Canzoniere

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Categoria:Letteratura

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Testo

Libro modello: Petrarca ha saputo portare a termine, nel corso di un’esistenza, l’invenzione di una struttura letteraria originalissima ed esemplare, fortemente agganciata alle tradizioni classica e romanza, ma del tutto moderna nel suo modo di procedere e nei suoi significati. Il Canzoniere non è un poema narrativo, come lo era la Commedia dantesca; a proprio modo è un libro universale, che non racconta una storia, ma mette a nudo un’anima. Il poeta si rappresenta in costante evoluzione, in un conflitto interiore che fonde l’inseguimento della donna-Dafne con la preghiera alla Vergine: l’amore terreno si alterna alla speranza di salvazione, in una coesistenza ardua e affascinante. Ognuna delle rime sparse può stare da sé, ma ciascuna è parte di un tutto polimorfico: la struttura del Canzoniere è un’invenzione di Petrarca e ha costituito la sua eredità più feconda per la poesia dei posteri. Quanto alla sua lingua lirica, che ancora oggi leggiamo senza troppo gravi difficoltà, essa ha costituito il modello su cui è cresciuta nei secoli la lingua letteraria italiana.
Composizione: Sistemando le rime nel 1372, Petrarca dichiara che: molte sono in esse le cose che hanno bisogno di scusa; sostiene di avrle scritte quasi tutte in epoca giovanile, scusandosi della loro rozzezza di stile (Senili, XIII, 10). Laura’affermazione è veritiera solo in parte. I più antichi componimenti del Canzoniere risalgono a un’epoca addirittura precedente al primo incontro di Petrarca con Laura; dei 25 componimenti esistenti al 1336-38, 17 sonetti e la canzone Nel dolce tempo de la prima etade sarebbero entrati nella versione definitiva dell’opera. Sembra che i due ultimi sonetti siano stati composti in età molto avanzata, nel 1368, e negli ultimi giorni il poeta stava ritoccando la seconda parte della raccolta, quella delle rime “in morte” di Laura. Mentre attorno al 1347, secondo l’ipotesi di Wilkins, erano stati scritti il sonetto Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, collocato in apertura della raccolta, e la canzone I’vo pensando, et nel pensier m’assale, che è il componimento 264 e che era destinato a introdurre la seconda parte del libro.
Bipartizione: Fu dopo la stesura di un buon numero di poesie che Petrarca pensò di raccoglierle e riorganizzarle in una raccolta unitaria, che ricostituisse a posteriori la storia del proprio amore. Si trattava di una novità decisiva, destinata a esercitare un’enorme influenza. Per la prima volta dalla fine dell’antichità classica (con l’eccezione della Vita Nuova che però mescola prosa e versi) componimenti disparati vengono riuniti entro un’unica raccolta. I frammenti del mondo tendono a comporsi in un libro unitario, secondo quella mentalità della sintesi che è medievale; il problema di questa relazione tra il tutto e le singole parti impegnò il poeta fin nei suoi ultimissimi giorni. I 366 componimenti, uno per ogni giorno dell’anno (il sonetto proemiale sta a sé in quanto proemio generale dell’opera), si fissano come in un breviario spirituale, in cui peraltro, più che insegnare la via del cielo, si testimonia la difficoltà, se non l’impossibilità, di quell’ascesi, tra pause, errori, evidenti contraddizioni sentimentali. Forse nel 1347, anno della morte di Laura, Petrarca decise di bipartire il Canzoniere; una pagina bianca compare dopo il componimento 263. La divisione fu voluta dall’autore, che nel proscritto alla lettera inviata il 4 gennaio 1373 a Pandolfo Malatesta precisa di avere ordinato al copista di lasciare spazi bianchi alla fine di entrambe le parti. I critici hanno attribuito ai primi due terzi della raccolta la qualifica di “rime in vita di Laura” e alle successive 103 il titolo di “rime in morte” dell’amata, che narrano cioè la sopravvivenza dell’amore dopo la morte della donna. Tutte le 263 liriche della prima parte alludono al tempo in cui Laura era in vita, mentre 100 delle successive 103 presentano Laura come non più vivente. Anche l’incongruenza più vistosa, dovuta al fatto che le “rime in morte” iniziano con tre componimenti in cui Laura compare ancora viva, può spiegarsi senza difficoltà: la canzone 264, I’ vo pensando, et nel penser m’assale, è un grande testo d’autoanalisi, mentre i due sonetti successivi sono intonati all’amore per Laura e all’amore per la gloria; i tre grandi temi petrarcheschi risultano ricapitolati, prima del passaggio a un altro tempo della propria vita e della propria poesia.
