Italiano: Pessimismo foscoliano

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Testo

Pessimismo foscoliano

Il romantico travaglio foscoliano derivò dalle contraddizioni tra le premesse meccanicistiche e materialistiche cui egli tenne fede per tutta la vita e le nuove esigenze dello spirito bisognoso di dare luce alla vita dell’uomo e significato al suo agire.
Secondo i principi del materialismo e meccanicismo, il Foscolo vede nella vita del mondo un’incessante trasformazione della materia, un meccanismo di forza e di moto privo di finalità.
Nelle vicende storiche, poi, egli vede dominare la forza e la necessità, non il progresso, vede calpestati e negati gli ideali di libertà e di giustizia. L’una e l’altra concezione sono fonte in lui di sconforto, ma non si rifiuta alla vita; lo slancio del sentimento supera lo sconforto del pessimismo, anzi questo diventa il fondamento di una visione attiva ed eroica, per cui l’uomo con il suo pensiero e la sua arte tende a dominare le leggi inesorabili della materia e del tempo. La natura è solo una forza operosa che affatica le cose di moto in moto; la libertà e la giustizia sono infrante dai tiranni, ma intanto il Foscolo, insorgendo con il sentimento contro le constatazioni della ragione, esalta la compassione e richiama gli Italiani all’esempio degli uomini illustri e, se è pur vero che la morte distrugge ogni vita individuale, l’estinto sopravvive nel ricordo dei vivi e la poesia rende immortali gli eroi.
Nascono così le illusioni, gli ideali che la ragione ha negato e che il sentimento afferma: l’amore, la gloria, la bellezza, la patria, la tomba dell’eroismo, la virtù e sopra ogni altro la poesia, affermata come suprema realtà in cui tutte le contraddizioni si compongono armonicamente. Il Foscolo ha chiamato illusioni questi suoi ideali, perché non rappresentano verità positive, non rappresentano la conclusione di una dottrina, ma intanto chiamando illusioni gli ideali, praticamente li ammetteva e teoricamente gli asseriva, rendendo loro omaggio e riconoscendoli necessari. A questi ideali ha confermato la sua vita, in essi ha trovato lo stimolo all’azione e all’arte.
Lo svolgimento della spiritualità foscoliana attraverso le sue opere
Dopo il trattato di Campoformio, gli ideali di patria e di gloria urtano contro la forza di un despota, il mondo è una selva di lupi. L’Ortis si conclude con il suicidio per l’amore della libertà. Nello stesso tempo lo spirito del poeta non riesce ad accettare una conclusione così negativa degli ideali cui si era ispirato il suo cuore. Torna a credere nella vita attraverso l’ideale della Bellezza, che ci conforta a vivere. La bellezza non è illusione ma realtà, essa non muore anzi rende eterna la persona che la possiede. La Bellezza, classicamente concepita come armonia, consola l’uomo, placando i suoi travagli e portando armonia nel suo animo combattuto tra gli ideali e la realtà che li nega. Alla poesia spetta il compito di rendere eterna la bellezza, rendere cioè perennemente vivi i valori spirituali che animano l’uomo nella travagliata esistenza terrena. Il mito della bellezza serenatrice unito a quello della poesia eternatrice aiuta il poeta a superare la crisi spirituale in cui si dibatte. Non basta però accettare la vita, ad essa si deve dare un significato, la vita deve essere sostenuta dalle illusioni. Nei sepolcri il Foscolo giunge ad identificare nella volontà dell’uomo la capacità di creare e far valere contro la dimensione reale della materialità e caducità dell’esistenza le illusioni, quei valori umani che, nel corso dei secoli, hanno dato un significato ideale all’esistenza umana che per natura ne era priva. E’ la conoscenza del Vico, che vede nella storia il progressivo incivilimento degli uomini, a permettere al Foscolo di superare il pessimismo che si apre ad una nuova prospettiva storicistica: i sepolcri sono considerati come la testimonianza del passato, della storia e della civiltà di un popolo. L’uomo muore, ma se ha saputo vivere e morire per i propri ideali ne lascerà il ricordo ai posteri, che li faranno rivivere con la loro opera. Alla poesia, eternando il ricordo dei grandi spiriti, spetta dunque il compito di guidare la civiltà umana attraverso le sue dolorose.
Tale compito della poesia, di essere guida della civiltà, ritorna anche nelle Grazie, in cui però la civiltà è considerata non solo nei suoi valori eroici e civili, ma anche in quei valori più intimi e delicati che vivono nelle pieghe più sottili e riposte del sentimento che ci rendono più umani e comprensivi di fronte alla vita e alle sue sofferenze.

