Abruzzo

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Testo

Abruzzo Regione amministrativa dell'Italia centrale. Si affaccia a est sul mare Adriatico e confina con le Marche a nord, con il Lazio a ovest e con il Molise a sud. È ripartita nelle province di Chieti, L'Aquila, Pescara e Teramo; il capoluogo regionale è L'Aquila. La regione veniva un tempo denominata al plurale (Abruzzi), poiché comprendeva le tre suddivisioni di Abruzzo Citeriore, Abruzzo Ulteriore I e Abruzzo Ulteriore II; il successivo prevalere del principio di unità regionale ha poi portato all'attuale uso al singolare. Sull'origine del nome Abruzzo non tutti gli studiosi sono concordi; dai più viene fatto derivare da Aprutium, un antico ducato longobardo corrispondente approssimativamente all'odierna provincia di Teramo.
L'Abruzzo, che ha una superficie di 10.795 km2 e conta 1.268.453 abitanti (1995), è relativamente poco esteso e poco popolato; la densità è nettamente inferiore alla media nazionale (117 abitanti per km2 contro 190). I limiti fisici sono ben delineati: a nord dal corso del fiume Tronto, a sud da quello del fiume Trigno e a ovest dalla poderosa catena dell'Appennino abruzzese.
Territorio

Come le contigue Marche, anche l'Abruzzo non ha pianure; ma, mentre il territorio marchigiano è prevalentemente collinare, quello abruzzese è in massima parte montuoso (per oltre due terzi). Nessun'altra regione dell'Italia peninsulare raggiunge valori così elevati di montuosità. La complessità morfologica è rilevante. La regione può tuttavia essere divisa in due aree distinte: l'Abruzzo interno, che appartiene all'ossatura centrale e principale della penisola italiana, dalle cime calcaree aspre ed elevate e dai massicci che racchiudono vaste conche intermontane, e l'Abruzzo esterno, dalle tenui colline che, interrotte dai letti ghiaiosi dei corsi d'acqua, man mano digradano verso la costa sabbiosa.
Il sistema appenninico si manifesta in Abruzzo con la sua maggiore imponenza; vi si presentano inoltre, a differenza di quanto si verifica in genere nelle regioni circostanti, evidenti tracce del modellamento glaciale. I rilievi seguono tre direttrici all'incirca parallele, da nord-ovest a sud-est; l'allineamento più poderoso è quello rivolto verso il mare Adriatico, suddiviso a sua volta in tre gruppi montuosi. Esso inizia con il gruppo dei monti della Laga (monte Gorzano, 2455 m), al confine con le Marche e con il Lazio; qui il passo di Montereale (1015 m), che separa la valle del fiume Velino (tributario del Tevere e quindi del mar Tirreno) da quella dell'Aterno-Pescara, il principale fiume abruzzese, segna il limite tra l'Appennino umbro-marchigiano e l'Appennino abruzzese. Proseguendo verso sud, aldilà della depressione segnata dall'alto corso del fiume Vomano, si erge la mole imponente del Gran Sasso d'Italia, nome assai appropriato per questo complesso montuoso, il più elevato ed esteso degli Appennini, che raggiunge i 2912 m di altezza nella cima del Corno Grande (le cui pendici accolgono il piccolo ghiacciaio del Calderone, l'unico dell'intero arco appenninico). Infine, quasi altrettanto imponente, è il più meridionale massiccio dell'allineamento esterno, la Maiella (monte Amaro, 2795 m).
La valle del fiume Aterno, che segue una marcata depressione e che costituisce il cuore geografico dell'Abruzzo montuoso (Conca Aquilana, Conca di Sulmona), separa nettamente l'allineamento più esterno dal fascio montuoso centrale; esso include il monte Velino (2487 m), al confine con il Lazio, il più isolato monte Sirente (2349 m) e un imponente massiccio, i monti della Meta (monte Petroso, 2247 m): sul loro versante la Bocca di Forlì (998 m) è per convenzione indicata come il limite tra l'Appennino centrale e l'Appennino meridionale. Un'altra conca, quella del Fucino, segna infine il passaggio al terzo allineamento montuoso, quello più interno e frammentato dell'Appennino abruzzese; si estende al confine con il Lazio e comprende la breve catena dei monti Simbruini, che supera di poco i 2000 m.
