Appunti su Zola

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Testo

Zola (Emile), romanziere francese (Parigi 1840-1902). Figlio di un ingegnere d'origine veneziana e di una francese, Emilie Aubert, trascorse l'infanzia ad Aix-en-Provence, dove si legò di profonda amicizia con Paul Cézanne, suo compagno di liceo. Alle soglie del diploma, abbandonò improvvisamente la scuola e si trasferì a Parigi, dove nel 1862 venne assunto in qualità di direttore della pubblicità dalla casa editrice Hachette. Nel 1866 lasciò l'impiego per dedicarsi alla carriera del giornalista e fino al 1870 figurò tra i collaboratori dei giornali L'evénement, Le Figaro, La tribune, Le gaulois, Le rappel e La cloche. Dedicò inoltre studi e saggi di critica agli autori che egli giudicava i veri eredi del realismo classico, Balzac, Flaubert, i Goncourt: autori vicini alla sua concezione di una letteratura d'analisi, ispirata ai princìpi della scienza e volta a dare una trascrizione veridica e intensa di tutti gli aspetti della realtà, non esclusi i più sordidi. Sulla scia delle concezioni di Taine, Zola attribuì la massima importanza alle determinazioni materiali delle passioni umane soprattutto l'ambiente e la razza, giungendo a formulare (nel saggio I miei odi, 1866) la teoria del romanziere come “naturalista” operante sul mondo umano, che è soggetto al medesimo determinismo del mondo della natura. In arte si schierò risolutamente con Manet e i pittori della scuola di Batignolles, chiamati più tardi “impressionisti”: Monet, Renoir, Bazille, Pissarro (Il mio Salon, 1866). Il suo esordio nella narrativa avvenne con i Racconti a Ninon (o Racconti a Ninetta, 1864), ove permane ancora una forte componente romantica; seguirono l'autobiografica Confessione di Claudio (1865), Il voto di una morta (1866) e infine Teresa Raquin(1867), il suo primo romanzo potentemente “naturalista”, ove il rimorso è rappresentato come “disordine organico”. Dopo I misteri di Marsiglia (1867) e Madeleine Férat (1868), Zola intraprese la grande opera ciclica che avrebbe dovuto essere, per il secondo Impero, quello che La commedia umana di Balzac era stata per la Restaurazione e la monarchia di Luglio: un vasto affresco storico- sociale, il cui filo conduttore sarebbe stato offerto dalla presenza, nei vari volumi, dei personaggi di una stessa famiglia, tutti implacabilmente sottomessi alle rigide leggi dell'ereditarietà e della fisiologia delle passioni, da poco studiate e illustrate dai dottori Prosper Lucas e Charles Letourneau: I Rougon-Macquart, storia naturale e sociale di una famiglia sotto il secondo Impero. Il primo romanzo dell'affresco ciclico La fortuna dei Rougon, scritto nel 1869, uscì, a causa della guerra, solo nel 1871; il ventesimo e ultimo, Il dottor Pasquale, nel 1893. Furono scritti parte a Parigi, parte a Médan, dove lo scrittore, nel 1878, dopo il successo dell'Assommoir aveva acquistato una casa, divenuta poi celebre nelle cronache letterarie per la raccolta collettiva di novelle, Le serate di Médan, la cui introduzione è considerata il manifesto del naturalismo. Quasi tutti questi romanzi presentano un dramma violento, di cui sono protagonisti personaggi sbalzati a pieno volume che agiscono in un mondo ben delimitato, in cui le forti lumeggiature e i contrasti marcati non escludono l'esattezza del dettaglio e la fedele rappresentazione degli ambienti nei quali si svolgono le vicende: la Parigi popolare nel Ventre di Parigi (1873) e nell'Assommoir (1877), la viziosa società parigina in Nanà(1880), l'ambiente dei grandi magazzini in Al paradiso delle signore (1883), la miniera in Germinale(1885), l'universo contadino nella Terra (1887), le ferrovie nella Bestia umana (1890), la