L'illusione - Federigo de Roberto

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura Italiana

Voto:

2 (2)
Download:1037
Data:20.07.2007
Numero di pagine:14
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
illusione-federigo-de-roberto_1.zip (Dimensione: 15.71 Kb)
trucheck.it_l-illusione--federigo-de-roberto.doc     54.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

PALAZZO ALESSANDRA FUMERO ELISABETTA BERTERO MONICA

AUTORE: Federico De Roberto
OPERA: L’illusione
DATA DI STESURA: metà del 1891

VITA DELL’AUTORE
Federico De Roberto nasce a Napoli il 16 gennaio 1861 da padre napoletano,don Ferdinando,militare di carriera, e da donna Marianna degli Asmundo,di Trapani ma catanese di origine, discendente da una famiglia di piccola ma antica nobiltà isolana.
Federico dopo la morte del padre si trasferisce a Catania, con la madre e i fratelli, dove studia presso l’istituto tecnico catanese “Carlo Gemellaro” con voti alti in tutte le materie, e si diploma geometra nel 1879, ma in quegli anni comincia a dedicarsi per proprio conto, con grande assiduità e passione, allo studio del latino e dei classici.
Nello stesso 1879 si iscrive all’Università, Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali,ma non arriverà alla laurea. Infatti a vent’anni abbandona gli studi universitari di matematica e fisica per dedicarsi interamente alla letteratura e al giornalismo.
La morte del padre non modifica sostanzialmente le condizioni economiche, modeste ma dignitose, della famiglia, e così Federico può dedicarsi interamente ai suoi studi, e all’attività giornalistica, che lo impegnerà subito moltissimo (appena quindicenne pubblica il suo primo articolo, una cronaca per la traslazione delle ceneri di Vincenzo Bellini a Catania, su “L’Illustrazione Italiana” di Milano), con interventi a tutta prima di argomento locale, sotto pseudonimo di Hamlet, ma collaborando poi anche ad altri periodici, di Firenze e di Milano, con articoli di argomento geografico e di varia scienza.
Il 1881 è un anno molto importante per De Roberto: fonda infatti, insieme ad altri, una rivista letteraria settimanale, il “Don Chisciotte”, sulla quale pubblica articoli di critica.
Proprio tramite la rivista entra in contatto e stringe affettuosa e duratura amicizia con Luigi Capuana e soprattutto con Giovanni Verga, il quale ultimo influì fortemente sulla sua educazione letteraria determinandola in senso regionale e realista. Ma sulla sua opera hanno agito pure con notevole forza i modelli della narrativa francese contemporanea, da Flaubert e Bourget da cui egli ereditò un gusto intellettualistico per le complicazioni psicologiche. Soprattutto le sue prime opere risentono dei modelli francesi e della poetica verista dell’impassibilità di fronte ai documenti sentimentali offerti dai personaggi.
Sempre nel 1881 dà alle stampe la sua prima opera “letteraria”, pure se di genere particolare(critica di Giosuè Carducci e Mario Rapisardi).
Comincia a collaborare al “Fanfulla”di Roma e intensifica i suoi interventi critici sul “Don Chisciotte” e su “Lo Statuto” di Palermo, scritti che nel 1883 saranno riuniti in volume sotto il titolo di ARABESCHI.
Nel 1884 inizia la collaborazione al “Fanfulla della Domenica”, che continuerà sino al 1890.
Nel 1887 appare la prima vera opera di narrativa derobertiana:una raccolta di novella, La Sorte, preceduta da una modesta prova poetica,i sei sonetti classicheggianti di Encelado.
Gli anni che vanno dal 1888 al 1890 sono di particolare importanza per la produzione derobertiana: infatti le 4 opere che vedono la luce presentano tali diversità di stile e di taglio narrativo, da lasciare sconcertati e da rimettere subito sul tappeto il discorso critico( quello del tranquillo filone verista) appena iniziato.
Nel 1888 esce infatti, per le edizioni Treves di Milano, la raccolta di novelle e Documenti umani, che per dichiarazione stessa dell’autore tenta un difficile connubio tra l’impostazione verista e le così dette teorie “idealiste”. La riunione delle novelle in una vera e propria raccolta suscitano notevole scalpore.
