Eugenio Montale

Materie:Appunti
Categoria:Italiano

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Testo

Il primo Montale: la Liguria e gli Ossi di seppia (1896-1926)
Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896. La famiglia appartiene a una borghesia piuttosto agiata: il padre è comproprietario di una ditta d’importazione di prodotti chimici. Dal 1905 Eugenio trascorre le estati a Monterosso, nelle Cinque Terre, dove il padre possiede una villa; e il paesaggio marino ligure ha un’importanza decisiva nelle tematiche di Ossi di seppia.
Nel 1915 si diploma ragioniere. Intanto ha cominciato a studiare canto. Dal 1914 al 1917 legge moltissimo frequentando la biblioteca comunale di Genova e seguendo i consigli della sorella Marianna, che studia filosofia. Delle letture del 1917 resta un quaderno di appunti (Quaderno genovese), che sarà pubblicato postumo. Montale si sta avvicinando ai poeti simbolisti francesi ma anche alle posizioni di avanguardia di Govoni e soprattutto di Palazzeschi, e ostenta atteggiamenti provocatori e antiborghesi, vagamente nietzschiani, che si alternano a fasi di frustrazione.
Dall’autunno 1917, dopo un corso per ufficiali alla scuola militare di Parma, partecipa alla guerra. In questo periodo conosce il critico e poeta Sergio Solmi, che dirige con Debenedetti una rivista gobettiana, «Primo tempo». Dopo un’iniziale influenza di tematiche religiose e, in particolare, del modernismo, si è avvicinato infatti alle posizioni liberali del gruppo gobettiano. Su «Primo tempo» pubblica le sue prime poesie, nel 1922, con il titolo di Accordi.
Nel 1920 ha conosciuto a Monterosso la giovanissima Anna degli Uberti, destinata a restare una delle costanti ispiratrici della sua poesia (con il nome di Arletta o di Annetta). Nel 1924 s’innamora di Paola Nicoli, una donna sposata.
Nel 1925 esce Ossi di seppia, a Torino, presso l’editore Gobetti. Una seconda edizione della stessa opera, accresciuta di nuovi testi poetici, esce nel 1928, con introduzione di Alfredo Gargiulo.
Nel 1925, coerentemente con la propria posizione liberale e filogobettiana, Montale firma il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce. Nello stesso anno conosce Svevo e contribuisce, con alcuni articoli scritti anche nell’anno successivo, a farne esplodere il caso.
Il secondo Montale: Le occasioni e il periodo fiorentino (1927-1948)
Nel 1927 Montale si trasferisce a Firenze, dove vivrà sino al 1948. Firenze appare a Montale come la culla dell’Umanesimo, una sorta di patria o di cittadella della lettere e della cultura, intese come valore supremo da difendere contro l’ignoranza e la rozzezza del regime fascista. A Firenze Montale lavora dapprima presso la casa editrice Bemporad (1927-29), poi come direttore del prestigioso Gabinetto Vieusseux e della sua biblioteca (1929-1938). Dopo essere stato licenziato perché non iscritto al partito fascista, vive di traduzioni e di collaborazioni giornalistiche, fino al trasferimento a Milano come redattore del «Corriere della Sera» (1948).
In questo periodo Montale si apre alla cultura inglese, conosce T. S. Eliot e pubblica nel 1928 sulla rivista da lui diretta, «Criterion», la poesia Arsenio, compresa nella seconda edizione di Ossi di seppia. Diventa amico dell’anglista Praz (è lui il traduttore di Arsenio) e del critico Gianfranco Contini. Frequenta il caffè delle «Giubbe rosse», dove incontra Vittorini, Loria, Bonsanti, Gadda, tutti collaboratori della rivista «Solaria», alla cui redazione lavora anche Montale. L’influenza di Contini e soprattutto di Eliot è decisiva nel volgerlo a interessarsi a Dante e a un metodo poetico allegorico, per molti versi affine a quello teorizzato dal poeta inglese (il quale propone, sotto il nome di «correlativo oggettivo», una poetica tendente a escludere il momento della confessione soggettiva, e a darne invece un equivalente oggettivo in un emblema allegorico). Ad avvicinare Montale a Dante contribuisce anche la giovane studiosa americana Irma Brandeis, conosciuta nel 1933. La Brandeis era venuta a Firenze per studiare la lingua e la cultura di Dante, su cui poi scriverà un importante libro di critica. La relazione d’amore durerà in modo irregolare per qualche anno, finché la donna non tornerà negli Stati Uniti.