guerra nella Disfatta (1892). Alcuni, e tra i più validi, si incentrano sullo studio di più intimi conflitti, colti sullo sfondo di ricerche descrittive che mirano a illustrare e a far rivivere un determinato “aspetto della natura”: l'incanto di un parco selvaggio nel Fallo dell'abate Mouret (1875), il mare nella Gioia di vivere (1884), le rive della Senna nell'Opera (o Vita d'artista, 1886, il romanzo che provocò la rottura della lunga amicizia con Cézanne, vistosi riflesso nel protagonista), i paesaggi parigini in Una pagina d'amore (1878). Il metodo compositivo di Zola consta di due fasi successive: un'inchiesta preliminare minuziosamente condotta, sull'ambiente, e l'individuazione del “meccanismo dei fatti”, cioè la sperimentazione nell'ambito umano delle leggi del determinismo biologico, secondo il metodo esposto da C. Bernard nella Introduzione allo studio della medicina sperimentale. Alle critiche che alcuni giovani scrittori gli mossero dopo la pubblicazione della Terra nel Manifesto dei cinque (1887), Zola rispose con nuove opere, nelle quali il tema della città si sostituiva come elemento connettivo a quello della famiglia: Lourdes (1894), in cui sono rappresentate con accenti di profonda pietà le folle spinte dalla speranza del miracolo; Roma (1896), ove sono descritti Leone XIII e il suo seguito e gli sforzi della Chiesa per adattare la propria azione all'evoluzione della società moderna; e infine Parigi (1897), ove è esaminata la crisi della Repubblica Francese (questione di Panama, gli anarchici, ecc.), oggetto anche degli articoli della Nuova Campagna (1896). Fin dall'epoca di Germinale Zola si era mostrato sempre più sensibile alle teorie socialiste del tempo. I quattro vangeli (Fecondità, 1899; Lavoro, 1901; Verità, postumo, 1903; Giustizia, incompiuto) segnano l'evoluzione dal cupo realismo dei Rougon-Macquart a una visione messianica dell'avvenire umano. A partire dal 1898 questo processo di trasformazione si accelerò rapidamente, sotto la spinta dell'attiva partecipazione di Zola all'“affare Dreyfus”. Il 13 gennaio 1898 Zola lanciò sul giornale L'Aurore un infuocato manifesto, J'accuse, in cui sosteneva l'innocenza del condannato. Questo gesto diede il via a una straordinaria e infiammata partecipazione dell'opinione pubblica, la quale determinò la revisione del processo Dreyfus. Zola fu tuttavia condannato a un anno di prigione e a 3.000 franchi d'ammenda. Riparò allora in Gran Bretagna, ove rimase dal 18 luglio 1898 al 5 giugno 1899. Al suo rientro non era più soltanto uno scrittore celebre, ma anche una guida spirituale. Tuttavia questa doppia consacrazione fu tutt'altro che unanime: la critica accademica (rappresentata soprattutto da Brunetière e da Faguet) ostacolò infatti il suo ingresso all'Accademia francese; mentre in campo politico gli si schierarono contro i nazionalisti antidreyfusardi raccolti intorno a Barrès, Maurras e Léon Daudet. La morte dello scrittore, avvenuta il 29 settembre 1902 in circostanze apparentemente accidentali ma in realtà piuttosto misteriose (asfissia da esalazioni del camino), suscitò più tardi il sospetto, pare non infondato, che si sia trattato di un assassinio. Nel 1908 le sue ceneri furono trasferite nel Panthéon. All'opera del romanziere vanno aggiunti numerosi altri volumi di racconti e novelle (Nuovi racconti a Ninon, 1874; Naide Micoulin, 1882; Il capitano Burle, 1882; Racconti e novelle, 2 voll. postumi, 1929). Per il teatro scrisse due drammi inediti (La brutta e Maddalena), l'adattamento di Teresa Raquin (1873), quello del Volpone di Ben Jonson, intitolato Gli eredi Rabourdin (1874), la farsa Il bocciolo di rosa (1878), il dramma Renata (1887), tratto dalla Cuccagna (La curée) in