Fontamara

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura

Voto:

1.5 (2)
Download:985
Data:27.05.2005
Numero di pagine:6
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
fontamara_7.zip (Dimensione: 6.57 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_fontamara.doc     28.5 Kb


Testo

Il libro “Fontamara” è stato scritto da Ignazio Silone nel 1930 e pubblicato prima in tedesco e poi in tutte le altre lingue nel 1933.
Ignazio Silone,pseudonimo di Secondino Tranquilli,nasce a Pescina,in provincia dell’Aquila (Abruzzo).Nel periodo della prima guerra mondiale,alla sola età di 17 anni,egli prende parte alle proteste contro l’entrata in guerra dell’Italia e viene processato e condannato al pagamento di una multa per avere capeggiato una violenta manifestazione.
Nel 1921 partecipa alla fondazione del Partito Comunista Italiano come rappresentante della Gioventù Socialista.Quando si rende conto degli intrighi di tale partito (che stringe sempre più rapporti con la Polizia Fascista),egli lascia il partito e inizia a scrivere,con l’intenzione di .
Durante la Seconda Guerra Mondiale egli stringe rapporti con i gruppi di resistenza sorti in diversi paesi attraverso la diffusione della stampa clandestina contro i regimi dittatoriali,in quanto egli si vuole battere per una .
Nel 1978,dopo un lungo periodo di malattia,Silone muore in una clinica di Ginevra lasciando incompiuto il suo ultimo romanzo “La speranza di Suor Severina” pubblicato poi nel 1981.

