I malavoglia

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

I Malavoglia
I Malavoglia sono lo studio, “scientifico”, impersonale, delle persone più umili, più semplici da analizzare, per poi continuare con il ciclo dei “vinti” lo studio di persone sempre più ricche, aristocratiche. L’autore vuole straniarsi, guardare uno spettacolo, senza giudicare, per cui il linguaggio sarà il più possibile vicino a quello dei protagonisti. Questi sono immersi in un destino ineluttabile, e non possono non essere vinti da questo, in una continua lotta perdente, per il benessere, per l’esistenza.

1. I Malavoglia vivevano da sempre ad Acitrezza. Ora la famiglia era costituita da padron ‘Ntoni, il figlio Bastianazzo e la moglie la Longa, e i loro figli. Con l’Unità d’Italia uno di questi dovette andare al servizio di leva. L’anno seguente fu un’annata scarsa e padron ‘Ntoni si mise in un affare di luppini con zio Crocifisso, usuraio. La partenza della nave per l’affare segna l’inizio della storia, ma anche della rottura di un ordine (iniziare a commerciare) con il solo scopo di avere di più.
2. I protagonisti, gli abitanti di Trezza, discutono nella farmacia o sul sagrado della Chiesa o nei cortili dei fatti capitati a loro stessi, partendo sempre da una posizione materialista che inquadra tutto in chiave economica. L’ultima parte è dedicata a una delle figlie dei Malavoglia, Mena, che parla con l’innamorato, Alfio; nel dialogo sono ancora presenti elementi lirico-simbolici più intimistici affettivi.
3. La sera scoppia un violento temporale e prevedibilmente l’affare dei luppini è andato perduto ed è morto Bastianazzo, figlio di padron ‘Ntoni. I paesani vivono la vicenda con ironia dando la colpa ai Malavoglia, interessandosi più alla perdita economica e alla successione che alla morte di Bastianazzo. Nell’ultima parte affiora invece il punto di vista della Longa, moglie di Bastianazzo, e dei suoi figli.
4. Zio Crocifisso rappresenta l’usura, cancro della società contadina siciliana, che non permette a nessuno di accumulare dei risparmi. Ma lui pensava di fare del bene. Si celebrano i funerali di Bastianazzo. Qua come a casa, si nota la differenza sociale e morale tra i paesani e i Malavoglia: i primi hanno fretta, compiono solo un rito, sono egoisti, pensano solo al denaro; gli altri, legati ancora a dei valori, piangono il loro caro e ammettono di aver sbagliato intraprendendo l’affare dei luppini.
5. Zio Crocifisso passa continuamente davanti alla casa dei Malavoglia per riavere il debito. Intanto la disastrata situazione economica consente alla figlia Mena di non sposare Brasi Cipolla ma Alfio Masea che lei amava. Tra i due si instaura un rapporto sul non detto: entrambi si amano ma non lo dicono. Intanto è stata ripescata la Provvidenza e ‘Ntoni, che era partito per la leva, è tornato. Questo sembra cambiare le cose ma non sarà così.
6. ‘Ntoni va a lavorare sulla barca di Don Fortunato Cipolla: tutti si danno da fare per tentare di pagare il debito, ma ciò è impossibile. Zio Crocifisso passa il credito ad un prestanome che manda l’ingiunzione di pagamento. I Malavoglia potrebbero per legge non pagare, ma in rispetto del loro buon nome e dei loro valori accettano una proroga fino a Pasqua. Se non pagano avrebbero ceduto la loro casa è la barca.
7. Anche Luca, secondo figlio, parte per la leva. Torna il tema portante: la morte (Luca morirà). La Provvidenza viene rimessa in mare e I Malavoglia sperano di poter pagare il debito. In tanto viene annunciata una nuova tassa ora sulla pece. La moglie di Zuppiddu, che aveva bisogno della pece per lavorare, organizza la “rivolta delle mogli”. Si capisce però come qualsiasi rivolta non è utile: a prevalere sono sempre gli interessi personali ed utilitaristici. N’toni vuole sposarsi con Barbara figlia di Zuppiddu, ma il nonno glielo vieta.
8. Col risollevarsi della situazione economica N’toni vuole far sposare Mena (innamorata di Alfio) a Brasi Cipolla. Mena e Alfio accettano con rassegnazione il loro destino, rinunciano al loro amore perché non è possibile fare diversamente. Nella parte centrale invece si vede come a Trezza anche l’amore è visto in chiave umoristica e sottende a una seria di intrighi che coinvolgono tutto il paese.