collaborazione con William Busnach, adattamenti dell'Assommoir (1879), di Nanà (1881), di Pot-Bouille (1883) e del Ventre di Parigi (1887). Le sue idee sulla regia e la dizione influenzarono André Antoine, il fondatore del Thétre-Libre (1887), di tendenza naturalista. Infine, il musicista Alfred Bruneau musicâ i libretti tratti dal Sogno e dall'Attacco al mulino, novella compresa nella raccolta Le serate di Mòdan. Nella storia della poetica e della critica occupano un posto di indubbio rilievo gli studi pubblicati fra il 1875 e il 1881 nel Messager de l'Europe, nel Bien public, nel Voltaire e nel Figaro, nei quali erano esposte le tesi del naturalismo. Tali articoli furono poi raccolti nei volumi Il romanzo sperimentale (1880), I romanzieri naturalisti, Il naturalismo del teatro, I nostri autori drammatici, Documenti letterari (1881), Una campagna 1882). Ateo, socialista e positivista, Zola riassunse in sé con singolare rigore i grandi temi culturali della sua eté, facendo dello scientismo naturalista il presupposto di un'indagine umana e sociale condotta con impegno appassionato e con scrupolosa serietà. La sua opera suscità presso i contemporanei entusiasmi e ripulse: fu accusato di materialismo e di immoralitò, e il suo successo venne progressivamente eclissato dall'affermarsi del simbolismo (da lui irriducibilmente avversato) e del decadentismo. Ma à pur vero che nell'atto stesso della realizzazione dell'opera Zola superè non di rado il rigido schematismo teorico che informava la sua poetica, raggiungendo, con una tecnica narrativa disadorna e documentaristica, una vigorosa efficacia di rappresentazione e di denuncia. Il naturalismo, di cui egli fu indiscusso caposcuola, si diramò in tutta l'Europa; la sua influenza fu sensibile anche in Italia (De Sanctis gli dedicò alcuni importanti saggi) nella corrente del verismo.

Teresa Raquin (Thérèse Raquin), romanzo di E. Zola (1867). Sposata, per volere della zia Raquin, al figlio di lei, Camillo, Teresa conduce nella piccola merceria della zia un'esistenza insipida e oscura, fino al momento in cui Camillo le presenta un collega delle ferrovie, Lorenzo, che ridesta in lei la passione e l'interesse alla vita. Divenuti amanti, i due sopprimono Camillo facendolo annegare durante una gita in barca, senza che nessuno sospetti la verità. Ma il rimorso tormenta sempre più implacabilmente i colpevoli, che finiscono con l'accusarsi l'un l'altro davanti allo sguardo fisso e terribile di Madame Raquin, divenuta paralitica; finché, oppressi dall'incubo del delitto, si avvelenano entrambi. Condotto con tecnica audacemente realistica, il romanzo rappresenta la tragedia del rimorso, analizzato più come fenomeno nervoso e fisiologico che come problema morale, ed è uno dei primi documenti del naturalismo. Zola ne trasse un dramma, rappresentato nel 1873. Vi si ispirarono, per i film omonimi, i registi Jacques Feyder (1927) e Marcel Carné (1953).
Naturalismo Concezione filosofica che nega l'esistenza di un principio creatore od ordinatore trascendente la natura, ritenendo che questa abbia in se stessa la ragione della propria esistenza e che la forza ordinatrice, ove esista, sia immanente alla natura stessa. Per estens. Conformità alla natura.
Lett. Scuola letteraria francese formatasi intorno a Emile Zola, che mirava, applicando all'arte i metodi e i risultati della scienza positivista, a riprodurre la realtà con un'obiettività perfetta, in tutti i suoi aspetti, non esclusi i più volgari.
Verismo Corrente letteraria e artistica affine al naturalismo francese, affermatasi in Italia negli ultimi decenni del XIX sec., specialmente nella narrativa e nel teatro. Per estens. Realismo minuzioso o crudo: Verismo di una narrazione.