Vasti e aridi pianori, spesso ingombri di detriti rocciosi, si estendono tra massiccio e massiccio, anche ad alte quote (quello di Campo Imperatore, ad esempio, nel Gran Sasso, si aggira sui 1800 m). La Conca del Fucino era in origine occupata da un vasto lago (aveva una superficie di 155 km2 ed era quindi il più esteso dell'Italia peninsulare): fu interamente prosciugato nella seconda metà dell'Ottocento, e il territorio fu via via convertito all'agricoltura e agli insediamenti. Molto diffusi in tutto l'Abruzzo montuoso sono i fenomeni carsici. Imponenti sono le manifestazioni carsiche sotterranee, testimoniate da un'estesa circolazione di acque risorgenti e dalla presenza di numerose grotte.
Del tutto diversa è invece la morfologia della fascia collinare, che si attenua a ridosso della costa. Vi prevalgono infatti i terreni argillosi e arenaceo-marnosi, poco coerenti, intaccati facilmente dalle acque e altrettanto facilmente soggetti a frane; hanno quindi forme arrotondate, distese, in netto contrasto con le asperità dei rilievi appenninici, benché le pendici siano intaccate dalle fitte incisioni dei calanchi, localmente chiamati "scrimoni".
Il litorale, basso e uniforme, lungo circa 170 km, ha quasi ovunque spiagge sabbiose piuttosto strette, con una larghezza media variabile dai 50 ai 100 m, interrotte dalle foci dei corsi d'acqua. I fiumi sono influenzati, nel loro andamento, dal fatto che la linea di spartiacque dell'Appennino abruzzese non corrisponde ai rilievi più imponenti che, come si è detto, sono quelli vicini all'Adriatico. Sbarrati quindi dai monti della Laga, dal Gran Sasso, dalla Maiella, essi svolgono gran parte del loro corso ai piedi di questi rilievi, e quindi in valli parallele dirette alla costa. La circolazione di acque sotterranee, cui si è già accennato, esercita una funzione idrografica molto importante, perché le numerose risorgive equilibrano (o rendono meno incostante) il regime dei corsi d'acqua, che in altre regioni dell'Appennino centromeridionale sono in genere solo dei torrenti.
I corsi d'acqua della regione sono numerosi ma brevi; tra quelli che interessano direttamente l'Abruzzo, i principali sono il Sangro (117 km), che in parte scorre ai piedi dei monti della Meta, attraversando poi tutta la fascia collinare a sud della Maiella, e soprattutto l'Aterno-Pescara (che è lungo 145 km e ha un bacino di ben 3188 km2, valore piuttosto elevato per un fiume dell'Italia peninsulare). Esso nasce col nome di Aterno sui monti della Laga; solca l'intera Conca Aquilana, dove bagna la città dell'Aquila, svolgendo un lungo percorso che segue il versante interno del Gran Sasso; ricevuto il suo maggiore affluente, il Sagittario, assume il nome di Pescara, attraversa finalmente l'Appennino con una stretta gola e raggiunge l'Adriatico presso l'omonima città.
Mancano laghi di una certa estensione, dopo il prosciugamento del Fucino; è però interessante, nell'Abruzzo meridionale, il piccolo lago di Scanno (1 km2 di superficie), perché è tra i più notevoli esempi in Italia di bacino lacustre formatosi per sbarramento naturale, a seguito della caduta di una frana dal monte Genzana. Artificiale è invece il più esteso lago di Campotosto (14 km2), realizzato con lo sbarramento del torrente Fucino.
Clima e ambiente
L'altitudine così marcatamente differenziata, l'apertura al mar Adriatico, il potente allineamento dei monti più esterni dell'Appennino, che formano una vera e propria barriera ai movimenti delle masse d'aria provenienti da ovest, fanno sì che in Abruzzo si abbiano due situazioni climatiche diverse. La fascia orientale, dai deboli rialzi collinari, è tipicamente mediterranea, con estati calde e inverni in genere tiepidi (benché l'Adriatico, che è un mare poco profondo, mitighi le temperature, a parità di latitudine, meno del mar Tirreno). La sezione montana presenta caratteri di semicontinentalità, con estati quasi altrettanto calde ma temperature invernali decisamente basse. Infatti le località adriatiche hanno medie estive sui 24 °C, e Scanno, a 1050 metri di altitudine, nella Conca Aquilana, raggiunge i 20 °C. Molto più marcate sono invece le differenze tra i valori medi invernali: intorno agli 8 °C sulla costa e intorno agli 0 °C a mille metri di altitudine (-5 °C a Campo Imperatore).
