Il crepuscolarismo

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➢ IL CREPUSCOLARISMO (1910c.– 1915/20c.)
La definizione di poeti crepuscolari fu coniata dallo scrittore G.A. Borgese che usò questo termine in un articolo apparso su “La Stampa” nel 1910. Egli sosteneva,in particolare, che . I crepuscolari sono poeti annoiati che dopo la solare poesia precedente intendono cantare mediocrità quotidiana. Centridel Crepuscolarismo furono Torino e Roma. Rappresentanti della corrente furono Guido Gozzano, Sergio Corazzini, Fausto M. Martina e Corrado Govoni; temi dominanti furono la malinconia, il rimpianto di un’ottocento ormai naufragato, la solitudine, una velata autoironia e un diffuso senso di morte. Il Crepuscolarismo nasce in contrapposizione a colossi come Pascoli, D’Annunzio, Carducci. Pascoli fu considerato umile, D’Annunzio fastoso e superomistico e Carducci patriottico. Il critico C.Angelini ritiene che la definizione di poeti crepuscolari faccia pensare . Questa corrente rappresentò una delle possibili risposte alla crisi del positivismo e al vuoto successivo alla caduta di certezze razionali. I crepuscolari propongono un ripiegamento intimistico e la contemplazione amara e dolente della vita. Il loro canto diventa denuncia dell’impossibilità di stabilire un diretto contatto con il mondo. Tuttavia, appaiono contenti del loro stato, sono felici delle lacrime e la loro condizione di esclusi dalla vita. Essi inoltre cercano di superare le angosce esistenziale con l’attaccamento alle piccole cose, perché sono le sole che danno loro il senso di concretezza. La poesia torna ad essere semplicemente uno strumento di sconfessione ed analisi del proprio mondo interiore. È un poeta che non ha ideali da proporre, ne miti da celebrare, pertanto rinuncia ad ogni impegno civile, politico e sociale. Di tutti gli aspetti della vita quotidiana, i crepuscolari amano quelli più tristi e modesti: strade deserte, piazze vuote, vecchi salotti polverosi, conventi, ospedali,ecc. Anche il linguaggio appare spoglio, dimesso e colloquiale. Il poeta non è più un vate o un eroe, ma . In conclusione i crepuscolari oppongono al superomismo la coscienza della propria fragilita, alla volontà di potenza l’incapacità di agire, all’ottimismo il pessimismo, al vitalismo la passività, ai sogni di una vita inimitabile la banalità quotidiana della vita piccolo-borghese, alle dame sensuali pallide fanciulle malate destinate a morire di tisi.

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