Eugenio Montale

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura

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Testo

EUGENIO MONTALE
ANALISI
Spesso il male di vivere ho incontrato
METRO: 2 quartine composte da endecasillabi ad eccezione del verso finale, che consta di 2 settenari di cui il primo sdrucciolo.
SCHEMA DELLE RIME: ABBA e CDDA
PARAFRASI
Spesso il male di vivere ho incontrato:
( 1 )
Era il rivo strozzato che gorgoglia,
strozzato: perché l’acqua passa attraverso una strettoia
Era l’incartocciarsi della foglia
Riarsa: dalla calura (tema dell’aridità)
Riarsa, era il cavallo stramazzato
Stramazzato: caduto perché stroncato dalla fatica
Bene non seppi, fuori dal prodigio
Non ho conosciuto altro bene se non il miracolo
Che schiude la divina Indifferenza:
che fa nascere l’indifferenza ( 2 )
Era la statua della sonnolenza
( 3 )
Del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
( 1 ) : il male di vivere è colto anche dalla natura, attraverso tre esempi tratti dal regno minerale (rivo strozzato), vegetale (foglia), animale (cavallo) .
( 2 ) : l’indifferenza è divina xè è propria della divinità, lontana dalla miseria del mondo. Per Montale l’unica alternativa alla sofferenza, che tormenta tutti gli esseri e che si manifesta nelle cose più comuni, è una posizione stoica di distacco e di indifferenza, il rifiuto di lasciarsi coinvolgere sentimentalmente nella pena.
( 3 ) : i tre oggetti sono l’emblema tangibile di questo atteggiamento di indifferenza, unico scampo per l’uomo al male di vivere: la statua x la sua fredda e marmorea insensibilità, la nuvola e il falco perché si levano alti al di sopra della miseria del mondo.
ANALISI DEL TESTO :
Testo emblematico per l’utilizzo dei correlativi oggettivi: nel primo verso il poeta concretizza un concetto astratto: “il male di vivere”, condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, è personificato e reso reale dal verbo “ho incontrato”, quasi a riportarlo sul piano delle cose tangibili. Non utilizza paragoni o analogie per descrivere “il male di vivere” ma denuncia le situazioni e le cose che direttamente lo rappresentano, emblemi in cui si mostrano la sofferenza e il dolore (il rivo strozzato che gorgoglia, l’incartocciarsi della foglia riarsa e il cavallo stramazzato). La realtà rivela il malessere interiore del poeta riproducendone gli effetti su esseri della natura: tormento affannoso, arsura che sgretola, accasciamento quasi mortale; sono immagini rese più sensibili dai giochi fonici del poeta che fa ampio uso di allitterazioni e corrispondenze foniche ( strozzato – stramazzato, che a loro volta creano una rima interna che risuona con la reggente “ho incontrato”, le allitterazioni delle consonanti liquide r e l, unite spesso ad altre consonanti per renderne più difficile la pronuncia e accostate alle vocali e ed a “era” “incartocciarsi” “riarsa”).
In opposizione al “male di vivere” e come fuga da esso Montale non trova altro “bene” se non il distacco stoico, la “divina Indifferenza”, atteggiamento che assume la stessa divinità di fronte alla miseria del mondo.
Ai tre emblemi del male della prima strofa si contrappongono tre correlativi oggettivi di questa specie di “bene”: la statua, la nuvola e il falco.
Queste tre figure non sono più evidenziate dall’anafora “era” della prima strofa ma viene scandita dalle virgole e dal polisindeto (e…..e…..).
Si noti la corrispondenza degli enjambement ai vv. 3-4 (foglia/riarsa) e vv. 6-7 (sonnolenza/del meriggio).
La contrapposizione fra le due strofa è evidenziata dalla rima fra i vv. 4 e 8 dove il termine levato implica un movimento dal basso verso l’alto, in antitesi con stramazzato che indica un movimento dall’alto verso il basso.
Non recidere, forbice, quel volto
METRO : due quartine composte da endecasillabi e due settenari (v. 4 e v. 7)
SCHEMA DELLE RIME : rime irregolari e una rima imperfetta (“sempre / Novembre” ai vv. 4 e 8)
PARAFRASI
Non recidere, forbice, quel volto,
volto: della persona amata (1)
Solo nella memoria che si sfolla,
si sfolla : si svuota progressivamente
Non far del suo grande viso in ascolto
(2)
La mia nebbia di sempre.
La nebbia che sempre sfuma il ricordo
Un freddo cala… duro il colpo svetta.
Colpo svetta : si alza l’accetta per colpire
E l’acacia ferita da sé scrolla
Ferita : dall’accetta, scuote facendolo cadere
Il guscio di cicala
Simboleggia il ricordo felice, che sta per svanire
Nella prima belletta di Novembre.
Belletta : fanghiglia
( 1 ) : la forbice è metafora del tempo che cancella la memoria
( 2 ) : sembra quasi protendersi per ascoltare ancora le parole del poeta, l’aggettivo “grande” indica lo sforzo di chi vorrebbe trattenere in vita la immagini della memoria (in questo caso il poeta).
ANALISI DEL TESTO:
il tema sviluppato è quello della memoria che non riesce a custodire in sé l’immagine fedele della persona amata, che svanisce poco a poco nel passato che sempre più si oscura nella mente del poeta. L’occasione proposta dal brano è quella del taglio di un albero nella stagione autunnale: un ramo d’acacia spezzato con un duro colpo d’accetta scuote il guscio di una cicala che cade nel fango. Questa immagine (correlativo oggettivo) fa nascere nel poeta il ricordo della forbice, immaginandola ritagliare dalla sua mente il ricordo del volto della persona amata. L’accostamento tra l’immagine naturale e quella nella mente del poeta sta nella brutalità del fatto: come l’accetta con un colpo duro e secco spezza il ramo d’acacia provocando la caduta del guscio della cicala (simbolo del ricordo felice), così la forbice con un taglio netto e brusco porta via il ricordo dell’amata al poeta, incurante delle suppliche che egli le rivolge. L’immagine della nebbia che indica lo svanire dei ricordi contrasta con la durezza degli atti, e il venir meno del ricordo lascia nel poeta un desolato senso di morte ( “un freddo cala”).

Esempio



  


  1. aaaa

    perche tardi poesia di montale