Lo sbarramento esercitato dai rilievi si ripercuote anche sulle precipitazioni. Queste giungono soprattutto dal Tirreno; nella fascia più occidentale delle catene appenniniche, dai Simbruini ai monti della Meta, si hanno sino a 2000 mm annui di precipitazioni, che scendono a 1500 sui rilievi più orientali. Le precipitazioni sono frequentemente nevose e danno luogo a un innevamento piuttosto prolungato: ad esempio nel massiccio del Gran Sasso dura circa due mesi a soli 1000 m di quota, mentre è permanente sul Corno Grande. Più asciutte (con precipitazioni che si aggirano sui 1000 mm annui, ma anche inferiori) sono le conche interne: ad Avezzano, nella piana del Fucino, i valori scendono a 800 mm. Tuttavia i minimi di piovosità sono uniformi in tutta la fascia marittima e si aggirano sui 600 mm annui. Le precipitazioni registrano ovunque un massimo in novembre-dicembre, e un minimo estivo, in genere in luglio.
La regione comprende alcuni dei più interessanti ambienti appenninici e in buona misura ha provveduto a proteggerli. Data al 1923 l'istituzione del parco nazionale d'Abruzzo (anche se gli attivi interventi di salvaguardia sono molto più recenti); nel 1991 è stato istituito il parco nazionale del Gran Sasso-monti della Laga (condiviso anche da Lazio e Marche) e il parco regionale della Maiella, cui va aggiunto il parco naturale del Velino-Sirente. In effetti sta crescendo in Abruzzo l'interesse per lo sviluppo turistico delle aree montane, per lungo tempo trascurate a favore di quelle costiere.
Flora e fauna

Anche l'ammanto vegetale mostra evidenti differenze tra l'Abruzzo appenninico, che è comunque la zona meglio conservata, e quello collinare, in cui le coltivazioni hanno profondamente modificato il paesaggio originario. Tuttavia, nonostante le profonde trasformazioni subite dall'ambiente, la regione mantiene una vegetazione di particolare interesse. Non è così nella fascia costiera, dove solo qualche residuo lembo di macchia mediterranea (lentisco, mirto, erica) resiste all'avanzata delle colture e degli insediamenti (le pinete che a tratti punteggiano la costa sono state impiantate dall'uomo); altrettanto esigue sono, sulle colline, le permanenze dei vasti boschi di quercia che un tempo ricoprivano i pendii subappenninici rivolti all'Adriatico.
Ma già nelle conche intermontane, che alle basse e medie altitudini sono ampiamente coltivate, i paesaggi si fanno caratteristici. Ad esempio, abbastanza inaspettatamente vi crescono tipiche specie mediterranee, tra cui l'olivo e il mandorlo, inframmezzati alle querce. Alle quote più alte il bosco più diffuso è quello di faggi (talvolta misti con i più rari abeti bianchi), che dai 1000-1100 m d'altitudine si spinge sino ai 1800-1900 m. Sulle aree appenniniche di alta quota, superiori ai 2000 m, è diffusa la cosiddetta "prateria pseudoalpina", che qui annovera molte specie assai rare se non uniche: la stella alpina d'Abruzzo (Leontopodium nivale), l'orchidea alpina, chiamata pianella della Madonna (Cypripedium calceolus), e altre specie tipiche dell'area alpina (ginepro montano, mirtillo nero ecc.).
Anche per la fauna naturale, benché sia stata enormemente ridotta dall'uomo, l'Abruzzo costituisce una regione di particolare interesse: si ritiene infatti che rappresenti l'estremo limite meridionale di alcune specie tipiche degli ambienti nordici, giunti sin qui con le glaciazioni, e che in seguito si sarebbero in parte modificati per adattarsi alle mutate condizioni climatiche. L'esemplare più rappresentativo è senza dubbio l'orso bruno (o orso marsicano), salvato dall'estinzione nel parco nazionale d'Abruzzo, così come il camoscio. Numerosi sono poi i lupi, le volpi, i gatti selvatici, le lontre ecc. Tra le molte specie di uccelli, domina la maestosa aquila reale.
Economia
L'Abruzzo ha compiuto recentemente notevoli progressi in ambito economico; tuttavia, con un reddito annuo per abitante di 23 milioni di lire, si colloca notevolmente al di sotto delle altre regioni dell'Italia centrale, e a un livello inferiore alla media nazionale. Ulteriori dati (ad esempio, la redditività del settore agricolo, oppure l'indice dei consumi) portano a definire in termini produttivi l'Abruzzo come l'area più povera dell'Italia centrale, anche se nettamente al di sopra di quella meridionale. Le pur positive trasformazioni degli ultimi decenni – sviluppo del turismo, incremento dell'industrializzazione, maggiore razionalizzazione nelle tecniche agricole – hanno determinato come contropartita un'accentuazione delle differenze che da tempo contraddistinguono le due subregioni, senza riuscire a risolverle. Da un lato vi è l'Abruzzo costiero e subappenninico, più popolato, ricco e dinamico, con una piccola metropoli, Pescara, conurbata con la vicina Chieti, e dall'altro lato, aldilà del bastione formato dal Gran Sasso e dalla Maiella, vi è l'Abruzzo interno, storicamente, culturalmente e artisticamente importante, con il capoluogo regionale, L'Aquila, che stenta però a trattenere i suoi abitanti e rappresenta economicamente un'area depressa.
