Materie: | Tema |
Categoria: | Letteratura Italiana |
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Testo
IllUSIONI E SUICIDIO
Confronto tra Foscolo e Leopardi
Agli inizi dell’Ottocento, in Europa si andava affermando in tutte le arti la corrente del Romanticismo, che portava con sé idee innovative tra le quali un concetto nuovo di suicidio, legato al concetto di quello che i francesi chiamavano Mal du Siecle.
Su questo tema vennero fuori rappresentazioni e meditazioni interessanti. In particolare, in Italia chi si dedicò di più a questo argomento, almeno in campo letterario, furono Ugo Foscolo (1778-1827) e Giacomo Leopardi (1798-1837).
Il suicidio in Foscolo.. Foscolo considerava il suicidio uno strumento di libertà, di ribellione contro il meccanicismo della natura in cui l’uomo ha il ruolo di misero frammento destinato a morire come ogni altra parte della materia che forma il cosmo; ma è allo stesso tempo la presa di coscienza di un fallimento, come si vede ne Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis.
..e in Leopardi Leopardi considerava legittimo l’atto del suicidio da un punto di vista egoistico; ma appena si voleva tenere in conto le conseguenze che questo gesto avrebbe avuto sulle persone care al suicida, ecco che tutto ciò che era valido in una visione soggettiva non lo era più in una visione collettiva, e veniva a crollare in nome di quell’aiuto reciproco che gli uomini dovevano darsi l’un l’altro per affrontare insieme un malessere comune per tutti.
Un passo indietro Il concetto personale di suicidio dei due autori si inserisce nel quadro più ampio del Romanticismo europeo. Ma prima di spiegare come, in generale, venisse considerato il suicidio nel periodo romantico, è bene fare un ex cursus dei principali pensieri antecedenti.
In epoca classica, Platone ammetteva il suicidio solo in caso di necessità assolutamente ineluttabili, e il suo allievo Aristotele definisce, nell’ Etica Nicomachea, il togliersi la vita un atto di viltà.
Con l’avvento dello stoicismo, il suicidio viene riconsiderato alla luce di una filosofia che insegna che i mali sono tali sono in apparenza, e la morte non fa eccezione. Bisogna però ricordare che il suicidio è ammesso dagli stoici non come fuga, ma solo quando ci si rende di aver compiuto il proprio dovere, e rimane comunque una libera scelta. Anche nel caso del filosofo Seneca, il suicidio impostogli da Nerone fu in realtà un atto volontario adoperato per non compromettere la propria integrità morale: può essere quindi considerato, da questo punto di vista, addirittura un atto naturale.
Ma se il suicidio veniva giustificato per una giusta causa, come la libertà, da alcuni filosofi antichi, nelle filosofie cristiane o che comunque ne hanno subito l’influsso esso viene condannato come gesto immorale poiché “contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e perpetrare la propria vita; al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare nazionale ed umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi.” (citazione dal Catechismo della chiesa cattolica)
In tempi più vicini a Foscolo e Leopardi, Alfieri considerava il suicidio un atto di ribellione contro gli ostacoli della vita da cui l’uomo si sente sopraffatto, e che quindi decide di togliersi la vita come protesta per ciò che il destino gli ha riservato.
Infine, Schopenhauer, contemporaneo ai due poeti italiani, intendeva il suicidio come una delle massime manifestazioni della volontà di vivere: solo chi ama troppo la vita da non volerla vivere in condizioni sgradevoli si suicida, e l’unico metodo per liberarsi dal dolore, che è costantemente presente nella nostra esistenza, è superare la volontà di vivere, ma non attraverso il suicidio.
Mal du siecle Arriviamo quindi al XIX secolo, quando in Germania nasce il movimento letterario dello Sturm und Drang (letteralmente: tempesta e passione), che poi si evolvette fino a diventare definitivamente Romanticismo nel 1798 (con la pubblicazione del primo numero del giornale Athenaeum), e da qui si diffuse nel resto dell’Europa.
Ciò che caratterizzava gli artisti romantici era la negazione del raziocinio tanto perpetrato dagli illuministi, in nome di una visione più irrazionale e personale delle cose che portava così a un individualismo: ogni uomo riflette i propri problemi, il proprio Io, sulla natura, che diventa così un prodotto soggettivo, non più sottoposto a chiavi di lettura dettate dalla ragione comune dell’Illuminismo.
In questo modo, si vengono ad affermare figure di artisti soggetti alle passioni, tormentati da quello che i romantici francesi chiamavano le mal du siecle: l’uomo aspira a grandi cose, ma la limitatezza del mondo in cui vive non gli permette di realizzare i propri desideri; egli allora si sente oppresso, tanto da meditare il suicidio poiché, spesso, crede di poter trovare la concretizzazione delle proprie aspirazioni in un altro mondo, e qui è forte l’influsso del cristianesimo (infatti, ricordiamolo, in periodo romantico è forte il bisogno di fede e quindi si ritorna alla religione cristiana).
Le illusioni Detto questo, è più facile interpretare il pensiero di Foscolo e di Leopardi a proposito del suicidio. In particolare, è da notare il fatto che tutt’e due parlino di “illusioni”, sebbene intendano cose diverse.
In Foscolo, le illusioni sono dei valori (patria, bellezza, amore, arte, gloria) che devono essere garantiti dalle istituzioni e per cui vale la pena vivere, ma appunto perché sono solamente illusioni dettate dal sentimento, la ragione spesso ne svela l’inconsistenza di fronte alla ciclicità della storia e alla meccanicità della natura e dell’universo.
Ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Foscolo racconta la propria vita, la passione per la patria e per la donna amata e il disincanto che ne è scaturito nel momento in cui queste illusioni sono cadute, la prima con il tradimento di Napoleone tramite il trattato di Campoformio, la seconda con la presa di coscienza che l’amore tra lui e la sua amata era impossibile.
La differenza tra Ortis e Foscolo è che il primo si uccide, il secondo no: questo perché Foscolo, nonostante avesse preso seriamente in considerazione l’idea, si chiede “Morire? E poi? Jacopo Ortis ha forse ritrovato la sua pace?”. Insomma, non c’è la sicurezza completa di quell’aldilà tanto decantato dal cristianesimo, in cui la realizzazione dei desideri umani diventa possibile. Foscolo preferisce non rischiare. E successivamente compone l’opera Notizia intorno a Didimo Chierico e anche stavolta si riconosce nel protagonista, che è però un “anti-Ortis”: Didimo è più vecchio, è un uomo sopravvissuto alle delusioni e questo l’ha reso più equilibrato e indulgente nei confronti di se se stesso e degli altri, la passione è ancora accesa ma di fronte alle illusioni si dimostra scettico e allo stesso tempo ironico. Foscolo quindi arriva a dire che è meglio ironizzare sulla vita, piuttosto che togliersi la vita poiché magari anche l’aldilà può essere un’illusione.
Le illusioni di Leopardi sono invece delle “fole” date all’uomo dalla natura; a seconda del concetto di pessimismo che prendiamo in considerazione (ricordiamo che Leopardi distingue tra pessimismo storico, psicologico e cosmico), questo è un bene o un male: nel pessimismo storico, le illusioni erano una consolazione contro le brutture della vita, e la ragione era maligna poiché smascherava la loro inconsistenza. Invece, nel pessimismo psicologico e cosmico, il ruolo di malvagio passa alla natura, che con le sue illusioni tenta di ingannare l’uomo, il quale si serve stavolta della ragione per smascherare queste illusioni e difendersi da esse.
Bruto Minore fu scritto nel periodo di pessimismo storico: il protagonista decide di togliersi la vita dopo aver visto cadere le illusioni della libertà e dell’amor di patria. Da notare che Leopardi fa una distinzione sui motivi che portano gli uomini del passato e quelli della sua epoca a suicidarsi: i primi lo facevano in nome della libertà, i secondi per stanchezza di vivere. Il poeta sostiene che il suicidio non può essere la conseguenza di un gesto avventato e puramente folle, ma la conclusione di un ragionamento logico analizzato con mente fredda e razionale.
E se da un punto di vista soggettivo le motivazioni che portano al suicidio sono inattaccabili, questa scelta perde valore di fronte alle esigenze dell’amicizia e della solidarietà tra gli uomini: nel periodo del pessimismo cosmico, l’ultimo stadio di pessimismo a cui Leopardi perviene, il poeta afferma che l’infelicità riguarda tutti gli uomini, e quindi bisogna aiutarsi e sostenersi a vicenda. Uccidersi porterebbe solo alla rottura dei legami con gli altri, amici o parenti che siano, ed è invece importante sostenersi a vicenda. Questo tema viene fuori nel Dialogo di Plotino e Porfirio, in cui il filosofo Plotino riconosce al suo allievo Porfirio che le motivazioni che lo inducono al suicidio sono incontestabili dal punto di vista razionale, ma lo esorta comunque a continuare a vivere in nome dell’amicizia e della solidarietà, facendo leva anche sul fatto che la vita umana è breve in confronto all’eternità (La quale senza alcun fallo sarà breve), concludendo che, una volta giunta la morte per cause naturali, gli amici continueranno a ricordarlo e amarlo ancora.
L’evoluzione del pensiero Sia Foscolo che Leopardi partono da una considerazione per poi giungere ad un’altra, più meditata.
Foscolo afferma che è meglio non correre il rischio di scontrarsi con un’ennesima illusione, quella della vita dopo la morte; Leopardi esorta gli aspiranti suicidi a riflettere sulle ripercussioni che il loro gesto avrà sulle persone a loro care.
Entrambi i poeti, nonostante una profonda introspezione, comune comunque a tutti gli artisti romantici, non parlano individualmente ma si rivolgono a tutti gli uomini, li mettono in guardia, danno loro consigli.
Tra le due visioni del suicidio, apprezzo di più quella di Leopardi. Foscolo si preoccupa troppo dell’illusione dell’aldilà, della sua probabile “non esistenza”. Io non so cosa ci sia dopo la morte, e se veramente ci sarà qualcosa, ma non mi preoccupa il fatto di sapere che magari i desideri che non posso realizzare in questa vita non li potrò realizzare nemmeno in quell’altra: insomma, quello che sarà sarà, e se un giorno dovessi prendere in considerazione l’idea di suicidarmi non mi preoccuperebbe tanto quello che non so, cioè quello che mi aspetta dopo la morte, ma ciò che so, ossia il dolore che arrecherei alle persone con cui in questa vita ho instaurato dei legami.
Eleonora Caputo, V°A
Brevi paragoni tra Foscolo e Leopardi? pleaseeee, help meee!! :CC
Foscolo e Leopardi sono sicuramente due grandissimi letterati.. l'uno un po' contraddittorio, l'altro perennemente pessimista, tuttavia il suo pensiero in parte può essere considerato razionale
differenze e analogie tra foscolo e leopardi