I puffini dell'Adriatico

Materie:Appunti
Categoria:Letteratura Italiana
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Testo

I puffini dell’adriatico
La poesia è composta da due quartine e due terzine endecasillabi. Qui viene descritta la voce dei puffini dell’adriatico. È aperta con una serie di rapide notazioni visive “un rigo di carminio”, le “acque marezzate”, un’ alba “cerula”,una “randa in tutto quel turchino”. Queste indicazioni che possono sembrare materiali,fisiche e oggettive in realtà sono inserite in un clima suggestivo che dà loro un’importanza più profonda;sono collocate in un’atmosfera magica,incantata,creata dall’impressione d’infinità spaziale “tra cielo e mare”,dalla solitudine e dal silenzio dell’alba d’estate. In quest’atmosfera vi sono anche i cinguettii degli uccellini che lanciano misteriosi messaggi da un ‘ “al di là” altrettanto misterioso. Questi messaggi quindi giungono da creature che non hanno legami con la terra e che sono più libere. Il poeta usa il verbo “parlano” che attribuisce agli uccelli quindi dà a questi animali un’immagine antropomorfica. Questa umanizzazione degli animali e della natura viene sottolineata anche da “voci”, “oziose e tremule risate”.”chiacchiericcio”. il verbo parlano senza il soggetto accresce l’atmosfera magica ed è anche la parola chiave di tutto il componimento aumentando anche l’effetto di sospensione e mistero. Nella prima strofa vi è l’allitterazione della vocale “a” spesso messa in evidenza “pArlano”, “elbA cerulA d’estAte”,”mAre”,“rAndA”,“Acque mArezzAte”. Quest’allitterazione serve a dare un senso d’infinito e di sospensione. Nella seconda strofa vi è invece l’allitterazione della vocale “i” : “chIaccherIccIo mattutIno” che suggerisce suoni acuti come i versi che fanno gli uccelli di mattina. Tra l’ottavo e il nono verso di questa strofa vi è un ossimoro infatti l’aggettivo “mute” è in netto contrasto con il sostantivo “chiacchiericcio”.La parte seconda della poesia è costituita da un paragone ipotetico tra puffini e marinai che chiacchierano da una barca all’altra. Vi è la stessa magica atmosfera con la distinzione ed identificazione tra le voci degli uomini e quelle degli animali. Troviamo anche l’uso di parole che colorano la poesia come se fosse un dipinto “l’oro e il fuoco” come “rigo di carminio”(verso 1). Nella seconda e terza strofa Pascoli usa continue sinestesie uditive ma anche visive per richiamare alla memoria colori e suoni.La poesia infine viene chiusa con un’allitterazione della consonante “l” : “Liscio di Lacca” che suggerisce l’immagine del mare e con quest’immagine visiva il poeta cerca d’andare oltre diversi veri confini della vita e di cercare l’irrazionalità.

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