Manoscritti: scriveva le poesie volgari su schedule, fogli staccati che trascriveva nelle diverse raccolte. Gli spazi lasciati vuoti servivano ad aggiungere eventuali poesie trovate da qualche schedula più antica. Del Canzoniere ci sono pervenuti due manoscritti autografi. Il Vaticano Lauraatino 3195, vergato dal copista Giovanni Malpaghini sotto sorveglianza dell’autore, corrisponde alla versione definitiva dell’opera. Il Vaticano 3196, quasi tutto autografo, rappresenta il codice di partenza e di riferimento; si tratta di una raccolta di venti carte di vario formato, le sole superstiti tra i fogli di lavoro del poeta. Il “codice degli abbozzi” contiene correzioni, versioni superate e liriche scartate del Canzoniere. Nel Vaticano 3196 compaiono altri 38 componimenti in lingua volgare non confluiti nel Canzoniere e che formano il gruppo delle rime “extravaganti” o disperse; sono rappresentati il Trionfo dell’Amore e dell’Eternità.
Divisione: del Canzoniere si contano nove raccolte dalla prima del 1342, che comprendeva 14 componimenti, fino all’ultima del 1374 che non soddisfaceva l’autore. Questa sistemazione, che comportava un’attenta revisione dei testi, obbediva a tre criteri di ordinamento: epoca di composizione, varietà metrica, alternanza dei contenuti. Il rispetto della cronologia dei testi non è un criterio assoluto; Petrarca accosta liriche vicine per tono e situazione, anche se risalgono a diversi tempi di stesura. Due tra i più noti sonetti che celebrano Laura viva (Laura’aura gentil, che rasserena i poggi e L’aura celeste che ‘n quel verde lauro/spira 194-197) furono scritti vent’anni dopo la morte della donna, anche se collocati nella prima parte del Canzoniere. Petrarca in certi casi sfasa la cronologia: il sonetto 92, Piangete, donne, scritto per la morte di Cino da Pistoia, avvenuta tra il 1336-7, si legge dopo che nel sonetto 79 Petrarca aveva commemorato il 14° anniversario del suo innamoramento del 1340. La varietà metrica costituisce una novità rispetto ai canzonieri del ‘200, organizzati in sezioni per generi metrici. Nel Canzoniere si succedono 366 componimenti: 317 sonetti, 29 canzoni (la 105 è una frottola) 9 sestine (la 332 è doppia), 7 ballate e 4 madrigali. Prevalgono i sonetti, genere metrico mezzano le cui catene (24 sonetti consecutivi nella prima parte e 34 nella seconda) sono spezzate dal genere nobile della canzone e basso delle ballate e madrigali. Prevale il motivo amoroso, nelle sue varie manifestazioni, tra cui il desiderio del poeta di vincere la passione e l’impossibilità di riuscirvi; solo una trentina di componimenti hanno tematiche diverse da quella amorosa.
Titolo: Canzoniere indica un genere letterario (l’insieme delle liriche raccolte e organizzate da un autore). L’uso del termine a titolo d’opera testimonia il valore che la coscienza letteraria attribuisce alle rime petrarchesche, indicate come l’archetipo storico del genere Canzoniere. Chiamata Canzoniere o Rime, l’opera ha titolo: Francisci Petrarcaetrarche laureati poete Rerum vulgarium fragmenta (frammenti di scritti in lingua volgare di Francesco Petrarca, poeta coronato). È un titolo umile e superbo. Si attendeva onore e fama dalle opere latine: le poesie volgari erano per lui passatempo e diversivo che definisce in alcuni scritti latini Nugellas meas vulgares, cioè cosa di scarso valore, frutto d’improvvisazione. Il titolo sembra ricalcato su titoli classici e su altre sue opere. Fragmenta si riferisce alla successione di microtesti, composti in momenti diversi e diffusi anche autonomamente. Il termine contiene un riferimento alla condizione dell’io poetico, frammentato, diviso dalla passione amorosa che lo lacera; l’operazione di raccogliere i frammenti dentro un libro indica una ritrovata unità e libertà interiore. Il Canzoniere si offre come il diario, orchestrato in due tempi, dell’amore del poeta per Laura. Petrarca ha fissato un punto d’inizio di questo amore, identificandolo nell’incontro avvenuto il 6 aprile 1327 nella chiesa avignonese di Santa Chiara (sonetto 211). L’altro evento capitale di questa vicenda è la morte di Laura, avvenuta 21 anni dopo il primo giorno, il 6 aprile 1348, in occasione dell’epidemia della peste da cui si avvia il Decamerone (sonetto 336). Il Canzoniere ricorda le date fondamentali dell’amore: il terzo sonetto identifica il 6 aprile 1327 con il venerdì santo di passione (identificazione inesatta ma significativa); altre liriche commemorano gli anniversari dell’amore, dal 1327 al 1358, dieci anni dopo la morte della