Fontamara

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Testo

Maura Zuccolotto 31 luglio 2000

IGNAZIO SILONE FONTAMARA
AUTORE Ignazio Silone (pseudonimo di Ignazio Tranquilli) nasce il I maggio 1900 a Pescina dei Marsi, un piccolo comune in provincia dell'Aquila. Frequenta prima il seminario di Pescina, poi il liceo ginnasio di Reggio Calabria, ma è costretto ad abbandonare gli studi in seguito al terremoto della Marsica del 1915. Tutta la vita di Silone, a partire dalla giovinezza, è caratterizzata da un grosso impegno politico e sociale: da giovane scrive su vari quotidiani "clandestini" ("L'avanguardia", "Il Lavoratore"), per poi continuare all'estero (in Svizzera, soprattutto) la sua opera di opposizione al regime fascista. Muore nel 1978 a Ginevra.
ANNO di PUBBLICAZIONE 1933
TIPOLOGIA Testo narrativo.
COMPOSIZIONE Silone scrive la sua opera a Davos, in Svizzera, dove si è rifugiato. Nel 1933 viene convinto a pubblicare la sua opera in tedesco da un romanziere austriaco, Jakob Wassermann. Il romanzo ha subito un grosso successo in tutto il mondo, tanto che l'opera viene pubblicata in ben 27 lingue. Solo in Italia il romanzo non riesce ad affermarsi, e viene pubblicato dopo la morte dell’autore nel 1948: Silone era infatti malvisto sia dalla Destra che dalla Sinistra dell’epoca e questo aveva provocato dei forti pregiudizi nei suoi confronti.
FABULA e INTRECCIO Nel testo fabula ed intreccio coincidono, poiché si tratta del racconto a posteriori narrato dai tre Fontamaresi (Giuvà, Matalè e il loro figlio) a Silone, riuniti all'uscio della casa di questi. Poche sono le eccezioni a questa struttura, che riguardano ad esempio i racconti di Baldissera, proiettati nel passato, oppure episodi già avvenuti, descritti per evidenziare gli inganni di cui sono vittime gli abitanti di Fontamara da parte di altra gente, come lo scherzo dell'asino, presentato al posto del nuovo curato nel cap.II.
CONTENUTO La vicenda è ambientata in un paese della Marsica a cui l’autore dà il nome di Fontamara. La scala sociale del paese conosce solo due condizioni: quella dei "cafoni",che sono i contadini spesso espropriati delle loro terre, e quella dei “galantuomini”, i piccoli proprietari, ma sono solo i primi a subire continuamente torti e ingiustizie. Gli strani fatti avvenuti a Fontamara hanno origine dalla venuta nel paese del cav.Pelino, graduato della milizia che, nonostante il suo impegno, non riesce a farsi capire dai cafoni, proprio per l'incomunicabilità esistente fra cittadini e campagnoli. Il suo obiettivo è quello di ottenere una petizione, firmata dagli stessi Fontamaresi, che permetta all'Impresario, un famoso proprietario terriero arricchitosi col lavoro degli altri, di accaparrarsi anche l'acqua del ruscello di Fontamara, unica fonte di “ricchezza” dei poveri cafoni. Dopo breve tempo, alcuni cantonieri compaiono vicino al piccolo ruscello per deviarne il corso. Tutta Fontamara è in apprensione per quest'avvenimento: l'unico che sembra non preoccuparsene è Berardo Viola,un cafone singolare, da sempre il più ribelle. Difatti, anche se per cause volute solo dal destino, si è ritrovato senza terra, quindi a lui questa vicenda non poteva interessare. A far rinascere in lui la voglia di lavorare e rifarsi una terra, è l'amore provato verso una donna del luogo, Elvira. Ma purtroppo Berardo, così come gli altri uomini di Fontamara, deve sopportare una serie insopportabile di inganni e soprusi pur di tentare di trovare lavoro: un giorno vengono convocati ad Avezzano, insieme ai cafoni dei paesi più vicini, solamente per osannare le autorità al loro passaggio, invece che, come promesso, per discutere dei problemi riguardanti la spartizione delle terre del Fucino. Dopo questa ed altre beffe, sembra cambiare l'atteggiamento dei Fontamaresi nei confronti degli inganni subiti, da sempre accettati passivamente. Ma, mentre Scarpone, il cafone che caratterialmente più si avvicina a Berardo, incita alla rivolta i compaesani, manca proprio l'adesione di colui che doveva essere la guida, ovvero lo stesso Berardo, il quale, nonostante le suppliche di Scarpone, decide di partire per Roma insieme al figlio di Giuvà, il cafone che narra le vicende a Silone, ancora una volta alla ricerca di lavoro. All'ennesimo insuccesso per via delle prepotenze del regime, ed alla notizia della morte di Elvira, non avendo più uno scopo al quale tendere, Berardo decide di essere il primo cafone a sacrificarsi per gli altri. Messo in carcere insieme all'Avezzanese, un oppositore del regime, si dichiara essere il Solito