Il romanzo nell'antichità

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Testo

IL ROMANZO

Il romanzo compare molto tardi nella letteratura antica tanto che è l’ultimo prodotto letterario greco e latino.
Il termine è moderno e lo usiamo perché si accomuna ad alcuni caratteri delle opere antiche come il gusto per l’ avventura, l’ elemento fantastico, la prosa e l’ intento evasivo (distrarre, divertire senza intento didascalico).
Lo schema è costituito dalla coppia di amanti separati dal destino (per esempio “I Promessi Sposi”). Inoltre vi è il carattere avventuroso, l’avventura ha un ruolo importante; qui vediamo l’ intento parodico nei confronti della storiografia considerata come nobile prosa.
Ci sono anche dei romanzi aretalogici, cioè che mostrano virtù e forza di alcuni personaggi di una volta.
I temi principali sono amore e avventura; i romanzi vengono definiti erotici ma in realtà non lo sono affatto, la passione rimane intatta, solo dopo il matrimonio l’amplesso viene ritenuto legittimo.
Sono giunti numerosi romanzi.


ORIGINI DEL ROMANZO

Rhode se ne occupò, egli pensava che il romanzo derivasse dai racconto di viaggio unito alla elegia erotica alessandrina, di epoca sofistica quindi intorno al 2° sec. d.C.
Sosteneva che le Declamationes avessero dato la spinta al genere del romanzo ma l’ipotesi crolla dato che è stato trovato un romanzo del 1° sec. d.C.
Lavagnini invece pensava che le origini fossero da ricercare nelle leggende e cronache locali, da cui Callimaco aveva tratto spunto. Il linguaggio era in prosa perché era diretto ad un pubblico non dotto.
Kerenyi pensava che il romanzo avesse origine sacrale, cioè isiaca (per il culto di Iside e Osiride) perché c’era la coppia di amanti che erano messe alla prova con imprevisti, difficoltà morte e resurrezione. Erano il richiamo umano di quelle peripezie.
Ebbe poco successo questa tesi perché l’elemento religioso era in primo piano mentre nel romanzo ha una posizione marginale.
Questa teoria fu ripresa da Merkerbach, che sosteneva che il rapporto misteri-romanzo fosse strettissimo; il romanzo era inteso come un testo religioso che definisce itinerari mistico spirituali per gli iniziati ai vari culti di Iside.
Il contesto è pubblico, non più privato, ma della comunità, guidati da ministeri, sacerdoti capaci di cercare valori simbolici.
Cataudella riprende Rhode sostiene che l’uso delle Declamationes poteva essere anticipato di qualche secolo (dall’epoca sofistica) ma questo non è possibile perché l’ambiente di quel periodo era troppo arido e non poteva generare opere di tema così fresco e vivace.
Impossibile quindi dare origini del romanzo in un preciso modello ma è generato da una fusione di vari generi: epos, storiografia, dramma e poesia amorosa.
[ Anche nell’Odissea possiamo vederne le origini: re e regina separati, prove e difficoltà].
La spinta che fa nascere il genere va ricercata nelle condizioni dell’uomo ellenistico.
Caduta la polis, l’uomo si ritrova solo davanti a se stesso; ciò porta alla scoperta della propria individualità, di un mondo privato, fatto di affetti familiari e passioni.
Non parliamo più di cittadino ma di individuo, proiettato in un mondo di sentimenti e passioni; perde la patria ma guadagna il mondo, è arbitro di se stesso, trova l’autarkeia cioè l’autosufficienza interiore nei valori etici. Sembra in pace ma in realtà l’uomo risente di essere emarginato dalla vita politica e si rifugia nelle religioni soteriche (cioè che ricercano la felicità). La ricerca della pace si raggiunge quindi attraverso la fuga dalla realtà.
Il libro diventa personale, il romanzo rappresenta lo specchio dell’uomo ellenistico; quindi i temi principali sono amore, avventura e religione.
La struttura ruota attorno a 2 temi: amore e fortuna.
Due giovani nobili bellissimi si incontrano per caso e si innamorano subito ma poi vengono bruscamente separati. Ma alla fine trionfa la purezza e l’amplesso finale viene legittimato dal matrimonio.
L’avventura narra soprattutto di viaggi per terra e per mare, ci sono i tipici temi quali la tempesta, il naufragio, i morti apparenti e le conseguenti resurrezioni, magie e sogni premonitori.
Il tempo è immutevole, non si matura col tempo, i sentimenti non cambiano, gli avvenimenti non lasciano le cicatrici, la vicenda è priva di spessore storico e psicologico (tutto il contrario dei promessi sposi dove vediamo nel corso del romanzo una formazione interiore dei personaggi).
Lo spazio è indefinito e astratto, il panorama geografico è enorme, ci sono numerose descrizioni di piante e animali strani. L’ambiente è tutto il mediterraneo orientale; così il narratore può avere maggiore libertà narrativa.
L’ elemento vago e irreale ha una funzione sociologica perché nessuno dei paesi interferisce con il quadro storico, può quindi farli propri. L’ uomo è smarrito e si appropria di quel luogo inesistenze. I sentimenti costituiscono un rifugio, un segno d’amore; l’ uomo è in balia degli eventi e ha visto cadere i valori pubblici, fa quindi dell’amore un punto di forza e grazie all’amore e alla fedeltà scopre una nuova visione di se stesso, più intima e più dotata di forza.

