Machiavelli e il Principe

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Testo

Machiavelli
Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469. Ebbe un’educazione umanistica, molto importante per la sua formazione culturale fu DE RERUM NATURA di Lucrezio grazie al quale seguì un indirizzo fortemente laico che evidenzierà il suo pensiero in tutta l’opera.
Per 14 anni lavorò alla segreteria della repubblica di Firenze e questa esperienza fu molto importante per la sua formazione in quanto era a diretto contatto con la realtà politica e militare, poté quindi trarne spunto per le sue opere. Viaggiò per l’Italia e l’Europa per compiere missioni diplomatiche: Pisa, Francia –venne a contatto con l’assolutismo francese che considerò come migliore forma di governo e la considerò come un modello per lo stato Italiano-, Cesare Bolgia – il duca Valentino fu considerato come il PRINCIPE, esempio della virtù- .
Tra la fine e l’inizio del 1500 si dedicò all’attività letteraria: Decennale Primo –in versi- e maturarono in lui le teorie per quanto riguarda le milizie che poi dimostrerà nel PRINCIPE e nell’ARTE DELLA GUERRA.
Andò inoltre nel Tirolo e ammirò con ardore la compattezza che avevano i popoli e le loro tradizioni che richiamavano i primi tempi della Repubblica Romana.
A Firenze tornano i Medici e Macchiavelli viene cacciato e licenziato. Si ritira nella sua villa di campagna dove si dedica agli studi e rimane in contatto con la vita politica grazie all’amico Vettori;ma la lontananza dalla vita politica attiva si fa sentire sempre più, dedica il PRINCIPE Lorenzo de Medici con l’intento di riavvicinarsi, ma guadagna il suo posto solo quando al potere salirà il cardinale Giulio de Medici al quale dedico i dialoghi dell’ ARTE DELLA GUERRA. Dopo la sua ascesa come papa dedicò le ISTORIE FIORENTINE e riottenne vari incarichi. Risale al trono la Repubblica e Ë guardato con sospetto e ostilità.
Muore il 21 giugno 1527.
Vive nelle corti a Firenze a causa dei continui cambiamenti di governo. Per mantenersi lavora come diplomatico in città. Sarà sempre considerato come un traditore e x questo motivo perseguitato. Vive in un periodo in cui il governo non è stabile, perciò le persone che tradiscono per avere favoritismi ci sono ovunque.
- Il Principe –
Intitolata inizialmente DE PRICIPATIBUS che trattava: cos’è un principato, quanti tipi ce ne sono, come si acquistano-mantengono e perché si perdono; sostenendo che il principato fosse la miglior forma di governo per la situazione del tempo. Composto si suppone circa nel 1513 di etto poi viene ritoccata per dedicarla a Lorenzo de Medici, circa 1515. Per quanto riguarda i suoi rapporti con i DISCORSI di Lucrezio,si nota che al cap XV l’autore latino descrive la decadenza degli Stati e dei mezzi per porre rimedio. L’opera è considerata come rivoluzionaria nell’impostazione del pensiero, ma Machiavelli si rifà ai trattati del Medioevo –specula principis- in cui il principe si doveva riflettere e riconoscere. In questo modo Machiavelli si riallaccia a questa tradizione ma allo stesso modo la rovescia poiché i trattati tendono a dare una descrizione ideale ed esemplare del regnante al contrario Machiavelli descrive la verità effettuale della cosa, quindi non propone al principe virtù morali, ma i mezzi per poter raggiungere la conquista e il mantenimento dello stato, al punto da consigliargli d’essere anche “negativo”. Inoltre prende spunto dai trattati che i cittadini scrissero trattati al principe per consigliare la scelta politica migliore.
