Materie: | Appunti |
Categoria: | Letteratura |
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Data: | 18.04.2001 |
Numero di pagine: | 9 |
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Testo
ENEIDE: CANTO SECONDO
Enea inizia il suo triste racconto rievocando il sanguinoso dramma della sua città e del suo popolo.
Il racconto inizia con la descrizione del l'imponente cavallo di legno, frutto dell'astuzia di Ulisse e di Minerva, e con l'inganno degli Argivi.
Questi convinti che l'unico modo per battere i troiani sia l'inganno, costruirono un maestoso cavallo di legno dentro al quale rinchiusero i più valorosi tra i loro soldati, tra i cui l'astuto Ulisse.
Poi finsero un'inaspettata partenza lasciando Simone, loro complice e commilitone, ed il cavallo sulle rive di Troia.
Laccante, sacerdote di Nettuno, cerca di persuadere i Dannai di distruggere quella misteriosa insidia, ma Minerva manda due serpenti marini sulla riva per far pagare a Laooconte il duro affronto da lei subito.
Il sacerdote cerca invano di scappare, ma neanche il suo dio Nettuno lo può sottrarre dall'ira funesta di Minerva; così , dopo numerosi gemiti di dolore, egli muore tra le spire dei due mostri.
I Troiani, impressionati ed impauriti, aprono le porte della città, accogliendo l'inaspettato dono di resa greca e supplicando la pietà di Minerva.
Il cavallo così è dentro le mura della città, e con esso i greci.
I Danai festeggiano la fine delle ostilità, ignari del destino che il Fato aveva riservato loro.
Con il calare della notte il traditore Sinone apre una breccia nel ventre del cavallo permettendo ai greci di uscire allo scoperto abbandonando quell'angusto nascondiglio.
Tutti i cittadini sembrano dormire ignari e tranquilli, tutti tranne il Pio Enea che, grazie alle predizioni del defunto Ettore apparsogli in sonno, prepara un inutile offensiva per la salvezza della città.
Con una piccola armata composta degli ultimi coraggiosi seguaci, Enea si dirige verso la rocca di Priamo, simbolo della potenza troiana e residenza della famiglia reale.
Ostacolati dagli opliti greci, gli ultimi eroi danai cadono sotto i dardi nemici, giungendo in esile numero al cospetto del re.
Il loro intervento sembra risultare vano, perché il feroce Pirro, figlio del valoroso Achille, era già penetrato nella roccaforte troiana e si apprestava ad uccidere Priamo che, convinto dalla moglie aveva abbandonato il campo di battaglia.
Ad il povero Enea non resta altro che guardare impotente l'uccisione del suo sovrano e la distruzione della sua città natia.
Enea ritorna sul campo di battaglia con l'intento di trovar morte sicura combattendo valorosamente l'oppressore.
Sulla soglia del tempo di Vesta scorge Elena, la causa della rovina del suo popolo.
Pur conoscendo l'atto ignobile che avrebbe compiuto uccidendo Elena, Enea si appresta a compiere l'insano gesto, quando, l'intervento della madre gli ricorda i suoi doveri di padre famiglia nei confronti del vecchio Anchise, della moglie e del piccolo Iulo.
Enea si precipita nella sua dimora dove trova la famiglia riunita ed impaurita.
Enea cerca di persuadere il vecchio e ormai stanco padre a fuggire, ma egli sembra volere morire nella sua patria.
Fortunatamente un miracolo divino persuade il vecchio che, adagiandosi sulle spalle del figlio è pronto alla fuga.
Tutta la famiglia e i servitori si avviano verso la salvezza, ma la strada è ostruita dagli Argivi, così il loro cammino è lento e difficile.
Durante il tragitto, però, scompare Creusa, la consorte del Pio Enea.
Enea cerca disperatamente di salvare la moglie, ma quando si accorse della sua scomparsa era troppo tardi.
L'inutile tentativo di salvataggio termina con l'apparizione di Creusa al marito che gli preannuncia il suo compito.
