Eugenio Montale

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Testo

APPUNTI SULLA POETICA DI MONTALE
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
Scritta nel 1916, è la prima lirica scritta dal poeta e fa parte della raccolta “Ossi di seppia”. Montale in questa poesia utilizza moltissimo l’infinito che ha il compito di allontanare la percezione del tempo. In questa poesia il poeta non utilizza la poetica degli oggetti, ma prevale quella uditiva. In questa poesia il poeta rappresenta una giornata qualunque dove riposando “Pallido e assorto” vicino ad un muro rovente, riesce ad ascoltare il rumore dei legni, il canto dei merli ecc… Attraverso le crepe riesce a vedere le formiche muoversi e attraverso i rami degli alberi guardare il mare che in lontananza sembra formato da scaglie di ferro, mentre sente il canto delle cicale e dei picchi, ma la tematica di fondo di questa poesia è rappresentata dalla muraglia con in cima colli aguzzi di bottiglia sta a significare la barriera che divide il poeta dalla realtà, che non riuscirà mai a superare e nella poesia questa impossibilità è rappresentata dalla luce del sole che abbaglia.
NON CHIEDERCI LA PAROLA
La seguente poesia è tratta da “ossi di seppia”. Montale in questa poesia chiede al lettore di non chiedere più ai poeti la realtà assoluta, perché non esiste, quindi le poesie non rappresentano più la realtà, come al contrario i poeti laureati (D’annunzio) credevano di esprimere (come possiamo vedere Montale va contro i poeti laureati che per esprimere le proprie realtà utilizzavano terminologie molto complesse).
Montale nella seconda strofa fa riferimento all’uomo comune il quale è indifferente a tutto ciò che lo circonda, fregandosene di scoprire la realtà, al contrario il poeta è sempre alla ricerca della realtà assoluta, ma non riuscirà a trovarla perché non esiste, ma nonostante questo sente sempre la necessità di cercarla.
L’ultima strofa inizia con un imperativo negativo (non domandarci la formula che il mondo possa aprirti) con questa affermazione il poeta ribadisce il concetto che neanche i poeti sono in grado di capire la verità, ma nelle ultime due strofe il poeta lascia ai lettori una lieve speranza dicendo: “Possiamo dirti chi siamo e ciò che non vogliamo” queste ultime affermazioni sono state decifrate come un messaggio politico antifascista,
chi siamo = uomini contro il Fascismo
che non vogliamo = il Fascismo al potere

DUE MOTTETTI
In questa poesia il poeta utilizza pochissimi verbi, ma sono le parole che devono rappresentare lo stato d’animo del poeta, il quale si trova alla stazione dei treni per salutare la donna amata che è in partenza, qui si accorge come è diverso dalle persone che si sono adeguate al frastuono di questa epoca, infatti prende questa diversità come una condanna alla solitudine e l’unica speranza che gli resta è quella di sperare che la donna amata resti in sintonia con lui.
NON RECIDERE, FORBICE, QUEL VOLTO
Il poeta in questa poesia rappresenta la paura, che con il passare del tempo il ricordo della donna amata scompaia per sempre e lo paragona alle forbici che potano un’acacia, che se non verrà potata in maniera corretta non riuscirà a superare l’inverno. Con queste parole Montale vuol dirci che il tempo può scancellare tutti i ricordi di una persona.
“OSSI DI SEPPIA”
Tale opera è la prima raccolta ufficiale di Montale. Ossi di seppia rappresenta un detrito che viene rifiutato dal mare e diventa l’immagine metafisica dell’adolescente.
In questa raccolta si contrappone ai poeti laureati (D’annunzio), perché utilizzano un tipo di scrittura troppo corto, ma soprattutto rappresentano una realtà sempre bella e questo per Montale non è vero, perché la realtà non la conosce nessuno.
In questa opera prevale il paesaggio Ligure (Cinqueterre) dove il poeta trascorreva le proprie vacanze non nella sua bellezza, ma nella sua scabrosità.
EUGENIO MONTALE “La vita”
Nasce a Genova il 12 Ottobre 1896 da una famiglia di mercanti. Si diplomò in ragioneria nel 1915.
In molte sue poesie ritroviamo il paesaggio ligure nelle sue parti più scabrose.
Tornato dalla prima guerra mondiale si trasferì a Firenze dove conobbe moltissimi intellettuali del tempo.
Nel 1925 fu pubblicata la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Ossi di seppia”.
A Firenze divenne il direttore del gabinetto scientifico/letterario VIEUSSEUX, che fu costretto ad abbandonare quando il Fascismo entro al potere; Montale era antifascista.
Si trasferì a Milano e lavorò come redattore al “Corriere della Sera”, qui conobbe B/Drusilla Tanzi che fu l’ispiratrice di molte sue opere.
Nel 1933 pubblicò la sua seconda raccolta “Le Occasioni”. Altre raccolte: Fuori di casa, Quaderno di quattro anni.
Nel 1967 divenne senatore a vita e nel 1975 gli fu assegnato il premio Nobel per la letteratura.
Montale è considerato come un poeta classico/moderno perché non si rifece mai all’avanguardia novecentesca e neanche agli espressionisti.
Montale si rifà al Leopardi perché anche lui ha una concezione pessimistica della vita.
Cose comuni tra Montale e Leopardi:
-IL MALE DI VIVERE: che per Montale era la frenesia della sua epoca e qui ritroviamo la modernità di Montale.
-A ME LA VITA FA MALE: sia la poesia del Leopardi che quella di Montale è di tipo filosofico, metafisico.
Montale usa la poetica delle cose che hanno un valore simbolico/metafisico che riesca a tirare fuori lo stato d’animo:
es.: Muro arido : sta a significare l’aridità della vita.
OSSI DI SEPPIA
Montale usa suoni scarbi e aspri per rappresentare il disagio dell'uomo contemporaneo, l'incapacità a vivere, la sua dolorosa inettitudine alla vita. Questi suoni sono: arsura, aride, sterpi, pietrisco, salmastro, scabro, tronchi, sgretola, sfibra, s'abbarbica al crepaccio, ecc….
Montale affida a oggetti-simbolo il compito di esprimere i temi essenziali verso cui si rivolge la sua riflessione. ( Poetica degli oggetti )
TEMI PRICIPALI : La disarmonia con l'universo, l'angoscia il male di vivere
Montale a volte si sente a un passo dall'afferrare la vita e spezzare la catena della necessità, riuscendo così a dare un senso alla sua vita. Il poeta però non sa quale sia l'evento "miracoloso" che lo metta nel "mezzo della verità", potrebbe essere la più banale e la più assurda cosa.
LE OCCASIONI
Montale in questa opera contrappone alla lirica pura e alla poetica della parola ( tipica degli ermetici) la poetica degli oggetti per risolvere la poesia nell'oggetto eliminando il commento psicologico ( il discorso poetico diventa più oscuro).
A differenza di Ossi di seppia dove il paesaggio era ligure nelle occasioni il paesaggio è toscano.
Uno dei concetti principali è il rapporto con gli umani. E' presente il tema dell'amore e il dialogo con la donna assente

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