Elio Vittorini: "Il garofano rosso"

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura Italiana
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Testo

SCHEDA – LIBRO
TITOLO: il garofano rosso
AUTORE: Elio Vittorini
EDIZIONE: Arnoldo Mondadori Editore
BREVI NOTIZIE SULL’AUTORE
Elio Vittorini nacque il 23 luglio 1908 a Siracusa. Figlio di un ferroviere, passò l’infanzia in varie località della Sicilia seguendo gli spostamenti del padre; poi nel 1924 fuggì improvvisamente dall’isola, andando a lavorare in Venezia Giulia come edile. Manifestò la propria vocazione letteraria precocemente collaborando, fin dal 1927, a diverse riviste e alla “stampa”. Il suo primo racconto, “Piccola borghesia”, fu pubblicato su “Solaria”, uscì nel 1931 come raccolta di brevi narrazioni. Nel ’32 scrisse “Viaggio in Sardegna”, pubblicato quattro anni dopo insieme a “Nei morlacchi”. Nel ’30 uscì l’antologia “Scrittori nuovi”, da lui curata insieme a E. Falqui. Poi fu pubblicato a puntate sempre sulla rivista fiorentina il suo primo romanzo, il garofano rosso (1933-1934), provocò il sequestro del periodico per oscenità. Il romanzo fu poi edito in volume nel 1948.
Trasferitosi a Firenze lavorò come correttore di bozze in un quotidiano e imparò l’inglese da un anziano operaio della tipografia. Da qui cominciò ad interessarsi alla narrativa americana, a cui si dedicò con molto entusiasmo, traducendo subito un romanzo di Lawrence e poi altri, dando luogo a sospetti presso i gerarchi del regime. Infatti, venne espulso dal partito fascista, di cui non aveva più da tempo rinnovato la tessera.
Nel 1938 si trasferì a Milano, dove maturò in coincidenza con la guerra spagnola, una posizione di radicale antifascismo, che la portò a iscriversi al Partito Comunista. Su “Letteratura” apparve in quegli anni, a puntate, “Conversazione in Sicilia”, l’opera più importante di Vittorini. Fu lasciata passare dalla censura fascista, ma bene accolta dalla critica, suscitò subito il risentimento della stampa di regime che lo accusava di essere antinazionale e immorale.
Nel luglio del ’43 venne arrestato durante una riunione clandestina e condotto nel carcere di San Vittore fino a Settembre.
Tornato in libertà nel dopoguerra, l’attività di Vittorini fu intensissima, soprattutto quella di organizzatore culturale: diresse l’edizione milanese de “L’Unita” e fondò, nel 1945 la rivista “Il Politecnico”. Nel dicembre del ’47 “Il Politecnico”, sconfessato dai comunisti, cessò le pubblicazioni. Intanto Vittorini aveva pubblicato altri romanzi: “Uomini e no” (1945), “il Sempione strizza l’occhio al Frejus” (1947), “Le donne di Messina” (1949). Nel 1951 Vittorini lasciò il PCI e si dedicò all’attività editoriale. Diresse per Einaudi la collana “I Gettoni” e curò, sempre per lo stesso editore, opere di Ariosto, Boccaccio, Goldoni. Nel 1957 pubblicò “Diario in pubblico”, in cui raccolse i suoi interventi militanti, politico-culturale; nel ’59 fondò e diresse con Italo Calvino il “Menabò”, importante per l’avvio del dibattito sullo sperimentalismo letterario degli anni Sessanta.
Vittorini, negli ultimi anni della sua vita, si dedicò alla stesura di critiche letterarie ed economiche. Nel 1963 si ammalò gravemente e morì nella sua casa milanese nel 1966.
TRAMA
Il garofano rosso è un romanzo incentrato sulla figura di Alessio, un sedicenne siciliano che frequenta il liceo classico insieme al suo migliore amico Tarquinio, due anni più grande di lui. I due amici alloggiano nella stessa pensione (quella di Rosmunda Formica), ma Tarquinio deve recuperare alcuni anni scolastici a causa di bocciature e si prepara da privatista alla maturità.
I due giovani condividono una nascente quanto violenta passione politica per il fascismo appena ai suoi esordi: siamo infatti nel 1924, l'epoca del delitto Matteotti. Per Tarquinio e Alessio il fascismo è essenzialmente rivoluzione antiborghese, lotta contro i privilegi di una classe a cui Alessio appartiene, ma da cui vuole allontanarsi.