Enea ritorna dal padre Anchise e, con sua grande sorpresa vi trova un immensa turba di gente disposta a seguirlo sfidando mari e dei.
I preparativi sono pronti e mentre le fiamme si levano sull'ormai distrutta Troia nel cielo spunta Lucifero, segno dell'imminente alba.
ALUNNO: COLNAGHI LUCA CLASSE: 1°A
ENEIDE: CANTO TERZO
Enea riesce a sfuggire all'imminente caduta d'Ilio rifugiandosi per volere celeste nell'antica Antadro, dove con pochi superstiti costruisce una flotta che avrebbe dovuto portarli lontano da quelle terre sciagurate.
Era sopraggiunta la Primavera quando il vecchio Anchise ordinò di spiegare le vele al destino.
Dopo un breve tragitto gli esuli Danai approdano in Tracia e decidono di erigere una nuova città che si chiamerà Eneade, in onore del pio guerriero designato dal Fato e dagli dei per fondare una nuova Troia.
Dopo aver adempito ai riti propiziatori Enea scorge tra la macchia arbustiva un monticello coperto di una fitta macchia di piantine di mirto.
Il pio troiano, attratto dal suo inebriante sapore e nella speranza di adornare il sacro altare, cercò di raccogliere un ramoscello da quell'aromatico arbusto; fu destato però da scure gocce di sangue che macchiarono le zolle.
Sotto quel manto erboso riposa Polidoro, figlio di Priamo, che fu ucciso a tradimento da una fitta messe di dardi.
Il fanciullo esorta Enea ad abbandonare quelle coste ostili e poco ospitali, pregandolo però di dargli degna sepoltura in modo che la sua anima possa raggiungere l'Ade.
Dopo aver dato l'estremo saluto al compatriota gli esuli affidarono nuovamente le loro vite al vento, dirigendosi a Delo, terra consacrata ad Apollo.
Anio, re di Cnosso e sacerdote di Febo, accoglie benevolmente la turba di uomini riconoscendo il suo vecchio amico Anchise.
Le preghiere degli esuli sono ascoltate dal Timbreo (epiteto formulare con il quale s'indicava Apollo) che, tramite Anio, rivela loro la strada della salvezza, raccomandando loro di trovare "la vecchia madre".
Le sagge e profetiche parole del sacerdote sono però fraintese dai Danai che, sotto consiglio di Anchise, si diressero verso la Cibele Creta, terra di origine della madre degli dei Cibele e luogo di provenienza di Teucro, padre fondatore di Ilio, che scelse le rocche di Pergamo come sua nuova dimora.
Così, dopo aver ringraziato le divinità con il sacrificio di due tori, si fa vela verso Creta.
Giunti sulle antiche spiagge dei Cureti, i fuggitivi guidati dal Pio Enea costruiscono le mura della città ardentemente sognata, la nuova Pergamo.
I loro sogni di pace e sedentarietà furono stroncati da una lunga e feroce pestilenza che, come una fiera affamata, sterminava e decimava gli esuli.
Convinti che la sciagura fosse dovuta all'influsso negativo della lucente Sirio, i Danai si erano convinti a ritornare al santuario di Ortigia, per chiedere la grazia di Apollo.
Ancora una volta un miracolo evita loro un inutile e pericoloso viaggio, in quanto i Penati di Frigia che il pio eroe aveva portato seco gli svelano l'enigma.
Apollo infatti aveva indicato loro l'Esperia, terra degli Itali, chiamata anche Italia in onore di un loro valoroso re.
Anchise riconosce il suo errore, rammentando che la stessa Cassandra, moglie del valoroso Ettore, gli aveva predetto il suo soggiorno presso l'Enotria.
I Danai riprendono a navigare, lasciando sull'isola pochi compagni, ma una nefasta tempesta gli ostacola il viaggio lasciandoli in balia delle onde per tre giorni.