IL ROMANZO A ROMA

Il romanzo a Roma risente dell’influenza ellenistica ma anche della “fabula milesia” (di origine greca perché il nome deriva dal luogo di origine di Aristide di Mileto) il genere è popolare e i racconti riguardano amore e avventura, è come una sorta di letteratura di consumo del mondo ellenistico.
Ci sono due elementi:
- - il racconto cornice narrato in prima persona
- - inserzione nel racconto principale di novelle narrate o ascoltate dai protagonista.
Viene introdotto a Roma nel 2° sec. a.C. da Cornelio Sisenna ed ebbe una grande diffusione in ogni epoca; poichè non fu ufficiale non è pervenuta però ha influenzato gli unici due romanzi latini:
- - il SATIRYCON di Petronio
- - le METAMORFOSI di Apuleio

PETRONIO

Riguardo a Petronio abbiamo 2 questioni aperte:
a) l’autore
b) il genere

a) Vari codici tramandano di un’opera narrativa misto prosa e versi intitolata “Satyricon”
e attribuita a Petronio Arbitro. Su di lui e sulla datazione c’è molta discussione.
Oggi il Satyricon viene datato intorno al 1° sec. d.C. e riconosciamo Petronio come colui di cui parla Tacito come personaggio in vista alla corte di Nerone.
Nerone considerava elegante tutto quello che diceva Petronio, ma suscitò l’invidia di Tigellino, un prefetto del pretorio, che lo accusò di avere amicizie tra i cospiratori della congiura dei Pisoni.
Fu così obbligato al suicidio. Petronio manifestò sempre il suo anticonformismo e la sua eccentricità. Nel suo testamento non lasciò un’adulazione all’imperatore, come era usuale in quei tempi, ma ne descrisse le brutture e i difetti del principe. Questa identificazione è probabile perché il ritratto è simile al narratore e l’età è la stessa.
1. 1. Nel Satyricon c’è un personaggio che polemizza con l’epos di Lucano, contrapponendo al Bellum Civile , un suo Bellum civile più tradizionale.
2. 2. In vari passi vengono citati i nomi di cantanti, autori celebri ai tempi di Caligola e Nerone.
3. 3. Un inserto poetico del Satyricon è il Troiae Halosis (cioè presa) e Nerone aveva scritto un poemetto con questo titolo.
4. 4. Nel Satyricon ci sono analogie di forme e di linguaggio con l’Apokolokintosis di Seneca e vi sono riferimenti allo stile di Seneca filosofo, quindi i temi e i problemi culturali e letterali discussi nel Satyricon riportano al panorama culturale del 1° sec. d.C. e quindi si possono fare coincidere il Petronio del Satyricon con quello di Tacito.

b) Il Satyricon viene comunemente chiamato romanzo ma nel mondo antico non esisteva il genere. Noi raggruppiamo solo questo e le Metamorfosi. Il Satyricon ha in comune con i greci il fatto che racconta storie di viaggi, di avventure su un asse narrativo di viaggi.
Si allontana dai romanzi greci invece, per il fatto che non è tutto scritto in prosa ma vi sono pezzi in versi distanti fra loro e di diversa estensione e la fusione è la tipica della satira menippea. Il Satyricon ha in comune anche il fatto che pone al centro della vicenda un amore ostacolato da circostanze sfavorevoli e rivali, ma nei romanzi greci i protagonisti sono un giovane e una ragazza fedeli che conservano la purezza; nel Satyricon invece c’è l’amore tra Enclopio e Gitone, quindi un amore omosessuale e hanno anche rapporti sessuali con altre persone. Da questo evidenziamo l’intento parodico in confronto a trame dei romanzi greci, ma la parodia è un tratto caratteristico della satira menippea (un’altra analogia è nella lingua e nello stile perché troviamo tutti i registri narrativi).
Altro riferimento letterario è il mimo, che come il Satyricon rappresentava la vita quotidiana degli strati più bassi della società. Altro genere è la favola Milesia, per quanto riguarda le inserte fabule che sono ben 5 cioè novelle raccontate da personaggi diversi e inserite nella cornice del racconto. Due favole sono di argomento erotico e licenzioso.
Il Satyricon non è riconducibile ad un genere letterario, è formato da un pastiche letterario. Ma è comunque un romanzo per i caratteri più ampi, ma ciò che importa è l’intento dell’autore: divertire, senza alcun intento morale.

