L'amore nei poeti latini

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Testo

L'AmOre:
L'amore nei poeti latini:
L'elegia
L'elegia и un componimento poetico caratterizzato da precisi tratti distintivi sul piano metrico, formale e tematico.
Dal punto di vista formale l'elegia romana и un componimento poetico costituito da strofe di due distici con la successione di un esametro e un pentametro.
L'elegia esprime, tramite una complessa rete di convenzioni letterarie e di situazioni topiche, un'esperienza fortemente soggettiva, che passa attraverso una serie di tappe:l'innamoramento, la gelosia, il litigio, il discidium, la riappacificazione, il distacco definitivo, il sogno.
Al centro del racconto elegiaco c'и l'amore, ma non quello felice, bensм quello turbolento, tormentato, che tramuta l'uomo in schiavo, una schiavitщ da cui и pressochи impossibile liberarsi ; un amore che rende l'uoimo succube della sua passione.La donna, in particolare ,и padrona di sentimenti dell'uomo e del suo cuore.La donna viene idealizzata come irraggiungibile oggetto d'amore ma anche insultata(nei momenti di distacco)come avida e del tutto incapace di apprezzare sentimenti profondi e quindi "non-ricambiatrice" dell'amore del poeta.Al centro di ogni raccolta di elegie c'и quindi un nome di donna(Licoride per GAllo, Delia e Nemesi per Tibullo, Cinzia per Properzio) a cui sarebbe vano, oltre che inutile, dare identitа anagrafica; anche perche tra l'uomo e la donna si instauravano forti relazioni extra-coniugali.
La donna viene da un lato mitizzata ed estremamente idealizzata come irraggiungibile oggetto d'amore, dall'altro insultata come incostante, avida, fedifraga, del tutto incapace di capire e apprezzare sentimenti profondi.In Catullo, per esempio come oggetto del canto non troviamo una donna tanto concreta, quanto la ricerca , sempre delusa, di un ideale figura femminile capace di incarnare un concetto d'amore altissimo, sublime, che abbia come termine di confronto il mito.Per questo i momenti di maggior ricchezza lirica, sia in Catullo sia nei poeti Elegiaci, si raggiungono quando la donna viene contemplata in absentia, mentre и lontana, o dopo il discidium, o addirittura dopo la morte, divenuta un sogno sull'onda dei ricordi e della nostalgia, fantasma che non teme confronti con la realtа, perchи и pura creazione della fantasia e del sentimento.
Si tratta di figure che, benchи affondino le radici in un'esperienza reale, vivono entro una ben piщ commplessa esperienza letteraria.Al contrario, perт sarebbe completamente errato considerare le elegie di Tibullo o di Properzio in chiave strettamente autobiografica.E' infatti un rapporto che viene essenzialmente idealizzato nel sogno e nella fantasia del poeta.Nonostante ciт non si pensi che questi poeti non siano sinceri o che non esprimano sentimenti veri, anzi Tibullo e Properzio nelle loro poesie rimandano ad una visione della vita filosofica, simile a quella dei poeti nuovi(totale e totalizzante), piuttosto che ad una descrizione cronologica di avvenimenti e fatti amorosi.
La presenza dell'amore и accompagnata da alcuni luoghi comuni:
• La bellezza della donna, che cambia a seconda degli autori; in Tibullo semplice e non artefatta.In Properzio aggressiva e sensuale;codificata in una puntuale precettistica in Ovidio.
• L'infedeltа al patto amoroso, da cui scaturisce uno dei sentimenti piщ ricchi di drammaticitа e di pathos, la gelosia, che si esprime nelle forme del lamento, del rimprovero, accorato o dell'invettiva.Il patto и un legame sacro ed inviolavile ed и per questo motivo che nelle liriche scaturiscono i sentimenti sopra citati.
• Il discidium (distacco) a causa dell'incostanza della donna che lascia l'amante, offrendo cosм l'occasione per tutta un'altra serie di situazioni topiche.
E' necessario comunque operare una netta distinzione fra la rappresentazione dell'amore in Tibullo e in Properzio da un lato e in Ovidio dall'altro:nei primi la convenzionalitа della vicenda и riscattata dal profondo coinvolgimento emotivo del poeta che analizza il proprio cuore, nel secondo l'amore и spogliato dei suoi risvolti piщ coinvolgenti e si riduce a gioco e a passatempo.
Il modello elegiaco in definitiva si propone, oltre che come codice letterario, anche come modello etico alternativo a quello augusteo, centrato sull'amore -passion e non sul dovere civico, sulla ricerca della felicitа personale e non sui valori collettivi, sull'esaltazione di una vita tranquilla e non della virtus che sa imporre la pace con le armi.Rispetto ai poeti novi, gli elegiaci hanno abbandonato certamente gli atteggiamenti piщ apertamente provocatori, ma sono ugualmente decisi nell'affermazione di un tipo di poesia e insieme di un modello di vita centrati sulll'individualismo, sull'otium, sul disimpegno.
CATULLO:
Catullo (84 a.C - 54 a.C), poeta latino. Nato in una famiglia molto facoltosa della Gallia cisalpina, si trasferм assai giovane a Roma, dove frequentт l'alta societа e si innamorт di una donna da lui cantata con lo pseudonimo di Lesbia, a cui и dedicata gran parte dei suoi carmi. Si trattava quasi sicuramente di Clodia, sorella di Publio Clodio, aspro avversario politico di Cicerone.Scrisse 116 poesie del suo Liber (incompleto) sono divise in tre gruppi a seconda di criteri metrici:
• Il primo gruppo и costituito da sessanta brevi liriche in metri vari, le nugae ("cose da nulla"), di carattere lirico, amoroso o satirico;
• Otto componimenti piщ lunghi ed elaborati, i carmina docta ("carmi dotti");
• Il terzo gruppo и costituito da epigrammi di argomento vario in distici elegiaci.
L'amore per Lesbia fu l'esperienza dominante della vita e della vicenda poetica di Catullo, che lo visse con un'intensa consapevolezza tra felicitа, tempestose rotture, delusione, ritorni. Ma i suoi versi esprimono anche il caldo affetto per gli amici, il dolore per la morte del fratello, entusiasmi e sdegni per situazioni e persone.