Agricoltura
Anche per numero di occupati nel settore agricolo – più elevato della media nazionale, ma inferiore a quello dell'Italia meridionale – l'Abruzzo conferma la sua collocazione intermedia tra Centro e Sud. Solo in poche aree i suoli sono adatti alle coltivazioni; nelle conche interne prevale la cerealicoltura estensiva (con alcune aree a orticoltura intensiva nelle piane del Fucino e di Sulmona; propria della Conca Aquilana è la produzione di zafferano), unita alla coltivazione di patate e barbabietole da zucchero, mentre nelle fasce pianeggianti e collinari esterne si sono sviluppate con successo le più redditizie coltivazioni dell'olivo, degli alberi da frutta e della vite, con produzione anche di vini di qualità.
In declino, ma sempre abbastanza importante, è la pastorizia, attività antichissima, la più adatta ai pascoli montani della regione, condotta un tempo con la pratica delle transumanze, che consisteva nel trasferire le greggi dai pascoli estivi degli altipiani abruzzesi a quelli invernali delle pianure, anche nel Tavoliere di Puglia o nelle campagne del Lazio, seguendo antiche piste (i tratturi). Oggi l'allevamento ovino sussiste in minor misura e con forme di conduzione diverse da quelle tradizionali.
Industria
Il settore industriale è carente. Manca la grande fabbrica propulsiva, mentre sono relativamente numerose le aziende piccole e medio-piccole, perlopiù concentrate sulla costa, a esclusione del comparto alimentare, di più vasta diffusione nel territorio. Si hanno soprattutto industrie tessili, dell'abbigliamento, alimentari e meccaniche; è ancora rilevante e di qualità l'artigianato (pizzi e merletti, tappeti, ceramiche, ferro battuto).
Attività terziarie

Nel settore dei servizi, un significativo incremento ha registrato il turismo, sia balneare (con varie località ormai note e largamente frequentate, come Silvi Marina, Roseto degli Abruzzi, Giulianova, tutti in provincia di Teramo), sia escursionistico e naturalistico, praticato principalmente nel parco nazionale d'Abruzzo (il cui centro principale è Pescasseroli, in provincia dell'Aquila), sia infine quello legato agli sport invernali: l'Abruzzo è infatti la regione appenninica con maggiori stazioni sciistiche, soprattutto per lo sci di fondo (Campo Felice, Campo Imperatore, Ovindoli, Roccaraso, Rivisondoli ecc.).
La rete delle vie di comunicazione, ancora qua e là carente e che comunque serve in modo preponderante la fascia costiera, rappresenta un ulteriore elemento di distacco tra l'Abruzzo interno e quello gravitante sulla costa. Qui corrono la ferrovia, le strade principali e le autostrade (Rimini-Pescara, Pescara-Bari-Taranto), assicurando collegamenti agevoli con le regioni dell'Adriatico, sia verso nord sia verso sud. La reale difficoltà morfologica ha contribuito all'isolamento, spesso secolare, di molte zone interne e, in certa misura, dello stesso capoluogo regionale (l'Aquila è unita da un'autostrada a Roma, ma non con la costa abruzzese). Il centro più favorito dalle vie di comunicazione è Pescara: oltre alla ferrovia transappenninica che dalla città fa capo a Roma, un raccordo la collega all'autostrada Roma-L'Aquila.
Popolazione e città

Dopo aver registrato per vari decenni (dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta) un forte esodo, la popolazione è ormai stazionaria, anzi in leggero incremento. Le migliorate condizioni economiche hanno tra l'altro determinato il rientro di un certo numero di emigrati abruzzesi. Se l'intera regione ha, con 117 abitanti per km2, una densità media ben inferiore alla media nazionale, tra zona e zona le differenze, determinate dalla povertà e dall'isolamento, sono ancora più salienti. Non colpisce tanto la diversità demografica tra i capoluoghi (la stessa Pescara conta appena 120.000 abitanti, mentre L'Aquila non arriva ai 70.000), quanto quella della densità delle province. In Abruzzo l'urbanizzazione è un fenomeno poco diffuso e la popolazione è concentrata in piccoli centri isolati, in generale con una media al di sotto dei 10.000 abitanti.