SATYRICON

Il Satyricon ci è giunto molto mutilo; sono pervenuti infatti solo il 15° e il 16° libro ordinati in 141 capitoli con altri frammenti vari.
La storia è narrata in prima persona da Encolpio che racconta le avventure durante un viaggio intrapreso con Gitone, un giovane ragazzo.
In una pinacoteca Encolpio è alle prese con un maestro di retorica, Agamennone, con il quale ha una discussione sulla decadenza dell’oratoria.
Una parte del discorso di Agamennone è in versi.
Un terzo personaggio, Ascilto, si unisce al viaggio dei due ragazzi; Compare in scena Quintilla, una sacerdotessa che accusa i ragazzi di aver violato i culti del dio Priapo e li punisce.
Riescono a fuggire e si trovano al banchetto di Trimalchione, un ricco liberto; la cena è descritta in modo particolare. I vari liberti commensali di Trimalchione dominano la scena insieme al padrone di casa e alla moglie Fortunata. E’ il frammento del romanzo più lungo e costituisce anche un documento importante di conversazione in terra campana e compaiono alcuni termini rustici.
Trimalchione è un uomo volgarissimo, predilige le cose pesanti come ferro e mattoni al posto invece del cristallo (per lui troppo fragile), come dimostra la descrizione del suo palazzo che è espressione architettonica del suo modo di fare.
Ai muri sono appesi alcuni quadri che rappresentano le tappe della vita di Trimalchione.
Possiede due biblioteche, fa poesia anche se i suoi versi non sono molto rilevanti, apprezza gli spettacoli teatrali e anche la moglie è volgare come lui; magari lei cerca di darsi un contegno ma infondo condivide gli atteggiamenti volgari del marito.
I convitati sono travolti da Trimalchione e spesso parlano anche tra di loro, raccontando ognuno la sua storia.
Il racconto si conclude con la lettura del testamento da parte del padrone di casa che avendo bevuto troppo si lascia prendere dall’ubriachezza.
Escono dalla cena. Successivamente Gitone sceglierà di stare con Ascilto mentre Encolpio incontra un vecchio uomo colto, Eumolpo, con il quale ha una discussione sulla decadenza dell’arte e il vecchio racconta la storia della presa di Troia (TROIAE HALOSIS)
Encolpio riesce a recuperare Gitone ma si deve portare dietro anche Eumolpo.
Da Napoli si imbarcano su una nave di proprietà di Lica di Taranto, accompagnato da una donna di strani costumi, il quale nutre antipatie verso i protagonisti.
Eumolpo narra una storia sulla matrona di Efeso (una delle storie più lunghe, nella quale la figura della donna rappresenta lo specchio della moralità) per evitare che Lica si vendichi su Encolpio.
Scoppia la tempesta e Lica affoga in mare, la nave cola a picco mentre i tre uomini si ritrovano su una riva sconosciuta, vicino a Crotone. Viaggiano dalla costa alla riva. Viene recitato un Bellum Civile su Pompeo e Cesare.

Il racconto è unificato dal rapporto autore-materia trattata: Petronio si diverte a trattare quel mondo ma il suo atteggiamento è distaccato, superiore, ironico, scettico e disinteressato, osserva con spregiudicatezza e lucidità
Il Satyricon è considerato il capolavoro di comicità: l’umorismo più raffinato è alternato alle battutacce oscene.
Tratta dei ceti sociali più bassi in quanto la letteratura antica usava collegare la comicità alla vita quotidiana della gente comune.
Con Petronio parliamo quindi di realismo comico.