Nonostante le poesie di Catullo siano numerose in tre in particolare и possibile denotare le tematiche del poeta piщ volte riprese : "Odi et Amo", "gli amici messaggeri di un addio" e "Bene Velle e Amare".
("ODI ET AMO")
"Odi et Amo, quare id faciam fortasse requiris, nescio, sed fieri sentio et excrucior."
In questo breve distico dell'odi et amo и concentrata l'intera tematica catulliana dell'amore per Lesbia. In un breve giro di parole essa riassume mirablmente l'intera e complessa sintassi dei moti del cuore, che non seguono le "regole" della ragione e del buon senso, ma quello contraddittorie dei sentimenti.Odio e amare si mescolano e si intrecciano in un groviglio inestricabile di passioni che lacerano il cuore e creano sofferenza.
("GLI AMICI MESSAGGRI DI UN ADDIO")
[...]"Viva e stia bene con i suoi amanti, che tra le braccia ne tiene trecento contemporaneamente, non amandone nessuno veramente, ma rompendo contemporaneamente i fianchi di tutti;e non si aspetti il mio amore indietro, come prima, che per sua colpa и morta come l'ultimo fiore di un prato, dopo che и stato tranciato/spezzato/sfibrato/ dal passare di un aratro.""
In Catullo vi и un forte contrasto di sentimenti con la sua Lesbia, in ragione di frequenti momenti di distacco, alternati ad appacificamenti ma mai definitivi.
Questi ultimi causano cosм forte dolore nel poeta che egli и portato anche a scrivere male della sua amata(vedi "gli amici messaggeri di un addio").In diverse liriche и possibile avvertire l'infelicitа del poeta, la sua rabbia contrapposta al suo continuo e grande amore.
("BENE VELLE E AMARE")
[...]" Ora ti conosco per questo sebbene io arda di piщ intensamente, tuttavia, per me tu sei molto piщ vile e leggera.In che modo и possibile?-tu dici-poichи tale ingiuria costringe l'amante ad amare di piщ ma a voler bene di meno."
Egli stesso dice di AMARE e ODIARE e fa una netta distinzione tra AMORE E BENE VELLE(voler bene): dichiara infatti di amara Lesbia e non puт sfuggire al suo sentimento che ormai и ridotto ad attrazione sessuale, ma si rende conto di aver perso la STIMA verso la sua amata.Quindi amare vuol dire essere attratto sessualmente, bene velle" vuole dire STIMARE;Catullo ha perso la stima ma continua ad amare.
Catullo inoltre ritiene che il suo non sia un "amore comune", che provano le persone comuni, il suo amare raggiungeva una dimensione altissima.Catullo quindi AMAVA e ODIAVA, cosa che sembrerebbe impossibile e che lui stesso non seppe spiegare, ma era cosм e e si tormentava.L'elegia latina per alcuni versi и da paragonare alla successiva lirica provenzale.In questa ultima, come nell'elegia, l'amore и il sentimento dominante e l'uomo era schiavo della donna, diventava fedele ad essa come un cavaliere и legato al proprio sovrano.
Saffo ( Lesbo 650? - 590? a.C.), era una poetessa di lingua greca. Poco si sa della sua vita, salvo che nacque nell'isola di Lesbo dove insegnт poesia a gruppi di giovani donne alle quali usava anche dedicare poesie.Anche Catullo si и ispirato a una delle poesie di Saffo, dedicando un carme ala sua amata Lesbia; in questo il pathos raggiunge livelli altissimi().Catullo perт apporta una modifica al finale del carme dove immette il tema ell'otium (>
Ora mi domina la tracia Cloe, esperta di dolci melodie
e abile alla cetra, per la quale non temo di morire,
se il fato risparmia l'anima di lei superstite.
Cosa ne diresti (quid)se ritornasse l'antica Venere(allegoria dell'amore)
e riunisce noi separati con un giogo di bronzo e se la bionda Cloe viene cacciata via?
L'amore nel medio-evo:
LE CANZONI DI GESTA
La letteratura cavalleresca
E' un genere letterario che nacque nella Francia medievale e si diffuse presto nei paesi romanzi. Gli ideali cavallereschi della societа medievale sono rappresentati tramite eroiche gesta guerresche o coraggiose imprese avventurose spesso compiute in difesa dell'onore di nobili fanciulle.
Gli ideali fondamentali di questi prodi cavalieri erano :
La PRODEZZA vale a dire il valore nell'esercizio delle armi, IL CORAGGIO E LO SPREZZO DEL PERICOLO, SETE DI GLORIA E IL SENSO DELL'ONORE da tutelare ad ogni costo e con ogni mezzo da ciт che potrebbe macchiarlo: la perdita dell'onore и ritenuta la piщ grande infamia;la LEALTA' il rispetto dell'avversario e del codice minuzioso che regola il combattimento, la GENEROSITA' con i vinti, il rispetto della parola data, la FEDELTA' al signore o al sovrano.
Tutti questi valori sono complementari e sono strettamente legati tra loro.Venir meno all'ideale della prodezza, cioи rifiutare uno scontro o fuggire dinanzi al nemico, compromette l'onore ; le stesse conseguenze scaturiscono dal mostrarsi sleali verso l'avversario o infedeli al signore.Tutto ciт costituiva la cosidetta FELLONIA.
La Chiesa esercitт il suo influsso su questi ideali, riuscendo a mediare guerra e religione, tramite il ripoto della concezione cristiana all'interno di quella cristiana.In questo modo gli originali valori guerreschi, rozzi, barbarici, ne econo cosм mitigati, ingentiliti: il cavaliere deve metter la sua prodezza al servizio degli oppressi, in particolare delle donne.Nasce inoltre il conceto di guerra santa contro gli infedeli(i musulmani).
All'origine si trattava di un insieme di testi raggruppabili in tre famiglie:
il ciclo bretone, quello carolingio e quello classico.
• Il primo racconta le imprese di re Artщ, dei cavalieri della Tavola rotonda e le vicende di Tristano e Isotta: и il ciclo di Bretagna, basato su antiche leggende celtiche.