Approdano sulle coste delle isole Strofadi, prigione delle Arpie, orrendi mostri dal corpo di uccelli che solevano sporcare con i loro putridi escrementi gli altari e i cibi offerti in voto agli dei.
I Troiani, attaccati per la seconda volta dai mostri, ingaggiano un feroce combattimento, riuscendo ad allontanare con la forza la schiera volante.
Celeno, capo delle furie, fermandosi su un'altissima rupe predisse un funesto avvenire agli esuli ,ma poi adirata si ritirò con le sue compagne.
I poveri troiani furono presi dallo sgomento e inutilmente cercarono di placare l'ira delle Arpie.
Riprende il lungo navigare dei Danai che, dopo aver commemorato l'anniversario della caduta di Troia con giochi e competizioni di ogni genere, approdano sulle spiagge dell'Epiro.
Qui gli esuli incontrano Cassandra che nel frattempo si è risposata con Eleno.
Enea è subito riconosciuto da Cassandra ed è accolto a corte dove, sebbene con rammarico e tristezza, rievoca i tristi avvenimenti della caduta di Troia.
Eleno, sacerdote di Apollo e re di Butroto, aiuta Enea predicendogli il futuro e dandogli astuti ed utili consigli.
Ostacolato dalla potente Giunone, Eleno non può avvertire Enea del suo soggiorno in Libia presso la corte di Didone.
Dopo aver riempito la stiva della nave con ricchi doni Eleno e Cassandra danno l'estremo saluto ai loro amici, con la speranza che le due nuove Ilio vivano in pace e armonia.
Gli esuli troiani navigarono fino alle coste siciliane, evitarono le mostruose Scilla e Cariddi ed assistettero alle spettacolari eruzioni dell'Etna.
Approdati in Sicilia incontrarono Achemenide, eroe greco e compagno di armi di Ulisse, abbandonato sull'isola dei ciclopi da tre mesi.
L'uomo chiede pietà ai danai che lo accolgono benevolmente nel loro gruppo, perché era uno come loro: un infelice.
Scappati fortunosamente agli attacchi dei mostruosi ciclopi, Enea ed i suoi compagni riprendono la navigazione, ma ben presto sono colpiti da un grave lutto: il vecchio Anchise muore nei pressi di Agrigento.
ALUNNO: COLNAGHI LUCA CLASSE: 1°A
ENEIDE: CANTO QUINTO
Dopo aver abbandonato la nuova consorte Didone, Enea, per volere del Fato riprende il suo viaggio, lasciandosi alle spalle Cartagine e il sogno di un amore perduto.
Il gruppo d'esuli troiani si affida alle grandi conoscenze marittime del timoniere Palinuro, figlio dell'Egeo Nettuno, che, accortosi del mutare dei venti, consiglia di volgere le vele verso la Sicilia terra che ospitava le spoglie del vecchio Anchise.
Sbarcati nel porto di Segesta, regno di Aceste , loro amico e patriota, il pio Enea bandisce i giuochi funebri in ricorrenza dell'anniversario della morte del padre Anchise.
Il re accoglie benevolmente i Dardani, offrendogli doni agresti e riposo.
Intanto nella città si raduna un'ingente folla di curiosi, ansiosi di vedere gli Eneadi e di poter assistere ai giochi.
Come di consueto prima dell'inizio dell'attività ludica, Enea adempisce ai riti di propiziazione, preceduti dalla libagione.
Durante l'offerta dei doni alla salma del defunto, un serpente esce dal tumulo e si avvolge ai doni con le sue spire per sette volte, lasciando incredulo Enea che non sapendo interpretare il presagio, allibito da inizio alle gare competitive.
La prima competizione è quella della regata, invenzione Virgiliana, alla quale partecipano le quattro navi di Enea, segue la corsa di velocità, il lancio del giavellotto, il pugilato ed infine il ludus troiano, una manifestazione equestre.