Nel 1889 esce il romanzo Ermanno Raeli intriso di intimismo e di diffusi elementi autobiografici. Con questo romanzo De Roberto iniziò un primo esame di quella società aristocratica siciliana che doveva essere il tema fondamentale delle sue opere maggiori. La critica non è stata certo tenera con il romanzo, accusato generalmente di un inopinato ritorno al passato romantico e di un eccessivo psicologismo.
Nel 1890 escono due volumi di racconti sorprendentemente diversi: “Processi verbali” e “L’albero della scienza”. Con il primo si torna al verismo ortodosso, o meglio, a una sorta di ideologia verista portata agli estremi limiti. Con il secondo ci si accosta nuovamente ad una narrativa tutta psicologica e interiorizzata. Si può notare come i fatti biografici più importanti di De Roberto siano l’uscita delle varie opere; non vi sono infatti avvenimenti particolarmente significativi, anche se la serenità di vita dello scrittore è sempre precaria.
Gli anni dal 1889 alla fine del secolo hanno per Federico una rilevanza particolare; egli infatti evade sempre più spesso dalla adorata ma angusta prigione di Catania e si reca molto spesso con soggiorni anche prolungati. Nella capitale lombarda egli scrive la maggior parte delle sue opere certamente le più importanti.
Gli anni novanta sono fertili di lavoro e di creatività escono via via le opera più importanti. A metà del 1891 esce il secondo romanzo, “L’illusione”, che è anche la prima parte del così detto ciclo degli Uzeda, la trilogia completata da i “Vicerè”(1894) e “L’imperio”(1929). Il romanzo è stato considerato da molti una ripresa dei temi e dei motivi del Raeli ma numerose sono le differenze; la critica non è stata comunque benevola, all’epoca della pubblicazione, ma anche successivamente.
Lo scrittore aveva lavorato molto sul romanzo, con estenuante impegno, scrivendo e riscrivendo, tanto che la terribile fatica finisce per aggravare i disturbi nervosi che da qualche tempo si erano affacciati. Comunque in questi anni Federico dà ancora prova di sufficiente autonomia e le permanenze a Milano sono ancora numerose e piuttosto prolungate. Intreccia una appassionata relazione con una certa Renata, una giovanissima signora milanese conosciuta in un salotto aristocratico. La relazione è comunque difficile e tormentata, la donna è sposata e il marito non nasconde la sua gelosia, inoltre si frappone la distanza. Questa situazione non serve per rasserenare Federico.
La sua produzione letteraria però nel frattempo cresce. Le sue collaborazioni a giornali e periodici ritornano ad intensificarsi dopo essersi molto diradate negli anni di massimo impegno per la stesura dei suoi maggiori romanzi nel 1897 De Roberto pubblica un altro romanzo, “Spasimo” una sorta di giallo psicologico che verrà in seguito rielaborato in testo teatrale con il titolo “La tormenta”.
Nel 1898 esce il saggio biografico-critico su Leopardi. Nel 1900 esce “Il colore del tempo” una raccolta di articoli e di commenti sia letterari sia di impronta sociologica.
Ma ormai è iniziata la decadenza non tanto intellettuale quanto creativa, di un De Roberto sempre più afflitto dalle sue malattie nervose e dai sempre più ossessivi richiami di Catania dove ormai soggiorna con maggiore intensità.
Nel 1905 lo scrittore compie un viaggio in Svizzera e si fa visitare a Berna da un famoso dottore che lo solleva un po’ dai suoi gravi disturbi psicosomatici.
Federico si preoccupa anche molto della situazione finanziaria della famiglia, tutt’altro che florida, e cerca di incrementare le sue collaborazioni giornalistiche in riviste e periodici.
Nel 1908 comincia un periodo di grande vitalità e fervore lavorativo. Si stacca da Catania e va a soggiornare per lunghi periodi a Roma, dove frequenta i corridoi del Parlamento e gli ambienti politici. Il soggiorno romano gli fa di nuovo assaporare il gusto della libertà e dell’autonomia e lo reinserisce in un buon giro di conoscenze e di amicizie letterarie. Questo periodo di intensa produzione si spegne abbastanza presto e dopo altri soggiorni a Roma e a Milano finisce per rientrare definitivamente a Catania anche per l’avvicinarsi del primo conflitto mondiale. La stanchezza letteraria diviene sempre più evidente. Dal punto di vista creativo c’è ancora qualche sprazzo di luce, pubblica infatti nel 1911 la Messa di Nozze. Al termine del conflitto mondiale escono le cosiddette Novelle di guerra, nove brevi racconti, composti tra il 1919 e il 1923.