• Il secondo narra le avventure di Rolando nella guerra di Carlo Magno contro i mori, e ha dunque un fondamento storico. Episodio centrale delle opere di questo secondo gruppo и l'eroica morte del paladino Orlando, capo della retroguardia dell'esercito di Carlo Magno nella gola di Roncisvalle, nei Pirenei (storicamente, il fatto avvenne nel 778).
• Il terzo insieme di testi rielabora alcune leggende classiche sopravvissute in forma romanzata attraverso compilazioni greco-bizantine. Protagonisti ne sono personaggi come Enea e Alessandro Magno, e a essere raccontate sono vicende come la guerra di Troia, anche se non mancano narrazioni di impianto mitologico.
I primi due tipi di poema cavalleresco hanno un peso decisamente maggiore nella tradizione del genere, che trova nella Chanson de Roland, nelle chansons de geste e nei poemi di Chrйtien de Troyes i suoi principali modelli.
In Italia, la materia cavalleresca diede vita a una linea "bassa" e a una "alta". Da un lato si sviluppт la letteratura franco-veneta, che riprendeva soprattutto il ciclo carolingio assieme ai cantari, componimenti in volgare recitati da cantastorie. Dall'altro, e con ben maggiore consapevolezza letteraria, si sviluppт la linea che ha il suo capolavoro nell'Orlando furioso (1532) di Ludovico Ariosto. Anche l'Orlando innamorato (1495) di Matteo Maria Boiardo adotta una lingua composita, un emiliano illustre che include espressioni popolari. Il contenuto del poema, perт, questa volta и serio: aggrovigliate avventure tradiscono un'evidente nostalgia per un mondo ormai tramontato, interpretato da energici eroi guerrieri.
Ariosto riprese l'argomento del suo poema lа dove Boiardo, che aveva lasciato incompiuto il suo lavoro, si era interrotto. Alcuni elementi dell'Orlando furioso sono giа presenti nell'Orlando innamorato, come la dimensione magica e fiabesca, la centralitа del tema dell'amore, il gusto per avventure intricate. Ariosto vi aggiunse l'equilibrio tra drammaticitа delle vicende narrate e leggerezza ritmata di inseguimenti, fughe e duelli, mescolando garbata ironia e sottile malinconia, distacco e insieme partecipazione ai destini degli eroi, gioco ed evidente allusione alla situazione contemporanea: tutti aspetti che rendono l'Orlando furioso l'esempio piщ riuscito del genere.
Al tempo dell'Ariosto l'immaginario cavalleresco aveva perduto da secoli ogni attualitа, diventando un contenuto esclusivamente letterario. Determinarono il definitivo superamento del genere due capolavori che ne condividevano alcuni aspetti qualificanti: la Gerusalemme liberata (1580) di Torquato Tasso e il Don Chisciotte (1605-1615) di Miguel de Cervantes. Il primo autore impostт il poema eroico moderno basato su una verosimiglianza storica (il racconto si concentra sulla prima crociata); il secondo utilizzт materiali cavallereschi in un romanzo, questa volta, in prosa: uno dei primi grandi romanzi moderni europei.
Tutte queste meravigliiose opere erano cantate da Trovatori, cioи poeti lirici che componevano in lingua d'oc tra l'XI e il XIII secolo. Il termine deriva dal provenzale trobadours, connesso con trobar, "trovare, comporre poesia". Accanto a Guglielmo IX d'Aquitania, uno dei primi trovatori, si ricordano Jaufrй Rudel, Bernard de Ventadour, Arnaut Daniel, particolarmente apprezzato da Dante, e Bertran de Born. Si hanno notizie, per quanto scarse, di oltre 400 poeti, della cui produzione ci sono pervenuti circa 300 melodie e 2600 componimenti. La musica che accompagnava i testi andт gradualmente scomparendo nel corso del XIII secolo, cosм come avvenne in generale per la poesia trobadorica stessa, che a partire dalla crociata contro gli albigesi seguм il declino delle corti cui era legata.
Quale espressione degli ideali cavallereschi, le composizioni dei trovatori celebravano soprattutto l'amor cortese ma, accanto al tema dell'amore, trovavano posto anche soggetti politici e religiosi. Le forme metriche comprendevano, tra le altre, canzoni, tenzoni (contrasti), sirventesi (di argomento politico o satirico), compianti (generalmente canti funebri), albe (sulla separazione degli amanti al sorgere del giorno).
Nel XII secolo la poesia provenzale si diffuse nella Francia settentrionale e in Inghilterra. La lingua usata fu quella d'oпl e gli autori presero il nome di trouvиres ("trovieri").
I generi trattati dai trovieri comprendevano romanzi del ciclo bretone e di argomento classico, ispirati all'epica antica, fabliaux (racconti in versi di argomento fortemente realistico), poemi allegorici come il Roman de la Rose. Fra gli autori dei circa 4000 componimenti pervenutici ricordiamo Thomas, autore del romanzo di Tristano e Isotta e Chrйtien de Troyes.
LA CHANSON DE GESTE
E' una raccolta di circa ottanta componimenti epici francesi, perlopiщ anonimi, composti fra l'XI e il XV secolo, comprendenti circa 10.000 versi. Dalle canzoni di gesta, che fondono elementi leggendari e realtа storica, derivano i romanzi cavallereschi di Chrйtien de Troyes. I temi ricorrenti sono le gesta dei paladini di Carlo Magno e dei suoi successori, l'alleanza fra Guglielmo d'Orange e Ludovico I il Pio, le lotte contro le invasioni saracene. All'argomento cavalleresco si aggiunse in seguito quello dell'amor cortese.
Il piщ importante dei cicli in cui si raggruppano le chansons и quello delle Geste du roi (o delle gesta dei re di Francia), cui appartiene la Chanson de Roland (1100), attribuita al poeta normanno Turoldo. Vi si narra della battaglia di Roncisvalle (15 Agosto 778), dove Rolando, uno dei piщ valorosi paladini di Carlo Magno, si sacrificт valorosamente in difesa della fede cristiana. Le chansons de geste costituirono un patrimonio tematico che fu ampiamente ripreso, a partire dal Trecento, nella letteratura epica europea. In Italia vi si ispirarono poeti come Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto.
