Amleto ( III i. 1-33)

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Testo

Trad. Amleto Hamlet ( III i. 1-33)

Essere o non essere: questo è il problema
Se sia più nobile per l’animo subire
Le percosse e i dardi di una sorte oltraggiosa,
O levarsi in armi contro un mare di affanni,
E combattendoli porvi termine. Morire, dormire –
Null’altro. E in un sonno pensare che hanno fine
Il cruccio e gli infiniti mali della natura
A cui la carne va soggetta: è una consumazione
Da augurarsi devotamente. Morire, dormire;
Dormire, sognare forse. Ah, qui sta l’inciampo;
Poiché il pensiero di quali sogni possono venire,
Quando ci siamo spogliati di questa veste mortale,
Deve pur farci esitare. Ecco il timore
Che da sì lunga vita alla sventura;
Che infatti sopporterebbe i colpi e le beffe dei tempi,
I torti inflitti dall’oppressore, le ingiurie dei superbi,
Gli spasimi dell’amore spezzato, gli indugi della giustizia,
L’insolenza dei potenti, e le ripulse
Che il merito paziente riceve dagli indegni,
Quando egli stesso potrebbe procurarsi la pace
Con un semplice stiletto? Chi mai porterebbe simili fardelli,
Gemendo e sudando sotto una vita spossante,
Se non vi fosse la paura di qualcosa oltre la morte,
Il paese inesplorato, da cui confini
Nessun viaggiatore fa ritorno – a sgomentare la volontà,
E a farci piuttosto tollerare i mali che abbiamo,
Che fuggire ad altri di cui non sappiamo nulla?
Così la coscienza ci rende tutti codardi;
E così l’incarnato della risolutezza nativa
Si ricopre della tinta malsana del pensiero,
E imprese di grande levatura ed importanza
Per questo timore sviano le loro correnti
E perdono il nome stesso di azioni.

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