Il 22 novembre 1926 muore la madre novantenne cui il figlio ha riservato un’assistenza e una devozione assolute. Vive un ultimo momento di gioia al matrimonio dell’amata nipote prima della morte, a meno di un anno da quella della madre, che lo coglie dopo diversi attacchi di flebite il 26 luglio 1927 a poco più di 66 anni.
La sua scomparsa passa quasi inosservata nell’ambiente letterario e culturale nazionale, ma sul piano locale si assiste ad una sconcertante esplosione di manifestazioni e di cerimonie.
TRAMA DELL’ILLUSIONE
Il conte Raimondo si divide dalla moglie Matilde, figlia del barone Giuseppe Palmi il quale, dopo la separazione della figlia, che da tempo abitava a Firenze con il marito, porta via dalla città la giovane donna e le sue due bambine Teresa e la più piccola Lauretta, molto cagionevole di salute, stabilendosi poi con tutta la famiglia a Milazzo.
Raimondo invece torna a Catania con l’amante, poi andrà a Roma e a Venezia, senza più curarsi della moglie e delle figlie. Matilde, distrutta dalla fine del suo matrimonio, poco dopo muore e presto anche Lauretta scompare, ancora in tenera età.
Teresa è molto provata da queste perdite, ma il suo carattere esuberante si impone e la ragazza cresce avida di amicizie, di divertimenti, di letture e si entusiasma per il teatro.
Ormai diciassettenne, viene mandata dal nonno a Palermo, presso la zia, per studiare e per essere introdotta in società, ma entra soprattutto in contatto con un mondo galante e cinico, che consuma le giornate tra maldicenze, amoreggiamenti e tradimenti.
Molto graziosa e corteggiata, Teresa si innamora del giovane Errico Sartana; il nonno però le impone di sposare Guglielmo Duffredi, ricco e di antica nobiltà. La coppia si stabilisce a Roma ma il matrimonio non è felice a causa soprattutto dei continui tradimenti di Guglielmo.
Teresa torna a Palermo e riprende la sua vita mondana, sempre più amareggiata dal distacco e dal comportamento del marito, che tra l’altro si sta avviando alla rovina finanziaria, e che neppure la nascita di un figlio fa riavvicinare alla moglie.
Ma nemmeno per Teresa il bambino conta molto e la giovane donna, ormai disamorata, finisce per riprendere la propria libertà, felice di sentirsi corteggiata e desiderata. Si lega con passione al deputato Paolo Arconti e si stabilisce con lui a Roma, dove frequenta l’alta società ma dove si lascia andare,anche, a qualche avventura di poco conto.
Il legame con Paolo resiste comunque alcuni anni, poi il deputato, preso sempre di più dall’attività politica, comincia a sua volta a trascurare Teresa, che alla fine decide di tornare a Palermo. Qui però il tempo è passato, le amiche-ormai tutte sposate e con figli-non sono più le stesse e Teresa, ormai trentenne, comincia ad avvertire l’inutile e vuoto trascorrere degli anni.
La donna ha ancora uno sprazzo di vitalità e di entusiasmo. Ritrova infatti Errico Sartana e con lui si ristabilisce a Roma; sembra finalmente un amore tranquillo, invece l’uomo comincia ben presto ad allontanarsi e Teresa finisce per cadere nelle braccia di altri, finchè, a rapporto ormai finito,torna a stabilirsi a Milazzo. È ormai considerata un pericolo per i giovani e per le famiglie perbene, e il suo ultimo corteggiatore, poco più che adolescente,viene ben presto allontanato.
Teresa è ormai preda della crudeltà del tempo che passa inesorabile e indifferente; tutto si dimostra più che mai un’illusione.. alla fine anche Stefana, la vecchia e fedele governante, muore e Teresa comprende che in fondo soltanto lei, questa donna così semplice e sincera, l’ha amata veramente e disinteressatamente.
