Biografia di Eugenio Montale

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Testo

EUGENIO MONTALE

Poeta italiano (Genova 1896). Interrompe gli studi regolari per quelli di canto, che la partecipazione alla guerra e la morte del maestro gli fanno abbandonare definitivamente.
Non è trascurabile che Montale giovanissimo abbia respirato un’aria, tra Voce e Ronda,
già mossa da forti individualità: Campana, Cardarelli, Serra, Ungaretti...).
Subito dopo il 1920, la frequentazione dell’ambiente torinese
(Montale pubblica alcune cose sul Primo Tempo di Solmi e Debenedetti) aggiunge altra vitalità a questa pur attenta educazione intellettuale.
Sono gli anni di un’immensa crisi, di mentalità e di istituzioni:
il fascismo preme e vince;
a Torino fra chi lotta emerge Gobetti col quale Montale stringe esemplare amicizia, collabora al suo Baretti e dall’amico si vede stampati (1923) gli Ossi di seppia nel 1928.
La poesia Ossi di seppia nasce per decifrare il mondo nel periodo in cui vive il poeta, cioè nel periodo fascista. E’ una poesia calata nel reale e impegnata a conoscerlo. Il giovane Montale utilizza un linguaggio “oggettivo” legato all’inserimento di parole comuni, talvolta anche dialettali.
Il tema del libro, è il mare: il poeta si rivolge al mare come ad un padre e lo invoca come una realtà grande, viva, pura. Il mare per lui, è un simbolo di poesia e di vita, e associa agli ossi di seppia, cioè alla vita morta e reietta dalle onde sulle spiagge, il senso di un atroce «male di vivere», per cui non resta nient’altro all’uomo che la «divina Indifferenza».
Nel 1927 il poeta viene a Firenze con un impiego editoriale, dal 1929 alla direzione del glorioso gabinetto scientifico-culturale «Vieusseux». In questo periodo, tra la collaborazione con Solaria e l’inizio della guerra conosce la giovane americana Irma Brandeis, alla quale dedicherà le Occasioni, il suo secondo libro di versi.
La raccolta Le occasioni, segna il “secondo tempo” di montale, e si chiude tra i presentimenti tragici del secondo conflitto mondiale.
La donna adesso diventa la protagonista della poesia montaliana.
La scena inoltre è colta al calar della sera, nello scenario intimo in cui il poeta coglie dei barlumi, oggetti pieni di significato, frammenti di vita ai quali Montale si rivolge con il suo simbolismo.
Il lettore, infatti, s’imbatte soltanto in oggetti che, di primo acchito, dicono poco.
Per decifrare il loro significato deve conoscere il valore che essi assumono nel mondo sentimentale e personale dello scrittore.
Accanto alla difficile memoria del passato, l’altra grande tematica del secondo Montale è quella della donna. Per lui la donna ha un ruolo essenziale, è la sola che può salvare il mondo.
Nel dicembre 1938 verrà rimosso dal suo incarico, per non aver preso, né prima né poi, la tessera del Partito Nazionale Fascista, e intraprende un’attività professionale di traduttore di scrittori stranieri.
L’ultimo “tempo” di Montale inizia a partire dal 1966 con la pubblicazione di Satura.
Il titolo vuole richiamarsi all’antica satira latina e ai suoi caratteri: varietà di stile e contenuti, critica dei vizi della società.
Il poeta adesso si incarna nella non-poesia, che vuole denunciare le tristi conseguenze della estraneità di cui soffre l’uomo contemporaneo.
Il vecchio Montale non rinuncia neanche in questo periodo ad assegnare alla poesia una funzione morale e civile: la poesia deve assumersi il compito di giudicare e svelare la verità oltre le apparenze.
Nel 1975 ottiene il Premio Nobel per la letteratura.
Nel 1981 si spegne a Milano.

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