donna, o contengono riferimenti alla cronologia. Nel sonetto 364 vengono ricapitolati trentuno anni di passione, ventuno durante la vita della donna, dieci dopo la morte di lei. Insistendo sugli aspetti calendariali e numerologici (innamoramento 6 aprile, morte 6 aprile sempre di venerdì santo, nove sestine) Petrarca si colloca nella cultura medievale, che attraverso il valore simbolico del numero tende a raggiungere le ragioni dell’essere. Nonostante non è rispettato l’ordine cronologico di composizione, il Canzoniere ha l’aspetto di un diario, disposto nel tempo lungo un asse ascendente. L’impressione della cronaca, l’effetto di realtà vengono accresciuti dal riferimento a eventi e situazioni particolari. Il Canzoniere è stato definito un romanzo amoroso in senso lato. Del romanzo possiede l’attenzione per la finzione narrativa, cioè il ruolo dell’autore nel tradurre in racconto la propria storia. Invece di registrare solo l’accaduto, l’attenzione viene spostata in avanti, per creare attesa, così come accade nei sonetti 246-254 che esprimono il presentimento della morte di Laura. Laura appare nel Canzoniere la dominatrice dei sentimenti e dell’anima del poeta, oltre il limite della morte. Ella è l’unica amata anche quando i segni del tempo si fanno visibili su di lei; l’amore di Petrarca è terreno e parla proprio del suo sentimento senza posizione da difendere e senza fare della sua donna un fantasma fuoritempo. L’amore del Canzoniere è dolce e amaro, come la donna è soave e feroce, salvatrice e fonte di perdizione. I primi 7 sonetti esplicitano il collegamento tra Laura e l’alloro poetico: la donna è la personificazione di Dafne, la ninfa che era stata amata e inseguita da Apollo, il dio-sole, e che era stata trasformata in pianta d’alloro in tempo per sfuggirgli. Dal gioco fonosimbolico sul nome di Laura nascono altri motivi: l’aura è il vento che spira da lei e che conduce al poeta il ricordo della donna; l’auro è l’oro dei capelli biondi di lei come simbolo di bellezza sempreviva. I temi del Canzoniere sono: la visione di Laura, l’inutile supplica a essere riamato, la consolazione trovata solo nel ricordo, la passione addolcita da uno sguardo della donna o da un sospiro, l’immagine di Laura gloriosa in paradiso; al polo opposto il pentimento per questo amore terreno, la richiesta del perdono di Dio, l’auspicio di cambiare vita e l’irrealizzabilità del proposito, l’implorazione al cielo perché conceda al poeta la sospirata pace spirituale. Il poeta, parlando di Laura, parla essenzialmente di sé: il suo io interiore diviene il centro di una storia d’amore. Petrarca si sentiva un filosofo morale e umanista, così incornicia il racconto della passione amorosa e dei propri tormenti interiori. Il sonetto premiale denuncia l’errore dell’amore umano: chi scrive è un uomo saggio che si pente e distacca dall’esperienza amorosa che seguirà. Non parla solo d’amore, ma anche di peccato, introducendo una dimensione morale e religiosa, problematiche di valore e di giudizio etico sconosciute. Dopo la morte di Laura, le implicazioni morali si fanno più forti. Laura appare al poeta in apparizioni e sogni e il dolore apre la via a un pentimento. Petrarca capisce che l’amore indirizzato a un essere mortale era male indirizzato; capisce che la virtù di Laura era orientata la suo bene. Le potenziali qualità celesti della donna in vita, ora suscitano nel poeta un desiderio di morte, sperando di poterla raggiungere in cielo. Nella canzone alla Vergine la speranza è posta in Dio e il poeta prega Maria di salvarlo e concedergli grazia e comprensione. I temi sono: autoanalisi, bisogno di grazia, senso di peccato, tensione alla bellezza universale, incapacità di scegliere tra il mondo e Dio. Nell’opera ci sono componimenti politici e qualche argomento legato all’amicizia o al compianto degli amici. Le poesie politiche s’intonano a motivi petrarcheschi, come il ritorno della sede papale a Roma (27-28) e lode all’Italia, culla della civiltà classica e della romanità). Nei sonetti 136-138 si trova il bisogno di pace. Altre rime trattano della fama e della virtù, o sono componimenti destinati ad amici o personaggi del suo tempo come: Giacomo Colonna (40), Cino da Pistoia (92), Antonio da Ferrara (120), Agapito Colonna, Orso dell’Anguillara, Stefano Colonna il giovane, Pandolfo Malatesta. Oltre a interrompere la trattazione amorosa, questi componimenti si riferiscono a parti fondamentali dell’anima e della vita di Petrarca.

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