alla vita dei sensi e ad immedesimarsi con le forze e gli elementi della natura.

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