Giovanni Verga e il Verismo

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Testo

POESIA
IL VERISMO
Il Verismo e’ un movimento letterario che si diffonde in Italia negli ultimi decenni

dell’Ottocento e nei primi anni del novecento.

Il termine Verismo deriva dalla parola “vero”:secondo i veristi lo scrittore ha il compito di

riprodurre la realta’ in modo oggettivo e di far emergere la verita’ senza esprimere giudizi ne’

partecipare emotivamente.

Il verismo si colloca in una epoca storica in cui trionfa la borghesia industriale : in questi anni si

fanno grandi scoperte scientifiche, si inventano nuove macchine, come quella a vapore, c’e’ un

continuo progresso della tecnica. E’ anche l’epoca in cui si sviluppa la “questione sociale”: le

masse dei lavoratori prendono coscienza dei loro diritti e delle disuguaglianze sociali e crecano di

lottare contro il capitalismo.

Il Verismo ha le sue radici nel Positivismo e nel Naturalismo.

Il Positivismo , il cui nome deriva dall’aggettivo “positivo”, e’ un movimento filosofico: i

positivisti affermano che la ricerca della verita’ deve essere fatta con il metodo scientifico

sperimentale e rifiutano tutte le idee astratte come ad esempio la religione.

Il Naturalismo e’ una corrente letteraria francese, i cui maggiori autori furono Emile Zola e Guy

de Maupassant: essa ritiene che il romanzo deve essere un documento oggettivo della realta’. Percio

il romanziere deve rappresentare tutti gli aspetti della realta’, anche i piu’ penosi e sgradevoli, nella

maniera piu’ fedele possibile.

I caratteri del Verismo sono:
1) Il regionalismo: gli scrittori veristi analizzano le realta’ sociali tipiche di una regione;
2) Il pessimismo, poiche’ esprimono una concezione pessimista della vita del destino del popolo;
3) L’impersonalita’ perche’ rappresentano la realta’ in modo oggettivo, senza commentarla o interpretarla;
4) Il linguaggio: gli scrittori veristi adottano la lingua nazionale della gente semplice, senza pero’ far ricorso al dialetto.

Il Verismo si sviluppa a Milano, dove si ritrovano intellettuali di regioni diverse. Cosi’ la

Sicilia e’ descritta nelle opere di Giovanni Verga, la Campania nelle opere di Matilde Serao, la

Sardegna nelle opere di Grazia Deledda.

GIOVANNI VERGA

LA VITA:
Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Gia’

tra i sedici ed i diciassette anni scrisse il suo primo romanzo. Nella giovinezza frequenta la facolta’

di giurisprudenza ma senza laurearsi. Partecipa con passione alle vicende della seconda guerra di

indipendenza (1859), arruolandosi nella Guardia Nazionale durante la spedizione dei Mille. Nel

1869 si reca a Firenze dove conosce Luigi Capuana . Successivamente trasferisce la sua residenza a

Milano . Fondamentale per la sua formazione di verista e’ il suo incontro a Parigi con Emile Zola,

uno dei piu’ grandi esponenti del naturalismo. Durante il suo soggiorno a Milano , il centro

culturale piu’ importante di Italia, Verga scrive le sue opere piu’ importanti. Muore a Catania nel

1922.

LE OPERE

Verga, nelle sue opere rappresenta la realta’ sociale della Sicilia negli ultimi decenni

dell’Ottocento: i protagonisti delle sue opere sono i “vinti”, cioe’ coloro che sono destinati ad essere

sconfitti nella lotta per l’esistenza. Egli usa uno stile impersonale, evita, cioe’ di esprimere il suo

personale giudizio mentre narra i fatti. La lingua che usa e’ l’italiano, non il dialetto siciliano

perche’ vuole che le sue opere siano lette in tutta Italia, ma arricchita di termini di origine dialettale,

di modi di parlare del popolo,della gente comune.

Nei romanzi e nelle novelle egli mette in scena la sua concezione pessimistica della vita: per

tutte le creature vivere significa lottare duramente per la vita e solo i piu’ forti sopravvivono,

mentre i piu’ deboli soccombono. Nonostante il principio della impersonalita’, tutte le opere di

Verga sono pervase da una atmosfera di intensa commozione e di pieta’ per i protagonisti, vittime

di un destino crudele.

Tra le opere piu’ importanti ricordiamo:
- “Una peccatrice” e “Storia di una capinera”, due romanzi giovanili;
- “ Nedda”, il primo racconto verista di Verga che narra della tragica vicenda di una donna

che vede morire nella miseria tutti suoi cari.;

- “Vita dei campi” e “Novelle Rusticane”, due raccolte di racconti che narrano la vita di

pescatori, braccianti ed operai;

- “ I Malavoglia”, che narrano le vicende tragiche di una famiglia di pescatori;

- “Mastro Don Gesualdo” in cui si narra la storia di un manovale che riesce ad arricchirsi

diventando via via padrone di molte terre e che fiero della “roba” che ha accumulato ,

attraverso il matrimonio realizza il suo sogno di entrare nel mondo dei nobili, ma alla fine

muore solo ed abbandonato.
ROSSO MALPELO

Il protagonista di questo brano viene chiamato da tutti Malpelo perche’ ha i capelli rossi e

secondo una antica credenza popolare, i capelli rossi erano un segnale esterno di animo cattivo.

Malpelo era maltrattato da tutti nella miniera in cui lavorava: veniva preso a sassate e, a pranzo,

si recava in un angolo per mangiare da solo il suo misero pasto. Il padre era morto lavorando in

quella stessa miniera schiacciato sotto un pilastro e, dopo quel tragico evento, pareva che il ragazzo

fosse diventato ancora piu’ cattivo. Un giorno lo videro graffiarsi la faccia ed urlare ed emettere

bava dalla bocca. Malpelo a volte si sfogava picchiando un asino. Egli fece amicizia con un ragazzo

che si era disarticolato il femore, chiamato per questo da tutti “Ranocchio, ma a volte lo picchiava

molto forte dicendogli di imparare a difendersi. Malpelo raccontava a Ranocchio come veniva

trattato nella miniera : veniva accusato ingiustamente e picchiato piu’ volte e nessuno gli prestava

fiducia.

La domenica Malpelo non si recava a Messa come tutti gli altri, ma andava nei campi a caccia di

lucertole e di altri animali.

In miniera , Malpelo racconto’ a Ranocchio della morte del padre e lo porto’ a vedere il triste

luogo. Quando il corpo senza vita del padre fu ritrovato, non lo fecero vedere al ragazzo e la madre

gli fece indossare i suoi abiti , accomodandoli secondo la sua taglia.
Un giorno Malpelo fece notare a Ranocchio come i cani stessero stessero spolpando un asino

che si trovava morto in fondo ad un burrone da qualche temo. Disse di essere trattato

allo stesso modo dal suo padrone, che lo allontanava nei posti piu’ lontani perche’ era Malpelo e

malvisto e da tutti.

Un giorno Ranocchio si ammalo’ e fu portato fuori dalla miniera su un asino. Quando Malpelo

provo’ a caricarlo sulle sue spalle, del sangue usci’ dalla bocca: era un segno di tubercolosi.

Ranocchio stette sempre piu’ male sino a quando mori’.

A Malpelo non rimase piu’ nessun amico, rimase solo. La madre si era risposata e si era

trasferita con la sorella.

Un giorno, nella miniera, si doveva esplorare un passaggio pericoloso, che nessuno voleva

percorrere. Fu mandato Malpelo e non fu piu’ ritrovato.

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