A Irma Brandeis Montale dedica (con la sigla «a I. B.», restata a lungo misteriosa) il libro delle Occasioni, uscito nel 1939 presso Einaudi, quando la donna era già tornata da pochi mesi negli Stati Uniti. Nel 1943 a Lugano, in Svizzera, e nel 1945 presso Barbèra a Firenze escono le poesie di Finisterre, che Montale concepiva come prolungamento delle Occasioni ma che poi vennero incluse in La bufera e altro, suo terzo libro.
Nel 1939 va a vivere con Drusilla Tanzi (detta Mosca), moglie del critico d’arte Matteo Marangoni, da lui frequentata già da diversi anni.
Dopo la caduta del fascismo, e soprattutto nel biennio 1945-1946, attraversa un breve periodo di entusiasmo politico, si iscrive al Partito d’Azione, partecipa al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) della Toscana e fonda con Bonsanti, Loria e Scaravelli il quindicinale «Il mondo». Le sue posizioni sono quelle di un liberale progressista. Ma già nel 1947 la delusione politica, dovuta all’egemonia da un lato della DC e dall’altro del PCI (le due Chiese, la nera e la rossa, di cui parla in una poesia della Bufera e altro), lo induce a ritirarsi dall’impegno politico. Comincia a collaborare sempre più frequentemente al «Corriere della Sera» e infine viene assunto come redattore di questo quotidiano (1948).
Il terzo Montale: La bufera e altro e il lavoro giornalistico a Milano (1948-1964)
Stabilitosi a Milano ed entrato nel mondo del giornalismo, Montale ha modo di confrontarsi più direttamente con la realtà industriale e con il mondo moderno, anche attraverso numerosi viaggi (in Francia, Inghilterra, Spagna, Israele e Medio Oriente, Stati Uniti). Scrive anche recensioni e numerosissimi articoli di critica musicale. Le prose di carattere narrativo sono riunite in Farfalla di Dinard (1956, poi, in edizione accresciuta, 1960), alcune di quelle saggistiche in Auto da fé (1966) e altre più spiccatamente giornalistiche (i reportages) in Fuori di casa (1969).
Attraverso queste esperienze, che si riflettono nella produzione poetica degli anni fra il 1945 e il 1954 (poi confluita, insieme a Finisterre, nella Bufera e altro, il libro più vario, ricco e inquieto dell’intera produzione poetica montaliana), cresce la delusione nei confronti del mondo moderno, della meccanizzazione e della massificazione della vita, che, secondo Montale, mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa della poesia. E infatti, dopo l’uscita di La bufera e altro nel 1956, egli sembra rinunciare a scrivere versi. Comincia un silenzio poetico che dura dieci anni.
Sul piano privato, il biennio 1949-50 è segnato dall’amore per la giovane poetessa Maria Luisa Spaziani, cantata con il nome di Volpe nei «Madrigali privati» (una sezione di La bufera e altro) in implicita opposizione a Clizia (nome poetico di Irma Brandeis): si tratta infatti di un amore concreto e sensuale, ben diverso da quello per l’ispiratrice delle Occasioni, più idealizzato e sostanzialmente platonico. Nel 1962 sposa Drusilla Tanzi (Mosca), che conviveva con lui da vari anni e che muore l’anno successivo. È proprio la rielaborazione del lutto della moglie che lo induce a ricominciare a scrivere versi nel 1964.
Il quarto Montale: le poesie di Satura e la nomina a senatore a vita (1964-1971)
È questo il periodo in cui s’infittiscono i riconoscimenti, in Italia e all’estero. Nel 1965 Montale partecipa alla cerimonia di apertura del Convegno internazionale per il centenario della nascita di Dante, leggendovi una importante relazione, a conferma del vivo interesse per l’autore della Commedia sempre da lui manifestato. Nel 1967 riceve la laurea honoris causa a Cambridge e, in patria, la nomina a senatore a vita. Sta diventando il poeta ufficiale della prima Repubblica.