Il Principe è un’opera breve, concisa e incalzante, ma densissima di pensiero. Si articola in 26 capitoli:
- Dedica d’apertura, si riferisce a chi è stata dedicata l’opera
- Cap I - II
- il modo migliore per conquistarli
- il modo migliore per ottenerli
- il modo migliore per mantenerli
- descrizione della tipologia dei principati (ereditari: di padre in figlio; nuovi: conquistati, questi possono essere completamente nuovi oppure misti: aggiunti come membri allo Stato ereditario di un principe)
- Cap XII - XIV
Ordinamento militare: differenza e valutazione sulle milizie proprie e mercenarie
- Cap XV – XXIII
- morali
- politiche
- religiose
- militari
- Cap XXIV – XXVI
Esortazione finale alla famiglia dei Medici che sente molto vicina a lui; vi è un excursus sulla fortuna
- Dedica –
In questo brano di apertura Machiavelli esprime il suo timore nei confronti del signore; rispetto ad Ariosto è un uomo di corte poiché deve essere riguardoso nei confronti del committente: essendo perseguitato per le sue scritture, necessita dell’aiuto di un signore di corte.
Piano argomentativi:
- il trattato da lui scritto da alcuni consigli al principe su come governare meglio, senza però precisare se il principe è già in grado di farlo o meno
- (v. 25) può ottenere tutto ciò che desidera grazie alle qualità che ha ed alla fortuna (le qualità non sovrastano la fortuna, né viceversa)
- Quanti siano in genere i principati... cap I –
Questo testo fa da preambolo a tutta la composizione:
- conquistare un principato per fortuna è facile (eredità), ma difficile da mantenere
- conquistare un principato per proprie virtù (da sé) è difficile, ma sarà facile da mantenere
- usufruire delle milizie mercenarie è un rischio poiché i soldati combattono per soldi e non per interesse
- usufruire delle milizie proprie è svantaggioso perché i cittadini del principato possono morire, ma è vantaggioso perché combattono per salvare la loro terra e la loro vita
La migliore forma di governo è dunque il principato, conquistato con le virtù proprie e con un esercito interno
- De princibatibus novis quis armis... , cap VI –
1° Stato questionis: presentazione dell’argomento del capitolo, giustificato dall’esempio riportato dei principi che per l’autore sono come dei modelli da seguire
2° Il principato può essere acquistato per fortuna o per virtù: chi lo ottiene per fortuna è avantaggiato,l’unica difficoltà che trova sta nel mantenerlo; chi lo ottiene per virtù è svantaggiato perché si deve fare amici sia gli aristocratici che il popolo per avere il loro appoggio,poi la facilità sarà nel mantenerlo.
- 1° esempio –
Mosè: capo per virtù e Dio è per lui un consigliere
- 2° esempio –
Ciro e gli altri: capi per fortuna, ma sono rimasti tali a lungo grazie alle virtù
Viene presentata la concezione di machiavelli della fortuna e della virtù : ENTRAMBE NECESSARIE : l’una non esclude l’altra.
3° Per l’esistenza di un principato e perché un principe riesca a governare a lungo è necessaria la presenza sia della virtù che della fortuna.
4° Chi acquista un principato, con la virtù avrà più difficoltà nel conquistarlo ma avrà la certezza di avere molte più probabilità di mantenerlo rispetto a chi lo guadagna per fortuna. Conquistarlo sarà più difficile perché il principe si deve guadagnare l’appoggio sia dell’aristocrazia sia del popolo e in lui regnerà l’indecisione su come comportarsi: come un dittatore o chiedendo l’appoggio di aiuti esterni? Se chiederà l’aiuto esterno alla fine si dovrà sdebitare, magari dovendo donare anche una parte del territorio; al contrario, se farà da sé, sarà indubbiamente più dura la conquista, ma poi non dovrà rendere conto a nessuno.
5° La difficoltà che un principe trova sia nel conquistare che nel mantenere il terreno si ha quando la popolazione entra in discordia, ovvero inizia a diffidare del principe e l’unico modo per risolvere questi problemi è la forza. Qui sorge il problema sulla scelta delle milizie: milizie proprie o mercenarie? La milizia mercenaria potrebbe essere d’aiuto in quanto non si va a modificare l’incolumità dei propri cittadini, ma allo stesso tempo possono nascere piccole rivendicazione e favoritismi che invece di aiutare il principe lo mandano in rovina. La milizia propria è perciò la migliore così si può arruolare i cittadini di fiducia, e di certo non andranno ad invertire le volontà del loro principe.