APULEIO

Le notizie sulla vita di Apuleio ci vengono date da Apuleio stesso nelle sue opere “Florida” e “Apologie”.
Nasce intorno al 125 d.C. in una provincia romana da una famiglia abbiente, studia a Cartagine e ad Atene. Viaggia come conferenziere e arriva a Roma dove entra in contatto con molte religioni e molti culti.
Nel 155 incontra Sicinio Ponziano con il quale aveva studiato. Sicinio convince Apuleio a sposare sua madre Pudentilla.
Tre anni dopo Apuleio è citato in giudizio dai parenti della moglie per aver sedotto la donna con arti magiche. La sua difesa è riportata nell’”Apologia” scritta intorno al 160.
L’opera più conosciuta è il Metamorphoseom libri XI, tramandato anche con il titolo Asinus Aureum. Non si conosce la data ma si pensa che sia stato pubblicato prima del processo quindi intorno al 158.
LE FONTI
Apuleio attinge a molte fonti (Omero, Ovidio…).
La metamorfosi animalesche sono un tema antichissimo sia nella letteratura greca e latina, come nella popolare e colta.
LA storia narra di un uomo che viene trasformato in asino.
Nella storia sono inserite anche delle fabule Milesie vere e proprie; Apuleio attinge anche dal romanzo greco.
Abbiamo anche fonti dalla tragedia, dal teatro, dal racconto mitico che sono caratteristiche del romanzo.
Nell’opera ci sono 3 sezioni narrative:
dal libro 1°-3° ci sono le avventure di Lucio fino al momento della trasformazione, parla soprattutto della curiosità di Lucio, passando da un’atmosfera surreale per poi arrivare al clu della storia.
Dal libro 4°-10° Lucio diventa asino, in questa sezione abbiamo il maggior numero di favole e quella più lunga è quella di Amore e Psiche. E’ una parte piuttosto inorganica; per questo è definito romanzo Picaresco (genere che nasce nel 1600 in Spagna), costituito da una serie di episodi che si possono ampliare a dismisura.
Il disordine in Apuleio non è dovuto alla sua incapacità ma costituisce un mezzo per indicare la confusione del mondo.
Il libro 11° parla della conversione di Lucio al misteri di Iside, del ritorno alla forma umana, e all’ iniziazione al Culto di Osiride.
Il culto di Iside fa come da guida all’opera. In antichità c’erano 10 giorni di preparazione prima della conversione ai culti di Iside, che avveniva solo l’11° giorno.
Questo libro sembra separato, il suo intento diventa riportare l’ordine e spiega la vicenda di Lucio. Ha violato le leggi della natura e con la magia ha attirato l’ira della fortuna cieca.
Possiamo notare 2 atteggiamenti in Apuleio:
-raccontare e divertire (funzione svolta per lo più dalle favole)
-intento edificante (svolto dall’11° libro e dalla favola Amore e Psiche.)
La successione di avventure è tipico del percorso iniziatico, per il cammino, per le molte prove per arrivare alla salvezza grazie alla volontà divina. Si nota che l’autore vuole indicare con la storia il suo cammino spirituale.
La seconda trasformazione è voluta dagli Dei. Lucio giunge in Tessalia ospite presso la casa di un amico del padre, la cui moglie è una maga.Lui vuole imparare e conoscere la magia e assiste ad alcune pratiche magiche e grazie ad una servetta si fa dare un unguento per poter diventare per diventare un animale ma sbaglia unguento e diventa un asino.
Dopo una serie di avventure finisce in una casa di ladroni dove incontra una fanciulla, anche lei prigioniera dei ladri. Una serva racconta alla fanciulla la storia di Amore e Psiche per tirarla su di morale.

AMORE E PSICHE

Un re e una regina hanno tre figlie: l’ultima di quelle è Psiche, una bella ragazza.
Subito un ragazzo, Amore, se ne innamora e la porta in un castello al buio, la va a trovare solo di notte e non si fa vedere. Psiche si sente sola nel castello e chiede a Amore di farle vedere la sorelle, Amore cerca di convincere Psiche a non lasciarsi influenzare dalle sorelle perché sono molto gelose.
Le sorelle invece convincono Psiche di guardare il marito durante la notte senza farsi vedere. La ragazza segue il consiglio e vede che Amore è stupendo, ma lui si sveglia e vergognato scappa. La ragazza cerca in tutti i modi di raggiungerlo, messa in difficoltà da Venere che è gelosa della sua bellezza, ma ce la fa e dalla loro unione nasce Volutpas, il piacere.
Lucio fugge dai ladri ma giunge nelle mani di gente peggiore, fugge e si getta nelle acque di un fiume di Corinto, invoca la Luna e Iside si impietosisce e dà una possibilità a Lucio che dopo aver mangiato delle rose torna umano e viene iniziato ai misteri di Iside e Osiride.
Nel finale Apuleio si immedesima in Lucio e parla in prima persona facendo capire chiaramente la sua interpretazione autobiografica.

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