LA CHANSON DE ROLAND
La piщ antica chanson de geste francese rimastaci, in lasse assonanzate, scritta da un autore anonimo nell'XI secolo; in Italia и nota anche come Canzone di Orlando; и di circa 4000 decasillabi.
Lo spunto per la narrazione и ricavato da un reale avvenimento storico, una breve spedizione in Spagna effettuata da Carlo Magno nel 778, tornando dalla quale la retroguardia dell'esercito franco venne annientata nel passaggio dei Pirenei, a Roncisvalle. La scelta dell'argomento era di attualitа: durante tutto l'XI secolo gli stati cristiani furono impegnati in una strenua lotta contro gli arabi che occupavano la Spagna, la Sicilia e la Sardegna, oltre all'Africa del Nord, in una serie di guerre e battaglie che avrebbero portato alla prima crociata (1095).
I due temi dominanti erano la guerra santa contro gli infedeli e la celebrazione del rapporto di onore e fedeltа che lega i paladini al sovrano
L'autore (riconosciuto da alcuni in quel Turoldo citato nell'ultimo verso del poema "Ci fait la geste que Turoldus declinet") modifica in parte i fatti realmente accaduti e inserisce personaggi ed episodi di invenzione: nella prima parte del racconto viene narrato come, dopo sette anni di guerra, Carlo decide di tornare in Francia, stipulando una pace con Marsilio, re di Saragozza, mentre un cavaliere della corte dell'imperatore, Gano, si appresta a tradire il suo signore. Nella parte centrale della chanson i saraceni, seguendo le indicazioni di Gano, attaccano e annientano a Roncisvalle la retroguardia dell'esercito franco guidata da Rolando: quest'ultimo viene ferito mortalmente e, in fin di vita, suona il corno Olifante per richiamare re Carlo. L'ultima parte и dedicata alla vendetta di Carlo sugli arabi e sul traditore Gano, che verrа squartato dal tiro di quattro cavalli.
Ecco dei versi tratti dalla "Morte di Orlando e vendetta di Carlo":
CLXXII
"Ah Durendala, come sei sacra e fine!
Nell'aureo pomo i santi ne han reliquie:
SanPietro un dente, del sangue San Basilio,
qualche capello monsignor Dionigi,
e un pezzo d'abito anche Santa Maria."
[...]
Ma non vuol mettere nemmeno sи in oblio:
le proprie colpe ripete e invoca Dio:
"O vero Padre, che mai non hai mentito,
tu richiamasti San Lazzaro alla vita e
fra i leoni Daniele custodisti;"
Protende ed offre il guanto destro a Dio:
dalla sua mano San Gabriele lo piglia.
Sopra il suo braccio or tiene il capo chino:
a mani giunte и andato alla sua fine.
Iddio gli manda l'angelo Cherubino
e San Michele che guarda dai pericoli.
Con essi insieme San Gabriele qui arriva.
Portano l'anima del conte in Paradiso.
[...]
"Carlo, cavalca; la luce non ti manca.
Dio sa che il fiore hai perduto di Francia:
puoi vendicarti della razza malvagia."
L'imperatore allora monta a cavallo.
In questi pochi versi si puт notare come la vita di Orlando sia simile a quella di un santo come itinerario di virtщ e guerra santa.Vi и una conferma clamorosa alla morte di Orlando quando due arcangeli e un cherubino accorrono a raccongliere la sua anima per portarla in Paradiso.
Si possono notare anche delle analogie tra Orlando e Cristo che riguardano l'identitа tra il numero dei pari e degli apostoli, la presenza di un traditore all'interno dei due gruppi(Gano/Giuda); Carlo MAgno, vecchio, saggio, prevegente, in rapporto direttocol soprannaturale rappresentato come.
Il legame diretto del re Carlo con il cielo si avverte nelle lasse sopra citate, quando Carlo, come il profeta Giosuи, ottiene dal signore che il sole si fermi, la notte ritardi ed il giorno si prolunghi.Un angelo, sceso dal cielo, ordina a Carlo di cavalcare.Dio sa che Carlo ha perduto "il fiore" di Francia e gli consente di vendicarsi"della razza malvagia".E' lo stesso dio ad armare la mano di Carlo per la vendetta sui pagani; carlo и del tutto legittimato da Dio nella sua guerra.
LE LEGGENDE DELLA TAVOLA ROTONDA:
Fanno parte del gruppo di racconti detti anche "ciclo bretone" o "ciclo arturiano", risalenti all'Alto Medioevo, incentrati sulle vicende leggendarie che hanno come protagonisti Artщ, re di Britannia, e i suoi cavalieri, usi a sedersi attorno a una tavola rotonda, perchй non sorgessero tra loro differenze e invidie riguardo alla posizione da occupare rispetto al re. Le storie narrate intrecciano elementi tratti dall'antica mitologia celtica ad altri aggiunti dalle tradizioni successive, innestandoli su una base storica; furono diffuse in Europa tra il V e il VI secolo, probabilmente dai celti stanziati in Bretagna.
La prima raccolta di narrativa arturiana и la Historia regum dell'inglese Goffredo di Monmouth. Nell'opera compare anche Merlino, consigliere di Artщ, e si dice che quest'ultimo и figlio del re inglese Uther Pendragon; viene citata inoltre l'isola di Avalon, dove Artщ si reca per guarire dalle ferite riportate nell'ultima battaglia, e si narra dell'infedele Ginevra e della ribellione istigata dal nipote di Artщ, Mordred.
Le piщ antiche delle versioni francesi del ciclo sono costituite dalle opere di Chrйtien de Troyes (XII secolo): in particolare, un poema dedicato alla figura di Lancillotto, primo cavaliere di Artщ e suo rivale in amore, e un altro che ripercorre la storia di Perceval (Parsifal) alla ricerca del Sacro Graal, intrecciandola alle vicende degli altri cavalieri della Tavola Rotonda.
I successivi romanzi inglesi sono incentrati sulle figure dei singoli cavalieri: Parsifal e Galahad, i cavalieri del Sacro Graal.
Chrйtien de Troyes (Seconda metа del XII secolo), fu un poeta francese. Di lui sappiamo quel poco che si ricava dalle sue opere.