ANALISI DEL ROMANZO
Il romanzo è stato considerato come una semplice ripresa dei temi e dei motivi dell’Ermanno Raeli, ma deve essere visto invece come un punto di riferimento molto importante lungo la linea narrativa derobertiana, non solo perché si tratta del primo atto della trilogia degli Uzeda, ma anche perché contiene elementi artistici e letterari di grande interesse. In effetti il romanzo è basato sull’analisi insistita e approfondita dell’amore e sulla sottile e capillare introspezione psicologica.
La sostanza del romanzo di De Roberto può rientrare agevolmente in quel genere di realismo psicologico in cui la ricerca della verità è condotta attraverso intrecci sottili e implacabili dell’autoanalisi.
Inoltre, sul piano dell’andamento narrativo e della trama, si tratta di una donna alla disperata quanto ingannevole ricerca di un’identificazione del proprio essere nei rapporti con gli altri e conduce questa ricerca attraverso l’illusorietà dell’amore.
Lo stato di insoddisfazione,determinato dal conformismo proprio della vita borghese e accompagnato dal desiderio di evasioni di tipo mondano, sentimentale o intellettuale, di Teresa è un dato intrinseco, una connotazione specifica della sua personalità, una peculiarità dell’anima, al di fuori dei sottili e osmotici veleni di un ambiente e di un modo condizionato di sentire la vita. In altre parole De Roberto non si colloca in una posizione di giudice del personaggio e dell’ambiente, ma osserva, con il consueto distacco, gli effetti di questo ambiente e di questa società.
Il narratore dell’opera è esterno,poiché parla in terza persona, onnisciente, poiché conosce nei minimi particolari lo svolgimento del romanzo compresi le emozioni, i pensieri e i sentimenti di ogni singolo personaggio.
La protagonista de L’illusione si allinea in fondo alle caratteristiche dei personaggi femminili tipici del romanzo francese del secondo ‘800.
La critica non è stata in genere benevola con questo romanzo per lo meno sino a qualche anno fa, e si ricorda in particolare la famosa stroncatura di Benedetto Croce. La critica contemporanea ha iniziato un’opera di revisione nei riguardi di questo libro e se non mancano tuttora giudizi piuttosto negativi sono emerse via via anche analisi positive.
Dal punto di vista propriamente stilistico il romanzo costituisce un’esauriente dimostrazione di discorso indiretto libero con quei suoi lunghi monologhi e con i ricorrenti spostamenti di piani descrittivi, di grande abilità narrativa, anche se ogni tanto fa capolino qualche elemento tardo-romantico.
La storia procede serrata e intensa anche se piuttosto lineare e monocorde, caratterizzata quasi esclusivamente dalle ripercussioni dell’accadimento esterno sull’animo della donna.
Se il romanzo è basato soprattutto sull’analisi e sullo studio della passione amorosa, occorre rilevare come Teresa divenga alla fine uno strumento di conoscenza e di disincanto nei confronti dell’intera vita, con una trasposizione totalizzante e significativo. Illusorio non è solo l’amore, ma tutta l’esistenza, in un continuo fluire di fatti, sensazioni e sentimenti del tutto effimeri.
Un’altra osservazione importante che l’eros, nel senso ristretto del termine, è pressoché assente e i rari riferimenti risultano forzati, buttati lì in modo artificioso, quasi con disgusto. L’inganno amoroso si esercita in una zona estranea alla sessualità, l’amore trova una sua anomala supremazia discendendo dalle zone alte dell’intellettualità, della fantasticheria e dell’autoanalisi. Teresa più che amare sembra voler vivere i suoi amori alla luce di un modello di perfezione concretamente irrealizzabile; le scene d’amore vere e proprie, piuttosto banali , sono infatti tra le cose meno riuscite del romanzo. Vi sono poi altre carenze di tipo narrativo come ad esempio i personaggi di contorno, quasi tutti confusi e spesso improbabili;come anche poco credibile e piuttosto ingenuo si dimostra il finale, con l’inopinata scoperta dell’amore della vecchia domestica ormai morta.