I minimi di densità si riscontrano nell'Aquilano (60 abitanti per km2) ma bisogna anche tenere conto della vastità della provincia, pari a metà della superficie dell'intera regione; circa 150 abitanti per km2 si registrano nel Teramese e nel Chietino, mentre la provincia di Pescara raggiunge i 238. Tra i centri non capoluogo, si ricordano Avezzano, piccola "capitale" agricola e commerciale della piana del Fucino, e Lanciano (industrie grafiche e tessili), in provincia di Chieti. Questa città, situata a breve distanza da Pescara, forma con quest'ultima una piccola conurbazione che rappresenta oggi il cuore più dinamico della sezione regionale gravitante sulla costa.
Storia

Nella regione è documentata la presenza umana sin dal Paleolitico inferiore, con importanti stazioni preistoriche alla Madonna del Freddo e ai Terrazzi Zannini, vicino a Chieti, lungo la valle del fiume Foro e soprattutto nel sito delle Rocche di Popoli, nella conca Peligna. Alcuni giacimenti situati in quest'ultima hanno permesso di ricostruire le diverse fasi dell'attività umana del Paleolitico in Abruzzo. Per il periodo eneolitico le tracce più significative provengono dal villaggio di Ortucchio, nella piana del Fucino, dove si configurarono le prime organizzazioni sociali basate sull'agricoltura e sulla pesca e, in misura minore, sulla caccia. Nella fase protostorica si radicò una fiorente civiltà, denominata picena, il cui raggio di influenza si estendeva a sud, sino ai confini con la Puglia, e all'interno, verso l'area montuosa: la celebre statua di guerriero, conservata al museo di Chieti, ne costituisce l'espressione esemplare.
Agli albori della storia l'Abruzzo presentava una varietà di popoli di differenti origini e tra loro divisi in tribù. I vestini, i marsi, i marrucini, gli equi, i sanniti erano le popolazioni locali più significative, presto soggette alla pressione di Roma e quindi sottomesse nel IV secolo a.C., ma definitivamente romanizzate solo all'alba dell'era cristiana. Nella divisione augustea dell'Italia l'Abruzzo, con il Molise, a eccezione del Teramano, fece parte della Regio IV, denominata Sabina et Sannium; questa fu la premessa per il definitivo ingresso nel sistema di Roma, sancito dalla concessione della cittadinanza (nella prima metà del I secolo d.C.). La via Valeria costituiva il principale asse di collegamento tra la regione e Roma, e a essa si aggiungeva una rete di strade costiere e trasversali.
I longobardi, che conquistarono la regione, la aggregarono al Ducato di Spoleto che, quando fu assoggettato dai franchi, venne eretto nel comitato autonomo della Marsica, o Marsia, con sede a Celano. Dal 1140 iniziò la dominazione dei normanni, ai quali si deve l'incorporamento dell'Abruzzo al Regno di Sicilia, mantenuto dalla successiva dinastia di Svevia. A Tagliacozzo si svolse, nel 1268, la decisiva battaglia che, segnando la sconfitta di Corradino di Svevia, assicurò l'Abruzzo agli Angioini, i quali lo unirono come provincia al Regno di Napoli. Dei grandi eventi che coinvolsero questo stato, l'Abruzzo visse le alternanze di regimi: la dominazione aragonese prima, poi quella spagnola, durata dall'inizio del XVI secolo al 1707, il breve tratto di governo austriaco, e il regno borbonico, compreso tra il 1734 e l'Unità d'Italia (vedi Risorgimento), salvo la breve parentesi napoleonica.
L'età moderna non registrò sensibili progressi economici e culturali della regione, che rimase ai margini della vita del regno, con un sistema produttivo imperniato sulla pastorizia e con i centri urbani di maggiore spicco, L'Aquila e Chieti, oscurati dalla preminenza di Napoli. Dopo l'unificazione, in Abruzzo furono avviati i lavori di prosciugamento del lago Fucino, che misero a disposizione dell'agricoltura un vasto e fertile territorio. La regione venne demograficamente impoverita dalla grande emigrazione verso l'America di fine Ottocento, alla quale, nel secondo dopoguerra, seguì un nuovo esodo di contadini e popolazioni di montagna, diretti nelle aree settentrionali dell'Italia e nei paesi dell'Europa settentrionale. Il fenomeno si interruppe negli anni Settanta, allorché si cominciarono ad avvertire i segnali di sviluppo derivanti dagli insediamenti industriali e commerciali della zona di Pescara e dall'incremento del turismo costiero.

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