Apparteneva al gruppo dei poeti lirici della Francia settentrionale che subirono l'influenza della poetica dell'amor cortese elaborata dai trovatori della Francia meridionale.
La produzione di Chrйtien de Troyes, considerato il piщ grande scrittore medievale prima di Dante, comprende, oltre a due canzoni amorose di maniera trobadorica, cinque romanzi cavallereschi appartenenti per la materia narrata al ciclo bretone. Essi sono Erec ed Enide, Cligиs, Lancillotto o il cavaliere della carretta, Ivano o il cavaliere dal leone, Perceval o il racconto del Graal. Alla concezione trobadorica dell'amore si avvicina invece il Lancillotto, che, come il Perceval, sviluppa una piщ complessa tematica attraverso enigmi e simboli tipici della cultura medievale, espressione di una spiritualitа che lega direttamente, senza mediazioni, i valori cavallereschi alla piщ alta realtа spirituale.
Nel Perceval, interrotto per la morte dell'autore e continuato nel secolo successivo da autori minori, l'eroe ceh da il nome al romanzo viene allevato dalla madre, che vuole salvaguardarlo dalla morte in guerra tocacta al padre e al fratello, in solitudine e senza che mai il giovane senta parlare della cavalleria(come successe anche con Achille).Per caso incontra dei cavalieri; attratto irresistibilmente dalle armi, affronta il combattimento, e segue i cavalieri alla corte di re Artщ.In seguito viene ordinato cavaliere, s'innamora di Biancofiore e, quando decide di tornare dalla madre , nel frattempo morta a sua insaputa, ha la visione del Graal, il calice che aveva raccolto il sangue di Cristo crocifisso.Poichи si credeva che il Graal sarebbe stato ritrovato solo da un cavaliere puro Parceval parte aala sua ricerca.
LANCILLOTTO E GINEVRA
Pur di raggiungere l aregina Ginevra, moglie di re Artщ, che и stata rapita con uno stratagemmadal malvagio Melegant, Lancillotto accetta di salire sulla coprendosi di un indelebile marchio d'infamia.
Dopo aver superato duri ostacoli e pericolose avventure , Lancillorro combatte contro Melegant, che teneva prigionieri, con Ginevra, molti dei sudditi di re Artщ.
La vittoria di Lancillotto rende la libertа a tutti i prigionieri, che acclamano il loro salvatore e gli fanno grandi feste.Solo la regina, incomprensibilmente, si mostra nei suoi confronti dura e sprezzante.
La notizia successiva della morte di Lancillotto getta perт Ginevra nello sconforto.
Ma la notizia era falsa e Ginevra, incontrando nuovamente Lancillotto, si mostra adesso benevola, spiegandogli le ragioni della precedente ostilitа.I due giungono finalmente alla realizazione dei loro desideri.
TRISATNO E ISOTTA
E' una delle piщ grandi storie d'amore della letteratura di tutti i tempi. La leggenda venne tramandata nel Medioevo attraverso numerose versioni letterarie che reinterpretano e rielaborano un mito che probabilmente affonda le sue radici in lontane tradizioni celtiche.
Le linee principali della storia narrano di Tristano, nipote di Marco, re della Cornovaglia, che sconfigge in Irlanda il gigante Morholt, ma ne viene gravemente ferito. Guarito grazie alle magiche cure di Isotta, fa ritorno a corte dallo zio, che lo incarica di una nuova impresa: dovrа trovare la donna a cui appartiene il biondo capello caduto dal becco di una rondine ai piedi del re e che questi, interpretando l'evento come una fatale premonizione, ha deciso di sposare. Tristano, dopo lungo vagare, tornato in Irlanda, riconosce in Isotta la futura moglie di Marco. Nel corso del viaggio per nave che li conduce in Cornovaglia, Tristano e Isotta bevono per errore un filtro d'amore che la madre di Isotta aveva preparato per le nozze reali e vengono presi da un'irresistibile passione reciproca.
Inizia qui una lunga e, a seconda delle versioni, varia serie di episodi che raccontano del contrastato amore tra i due, dei sospetti di re Marco e dell'invidia dei cortigiani. Fuggiti da corte, Tristano e Isotta vengono sorpresi da Marco addormentati in una capanna: ma tra loro che giacciono и posta una spada sguainata, segno della castitа del loro rapporto. Il re perdona e riammette Isotta a corte, ma bandisce Tristano dalla Cornovaglia: approdato sulle coste continentali della Bretagna, questi sposa un'altra dama, Isotta dalle Bianche Mani. Ferito mortalmente in un duello, Tristano chiede di poter essere di nuovo curato da Isotta la Bionda; dа quindi incarico all'amico Caerdin di andare in Cornovaglia a invocare l'aiuto della regina. Tristano chiede all'amico di segnalargli al suo ritorno l'esito della missione: se la nave avesse recato con sй la dama, Caerdin avrebbe dovuto issare una vela bianca, altrimenti si sarebbe presentato con una vela nera. Isotta accetta di soccorrere l'amante di un tempo, ma Isotta dalle Bianche Mani inganna Tristano, ormai moribondo, annunciandogli che una nave dalla vela nera sta entrando nel porto. Disperato, Tristano muore di dolore e, al cospetto del suo cadavere, muore anche Isotta la bionda.
Jaufrй, Rudel
(1130 - 1170 ),fu un famoso trovatore provenzale. Cantт il tema dell'" amore lontano", cioи dell'amore impossibile e senza speranza, celebrando nelle sue liriche una contessa di Tripoli, aristocratica e inaccessibile. Probabilmente fu principe di Blaye; sicuramente partecipт, verso il 1147, alla seconda crociata al fianco di Luigi VII. A Tripoli incontrт una donna - forse la moglie o la figlia del conte di Tripoli, oppure la moglie dello stesso conte di Francia - che gli ispirт i suoi versi piщ belli. Il tema dell'amore lontano non era certo una novitа per i trovatori dell'epoca, ma Jaufrй Rudel lo seppe portare alla perfezione: le sue liriche, composte con stile semplice ma cariche di nostalgia e di misticismo, appaiono non giа la sapiente elaborazione di un genere letterario bensм confessioni d'amore di affascinante sinceritа.