Durante la regata accade un episodio che attira l'attenzione di tutti i partecipanti: Menete, timoniere della nave Chimera, a causa di un errore che costò la vittoria alla nave, fu scaraventato in mare da Gia, suo capitano.
La regata, che è invenzione tutta virgiliana, non solo è descritta con incalzanti ed avvincenti sequenze, ma è avvivata da quest'incidente che ne aumenta l'interesse.
Finita la manifestazione marittima il pio si porta in una verde pianura dove sta per incominciare la corsa campestre: come nella precedente gara i concorrenti sono molto competitivi e alla fine della corsa reclamano a lungo la vittoria.
Fondamentale è l'intervento di Enea che, assegnando premi a tutti i concorrenti, consola i vinti e placa l'ira di Salio, fermato dall'intervento di Niso.
Segue l'incontro di pugilato combattuto da Entello e da Darete che, attratti dalla gloria e dai ricchi premi, si sfidano con pesanti cestelli.
Il pio troiano, accortosi che Entello era troppo potente rispetto al giovane Darete, consiglia a quest'ultimo la resa.
Acclamato vincitore e portato in trionfo tra il plauso della folla Entello si allontana con i promessi e tanto sudati doni.
Dopo la meritata vittoria di Entello, Enea da inizio alla gara di tiro con l'arco, che aveva come unico bersaglio una colomba legata ad un albero.
Liberata da un dardo la colomba si appresta a volare, quando la freccia del prode Eurizione la colpisce e fredda.
Il re Aceste, anche se evidentemente sconfitto, scaglia la sua freccia che, per volere divino, si trasforma in una stella infuocata che attraversa il cielo.
Enea gli riconosce per volere divino la vittoria e accoglie benevolmente l'auspicio.
Aceste riceve un oggetto prezioso appartenuto al defunto Anchise.
L'ultima manifestazione agonistica è il "ludus troianus", cioè una schiera puerile tra giovani cavalieri che devono dar prova della loro abilità nel maneggiare le armi e nel cavalcare.
Il vincitore indiscusso è il piccolo Ascanio che, con la sua vittoria, onora la stirpe di Enea e onora il vecchio Anchise.
Durante i giochi, però, la saturnia Giunone placa la sua ira ed il suo rancore attraverso la sua messaggera Iride che, prendendo l'aspetto di una delle donne troiane, convince le malcapitate donne teucre a bruciare le navi in segno di ribellione.
Inutile è l'intervento di Giove che, accolte le suppliche di Enea, scatena una tempesta per spegnere le fiamme, poiché solo quattro navi riescono a scappare alla vorace fame delle lingue di fuoco.
Enea è scoraggiato, ma l'intervento del saggio Naute lo rincuora e lo sprona a partire.
Nella notte gli appare in sogno il padre Anchise che lo esorta ad accettare i saggi e giusti consigli di Naute.
Prima però dovrà cercare la Sibilla Cumana e scendere, per mezzo suo, nell'Averno per incontrarsi con lui e conoscere il destino che i Fati gli hanno riservato.
Egli, pio verso il dovere e verso gli dei, obbedisce: fonda una città in Sicilia dove lascia vecchi, donne e bambini ed edifica un tempio in onore della benevola madre Venere.
Quest'ultima intercede presso Nettuno perché renda felice il viaggio del figlio.
Il dio acconsente, ma esige che almeno un troiano si sacrifichi, come vittima.
Era già calata la notte quando il dio Sonno raggiunse Palinuro, timoniere e figlio dell'Egeo Nettuno, e lo addormentò per mezzo delle magiche acque dello Stige e del Lete.
Palinuro addormentatosi cadde in mare, tra le braccia del padre pronto ad accoglierlo, ma solo dopo un lungo tratto di navigazione i Teucri si accorsero della sua assenza.
Palinuro come Creusa, è una delle vittime innocenti del destino che nessuna mente umana può spiegare ne penetrare.
Enea stesso deve assumere il comando della nave: dora in avanti sarà suo il compito di scegliere il tragitto verso le coste latine.