Letteratura In parte annunziato da esigenze vive nel realismo romantico, il verismo poté affermarsi quando il positivismo venne a dare credito ai nudi documenti della realtà e lo stato di cose determinatosi dopo l'unità del paese rese anche più difficili le condizioni delle classi contadina e operaia. Oltre al modello del naturalismo zoliano, cui si volsero De Sanctis e Capuana, ebbe un peso determinante per l'affermarsi del verismo la volontà di comprendere e interpretare una ben precisa realtà storica. La proclamazione di Roma capitale segnò una svolta decisiva della politica unitaria, che minacciò di livellare le differenze di costumi e tradizioni esistenti in un paese che non aveva conosciuto per secoli un'unità politica. Ispirandosi essenzialmente alla multiforme vita delle regioni e delle province i veristi si attennero al rispetto del vero, ma vollero essere al tempo stesso i poeti di un mondo che sembrava ormai volgere al tramonto; e mentre questa esigenza favorì nei minori un gusto bozzettistico alquanto facile, improntò l'opera dei maggiori a un sentimento drammatico della vita, che dal canone della impersonalità trasse impulso per creare un'arte di sobria compostezza classica. La vita della Sicilia ispirò in modo diverso Verga, Capuana, De Roberto; Napoli con la sua plebe pittoresca e sofferente ebbe i suoi poeti in Di Giacomo e nella Serao; l'Abruzzo nel giovane D'Annunzio; mentre la Toscana trovava i suoi interpreti in Pratesi e Fucini, la Lombardia in De Marchi, e la tradizione continuò, sebbene più stanca, fino alla Deledda descrittrice della sua Sardegna. L'importanza preminente accordata dai veristi all'ambiente regionale ebbe come conseguenza anche una nuova soluzione della questione della lingua, mettendo in crisi il fiorentinismo del Manzoni e dei manzoniani col fare larga parte agli elementi della sintassi e del lessico dialettali. La poetica verista favorì del resto una nuova fioritura del teatro dialettale, il quale già aveva avuto un notevole risveglio in Piemonte soprattutto per merito di V. Bersezio (Le miserie d'monssù Travet), e trovò cultori di notevole livello in altre regioni con S. Di Giacomo, G. Gallina, C. Bertolazzi e, più tardi, N. Martoglio. A parte le trascrizioni in forme drammatiche di alcune delle più forti novelle del Verga (Cavalleria rusticana, La lupa), il teatro verista predilesse con il Giacosa della seconda maniera (Tristi amori, Come le foglie) e con M. Praga la rappresentazione della vita borghese. Breve tuttavia fu la fioritura del verismo nel teatro, dove non tardarono a farsi sentire gli influssi dei drammi ibseniani e le morbidezze decadentistiche.
Tematiche Caposcuola del Naturalismo, Zola riprese le teorie di Taine, Darwin e Bernard desumendone i canoni e applicandoli ai suoi romanzi. I presupposti teorici, pur riducendo i procedimenti della sua arte a una meccanicità schematica non gli impedirono di dare una delle più spietate e documentate testimonianze della società francese del suo tempo e degli aspri contrasti di classe che la caratterizzavano.
Ecco come la pensava lui sul ruolo dello scrittore:
"Il romanziere come lo scienziato deve essere insieme osservatore e sperimentatore, considera l'arte come una riproduzione oggettiva del reale governata dalle leggi della natura, rivendica l'impegno morale dello scrittore che, mettendo in luce le cause dei fenomeni sociali, deve indurre la società stessa a intervenire per modificarli e migliorarli".
L'arte di Zola s’incentra sullo studio della realtà quotidiana, indagate secondo il metodo sperimentale positivista che lo scrittore intende trasferire dalle scienze al romanzo. Ciò corrispondeva alle tendenze dell'epoca, esaltata dall'entusiasmo scientifico, convinta di avere totalmente bandito la metafisica dal dominio della conoscenza e della coscienza umana. Con tali intendimenti Zola concepì il suo romanzo sperimentale, lavorando non di fantasia ma di rigore scientifico, sicuro che il comportamento di ogni uomo sia determinato dalla sua origine e dall'ambiente nel quale si trova a vivere e ad operare. Nella sua opera, quindi, prevale la cruda descrizione delle piaghe più tristi della società, osservate con una certa freddezza, ma anche con lo spirito di chi cerca i mezzi per svegliare la coscienza e proporre il riscatto. Zola infatti, è soprattutto un'abile descrittore di folle, di visioni grandiose, di drammi umani su cui incombe un'atmosfera di cupa fatalità. E così il suo «realismo epico» cela emozioni profonde, forza di immaginazione, ricchezza di sensibilità e quindi il fondamentale romanticismo che gli era connaturale.