Bernard de Ventadour
( 1150 ca. - 1200 ca.), Era un trovatore limosino che cantт, nei suoi versi, la passione amorosa per Eleonora d'Aquitania.
Secondo una biografia provenzale, sarebbe stato il figlio di un servo e di una fornaia al servizio dei castellani di Ventadour, nel Limosino. I suoi primi componimenti furono sicuramente dedicati alla viscontessa di Ventadour, la qual cosa gli attirт le ire del visconte geloso che lo cacciт dal castello. In seguito fu accolto alla corte di Eleonora d'Aquitania, a cui dedicт le sue Chansons, e risiedette infine alla corte di Tolosa.
Le scarne notizie sulla sua vita possono essere dedotte dall'opera poetica, dove il trovatore inserisce spesso allusioni a personaggi storici come Enrico II Plantageneto. Pur riprendendo motivi comuni agli altri trovatori - la natura, l'amore - la sua poesia acquista toni di vibrante sinceritа. La lirica coincideva per lui con l'espressione del sentimento piщ che con la ricerca formale. Le sue canzoni contengono infatti immagini commoventi, che esprimono in una lingua semplice passioni intense. La sua opera fu poco apprezzata dagli estimatori della poesia cortese che ponevano la ricerca formale al di sopra dell'espressione dei sentimenti.
Arnaut Daniel
( 1150 - 1200 ),Anch' egli fu un trovatore provenzale, conosciuto in Italia anche come Arnaldo Daniello. Secondo le poche notizie biografiche, era di origine nobile, assistette all'incoronazione di Filippo Augusto, re di Francia, nel 1180, ed ebbe l'amicizia di Bertran de Born e la protezione di Riccardo Cuor di Leone. Dei suoi versi rimane un canzoniere di diciotto liriche di ispirazione amorosa, di intensa forza espressiva, fra cui la piщ famosa, Lo ferm voler qu'el cor m'intra, utilizza per la prima volta lo schema metrico della sestina, basato sulla ripetizione di parole-rima. La sestina venne ripresa anche da Dante e da Francesco Petrarca, che in Arnaut riconobbero il piщ grande dei poeti provenzali. Il primo ne parla nel De vulgari eloquentia e nel Purgatorio dove Guido Guinizelli interviene definendolo "il miglior fabbro del parlar materno"; Petrarca ribadisce il suo primato fra i trovatori nel Trionfo d'Amore.
L'AMOR CORTESE
E' una concezione che nasce nel corso del XII secolo nella poesia lirica dei trovatori provenzali.Era un codice di comportamento che regolava la relazione tra gli amanti di estrazione aristocratica nell'Europa occidentale durante il Medioevo. Improntato agli ideali della cavalleria e del feudalesimo, l'amor cortese ebbe la sua celebrazione letteraria tra l'XI e il XIII secolo nelle canzoni dei trovatori e trovieri, che ne codificarono poeticamente le norme principali.
La struttura piramidale tipica della societа feudale prevedeva che, attorno a un nucleo di potere forte che, a seconda dei diversi livelli lungo la scala delle autoritа, poteva essere rappresentato dal sovrano, dal barone, dal piccolo feudatario, si raccogliesse un'aristocrazia di cavalieri e dame. Valori come il servizio e la fedeltа, che legano la corte al signore e si concretizzano in obblighi e prestazioni materiali, subiscono una sorta di trasposizione ideale nel codice letterario cortese.
L'amor fino, il concetto di amor cortese cosм come viene espresso dall'elaborazione poetica dei trovatori provenzali, vuole che un cavaliere venga preso da passione per una dama di nobile stirpe, generalmente di grado nobiliare piщ alto, spesso identificata con la donna del signore. Il codice, obbliga il cavaliere a esercitare virtщ come la pazienza, l'assoluta discrezione, la lealtа, la fedeltа esclusiva, la generositа, il coraggio eroico per potersi meritare l'attenzione dell'amata e una speranza di vedere ricambiati i propri sentimenti. L'attrazione sensuale, pur presente nell'immaginario poetico e talvolta fonte in se stessa di sofferenze fisiche, viene tuttavia sublimata in una sfera spirituale. Ecco quindi che l'esercizio dell'amor cortese diviene di fatto un itinerario di perfezionamento dell'anima, di nobilitazione ed ingentilimento.
Il mecenatismo delle grandi corti medievali in Provenza, in Francia, in Germania e in Italia, ha fatto sм che gli ideali dell'amor cortese trovassero espressioni di grande valore letterario. Tra le opere in volgare ispirate ai temi dell'amor cortese, oltre ai canzonieri dei trovatori occitanici (Arnaut Daniel, Jaufrй Rudel, Bertrand de Ventadorn), si ricordano i romanzi cavallereschi di Chrйtien de Troyes, la leggenda di Tristano e Isotta, raccontata in numerose versioni, Le Roman de la Rose (1230-1270 ca.), di Guillaume de Lorris e Jean de Meung, e i romanzi ispirati alla leggenda di Re Artщ. In Italia la poetica dell'amor cortese fu rielaborata e arricchita dapprima dai poeti della Scuola siciliana, quindi profondamente rinnovata dal Dolce stil novo.
GLI ELEMENTI CARATTERIZANTI DELL'AMOR CORTESE SONO:
• IL CULTO DELLA DONNA: vista come un essere sublime, irraggiungibile
• INFERIORITA' DELL'UOMO:per contro;l'amante si presenta come un umile servitore della donna.il cosidetto "servizio d'amore" che rendeva il rapporto uomo-donna simile a quello cavaliere-sovrano.
• L'AMORE E' INAPPAGATO:l'amante non chiede compenso per i servigi procurati.
• LA SOFFERENZA: generata da un amore impossobile
• ANIMO INGENTILITO : dall'esercizio di devozione; lo purifica di ogni viltа o rozzezza l'amore per la donna.