I Sepolcri
Il carme dei Sepolcri fu iniziato tra il luglio e il settembre del 1806 e fu ultimato ai primi di gennaio del 1807.
Fu pubblicato a Brescia nell’aprile del 1807 presso l’editore Niccolò Bettoni. Il motivo occasionale fu quasi certamente l’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804). Se questa fu l’occasione, l’impulso a comporre il carme muove da ragioni più intime e complesse, muove da tutto il sentimento foscoliano maturatosi attraverso la meditazione dell’Ortis, dei sonetti e delle odi, da una più approfondita visione della vita, dalla fede nei valori dell’umanità, della storia, della poesia che sopravviverà alla distruzione della morte e del tempo.
La poesia sepolcrale era venuta a noi dall’Inghilterra, ma il Foscolo la trattò con l’originalità del genio, sollevandola dal banale sentimentalismo ad un altissimo significato umano.
In realtà non il problema sul luogo più opportuno e il modo delle sepolture è quello che sta più a cuore al poeta, bensì gli importa l’idea del sepolcro in sé, quale s’era affacciata a varie riprese nell’Ortis e nei sonetti:
• il sepolcro come nodo di affetti familiari
• il sepolcro come istituzione e religione, testimonianza delle memorie
• il sepolcro come segno di gloria
• il sepolcro sorgente di poesia, le tombe degli eroi vincono il silenzio dei secoli attraverso il canto dei poeti

Schema dei Sepolcri
Versi 1-22: proemio. Le tombe non servono ai morti, però se le tombe non servono ai morti, servono ai vivi per quattro motivi:

• Versi 23-90: ragioni di sentimento, corrispondenza d’amorosi sensi.
• Versi 91-150: ragioni di storia, le tombe sono espressione di civiltà dei popoli.
• Versi 151-225: ragioni morali e patriottiche, le tombe dei grandi suscitano grandi sentimenti per il rinnovamento della coscienza politica.
• Versi 226-295: ragioni poetiche, le tombe ispirano i poeti.

Gli eroi per il Foscolo sono quelli che hanno operato a favore dell’umanità, per il progresso della civiltà (educazione vichiana, la storia come progresso).

E’ vero che tutta l’opera foscoliana poggia sul principio illuministico-materialistico che non esiste una vita dell’anima nell’aldilà, ma il carme è pervaso dal principio alla fine dal bisogno di credere in qualcosa di immortale, che dia uno scopo alla vita umana.
Se l’esistenza è destinata a finire nel nulla eterno, come possiamo vivere alla morte? Questa è la domanda che si pone il Foscolo e la risposta è una: il solo mezzo che l’uomo ha per sfuggire alla morte è di cercare la gloria praticando la virtù, compiendo egregie cose, lasciando di sé buona memoria ed esempi degni di essere imitati dai posteri.
L’individualismo romantico è già presente in questa ricerca di immortalità, di distinzione da quegli uomini che vivono privi di ideali e di nobili sentimenti, pertanto la gloria può essere acquisita o con opere d’ingegno o con gesta compiute per la grandezza della patria.
Il pessimismo del Foscolo sembra placarsi nella certezza che la gloria può dare un senso all’esistenza dell’uomo, consolando con l’illusione che il suo nome e la sua opera non si perderanno nel tempo.
A chi afferma che il continuo spostarsi da un’epoca all’altra, distanti tra loro secoli e millenni, da un paese all’altro, rende frammentario il carme, si può rispondere che il Foscolo volle dimostrare il valore universale del culto delle tombe, che non conosce confini di spazio e di tempo.

Le Grazie
Nel carme il Foscolo intende celebrare i motivi più nobili della civiltà umana, impersonati nelle Grazie (Eufrosine-Allegrezza, Aglaia-Splendore, Talia-Floridezza), datrici di tutto ciò che rende bella, lieta, gradevole la vita. Esse simboleggiano il dono dell’armonia e della verecondia senza le quali non sorge la civiltà.
Il poeta lavorò al carme in varie epoche, ma specialmente nel periodo 1812-1813, senza portarlo a termine e di cui rimangono episodi e frammenti, in endecasillabi sciolti, divisi in tre inni:
• il primo dedicato a Venere
• il secondo dedicato a Vesta
• il terzo dedicato a Pallade
Nei frammenti delle Grazie culmina la facoltà del Foscolo a sollevarsi dalle passioni terrestri in un cielo di serena contemplazione. Ha imparato a tenere a freno il fuoco delle passioni e a stendere su di esse un velo di pietà e di pudore.

Il Foscolo è stato definito un neoclassico romantico: egli è neoclassico per l’amore nostalgico del mondo greco, per l’ideale della bellezza e dell’armonia, per il linguaggio eletto, per l’esigenza di dominare il tumulto delle passioni nell’arte. E’ romantico per le contraddizioni tra sentimento e ragione e per il suo sentimentalismo, per l’incessante meditazione sulla morte, per l’individualismo, per il fervore del suo amor patrio, per il suo nuovo senso vichiano della storia (Vico scoprì le 3 categorie dello spirito) (versi dei Sepolcri 91), per la concezione dell’arte che tende a portare in risalto l’autonomia del fatto poetico. C’è da aggiungere, tuttavia, che in ogni momento della sua esperienza poetica il Foscolo ebbe sempre presente la necessità che la poesia si ponesse in rapporto diretto con la vita, con la realtà dell’esperienza umana per meglio comprenderla e chiarirla, per purificarla dai suoi aspetti più deteriori ed esaltarne le affermazioni più alte. In questo senso può apparire inutile la distinzione schematica tra gli aspetti neoclassici e quelli romantici nella sua personalità politica.

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