È comunque da rilevare come l’illusione abbia assunto tutto sommato una crescente importanza non tanto per l’opera in se stessa ma grazie alle continue e sempre più attente revisioni critiche. Tutto questo non può dare al romanzo un ruolo di particolare rilievo al di là delle discutibili caratteristiche narrative.
COLLEGAMENTO CON I PROMESSI SPOSI
Ne i Promessi Sposi Gertrude occupa una posizione privilegiata nel monastero, viene incoraggiata dalla famiglia a considerarsi al di sopra di tutti e tutto ciò che ella desidera viene considerato un suo diritto. Questo porta la ragazza a immaginare e sognare una futura vita mondana che le appare nella sua mente anche a causa dei continui discorsi delle compagne le quali stimolano la sua fervida immaginazione. Ma quelle fantasie, accompagnate da un sentimento d’amore, vengono infrante presto a causa della rigidità eccessiva del padre che serba per l’amata figlia il desiderio che diventi monaca. La ragazza troppo debole per opporsi alla volontà del padre,e dopo aver compiuto numerosi tentativi di ribellione conclusi negativamente, acconsente ai suoi progetti e prende i voti nel monastero di Monza.
Questa scelta però la porta a vivere una vita infelice ricca di sofferenze e con quella continua ricerca della felicità mai raggiunta.
La protagonista dell’Illusione, Teresa, della nobile stirpe degli Uzeda, presenta un carattere fiero e superbo. Viene educata come compete dai suoi parenti che la rendono consapevole dell’importante posizione sociale che occupa e la assecondano in tutti i suoi desideri.
Teresa mostra un’avidità insaziabile di piacere,di possesso,di potere. Fin da bambina manifesta un carattere capriccioso, viziato e determinato per ottenere tutto quanto di meglio la vita può offrirle. Nella sua infanzia sogna per sé un avvenire che la vede sempre protagonista, ammirata, invidiata, amata, e tutta la sua giovinezza è popolata dai sogni e dalle fantasie di una felicità che ritiene le spetti di diritto.
Teresa è appassionata di letture romantiche e sentimentali e sogna per se un uomo che somigli agli eroi dei suoi romanzi.
Quando si stabilisce a Palermo a casa degli zii, dopo la morte della madre e della sorella, la ragazza si ritrova al centro dell’attenzione nelle occasioni mondane, a causa della sua eleganza, della sua bellezza, della sua giovinezza e del suo spirito…l’ammirazione dei giovani ragazzi le fa scoprire il piacere del trionfo e della seduzione.
Teresa si innamora di Errico Sartana, un giovanotto che è a su volta innamorato di lei e che riesce a conquistarla totalmente.
Così come Gertrude, anche Teresa è costretta a rinunciare ai suoi sogni poiché si ritrova a scontrarsi con la persona che sente, più di tutti,la responsabilità del suo futuro, il nonno, e che le impedirà di vedere e di provare alcun tipo di sentimento nei confronti di quel ragazzo che egli ritiene privo di requisiti adeguati al rango di sua nipote. Anche Teresa, così come Gertrude, si rivela impotente davanti alla decisione dei parenti e del nonno in particolare che ha scelto per lei l’uomo che dovrebbe essere suo sposo; ma la convinzione di poter continuare ad avere il pieno controllo della sua vita mette subito a tacere l’istinto di ribellione che era nato in lei nel vedere forzata la propria volontà. Infatti l’importanza e il prestigio di cui gode la famiglia dell’uomo che si trova costretta a sposare stuzzica la sua vanità,assicurandole una posizione di rilievo nella società palermitana.
Teresa, nonostante sia consapevole della freddezza presente tra lei e il suo futuro sposo, è talmente presa dai preparativi per le nozze ,affascinata di essere al centro dell’attenzione di tutti, stordita dai complimenti , dagli apprezzamenti e dall’invidia delle sue coetanee che finisce per non dare peso alle sue perplessità nei confronti del suo futuro marito, poiché convinta di riuscire a conquistarlo. Ma il matrimonio si rivelerà un totale fallimento e tutte le sue illusioni svaniranno nel nulla e le delusioni le segneranno la vita per sempre.
