Cino da Pistoia

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Testo

Cino da Pistуia
(propr. Guittoncino). Giurista e poeta (Pistoia probabilmente 1270-1336 o 1337). Appartenente alla
cospicua famiglia dei Sighibuldi, studiт giurisprudenza a Bologna sotto la guida di Dino,
Francesco d'Accursio, Lambertino Ramponi; quindi (1292-93) fu a Orlйans alla scuola di Pierre de
Belleperche. Tornato a Pistoia (1302), fu coinvolto nelle lotte politiche e ne fu esiliato due volte
nel 1303 e nel 1308. Appoggiт poi l'imperatore Enrico VII di Lussemburgo (1310-13) come
consigliere di Ludovico di Savoia a Firenze e a Roma. Alla morte dell'imperatore abbandonт la
politica e si dedicт alla professione e all'insegnamento. Conseguita la laurea dottorale (1314) a
Bologna, insegnт a Siena, Perugia e Napoli, dove ebbe tra i suoi uditori Boccaccio. Fu amico di
Dante, per la cui morte scrisse una canzone. Petrarca lo pianse in un celebre sonetto ( Piangete,
donne). Raccolse la sua esperienza di giurista insigne nella Lectura in Codicem, nelle Additiones
ad Codicem e nella Lectura in Digestum, rimasta purtroppo incompleta. Sicuro e acuto nel
giudizio, sensibile a ogni sfumatura della norma giuridica, C. si propone un fecondo ritorno
all'esame delle fonti piegandole perт alle nuove esigenze della vita comunale e cercando di
arginare l'invadenza della glossa accursiana con uno spirito ormai lontano dal vecchio
formalismo e tutto proteso verso un nuovo umanesimo. Di C. poeta ci restano 165 componimenti
(20 canzoni, 134 sonetti, 11 ballate), oltre a una ventina di dubbia attribuzione, in massima parte
amorosi (tra cui predominano quelli per Selvaggia, forse Vaggia Vergiolesi), ma anche politici
(scrisse in morte di Enrico VII), morali, di corrispondenza. La sua poesia, che parte dallo stilnovo,
prelude nella concezione dell'amore e nell'inquietudine che pervade il suo verso al canto del
Petrarca.

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