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Categoria: | Letteratura |
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Data: | 13.03.2001 |
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Il romanzo
È un’opera letteraria in prosa che consiste nella narrazione di vicenda umane ispirate alla vita reale.
Ci sono varie ipotesi sull’origine del romanzo: la tesi più accreditata è quella del Rohde, ossia che esso derivi dalla fusione tra racconti di viaggi, d’avventura e di amore; altri studiosi invece ipotizzano una connessione con il culto egizio di Iside e Osiride; il Lavagnini ha ipotizzato l’inserimento di elementi novellistici locali, come nelle favole di Callimaco; il Veinreick ha pensato a una derivazione dall’epica di tipo odisseico.
In Grecia nasce il romanzo di carattere biografico, mitologico, parodistico, utopistico, agiografico; i suoi elementi peculiari e caratterizzanti, tuttavia, sono presenti anche in altri generi letterari quali l’epica, la tragedia di tipo euripideo, la commedia nuova, l’elegia erotica, la storiografia. Già verso la fine dell’età classica Senofonte ci lascia la Ciropedia, la biografia di Ciro, idealizzata e costruita su materiale fittizio. Nella letteratura greca del periodo post classico il romanzo è una sorta di epos borghese sia a causa dell’importanza data al tema dell’amore, vissuto con molta pudicizia; mancano la caratterizzazione psicologica e la contestualizzazione, sia in quanto esso offre intrattenimento ed evasione; l’intreccio è piuttosto complesso, lo spazio geografico è fantastico, l’atmosfera è rarefatta. Il romanzo greco è rispondente non alle esigenze degli abitanti della polis ma di cittadini cosmopoliti; affonda le sue radici nello stesso contesto socio-economico che aveva visto nascere la commedia nuova, cioè un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo (anche femminile).
Il romanzo latino, con Petronio, è parodia del romanzo greco, in quanto sostituisce alla coppia di innamorati una coppia di omosessuali. Si muove nei bassifondi, in un mondo senza valori; i personaggi sono Encolpio, giovane studente colto ma dissoluto, Gitone, fannullone corrotto e malizioso, Eumolpo, vecchio uomo di scuola, Trimalchione, schiavo arricchito. Il romanzo di Petronio è documento e testimonianza di un costume di disfacimento morale, viene toccata la questione della decadenza delle lettere e delle arti a causa dell’amore per il denaro, per il lusso e per il piacere. In Petronio c’è parodia e realismo, c’è lo scherno dei filosofi in quanto utopistici riformatori, predicatori di sogni e di virtù. Egli, in qualità di testimone del suo tempo, ci mostra il mondo della gente umile, dei servi, delle prostitute, dei plebei. Il Satyricon contiene alcuni elementi della fabula milesia, quali il carattere erotico e licenzioso e il racconto in prima persona, e la forma mista di prosa e versi tipica della satura menippea. La lingua oscilla tra linguaggio plebeo, rustico-famigliare e letterario, ma la forma prevalente è vicina al linguaggio parlato; Petronio fa parlare ai suoi “antieroi” il proprio gergo.
L’esercizio del romanzo incontrò la simpatia del principato adottivo; questo periodo vide letterati itineranti, come Apuleio. Il romanzo di Apuleio, “l’asino d’oro”, è l’unico di tutta la letteratura latina che ci è pervenuto integralmente; vi convergono molti generi letterari, quali la storiografia, la biografia, la satire e l'epica.; tuttavia è stato riconosciuto come il primo romanzo di formazione. Si svolge tutto attorno al tema della magia e dei culti misterici. È singolare anche la struttura, in quanto la vicenda centrale è pretesto per l’inserimento di numerose novelle. Convergono misticismo e sensualità, filosofia e ciarlatanerie… Il diletto nasce dalla varietà e dalla stranezza dei casi (come “Amore e Psiche”). Il tutto è dominato dalla curiositas, che di per se è peccato, però diventa catarsi, purificazione in senso mistico. Tutta la vicenda rappresenta un processo di degradazione (allegoria uomo-asino), ma anche un processo di progressiva redenzione; questo tema rispecchia di interesse di quell’epoca per il profondo misticismo delle religioni orientali. Lo stesso Apuleio era stato iniziato ai misteri di diversi culti, e pare ci sia corrispondenza tra il percorso iniziatico dell’autore e l’intreccio della storia. Il linguaggio è ricco di diminutivi, di arcaismi di grecismi e di popolarismi, è quindi molto ricco e vario; prevale la coordinazione. Si rivolge a un pubblico molto vasto ed eterogeneo. Apuleio fa riferimento a una società dove non ci sono più valori autentici, però si sforza di cercarli e crede di trovarli nei culti misterici. Chi è l’eroe asino? È figura metamorfica della Roma della decadenza morale.
Alle origini della cultura moderna il romanzo è un componimento in lingua volgare e si contrappone alle opere in latino; è scritto in versi ed è accompagnato da strumenti musicali nelle rappresentazioni di piazza. (XII sec.).
Il romanzo in prosa si afferma tra ‘600 e ‘700. Ai grandi avvenimenti e personaggi si sostituiscono i temi della vita quotidiana. Pian piano il romanzo inizia ad assumere caratteri propri, e viene considerato come epopea del mondo moderno. Nasce in questo periodo il romanzo storico, in cui personaggi inventati dall’autore si muovono in un quadro storico ben preciso. Il primo ad introdurre questo genere fu lo scozzese W. Scott, che trattava nelle sue opere il Medioevo inglese, la sua opera più importante fu “Ivanhoe”. In Italia Manzoni riprende il vero storico di Scott ma rifiuta l’eroe romanzesco, scegliendo personaggi umili e fatti quotidiani, sostenendo che la funzione morale ed educativa deve essere inerente al vero. In seguito il francese Zola riproduce, attraverso il realismo, la violenza, la fame, il degrado morale, servendosi della letteratura come strumento di analisi dei problemi sociali. Verga esprime il pessimismo, si limita alla riproduzione del reale ritenendo impossibile che la letteratura possa in qualche modo intervenirvi. Verso la fine dell’800 nascono anche i sottogeneri del romanzo (poliziesco, horror, rosa…). Il romanzo si avvia così a diventare un prodotto in serie, favorito dalle nuove tecniche di stampa e dal nuovo assetto della società.