Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 13.09.2001 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
1-22 I sepolcri sono inutili ai morti, perché la morte è annullamento totale e definitivo della persona. Come ogni altro essere, l’uomo è completamente assorbito dal ciclo perenne di nascita, morte e trasformazione dell’universo. Quest’esordio, solenne e desolato, si fonda sulla concezione materialistica, che F. accetta con convinzione ma anche con un sentimento tragico e dolente. 23-50 Contro le conclusioni della ragione si leva un moto insopprimibile del sentimento: le tombe, inutili ai morti, alimentano nei vivi l’illusione della sopravvivenza di coloro che furono cari, danno l’unica forma d’immortalità che l’uomo possa attingere: l’affettuoso ricordo degli altri uomini. Si stabilisce così un ideale colloquio fra i vivi e gli estinti, illusorio, ma tuttavia espressione di quella “corrispondenza d’amorosi sensi” che è la più divina dote dell’uomo, il vincolo che tiene unita la società e il fondamento primo d’ogni civiltà. 51-89 Nonostante l’altissimo significato spirituale del culto delle tombe, una disumana legge impone che i sepolcri siano fuori dell’abitato e tende a cancellare il nome e il ricordo dei morti. così le ossa del Parini sono andate perdute e sono forse mescolate a quelle di un delinquente. Questa incuria non colpisce soltanto i miseri resti del poeta, ma rivela che gli uomini sono insensibili al suo alto messaggio di moralità e civiltà. In questa parte si amplia la visuale del carme; la tomba non è più soltanto nodo di domestici affetti, ma assume anche un’alta funzione morale e civile, garantendo il perdurare, insieme con la memoria, dell’insegnamento dei grandi.91-136 questa parte del carme celebra i sepolcri come istituzione e fondamento della nuova religione dell’umanità che il F. vagheggia. Dapprima, il poeta afferma che il culto dei morti è cominciato con lo stesso nascere della civiltà, ne è stato, anzi, una delle prime e fondamentali espressioni (91-103). Poi con procedimento apparentemente conforme a quello del poema didascalico, illustra gli usi funerari dei popoli classici, di quelli cristiani del Medioevo e del popolo inglese (104-136). Quest’ultima parte lascia già intravedere il successivo svolgimento del carme: l’esaltazione della magnanimità eroica e del culto della patria.137-150 il F. afferma con virile fierezza la propria incorrotta nobiltà morale contro gli uomini pavidi e vili dell’Italia del suo tempo e rivendica a se stesso la missione di scuotere gli Italiani dal vergognoso letargo in cui sono sommersi. 151-212 se le tombe comuni servono a stabilire fra gli uomini una corrispondenza affettiva e a dare il senso di una continuità della vita, le tombe dei grandi incitano a emularne le imprese, ad affermare ancora nel mondo quegli ideali di verità, bellezza, libertà, giustizia che essi affermarono. Ogni popolo trova nelle tombe dei propri uomini illustri l’espressione più alta delle proprie tradizioni, della propria civiltà e un incitamento a continuarle. Così dalle tombe di Galileo, Machiavelli, Michelangelo, Alfieri, poste nella chiesa di Santa Croce, gli italiani debbono acquistare la consapevolezza di essere una grande nazione ancora capace, come lo è stata nel passato, di una grande civiltà, e trarre di qui l’incentivo a riscattarsi dall’oppressione. Come incitamento a combattere per la propria libertà il F. addita un’altra tomba, quella di Maratona, ove riposano i Greci che seppero battersi vittoriosamente contro uno strapotente nemico per la libertà della patria. È questa la prima grande pagina di poesia del nostro Risorgimento, e già delinea l’idea romantica di nazione, fondata sul senso della tradizione,anche se questa è vista non come opera di tutto un popolo ma di alcune individualità esemplari. 213-234 La morte non è una distruzione totale dell’uomo. Rimane viva e operante nei secoli la memoria delle azioni gloriose, ed è, questa, una vita più alta, più giusta, più vera. Scomparse la violenza, l’iniquità degli uomini e del destino, gli eroi trionfano nella storia, anche se conobbero l’ingiustizia, la sconfitta e, come tutti, l’annientamento della loro persona prodotto dalla morte. 235-295 Il F. celebra le tombe degli eroi troiani, ne rivive la vicenda di sofferenza e di gloria, ne trae un significato esemplare. Attorno a queste tombe si raduna idealmente tutto un popolo, che ripete, come una sacra liturgia, i sentimenti e i gesti esaltati finora nei sepolcri: dalla pietà e dall’amore per i padri, al sentimento vivo della loro presenza nella storia di una stirpe e in quella più vasta dell’umanità. Quando Troia è distrutta e il tempo sembra sommergerne il ricordo nell’oblio, un poeta, Omero, penetra in quelle tombe, ne raccoglie amorosamente la voce. E Troia rinasce, e con essa Ettore, l’eroe eternato dalla poesia, che, celebrando, celebra e diffonde nei secoli il culto di uno dei più alti ideali: l’amor di patria.