9. Si celebra il fidanzamento tra Mena e Brasi Cipolla, ma contemporaneamente giunge la notizia che in battaglia affonda la nave in cui è imbarcato Luca che muore. Intanto I Malavoglia non riescono a pagare il debito e devono lasciare la casa. Ciò è vissuto con grande dolore, e implica un autoesclusione emarginazione sociale oltreché morale della famiglia. Ne sono le conseguenze la rottura del fidanzamento di Mena e quello di ‘Ntoni con la figlia di Zuppiddu. Ciò comporta anche la rassegnazione di ‘Ntoni, che ormai non vuole fare più niente.
10. Padron ‘Ntoni si spingeva con la provvidenza al largo, tant’è che viene punto dalla sua audacia con un secondo naufragio e con una ferita. Nonostante ciò, gli affari vanno bene per la famiglia: tutti contribuiscono al risollevarsi della situazione economica. ‘Ntoni diventa sempre più il protagonista, l’uomo al quale il nonno cede il controllo della famiglia. La seconda parte del capitolo è dedicata alle chiacchere dei paesani sui vari matrimoni possibili.
11. I Malavoglia continuano il loro quotidiano lavoro che ‘Ntoni sopporta sempre meno. Si capisce la sua volontà di andarsene dal paese per diventare ricco. Un discorso prima col nonno, poi con la madre in cui si contrappongono le due ideologie e lo inducono a rinunciare. La madre poi però muore per il colera, con grande dolore da parte di tutti. ‘Ntoni decide allora di partire, nonostante la contrarietà del resto della famiglia e i suoi stessi dubbi (partenza uguale morte).
12. Poiché i soldi guadagnati con la Provvidenza non bastavano per vivere padron ‘Ntoni decide di vendere la barca: così i Malavoglia non sono più padroni con un conseguente declassamento sociale. ‘Ntoni torna dalla città senza aver fatto fortuna, ma abbracciando idee socialiste, seppur dietro una sua esigenza egoistica (non vuole lavorare). Al contrario Alessi è il vero erede del nonno: il suo progetto è di ricomprare la casa e di sposare Nunziata dopo aver pensato alle sorelle.
13. ‘Ntoni frequentava sempre di più l’osteria e tornava a casa ubriaco. Tutta la famiglia cerca di fermarlo, ma se all’inizio cambia vita, seppur per pochi giorni, poi diventa più forte, fino a decidere di lasciare la casa per vivere all’osteria. Qui resta fin quando Santuzza fa paca con il brigadiere, il cui aiuto serve per avere vino di contrabbando. Si assiste alla degradazione animalesca di ‘Ntoni che alla fine, litiga col brigadiere, e lascia anche l’osteria andando a vivere per strada. Intanto anche la sorella Lia sembra voler abbracciare pian piano lo stile di vita del fratello ‘Ntoni.
14. ‘Ntoni, Rocco Spatu, Cinghialenta, dopo una serata passata in osteria, organizzano la loro attività di contrabbando della notte. Ma don Michele doveva compiere una retata e così fu. Pioveva. I tre avevano paura, volevano tornare a casa simbolo di tranquillità, sicurezza (ed è così in ‘Ntoni per la prima volta). Ma le guardie li trovano e arrestano ‘Ntoni che aveva dato una coltellata al brigadiere. Il nonno da allora perde la sua autorità: è disposto a dare tutti i soldi pur di vedere libero il nipote. L’avvocato per coprire i pezzi grossi del paese dall’accusa di contrabbando imposta la difesa sul delitto d’onore, dato che il brigadiere faceva la corte a Lia. N’toni sconta solo cinque anni di carcere, ma il nonno, che lo viene a sapere solo ora sviene. I Malavoglia perdono la credibilità in tutto il paese; Lia per la vergogna decide di scappare di casa.
15. N’toni ormai ha perso ogni capacità di ragionare: passa le giornate girando per casa fin quando non si ammala e aspetta la morte. I paesani vorrebbero portarlo in uno ospizio, ma Alessi e Mena no. Quando si accorge che era ormai solo un peso vi si fa portare di nascosto. Li morirà. Alfio Mosca torna da Catania ma capisce che Trezza è profondamente mutata: partenza uguale sradicamento, è non è possibile un riassorbimento nella società. Alessi si sposa e ricompra la casa del nespolo. Un giorno torna N’toni dal carcere. Vorrebbe restare in quella casa, che anch’egli capisce essere nido-rigugio, ma ormai non può più: è maturato e capisce anch’egli il senso della sua scelta, è l’impossibilità di un suo reinserimento. Se la vita atterra riprende tautologicamente come sempre, lui ormai non ne può più far parte, accetta il tempo storico della città, dell’esclusione, del vagabondaggio.

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