- 3° esempio –
Savonarola cade in rovina proprio perché si affida ad una milizia mercenaria
- 4° esempio –
Gerone da Siracusa divenne tiranno di Siracusa dopo aver oppresso la minaccia dei Manertini. Grazie alla creazione di un esercito riuscì ad avere la fiducia del proprio popolo e perciò rimanere al potere
La forza è indispensabile per poter governare, in modo particolare nei momenti di crisi.
SCHEDA: LA BESTIA E L’UOMO
Nel medioevo il male è considerato come un errore
Nel rinascimento il male viene considerato come parte laica e domabile delle reazioni.
Centauro: ibrido e falsità in cui il male si nasconde
ripreso da Pirandello per evidenziare come l’uomo appare nella la lotta interna tra virtù e bestia
La violenza, se usata con arte e quando è necessaria, è la nuova virtù del principe.
→ EPICUREISMO: “Maschilismo”: l’uomo che non sa dosare ed usare le sue arti e doti
→ LUCREZIO: scrive un testo didascalico al contrario di Machiavelli che spiega i mezzi per cui si ottiene qualcosa
→ GUERRA:
PRO
- Non esalta la guerra ma la considera necessaria
- La guerra può essere considerata giusta o ingiusta in base in base alla sua utilità
- La leva obbligatoria per essere pronti in ogni momento alla guerra in caso di necessità
- Il principe deve esser un buon politico per saper evitare colpi di stato
- Fanteria considerata come elemento principale dell’esercito; questa considerazione si ha fino alla P.G.M.
CONTRO
- I “soldati” non erano addestrati poiché non avevano mai combattuto
- I “soldati” erano contadini perciò durante le guerre venivano a mancare nella coltivazione per un determinato periodo e in caso di morte sarebbero mancati definitivamente e non era possibile sostituirli in modo veloce perciò si sarebbe riscontrata una crisi economica all’interno del principato
- De his rebus quibus omines et ... Cap XV –
1° Argomento per cui il brano è stato scritto: quali comportamenti deve avere il principe per essere in grado di relazionarsi con il proprio popolo e gli alleati
11°-12° Il principe, per poter mantenere il potere, in determinate circostanze deve anche essere “non buono”
24°-25° Il principe, oltre ad avere le varie qualità, deve essere molto prudente per evitare di essere colpiti dai vizi che gli potrebbero togliere lo stato; in realtà lui può essere tutto ciò che vuole, anche in negativo, l’importante è che non lo dimostri apertamente, questo per evitare che gli altri parlino male di lui e confabulino alle sue spalle
FINE Il principe non deve aver paura di essere vittima dei vizi o commetterli, l’importante è che non lo faccia in modo evidente, perché questi vizi sono indispensabili per poter governare a lungo
- Quomodo fides a princibus sit servanda, cap XVIII -
- Il principe leale è migliore rispetto ad un principe non leale, però deve anche essere in grado di infrangere la lealtà se necessario, per non farsi portar via il principato
- Se la lealtà e le leggi non bastano per poter mantenere il potere, si può ricorrere alla violenza se necessaria
- Il principe DEVE ESSERE forte ma prudente
- Il principe dovrà fare il possibile per mantenere le sue promesse finché riesce, ma non si deve preoccupare se non riuscirà a mantenerlo per sempre
- Il principe è costretto ad usare la violenza e cattiveria; se gli uomini fossero tutti buoni queste “armi” non sarebbero necessarie, ma in realtà gli uomini sono crudeli e quindi violenza e cattiveria sono indispensabili
- Il principe deve avere un comportamento volubile: deve essere in grado di cambiare secondo le circostanze
- Nel principe non devono necessariamente essere presenti tutte le virtù e qualità, l’importante è far credere agli altri di possederle

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