Sia Teresa sia Gertrude sono incapaci di vivere il presente così com’è, nella sua semplicità e nella sua concretezza. I desideri e la vita reale si mescolano nella sua mente e per lei diventa reale quello che dicono i suoi sogni e i suoi pensieri, sempre proiettati in un futuro che per lei non può avere delusioni.
Per questo motivo sia la vita di Teresa sia la vita di Gertrude si concluderà con un fallimento. Gertrude infatti per trovare un po’ di felicità nella sua vita, cederà alle lusinghe di Egidio così come Teresa si abbandonerà alle sue avventure amorose extraconiugali.
In questo modo, continuando a inseguire e a sperare per tutta la vita l’arrivo dell’amore ideale, l’amore passionale, l’amore che solo nei libri si può trovare, andrà incontro a nuove delusioni ritrovandosi sola a scontare gli errori commessi nel corso della sua vita.
COMMENTO AL ROMANZO
Il romanzo tratta un argomento in parte ancora attuale: la ricerca, soprattutto da parte di una ragazza, dell’amore sereno ed eterno.
La protagonista dell’opera, infatti, sogna fin dalla giovinezza di trovare un uomo simile agli eroi dei libri che legge con molto entusiasmo, questa sua fantasia, però, è ostacolata dai disegni che la sua famiglia, in particolare suo nonno, ha serbato per lei.
L’autore tocca molte volte questo argomento sia dal punto di vista della ragazza e sia dal punto di vista della famiglia,rendendo il romanzo ripetitivo.
Il racconto infatti in alcuni punti è piuttosto pesante a causa delle riflessioni troppo lunghe e marcate che l’autore conferisce a Teresa.
La storia può essere vista per certi aspetti come una pura analisi del sentimento,tralasciando il più delle volte le esperienze concrete. Ciò rende il romanzo un po’ noioso proprio perché l’autore evita di andare a fondo di una situazione,passando alla scena successiva e omettendo la descrizione di quel particolare momento.
La morale, che De Roberto ha voluto trasmettere tramite quest’opera, è che passando la vita sognando e alla ricerca della perfezione,in questo caso soprattutto in amore, si rischia di non godersi le cose belle della propria esistenza finendo per vivere un vita di infelicità e solitudine.
La trama risulta abbastanza piatta perché vi è un continuo ripetersi degli avvenimenti e la fine del romanzo appare patetica perché la ragazza scopre che l’unica persona che l’ha veramente amata è stata la sua badante Stefana. Dal testo: ” riconosceva troppo tardi, come sempre, che nessuno,mai, l’aveva amata così”.
L’ autore rappresenta la protagonista, tramite i suoi comportamenti,come una ragazza debole che,nonostante si riprometta di non farlo, ricade sempre negli stessi errori. Anche da adulta mantiene dentro di sé un atteggiamento infantile.
L’illusione viene definita dai critici opera forte e bella,tuttavia raccomandano un lavoro di ripulitura segnalandogli di aver ammucchiato troppi fatti spiccioli.
Anche secondo il nostro parere il romanzo presenta troppi avvenimenti o comunque riferimenti che non hanno alcuna importanza per lo svolgimento del racconto.
L’opera è pervasa da un visibile pessimismo che porta la ragazza a rassegnarsi al suo destino scorgendo la vita da sempre desiderata solo nei suoi sogni.
De Roberto con quest’opera mette in evidenza la società aristocratica dell’epoca e la descrive inizialmente con commenti positivi,ma già a metà del libro iniziano a intravedersi tutti gli aspetti negativi che la pervadono. Spicca subito la falsità presente nei rapporti coniugali,dietro ai quali, la maggior parte delle volte, ve ne sono di extramatrimoniali. Questa presa di coscienza coincide con il momento della maturazione di Teresa la quale inizia ad accorgersi com’è veramente il mondo in cui vive e ne rimane delusa prima ancora di esserne coinvolta.
La protagonista inizialmente è una persona molto concreta e leale, ma successivamente travolta dal susseguirsi degli avvenimenti diventa una ragazza che conduce una vita contraria ai suoi principi.
In conclusione il libro, nonostante tutti gli aspetti negativi,può essere considerato discretamente piacevole poiché leggendolo sembra di seguire Teresa in tutta la sua vita a partire dalla fanciullezza fino all’età adulta.

Esempio