La vicenda si svolge a Fontamara “antico e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica,a settentrione del prosciugato lago di Fucino,nell’interno di una valle a mezza costa tra le colline e la montagna”.Fin da questo momento narrato nella prefazione,si può capire che si è lontani dall’Italia “ufficiale”:il fascismo è al potere dal 1922,ma ancora nel 1929,l’anno in cui si svolgono le vicende narrate nel romanzo,i Fontamaresi non ne conoscono l’esistenza e le caratteristiche.
L’impatto con il regime avviene quando si presenta al villaggio il cavalier Pelino,graduato della Milizia Fascista,che,approfittando dell’ignoranza dei cafoni,li convince a firmare un foglio bianco.Solo troppo tardi i contadini capiranno che quelle firme servono all’Impresario, il nuovo podestà (figura simile a quella del sindaco ma che nel periodo fascista venne rinominata così),per deviare verso le sue terre il ruscello che irrigava i miseri campi dei Fontamaresi.
Purtroppo si rivela inutile anche ricorrere alle autorità:il furto è pienamente legale e comunque i notabili locali,dal vecchio sindaco nonché avvocato Don Circostanza al prete Don Abbacchio,sono tutti dalla parte dell’Impresario che ha stretti legami con il regime.
I Fontamaresi ormai capiscono che la fame e la rovina sono vicini,e l’unione che fino a quel momento c’era,svanisce perché ognuno di loro spera di arrivare ad una soluzione individuale,cioè ad avere un po’ d’acqua per il proprio campo.
Soltanto Berardo Viola,il più forte e audace del paese,sostiene la necessità di una lotta collettiva contro l’Impresario.
Il divario fra la voglia di “combattere” di Berardo e la passività degli altri sembra incolmabile,ma quando al furto dell’acqua si aggiungono altre ingiustizie come la riduzione dei salari agricoli per far fronte alle spese delle industrie e l’incursione nel paese di una squadra di fascisti mandata dall’Impresario,qualcosa cambia anche a Fontamara,soprattutto fra i più giovani che non sono più disposti a condividere il tradizionale fatalismo dei cafoni.
Quando però il paese la pensa come Berardo,è Berardo a rinunciare alla lotta.Poiché è innamorato di Elvira e vuole sposarla,il suo orizzonte si è ristretto a obiettivi individuali: lavorare,accumulare un po’ di denaro,comprare della terra.
Per trovare lavoro Berardo si reca a Roma,ma i disoccupati sono molti,gli uffici di collocamento pongono ostacoli burocratici di ogni genere e inoltre l’Impresario fa pervenire informazioni negative su Berardo che non riesce così a trovare lavoro.
Quando il progetto di Berardo è ormai fallito,arriva da Fontamara la notizia della morte di Elvira.Per Berardo la vita ormai non ha più senso,ma proprio in questa situazione egli incontra l’Avezzanese,un giovane di chiare idee politiche impegnato nella lotta antifascista,che darà una svolta decisiva al destino del Fontamarese.
Arrestati per un equivoco,Berardo e l’Avezzanese sono rinchiusi nella stessa cella e hanno modo di sviluppare un lungo e intenso dialogo che determina in Berardo il passaggio da quel ribellismo istintivo,che già lo rendeva differente dagli altri cafoni,alla maturazione politica e alla consapevolezza della sua condizione di classe.
L’Avezzanese vorrebbe fare di Berardo la guida politica dei cafoni,ma Berardo compie un gesto che va ben al di là di quel progetto:davanti al commissario di polizia si auto accusa,dicendo di essere il “Solito Sconosciuto”,cioè colui che,sempre ricercato e sempre inafferrabile,tiene viva la resistenza al fascismo.
Torturato perché riveli i nomi dei suoi complici, Berardo decide di suicidarsi ma diventa un simbolo per i Fontamaresi che,finalmente concordi e solidali,con l’aiuto del Solito Sconosciuto,cominciano a stampare un loro giornale,in cui denunciano l’assassinio di Berardo e i soprusi subiti ad opera dell’Impresario e dei notabili.
Ma il regime non può tollerare questa voce d’opposizione: una squadra della Milizia arriva a Fontamara e fa strage degli abitanti.Molti sono uccisi,ma c’è anche chi riesce a prendere la via della montagna e chi riesce a trovare scampo nell’esilio.
Sicuramente i personaggi principali sono i tre narratori,scampati all’episodio che ho descritto precedentemente e recatosi a trovare Silone,che si trova in esilio.Si tratta di Giuvà,Matalè e del loro figliolo che accompagna Berardo a Roma.
Berardo però è il personaggio più rilevante:alto,robusto,il collo breve e massiccio,la testa quadra,aveva gli occhi buoni ed era pronto a tutto pur di salvare un amico.
Anche Elvira,la futura moglie di Berardo Viola,è un personaggio fondamentale:era considerata la ragazza più bella di Fontamara,era la più gentile e delicata,di statura media,col viso dolce,modesta,riservata.
Tra i personaggi secondari ricordo Maria Rosa,la madre di Berardo,che riesce a far capire a tutti cosa prova veramente Berardo e tutti i suoi più strani atteggiamenti;
il cavalier Pelino,don Circostanza,l’Impresario che conoscono le leggi e le utilizzano a danno dei cafoni:basti pensare a come i Fontamaresi accettano senza sospetti la promessa che,toccati all’Impresario ¾ dell’acqua,i ¾ rimanenti irrigheranno i loro campi,ma si può ricordare anche l’inganno dei “dieci lustri”:don Circostanza promette loro che il ruscello gli verrà “ridato” non dopo cinquanta anni, come avevano precedentemente concordato,ma bensì dopo dieci lustri(che sono sempre cinquanta anni).
Anche il curato don Abbacchio è il rappresentante di una gerarchia ecclesiastica corrotta che condivide le abitudini dei ricchi e si fa partecipe dei soprusi contro i contadini.Rilevanti poi sono tutti gli altri Fontamaresi:il generale Baldissera,Marietta,Michele Zompa,Damiano,Teofilo ecc…
In questo romanzo l’autore capisce che una storia di cafoni non può essere narrata in modo convincente con gli strumenti letterari tradizionali,ma rifiuta anche l’uso del dialetto,perché costituisce uno strumento di comunicazione valido solo per poche persone,mentre la finalità del romanzo è quella di denunciare e di esortare.
In Fontamara si trova qualche vocabolo di uso regionale,ma è soprattutto la struttura della frase che risulta appartenere alla parlata dei cafoni:periodi brevi,utilizzo di pochi aggettivi e fra i più comuni,similitudini costruite con le figure tipiche del mondo contadino,utilizzo frequente di proverbi.
Dalla vicenda emerge sicuramente la difficile condizione in cui vivevano i contadini meridionali:l’autore infatti mostra la fatica e la miseria dando una descrizione realistica. Nel 1929 il contadino vive grazie al suo misero appezzamento di terra,e a questa miseria si collegano strettamente ignoranza,passività,dipendenza dai notabili per ogni contatto con il mondo “esterno”,cioè quello della città.
Alle scuole medie avevo già letto una piccola parte di questo romanzo e mi rimase subito impressa,è per questo che ho deciso di leggerlo per intero.
Probabilmente ciò che più mi ha interessato è stato vedere come fino a 70 anni fa,i contadini venivano esclusi totalmente e sfruttati proprio per la loro ignoranza.
È un libro che mi ha fatto capire un aspetto del periodo in cui l’Italia si trovava sotto il totalitarismo di Mussolini,cioè quello di dare un’immagine assai diversa da quella che Mussolini presentava:egli partecipò a numerose manifestazioni agricole in cui affermava che i contadini erano alla base di tutto il sistema economico italiano,ma in quanto a fatti si può ben vedere leggendo il romanzo che non era realmente ciò che pensava.Mi è piaciuto molto leggerlo,anche perché il linguaggio è semplice e nonostante non abbia compreso qualche parola dialettale,è stato interessante capire le tradizioni a cui erano legati e i Santi a cui facevano sempre riferimento.
Un aspetto assai importante è vedere come tutti,ma soprattutto le donne,erano legati alla religione e alla fede e credo sia un aspetto riscontrabile anche al giorno d’oggi,fra le donne del Sud.

Esempio