I caratteri del pessimismo leopardiano nei suoi vari momenti

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Testo

I caratteri del pessimismo leopardiano nei suoi vari momenti.

Giacomo leopardi fu, assieme a Foscolo e Manzoni, il più grande rappresentante del Romanticismo italiano. La partecipazione di Leopardi allo spirito romantico deriva, come per Foscolo, dal bisogno di focalizzare il problema del significato e del fine della vita dell’uomo.
Il pensiero di Leopardi trae origine dalla concezione meccanicistica e materialistica del mondo, secondo la quale, il mondo è fatto di materia sottoposta ad un incessante processo di trasformazione da leggi meccaniche, senza un fine ideale. Anche l’uomo, essendo fatto di materia, è sottoposto a tali leggi, per cui , una volta compiuto il suo ciclo biologico, la materia di cui è fatto si disgrega ed egli si annulla completamente come individuo. Ma per leopardi non solo l’uomo è una creatura debole e indifesa, che dopo una vita di sofferenze si annulla completamente con la morte, ma è anche un essere insignificante nel contesto della vita universale. La doloros< presa di coscienza dei limiti del genere umano chiuso nella prigione della materia è , per Leopardi, motivo di tristezza e di pessimismo. Il pessimismo leopardiano tuttavia, non deriva solo dalla sua adesione alle teorie filosofiche materialistiche e meccanicistiche, ma ha alle basi copmponenti emotive e storiche. Il Leopardi vive in modo permanente il dramma che tutti gli adolescenti si trovano a dover affrontare quando la realtà non si manifesta come quella sognata e con la conseguente perdita delle illusioni.
Quasi tutti gli uomini però riescono a superare questo momento, prendono coscienza della realtà, accettandola per quello che è, inserendosi e operando nella società. Leopardi non riesce a superare questa fase della vita forse a causa della mancanza degli affetti familiari, dell’angusto ambiente paesano. Ai problemi emotivi si aggiunge anche una componente storica dovuta alla constatazione dei risvolti negativi della Restaurazione e della società borghese del suo tempo, quindi egoismo, corruzione, ipocrisia… Il poeta diventa così un antagonista del suo secolo, che esorta gli uomini a fare uso della ragione per raggiungere la solidarietà universale.
Il pessimismo leopardiano si articola in tre momenti: quello personale o soggettivo, quello storico e infine quello cosmico. Il primo aspetto del pessimismo sorge quando il poeta è ancora un adolescente. A determinare questo sentimento di infelicità personale, prima fra tutte fu la rigidità dell’ambiente familiare , accompagnata da una sensibilità d’animo acuita dal deperimento organico e dall’aspetto fisico: a vent’anni il poeta si sente già vecchio sia fisicamente che spiritualmente. Quando la sua meditazione si allarga agli altri uomini il poeta si rende conto che quello stato di infelicità che lo tormenta non è solo in lui, ma è caratteristico di tutti gli uomini , che sono felici solo apparentemente. Egli sostiene che il genere umano sia stato felice solo quando viveva nello stato di natura e che la scienza portando gli uomini alla dura verità delle cose distrugga le illusioni che, anche se destinate a non realizzarsi mai, abbelliscono la vita dei giovani e il loro ricordo è piacevole per gli adulti. Quindi per Leopardi la storia non è progresso, ma il passaggio dall’inconscia felicità che accompagna il periodo dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza, in cui l’individuo si sente in armonia col mondo che lo circonda, all’età adulta, età dell’arido vero, del dolore consapevole e irrimediabile. Successivamente il poeta individua la causa dell’infelicità del genere umano nella natura che da madre benigna diventa agli occhi di Leopardi “matrigna”. Egli infatti ama la natura per la sua bellezza e armonia, ma la odia perché essa ha creato lò’uomo con un infinito desiderio di felicità che non potrà mai raggiungere . Il risultato del pessimismo universale è , per Leopardi, il taedium vitae , la noia che egli considera l più nobile dei sentimenti umani . la noia consiste nell’insoddisfazione degli uomini grandi a cui l’universo non basta , ma aspirano all’infinito.
Il pensiero di Leopardi è stato molto apprezzato dai giovani che si sono riconosciuti nello stato di ansietà, sconforto e smarrimento che leopardi stesso vive e che tutti i giovani si trovano a dover affrontare nel periodo adolescenziale. Questo stato di sconforto si individua con l’aspirazione a un mondo ideale, in cui tutto sia in armonia, in cui regni il bene, l’amore, la virtù. Ai primi urti con la realtà, però , ci si rende conto che quel mondo sognato non è quello reale, ma quello delle illusioni che crollano con il nostro mondo ideale e si rivelano vane e ingannevoli. Quello che affascina di leopardi non è tanto il fatto che egli viva il nostro stesso stato d’animo, quanto il modo in cui egli ci consiglia di reagire. Il suo pessimismo, pur apparendo inizialmente lacrimoso, si rivela in seguito virile e agonistico. Egli ci insegna a combattere, ad accettare la vita, a sopportare virilmente il dolore e soprattutto ad essere solidali. Anch’io come Leopardi sono un po’ pessimista e credo che il mondo in cui vivevamo da piccoli non sia quello reale, ma solo un mondo utopistico. La realtà infatti, presenta molti aspetti negativi, quali la guerra, la droga, la violenza, la fame nel mondo, il razzismo…Il mio pessimismo tuttavia si avvicina più a quello foscoliano e pertanto credo che ci siano tanti valori per cui valga la pena di vivere, e che l’amore, la famiglia , non siano vane illusioni, come sosteneva Leopardi, ma al contrario, tutto quello che sia sufficiente all’uomo per essere felice.

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