Il suo primo romanzo importante, Teresa Raquin (1867), è un'intensa storia d'amore e morte. Fra il 1871 e il 1893 compose il ciclo I Rougon-Macquart, storia naturale e sociale di una famiglia sotto il secondo impero, venti romanzi che dovevano illustrare le sue teorie attraverso le vicissitudini di una famiglia. Molti titoli del ciclo, che segue le vicende di una famiglia nel corso di cinque generazioni, ebbero grande successo: così Il ventre di Parigi (1873), sulla vita dei quartieri popolari della città; L'ammazzatoio (1877), sulle conseguenze dell'alcolismo; Nanà (1880), sulla prostituzione e la piccola borghesia; Germinal (1885), sulla vita dei minatori; La bestia umana (1890), sulla follia omicida; La disfatta (1892), sulla caduta del secondo impero. Questi romanzi di denuncia sociale ebbero un'importanza fondamentale per lo sviluppo della narrativa naturalista.

Naturalismo nasce in Francia (1865-1890). Concezione deterministica che ispira la poetica: l’uomo è determinato dalla natura, cioè dagli istinti, dai bisogni materiali e dall’ambiente in cui vive. Influenza del positivismo filosofico e del darwinismo.
Istinti→componente eredità biologica
Ambiente→1) economia
2) sociale, comportamenti società (ordine sociale)
Estetica Claude Bernard (introduzione allo studio della medicina sperimentale) fonte principale di Zola che ne adottò il metodo alla letteratura nel libro Il romanzo sperimentale.→analisi chiara e vera
Sociologismo positivistico Taine mediazione tra mondo delle scienze naturali e mondo dell’arte. Filosofia dell’arte (1865) considerò i condizionamenti dell’operazione artistica individuandoli nella razza, nell’ambiente e nel momento storico. La vita spirituale viene ridotta alle leggi naturali e i suoi prodotti sottoposti alle stesse regole di selezione che vigono in natura→Zola no aspetto razziale
Taine teoria del romanzo e studio dei temperamenti umani, mostrando che gli individui sono sempre determinati da tre fattori: le leggi della razza e dell’eredità, l’ambiente sociale e il momento storico.
Fratelli de Goncourt contrappongono ai romanzi falsi dei romantici il romanzo vero costruito con scrupolo scientifico volto a ricostruire un vero “caso clinico” , cioè la psicologia distorta di una serva che conduce una doppia vita, irrefrenabile in casa dei padroni, corrotta e degradata fuori→nesso fra medicina e arte letteraria.
Zola Thérèse Raquin (1867)→scrittore naturalista
Saggi e interventi teorici→Le roman expérimental
1) rifiuto della letteratura romantica, perché idealisticamente basata sulla fantasia e sul sentimento invece che sull’analisi rigorosa della realtà oggettiva
2) affermazione del metodo dell’impersonalità che esclude l’intervento soggettivo dell’autore nella narrazione
3) rifiuto dei canoni tradizionali del bello: anche se volgare, brutto e ributtante il vero è sempre bello e morale
4) impostazione scientifica della narrazione che deve essere basata sull’osservazione e sulla sperimentazione
5) primato del romanzo che può seguire rigorosamente un metodo scientifico e collaborare a creare la moderna sociologia. Lo scrittore deve diventare uno scienziato sociale
Narratore esterno, non è un protagonista→osservatore che assume spesso il punto di vista del personaggio e le coordinate valutative del personaggio
Psicologia mai descritta→ data dai gesti e parole personaggi→lettore dà un giudizio
Aderenza al linguaggio specifico (codice, gergo)→precisione descrizioni
I personaggi hanno nome e cognome (non sono inventati o quasi)
Zola si mimetizza nel contesto
Dati e realtà→precisione terminologica
Determinismo Zola→ fiducia nella scienza e nel progresso→ denunciare i modi della società→intervenire per la guarigione e il miglioramento
Teresa famiglia→microcosmo→eventi truci, violenti
Madre→l’unica che segue tutta la storia ma non può intervenire→paralizzata
→procura a “basso costo” una moglie a Camillo→costretta entro certi comportamenti non si è mai tuttavia sottomessa→uccisione marito
1) fine “piccolo impero” della madre
2) impazziscono→si uccidono
Testo al rallentatore: scene interne, parole dette e non dette, incomunicabilità

Esempio



  


  1. ILARIA

    SINTESI PANE E GIUSTIZIA DI EMILE ZOLà