Claudio Monteverdi

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Testo

OPERA IN MUSICA DI CLAUDIO MONTEVERDI

Rivelando una precoce quanto eccezionale qualità artistica, nel 1587, all’età di soli vent’anni, Claudio Monteverdi pubblicava a Venezia il primo dei sei libri di Madrigali a cinque voci (i rimanenti quattro volumi vennero stampati nel 1590, 1592, 1603, 1605 e 1614). Cresciuto musicalmente a fianco di Marco Antonio Ingegneri, maestro di cappella nella cattedrale di Cremona, ancora giovanissimo Monteverdi aveva dato alle stampe una raccolta di Sacrae Cantiunculae a tre voci e un libro di Madrigali spirituali a quattro voci (1583).
Nel 1590 Monteverdi entrò alla corte di Mantova nell’orchestra voluta da Vincenzo Gonzaga: il prestigio dovuto a questa posizione gli permise di stringere importanti contatti con musicisti italiani e stranieri, ma non lo preservò da critiche e attacchi più o meno violenti da parte dei suoi avversari. Proprio negli ultimi anni del secolo era iniziato a Firenze, presso la Camerata de’ Bardi, un acceso dibattito intorno al recupero della monodia classica: la musica avrebbe avuto il compito di evidenziare la limpida purezza della parola privando la composizione degli inutili artifici polifonici. Monteverdi assimilò questa poetica sulla scia di una tradizione che egli recuperava dal suo maestro Ingegneri, dal madrigale di Luca Marenzio, dal Luzzaschi e dai principali esponenti della Camerata, da Jacopo Peri a Giulio Caccini a Vincenzo Galilei. La polemica venne innescata dal canonico Giovanni Maria Artusi che, nel dialogo Delle imperfettioni della moderna musica (1600), attaccò duramente la musica dei moderni, l’uso delle dissonanze, la funzione etica degli effetti musicali sull’animo umano. Monteverdi rispose con la prefazione al quinto libro dei Madrigali (1605) e successivamente con la favola pastorale Orfeo (1607), su libretto di Alessandro Striggio il giovane. L’opera venne rappresentata a Mantova presso l’Accademia degli Invaghiti, durante il Carnevale del 1607, ed ebbe in seguito numerose repliche a corte e in altre città italiane. Il trionfo dell’Orfeo indusse Monteverdi a proseguire sulla strada del “recitar cantando”: compose allora la tragedia musicale L’Arianna, su testo del Rinuccini. L’intera opera è andata perduta, tranne il brano del Lamento di Arianna, che godette anzi di una notevole fortuna (fu pubblicata a parte nel 1623). Nel 1608 Monteverdi compose inoltre Il ballo delle ingrate, ancora su libretto del Rinuccini, che andò in scena in occasione delle nozze di Francesco Gonzaga con Margherita di Savoia: primo esempio di balletto di corte, questo lavoro venne dato alle stampe nell’ottavo volume dei Madrigali guerrieri e amorosi (1638).
Alla morte di Vincenzo I Gonzaga (1612), Monteverdi decise di accettare l’incarico di maestro di cappella nella Basilica di San Marco a Venezia: notevole impressione avevano destato presso la Serenissima la Missa da capella e il Vespro della Beata Vergine (quest’ultimo comprendente 14 brani sopra “canti fermi” con basso continuo e strumenti), entrambi pubblicati proprio a Venezia nel 1610. Monteverdi portò avanti la composizione dei madrigali (nel ’14 usciva il sesto libro, nel ’19 il settimo) fino al 1638, anno di pubblicazione dei famosi Madrigali guerrieri e amorosi. In questo volume troviamo alcune delle composizioni più importanti della produzione monteverdiana: armonia, oratoria e ritmica vengono coniugati, in particolare nel Combattimento di Tancredi e Clorinda, fino a raggiungere esiti di grande effetto drammatico. L’episodio, ripreso dal celebre canto XII della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, offre a Monteverdi la possibilità di dialogare con una materia particolarmente adatta alla sua poetica musicale. Il madrigale acquista così una sostanza compositiva nuova: lo stile concitato dell’azione si alterna allo stile temperato delle parti contemplative con la funzione di rappresentare i due temi portanti della vicenda (lirica e tragedia, amore e morte).
Accanto alla musica destinata agli ambienti aristocratici (si ricordi che il Combattimento di Tancredi e Clorinda era stato rappresentato a Venezia nel palazzo di Girolamo Mocenigo durante il Carnevale del 1624), Monteverdi realizzò per la Cappella di San Marco anche moltissima musica sacra, che in parte raccolse nel volume intitolato Selva morale e spirituale (1640). Tra il 1627 e l’anno della morte Monteverdi compose anche varie opere drammatiche, per la maggior parte andate perdute. Ci sono pervenute invece Il ritorno d’Ulisse in patria (1640) e L’incoronazione di Poppea (1643): quest’ultima inaugurò con successo nel 1651 la compagnia teatrale dei Febi Armonici a Napoli.

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