Come autore di versi, Montale dà inizio a una nuova stagione poetica. Le poesie scritte per la morte della moglie e numerose altre di argomento invece satirico, polemico, comico, diaristico rivelano una svolta in senso prosastico. Si nota ancora l’influenza di Dante, soprattutto delle zone “comiche” dell’Inferno. D’altronde, nella società massificata non è più possibile, per Montale, una forma di poesia alta, quale quella che egli aveva praticato nei suoi libri precedenti e soprattutto nel secondo, Le occasioni, e nel terzo, La bufera e altro. Il quarto libro, Satura, che esce nel 1971 da Mondadori raccogliendo le poesie scritte a partire dal 1964, segna dunque una svolta.
Il quinto Montale: il premio Nobel e la stagione dei Diari e di Altri versi (1972-1981)
L’ultimo Montale è ancora più decisamente prosastico e diaristico. Si può parlare di un quinto Montale: dopo quello di Ossi di seppia, delle Occasioni, della Bufera e altro, di Satura, abbiamo il Montale del Diario del ’71 e del ’72 (1973) e del Quaderno di quattro anni (1977). Ma anche la successiva raccolta Altri versi (1980) conferma questa vocazione diaristica.
In questo periodo Montale scrive versi quasi ogni giorno, cosicché la sua estrema produzione risulta più ampia di quella della giovinezza e della maturità. Quanto era esclusivo, selettivo, raffinato il Montale dei primi tre libri, tanto è corrivo e "inclusivo" l’ultimo. La logica dello sperpero e dello scialo trapassa dalla visione della realtà oggettiva, stracolma di linguaggi e di informazioni, alla poesia stessa, che sempre di più mima e riproduce il magma indifferenziato della società contemporanea. I diversi libri ospitano le liriche in un ordine prevalentemente cronologico, secondo la logica del diario. Tale asistematicità contrasta ovviamente non solo con la calcolata organizzazione dei primi tre libri, ma anche con la complessa strategia strutturante di Satura.
Nel complesso il quinto Montale continua ed estremizza il quarto, rendendo più radicale la tendenza prosastica e desublimante ed abbassando anche il tono della satira. Progressivamente viene meno, rispetto a Satura, anche l’impegno gnomico e ideologico, ridotto ormai a poche stanche battute. L’abbandono della riflessione teorica e del terreno metafisico non si accompagna a una rivincita del mondo fisico. Il mondo della referenzialità, delle cose e degli oggetti viene sostituito da quello delle parole. Le poesie sono solo frammenti o momenti di un lungo monologare, che dilaga nel vuoto di ogni riferimento concreto. Domina il tempo presente del discorso o del borbottio del vecchio poeta. Del passato resta solo il saltuario ricorso ironico al linguaggio dei primi tre libri, ripreso attraverso l’autocitazione parodica.
Nel 1980 esce, a cura di e di Rosanna Bettarini, l’edizione critica di tutta L’opera in versi. Nel frattempo Montale aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1975. Per l’occasione aveva tenuto un discorso, È ancora possibile la poesia?, dal titolo significativo: è difficile che la poesia possa sopravvivere essendo incompatibile con la società moderna.
La morte giunge all’età di quasi ottantacinque anni, a Milano, il 12 settembre 1981. La governante Gina Tiossi lo assiste sino all’ultimo. Il funerale di Stato si svolge alla presenza del Presidente della Repubblica Pertini e del Presidente del Consiglio Spadolini. L’arcivescovo di Milano celebra la messa in duomo. L’ufficializzazione e la canonizzazione del poeta sono così ratificate. La salma è tumulata accanto a quella della moglie nel cimitero di San Felice a Ema, presso Firenze.
Nel 1991 cominciano a uscire le poesie del discusso Diario postumo affidate ad Annalisa Cima (altre sono state pubblicate successivamente, mentre la raccolta completa è stata pubblicata nel 1996).

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