Alcuni ritengono che 1’amor cortese altro non sia che la metafora dell’enorme rispetto che il vassallo aveva verso il suo signere; tato и che il cavaliere si riferiva alla donna con 1’appellativo che significa “mio signore”.Esiste anche un’interpretazione psicosociologica, cioи и ormai un dato di fatto che nelle corti la castellana era simbolo supremo di donna, essere altissimo, quasi irraggiungibile, attorno a cui tutto e tutti si raccoglievano. Cavalieri e trovatori rendevano omaggio alla castellana, donna nobile, colta ricca e potente. Esistono ancora altre interpretazioni, come quella che l’amore era paragonato alla devozione alla Santissima Vergine Maria. L’ultima e piu recente interpretazione e quella di Erich Kohler, secondo la quale l’amor cortese nient’altro и che l’invenzione letterale di nobili decaduti che con questo ideale da loro inventato vogliono sentirsi all’altezza della nobiltа che possiede il feudo.(interpretazione anch’essa psicosociologica). L'interpretazione di Erich Kohler:
L’amore cortese и un processo di autonobilitazione che deve restare per principio incompiuio e che richiede un continuo sforzo di perfezionamento.Lo scopo di questo sforzo и la dama.
Nella struttura della societa feudale dell’epoca cortese era un movimento di un gruppo sociale che ha la necessita di rafforzare la propria posizione raggiunta.
Nell’amor cortese, la dama non ha solo dei diritti, ma anche dei doveri; e noto infatti che se 1’amante viene leso nei suoi diritti, puт lasciare ufficialmente il suo servizio, cosi come il vassallo puo lasciare i1 servizio del signore.
La donna appartiene a tutti, и per cosм dire possesso comune della corte.Perciт nell’ambito de11’amore cortese non c’e posta per la gelosia, ancor meno per quella del marito.
L’amante cortese spera di arrivare, attraverso d’amore e 1’osservanza delle sue leggi a un riconoscimento sociale. Come prima si pretendeva dal signore cbe non puo ricompensare i servizi con un feudo ci si aspetta liberalitа, cosм и un dovere della donna accordare un onore che non si misura piu in possessi ma che consiste solo in cansiderazione sociale.
Il significato feudale di questi concetti e ancor viva nella mente dei trovatori.
La scuola siciliana:
E' la prima forma di poesi d'arte in volgare siciliano.Nata da poeti che, a partire dal 1230 ca., presso la corte palermitana di Federico II di Svevia e dei suoi figli Manfredi ed Enzo, diede avvio alla tradizione poetica italiana in volgare. Questa esperienza puт ritenersi conclusa con la battaglia di Benevento nel 1266, in cui morм re Manfredi.
La corte di Federico fu in effetti un crocevia itinerante (il re si spostava spesso per ragioni politiche e amministrative) non solo letterario ma, piщ in generale, culturale: vi ebbero infatti grande impulso anche la tecnica e la scienza. Confluirono qui tradizioni molto diverse: quella araba, quella bizantina e quella latina; l'ereditа dei poeti tedeschi (i Minnesдnger) e quella normanna in lingua d'oпl, soprattutto tramite la diffusione dei poemi cavallereschi del XII secolo. Ma la componente determinante per la poesia italiana delle origini и certamente l'esperienza dei poeti provenzali (vedi Trovatori), autori di liriche soprattutto amorose, che viaggiavano di corte in corte.
Molti stimoli culturali vennero raccolti da un gruppo di intellettuali, funzionari di corte e perlopiщ giuristi e notai di area prevalentemente meridionale, che trapiantarono i modelli della lirica provenzale nel volgare di Sicilia, eliminando i riferimenti alla cronaca cortigiana e cercando un'espressione piщ astratta e teorica. Si tratta di una lingua lontana dal parlato, tenuta quasi sempre su un livello retoricamente alto modellata sul provenzale e sul latino. Il rapporto amoroso, presentato da un punto di vista "feudale", in cui la donna и il signore e l'amante il vassallo, ha come centro la donna. L'amore и fortemente concettualizzato e le sue manifestazioni avvengono in forme stereotipe e convenzionali. Inoltre l'amore ha senso indipendentemente dalladonna, che resta, per convenzione, irraggiungibile.
I maggiori poeti di questo gruppo furono Jacopo da Lentini ,Rinaldo d'Aquino e Giacomino Pugliese, oltre agli stessi sovrani. A noi sono giunti pochi componimenti e tutti in volgare toscano perchй in quell'area fu trapiantata l'esperienza poetica siciliana dopo la fine della corte sveva. Pier della Vigna, cui Dante rende omaggio nel XIII canto dell'Inferno, si dedicт anche alla prosa aulica, elaborata per le necessitа delle funzioni giuridiche e amministrative che quegli intellettuali svolgevano.
Jacopo da Lentini:
(XIII secolo), poeta italiano. Fu notaio imperiale alla corte di Federico II. Viene citato da Dante nella Divina Commedia (Purgatorio, XXIV, 55) come iniziatore della scuola siciliana, e nel De vulgari eloquentia una sua canzone viene portata ad esempio di limpido e ornato stile. A lui per antonomasia si deve quindi la prestigiosa iniziativa di aver tradotto in lingua volgare i temi e le forme della poesia provenzale, aprendo in tal modo la strada alla lirica d'arte italiana. Gli vengono attribuiti una quarantina di componimenti divisi tra canzoni di vario schema e sonetti, genere metrico che appare per la prima volta nelle sue rime e di cui и considerato inventore. Nei suoi versi si ritrovano le tematiche amorose e le metafore proprie della poesia provenzale("Amore и un desio che ven da' core"), nelle quali i riferimenti a situazioni concrete e reali vengono eliminati nell'intento di conferire all'esperienza amorosa un valore oggettivo.
Ecco alcuni versi di uno dei suoi piщ famosi testi:
"AMORE E' UN DESIO CHE VEN DA'CORE":
Amor и un[o] desio che ven da'core
per abondanza di gran piacimento;
e li OCCHI in prima genera[n] l'amore
e lo core li dа nutricamento.
Per il poeta gli occhi, quindi generano amore.
DOLCE STIL NOVO
Dolce stil novo Movimento poetico sviluppatosi a Firenze alla fine del XIII secolo. Il termine deriva dalla Divina commedia (Purgatorio, XXIV, vv. 19-63), dove и utilizzato dal poeta Bonagiunta Orbicciani: dopo che Dante gli ha esposto i propri principi poetici, Bonagiunta riconosce le differenze che separano l'approccio alla tematica amorosa da parte della scuola siciliana, di Guittone d'Arezzo e di se stesso da quello dello stile "novo" di cui Dante si fa portavoce.