Sconosciuto, un misterioso partigiano che andava in giro per l'Italia ad incitare cittadini e cafoni alla rivolta contro il Governo, proprio per far scarcerare quest'ultimo. All’Avezzanese Berardo aveva illustrato il genere di soprusi di cui erano state vittime i Fontamaresi, che vengono pubblicati su di un giornale clandestino. Nel frattempo Berardo, torturato perché riveli i nomi dei suoi complici, muore e la notizia del suo presunto suicidio arriva a Fontamara. Qui la protesta si leva sotto forma di un giornale, intitolato da Scarpone "Che Fare?". La protesta si risolve però nell'intervento armato dei fascisti che uccidono e provocano la dispersione degli abitanti di Fontamara, i quali però sono ora più consapevoli della loro condizione e della necessità di cambiare le cose.
PERSONAGGI Silone opera innanzitutto una distinzione tra bene e male, identificati con cafoni e cittadini. Tutti i cafoni non vanno considerati singolarmente ma come un gruppo di persone sottoposte allo stesso triste destino, descritte spesso in un modo molto comico, che riflette purtroppo la loro condizione: l’ignoranza, la povertà, la fiducia ingenua nelle autorità, la diffidenza nei confronti del governo. Solo Berardo Viola si distingue tra loro per la sua dinamicità: prima è presentato come un ribelle, poi comincia a pensare solo ai fatti suoi quando ha intenzione di rifarsi la terra per poter sposare Elvira, ed infine, alla morte di Elvira, sarà il primo cafone a sacrificarsi per gli altri. Quindi anche il personaggio di Elvira è molto importante, perché causa tutti i mutamenti di Berardo. Tra i galantuomini, descritti come una classe corrotta e attenta solo ai propri interessi, spiccano alcuni personaggi dai nomi molto allusivi: il ricco proprietario don Carlo Magna, l’Impresario, l’avvocato ed ex sindaco don Circostanza, il cavalier Pelino, rappresentante del governo fascista, e don Abbacchio, che gode della fiducia dei cafoni, ma è sempre dalla parte dei galantuomini.
NARRATORE Nella premessa, il narratore è identificabile con lo stesso autore Silone. Le vicende sono invece affidate dall'autore al racconto di tre Fontamaresi (Giuvà, Matalè e il loro figlio, tutti narratori di primo grado), fortunatamente scampati al massacro. Nella premessa la focalizzazione è di tipo zero, poiché il narratore è onnisciente. Poi, il punto di vista passa ai tre personaggi e c’è quindi una focalizzazione interna, anche se il loro modo di vedere e giudicare gli avvenimenti può essere identificato con quello dell'autore.
TECNICHE NARRATIVE Silone utilizza per ovvi motivi l’italiano, e non il dialetto, anche se per lui, e per tutti i Fontamaresi, è come una lingua straniera. Il lessico è comunque quotidiano, e ci sono spesso espressioni tipicamente popolari, inserite in frasi semplici, brevi e molto efficaci. Solo nei discorsi dei galantuomini si ritrovano espressioni più difficili, utilizzate proprio per ingannare i cafoni e per evidenziare il distacco che c’è fra le due classi. Il racconto degli inganni subiti dai Fontamaresi assume un tono molto ironico e sarcastico che si può facilmente ritrovare in tutto il romanzo, fin dai nomi dei personaggi, soprattutto dei galantuomini. Come abbiamo già detto, il racconto è affidato a tre Fontamaresi, ma l’autore non ci informa mai sul cambio di narratore: in questo modo la narrazione assume un carattere tipicamente popolare, quasi corale, ed evidenzia ancora una volta le comuni sofferenze dei Fontamaresi.
SPAZIO e TEMPO Come abbiamo già visto, le vicende si svolgono in un paese fittizio dal significativo nome di Fontamara, nel corso di un'estate dei primi anni della dittatura fascista. Inizialmente centro delle azioni dei protagonisti sono Fontamara, le campagne ed i paesi più vicini (Fossa, Avezzano), poi, nell'ultima parte del romanzo, l'azione si sposta in una grande città, Roma.
GIUDIZIO Il romanzo si presenta come un'opera che ha una verità storica e vuole esprimere una denuncia contro ogni torto subito ingiustamente. Inoltre Silone, ridotto al confino in Svizzera, esprime il suo disprezzo personale nei confronti della dittatura fascista. Silone invita tutti gli oppressi (in primo luogo, ovviamente, i suoi contemporanei) a ribellarsi contro ogni ingiustizia., visto che ciò è riuscito anche ai poveri cafoni di Fontamara, da sempre abituati a subire inganni. Questo romanzo mi ha molto colpito per lo stile di narrazione, molto coinvolgente e realistico, e per l’ironia dell’autore nel raccontare le tristi vicende dei cafoni di Fontamara.

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