Nella “Cava”, una tipografia dove i due amici, insieme con altri, s’incontrano spesso a discutere, si condividono gli interessi politici, le avventure amorose e si esaltano spesso figure come Rosa Luxemburg.
Ben presto Alessio si accorge di essersi innamorato di una studentessa diciottenne di nome Giovanna, più grande di lui. I due si scambiano un solo bacio e lei dona al ragazzo come pegno d’amore un garofano rosso. Ma il giorno dopo un'amica di Giovanna si fa ambasciatrice di un suo messaggio: niente di più potrà esserci tra i due, perché Alessio è troppo giovane, mentre lei ha già diciotto anni. Al ragazzo, perciò, non resta che un sogno d'amore idealizzato.
Nel giorno della commemorazione di Giacomo Matteotti, Alessio, Tarquinio e gli altri amici decidono di scioperare e di occupare la scuola in segno di protesta: per questo Alessio viene rimandato in varie materie e decide di presentarsi come esterno agli esami.
Arrivata l'estate, egli torna a casa, dove viene accolto freddamente dai genitori, lontani dal suo mondo e incapaci di comprenderlo; soltanto con la sorella Menta egli può confidarsi. Decide dunque, per un certo periodo, di rimanere segregato in camera e di non parlare con il padre e la madre: sebbene essi siano disposti a perdonarlo, il ragazzino si convince che non potrà mai più vivere con loro. Del resto, padre e madre non sono mai stati la sua vera famiglia: egli aveva voluto bene al nonno, alle zie, ma poco ai genitori. Alessio comincia ad apprezzare il lavoro degli operai dipendenti nella fabbrica di mattoni del padre.
Tarquinio, invece, rimane solo lontano dalla famiglia sia fisicamente che idealmente, infatti non trascorre l’estate nella casa paterna, ma rimane nella cittadina siciliana, alloggiato ancora alla pensione.
Tornato a Siracusa dopo l'estate, Alessio, si accorge che l’amicizia tra lui e Tarquinio non è più la stessa che li legava qualche mese prima. Il protagonista vive comunque nuove ed eccitanti esperienze: decide di recarsi nella casa di tolleranza di Madama Ludovica, dove si trova la prostituta Zobeida, donna bellissima e tenera. Tra i due nasce una vera storia d'amore. A lei Alessio lascerà il garofano rosso, pegno del suo antico amore, per evitare che una banda capeggiata dal suo rivale, Rana, glielo rubi (che tra l’altro aveva già avuto a che fare perché si era intromesso nella sua “storia” con Giovanna). Purtroppo, però, anche Zobeida scompare presto dalla sua vita, poiché viene arrestata per una faccenda di droga.
Alessio, nel frattempo, ha dimenticato ogni dovere di studente: non ha sostenuto gli esami e ha dunque perso l'anno. Tornerà a far parte del suo antico mondo di studente in occasione di un funerale: muore, infatti, suicida per amore, una compagna di Giovanna (Daria Cortis), i ragazzi si ritrovano tutti per la triste occasione. Qui si rivedono anche Alessio e Tarquinio, quest’ultimo rivela all’amico che Giovanna si è concessa a lui: come prova gli mostra mi fazzoletto impregnato di sangue.
PERSONAGGI (PRINCIPALI, SECONDARI)
I personaggi principali sono: Alessio Mainardi, Tarquinio Masseo, Giovanna e Zobeida.
Alessio Mainardi è il protagonista del libro, un ragazzo di sedici anni che frequenta il liceo classico. Il personaggio non viene descritto fisicamente poiché è lui stesso che narra la vicenda.
Apparentemente sembra timido e impacciato, soprattutto con le donne, ma quando è con gli amici, rigorosamente più grandi di lui, proprio per il desiderio di diventare adulto, ha un carattere estroverso, intraprendente e dinamico.
È molto legato ai luoghi della sua vita e della sua infanzia e ci descrive sempre i sentimenti e le emozioni che prova nel rammentarli.
Tarquinio Masseo è come un fratello maggiore per Alessio, è più grande di lui di due anni. Ha diciotto anni, ma per una complessa vicenda di bocciature non ha mai preso la licenza ginnasiale e si prepara da privatista alla licenza con l’amico. Alloggia alla pensione di Rosmunda Formica con Alessio. Tarquinio non trascorre l’estate con la sua famiglia, sembra non avere parenti, rimane alloggiato alla pensione.
