Kafka

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura Italiana

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Testo

LA LETTERATURA ESISTENZIALISTA:
FRANZ KAFKA

L’esistenzialismo, oltre che essere una filosofia in senso stretto, è un’atmosfera o un clima culturale che ha caratterizzato il periodo tra le due guerre mondiali e che ha trovato la sua maggiore espressione nel secondo dopoguerra. Tant’è vero ce se si sfogliano i giornali negli anni immediatamente successivi al conflitto bellico, si trovano espressioni quali , , , e persino, nella cronaca nera, .
Sulla formazione della sensibilità esistenzialista, parallelamente alla delusione storica della guerra, ha pure contribuito la delusione culturale nei confronti degli ideali e delle correnti di pensiero di tipo ottocentesco.
Per questi motivi l’esistenzialismo si è collegato, sin dall’inizio, con certe manifestazioni letterarie in cui era più vivo il senso della problematicità della vita umana. Nasce la cosiddetta “letteratura esistenzialista” che trova il suo maggior rappresentante in Franz Kfka.

Franz Kafka nacque a Praga nel 1883, figlio di un commerciante ebrero, con cui avrà sempre un tormentato rapporto, documentato nella drammatica “Lettera al padre”, che scrisse senza tuttavia farla leggere al destinatario.
Laureatosi in giurisprudenza, lavorò in molti anni in una compagnia d’assicurazioni, ma nel 1922 si ritirò in pensione per l’aggravarsi della tubercolosi, di cui soffriva da vari anni. Rimase scapolo, nonostante alcune intense relazioni amorose.
Morì nel 1924 di tubercolosi, in un sanatorio presso Vienna.
Ai primi del Novecento Praga era un vivace centro culturale, punto d’incontro di culture e tradizioni diverse; il giovane Kafka visse dunque profondamente influenzato sia dalla cultura boema, sia da quella tedesca. Tuttavia egli non s’identificò mai completamente con queste culture, né totale fu il sentimento d’appartenenza alla tradizione ebraica. Prevalse sempre in lui un senso di sdradicamento e d’estraneità che visse drammaticamente come una colpa ed una condanna.
A spingerlo alla scrittura fu un gruppo d’amici praghesi, tra cui Max Broad, scrittore egli stesso, che dopo la morte dell’amico, nonostante le disposizioni contrarie di Kafka, decise di pubblicare i suoi manoscritti.
Fra le sue prime opere del 1912, ricordiamo “Il verdetto”, racconto scritto in una notte sola, in cui si trova la conclusione di un conflitto padre-figlio; il padre condanna il figlio a morte per annegamento e questi esegue amorevolmente la sentenza.
Rimasto incompiuto, invece, è “Il disperso”; si tratta di una sorta d’enciclopedia di generi diversi intrecciati fra loro.
Nel 1914 Kafka scrive un altro capolavoro, “Il processo”, che contiene anch’ esso una forte carica autobiografica. Il funzionario di banca Josef K. viene arrestato mentre è ancora a letto e portato in tribunale senza che gli venga spiegata l’imputazione; pur essendo senza colpa, subisce passivamente l’interrogatorio, trasformandolo in una sorta d’autoaccusa e di confessione volontaria. Alla fine il protagonista verrà condannato senza ragioni e giustificato da due persone qualsiasi, che lo accompagnano in un luogo appartato e gli immergono un coltello al cuore.
Al medesimo anno risale la stesura di alcuni fra i racconti più suggestivi, come “Nella colonia penale”, “La costruzione della muraglia cinese” e “Il canto delle sirene”. Negli ultimi anni, invece, aveva lavorato al racconto “Il castello”, rimasto incompiuto.
Kafka viene considerato uno dei testimoni più acuti e spietati del disagio della civiltà contemporanea. I suoi libri esprimono quel senso d’estraneità e d’insicurezza che caratterizza gran parte della vita dell’uomo d’oggi.
Esempio di ciò, è il famoso racconto “Le metamorfosi”, in cui il protagonista Gregor Samsa, svegliandosi un mattino nel proprio letto, scopre quasi senza meraviglia di essersi trasformato in un enorme scarafaggio. Inizia così una vita parassitaria tra le mura domestiche, lasciandosi alla fine morire di fame.
Kafka utilizza come sfondo lo stesso ambiente in cui vive la propria famiglia, estendendo poi la sua critica alla società praghese, i cui valori dominanti sono il successo ed il guadagno. Emerge anche la forte rivalità del protagonista nei confronti del padre, esponente di quel mondo borghese rispetto al quale lo scrittore si sente diverso.
Il motivo delle metamorfosi rappresenta la regressione al mondo delle paure infantili, per l’incapacità di affrontare una realtà adulta. Ne scaturisce la necessità di rintanarsi e di chiudersi in un mondo tutto personale.
Di grande interesse è la particolare tecnica narrativa usata dall’autore: la tecnica dell’inversione, in cui sono capovolti i piani narrativi del reale e dell’irreale.
Kafka presenta come realmente accaduti degli avvenimenti impossibili, mentre la realtà perde, per il protagonista, ogni consistenza e significato.
Uno degli elementi della narrativa kafkiana simbolisticamente più significativi, è quello dello spazio: il chiuso di una casa, o più spesso, addirittura, di una stanza grigia e squallida, diventano l’allegoria grottesca e assurda del mondo vero, che chiude l’uomo in una condizione di prigioniero, stritolandolo in un meccanismo cieco ed instancabile, in cui ognuno soccombe senza capire, senza poter agire e senza poter comunicare agli altri la propria angosciosa situazione.
In quasi tutte le opere di Kafka, infine, non compare mai per esteso il nome del protagonista, quasi a voler significare la perdita che l’individuo contemporaneo ha subito nella propria identità, anche se l’uso dell’iniziale K, riconduce dolorosamente all’attenzione sulla figura dell’autore.
Attraverso questo tipo di atmosfere, Kafka intendeva rappresentare la condizione dell’uomo moderno che abita un mondo che gli riesce incomprensibile e di cui non riesce a penetrare i meccanismi assurdi e complicati. I suoi personaggi sono dunque sempre protesi in un continuo sforzo verso la verità, nel tentativo di dare una spiegazione ad un’esistenza assurda ed alienante. Essi vivono tuttavia incapaci di giustificare la vita, di capire i misteri, vivono gravati da un oscuro senso di colpa e di condanna in cui l’autore vede precipitare l’uomo moderno che vive senza Dio e senza più soluzioni religiose convincenti ai propri problemi.

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