Iniziatore del nuovo stile fu il poeta bolognese Guido Guinizelli, che nella celebre canzone "Al cor gentil rempaira sempre amore" definм quelli che sarebbero stati i canoni della nuova scuola: anzitutto, in un'Italia centrosettentrionale che evolveva in senso cittadino e borghese (fu questa l'etа dei Comuni), il concetto della nobiltа come dote spirituale piuttosto che come fatto ereditario e lo stretto rapporto fra la nobiltа ("gentilezza") d'animo e la capacitа di amare; in secondo luogo l'immagine della donna come angelo, in grado di purificare l'anima dell'amante e di condurlo dal peccato alla beatitudine celeste. Questi concetti ricevettero un approfondimento sia dal punto di vista filosofico sia da quello psicologico, che dava conto con precisione, tra l'altro, degli effetti di Amore sull'anima dell'innamorato.
Il Dolce stil novo si mosse nella direzione di una poesia concettualmente e formalmente rigorosa: sul piano dei contenuti, trascendeva il dato biografico e concreto dell'esperienza amorosa per farne esperienza spirituale e morale, mezzo per raggiungere la virtщ; sul piano della forma, si proponeva di utilizzare un linguaggio "dolce", privo di asprezze tanto negli effetti fonici quanto nelle immagini, perchй fosse adeguato all'altezza dei contenuti espressi.
Al modello lirico e ideologico di Guinizelli si ispirт a Firenze un gruppo di giovani poeti, i cui maggiori esponenti furono Guido Cavalcanti e Dante Alighieri, che in alcune rime giovanili e in particolare nella Vita nuova approfondм l'analisi psicologica del sentimento amoroso e accentuт il tema della virtщ salvifica della donna.
L'immagine letteraria ricorrente nello stil novo и la donna.La figura femminile, infatti и al centro di tale poetica e, ne и quindi protagonista insieme all'amore.
La caratterizzazione del paesaggio и quasi completamente inutile al fine letterario.Se per caratterizzazione del paesaggio perт, si intendono tutti i paragoni della donna con la natura allora il paesaggio и importantissimo.Per esempio nel sonetto di Guinizzelli "io voglio del ver la mia donna laudare", il paesaggio caratterizza le prime due quartine, che sono appunto destinate ad elevare la bellezza esteriore ed interiore della donna amata tramite bellissimi confronti con elementi naturali().L'elemento paesaggistico, non ha infatti la funzione di determinare un luogo o spazio, bensм come и facilmente comprensibile, al fine della poesia amorosa, la natura serve a elevare il concetto di donna, fino alla donna-angelo
Il personaggio femminile viene descritto dagli stil novisti come un essere sublime, incantevole(nel vero senso della parola-che incanta-),stupendo.Vengono attribuiti alla donna addirittura dei poteri divini, come quelli di poter convertire gli infedeli e rendere fine l'uomo vile(come nel sonetto di Guinizzelli "io voglio del ver la mia donna laudare":).La donna raggiunge uno stadio di beatitudine cosм elevata che diventa donna - angelo ed и adorata dall'uomo a tal punto che talvolta egli nei suoi sonetti si scusa con il Signre per aver lodato di piщ la donna che DIO stesso.
La donna comunque si rivolge sempre e solo all'uomo fine, gentile, quell'uomo che sa amare gentilmente e finemente, al "cavaliere" dell'amor cortese(non si tratta piщ propriamente di amor cortese, ma il genere e molto simile nelle tematiche amorose).Non vi и una descrizione fisica della donna diretta, ma le sue connotazioni fisiche vengono elevate tramite numerosissimi iperpati durante paragoni con elementi naturali, come i fiori, le stelle, ecc...(vedi domanda 2)Sono tutti elementi naturali dalla grande bellezza , noti, appunto per essere i simboli naturali della perfezione, e tramite il paragone con essi la bellezza della donna viene sublimata.
Le differenze principali tra dolce stil novo e romanzo cortese sono che l'amore per la donna amata nel dolce stil novo и ancora piщ elevato e non lascia spazio come nel romanzo cortese, ad attrazioni sessuali.La donna non и solo simbolo di bellezza nello stil novo, bensм anche essere(quasi) perfetto a cui rivolgersi per ottenere salvezza tramite il suo saluto(per essere nobilitati.).Inoltre la donna diventa anche donna-angelo e lodata quasi piщ di Dio.Nel romanzo cortese iolltre la dama di corte era al centro delle attenzioni di tutti i cavalieri(di qualcuno in particolare), nello stil novo, invece non esistendo piщ le corti l'attenzione alla donna era rivolta di piщ dal singolo.Nonostante ciт delle corti esistevano, ma piщ che corti a titoli nobiliari erano corti dove solo il nobile in cultura poteva accedervi, erano poeti che si consideravano una "corte" di spiriti eletti per raffinatezza e cultura; non erano esperienze vissute, bensм esperienze letterali inventate.Lo stil novo и una rielaborazione dell'amor cortese и infatti piщ dolce, pieno, scorrevole e la figura della donna и ancora piщ idealizzata.
Gli elementi fondamentali dello stil novo sono quindi l'amore estremo per la donna che и portato quasi a esaltazione per il divino e la sublimitа della donna-angelo.
Lo Stilnovismo и prodotto da una societа dove le corti sono sparite, e le uniche "corti" rimaste sono quelle di poeti che si considerano spiriti eletti per cultura e raffinatezza.La societа che lo produce и pre tanto una societа comunale, che quindi ha perso le sostanziali caratteristiche dell'Italia feudale creatasi con Federico II.
"Dolce-Novo": dolce perchи и appunto uno stile piщ dolce, con meno artifici retorici astrusi, relativamente piщ semplice rispetto al precedente, piщ scorrevole e lineare.Novo perchи и un nuovo genere letterario, che va ben oltre l'amor cortese; i poeti non descrivevano esperienze vissute, bensм inventate e lo stesso Dante ci da una piccola ma significativa definizione del compito dello stil novista:

Esempio



  


  1. asdfasd adsfas

    fasdfadffasdfa safdasdf dafads dafsadsfadsf dfasdfa fasdfa