Per certi aspetti si crede superiore agli altri, più maturo, il ragazzo dai “mille consigli”; questo però lo porterà a scelte non del tutto sensate.
Tarquinio cerca sempre di dimostrare la sua autonomia, nonostante sia molto legato all’ambiente che lo circonda (pensione, Cava) infatti, dopo l'estate, si recherà alla Corona di Ferro per vivere da solo.
L’amicizia tra Tarquinio ed Alessio cambierà al ritorno dalle vacanze di Alessio; i due dopo un’animata discussione prenderanno due strade diverse per poi ritrovarsi di nuovo al funerale di una ragazza suicidatasi per amore.
Giovanna (da lui chiamata anche Diana) è l'amore platonico di Alessio. Stranamente nelle pagine la figura della ragazza compare direttamente solo in poche circostanze e le uniche sue azioni rilevanti sono il regalo di un garofano rosso ad Alessio e un fugace e innocente bacio con lo stesso.
È la figlia del colonnello; dagli occhi chiari (grigi), bruna e dal viso dolce. Indossa prevalentemente un vestito verde ed azzurro che rimane impresso nella mente di Alessio. Si comporta in modo altezzoso e distaccato, quasi di superiorità ai sentimenti e alle emozioni.
Giovanna è sempre accompagnata da una sua amica, “la levatrice”, che fa di tutto per tenere Alessio lontano da lei.
Zobeida è l'amore carnale e concreto di Alessio. Una prostituta matura e sensuale, dai lunghi capelli biondi, occhi neri e dal corpo perfetto. Alessio è uno degli unici ragazzi che ha la possibilità di avere dei rapporti sessuali con questa donna e che riesce a comprendere il suo carattere nascosto (fragile, sensibile e materno). L’amore tra i due avrà vita breve perché Zobeida è una prostituta e come tale deve rimanere, viene arrestata per droga.
I personaggi secondari sono: Rosmunda Formica, la proprietaria della pensione in cui alloggiano Tarquinio ed Alessio; Rana, acerrimo nemico di Alessio; Pelagrua, un compagno di classe dei due amici; Menta, la sorella di Alessio; La Morale, è il nome che Alessio attribuisce a suo padre; Guglielmo, Ciro e Giugliano sono i fratelli di Alessio...

AMBIENTE SOCIALE-GEOGRAFICO
Alessio Mainardi, figlio di un imprenditore, appartiene ad una famiglia medio-borghese; Tarquinio, invece, sembra non avere radici, ma nel libro non si fa riferimento a problemi economici; Giovanna è figlia di colonnello, piuttosto benestante; Zobeida si guadagna da vivere facendo la prostituta.
La vicenda è ambientata in Sicilia, precisamente in un paesino a ridosso di una montagna rosa ed affacciato sulle rive del mare. Il narratore non ci fornisce altre informazioni a riguardo, però percepiamo che questo luogo è molto importante soprattutto per Alessio perché ci comunica le sue esperienze, sensazioni e emozioni; persino quelle degli altri personaggi. Accanto al luogo principale c’è il luogo di vacanza nel nord Italia, dove il protagonista trascorre l’estate.
PERIODO STORICO
Siamo nel '24, lo stesso anno del tragico delitto Matteotti. Il deputato socialista che affrontò il fascismo senza mai esitare, in seguito a un coraggioso discorso alla camera, nel quale denunciava le violenze elettorali, venne rapito e pugnalato a morte il 10 giugno 24, per ordine di alti esponenti del fascismo, tra i quali non si può escludere lo stesso Mussolini.
TEMI
I temi del romanzo e contemporaneamente le esperienze esistenziali attraverso cui Alessio passa per costruire il suo io “adulto” sono quattro: il confronto con la storia e la politica, e quindi con il fascismo; l’amicizia; l’amore e, meno sottolineato, ma non meno importante la famiglia.
Nella prima parte del romanzo viene evidenziato in Alessio il desiderio di crescere, di entrare nel mondo degli adulti e la vocazione alla violenza, il desiderio confuso che solo attraverso essa si diventi “grandi”. Per il protagonista è come se esistesse una barriera che separa il mondo dell’infanzia dal mondo adulto. Il primo è rappresentato dall’amica di Giovanna che lo assilla con noiosi consigli; il secondo è simboleggiato dall’esperienza amorosa, il cui simbolo è il Garofano Rosso.
Un altro ostacolo incontrato da Alessio è la scoperta di un’abissale differenza esistente tra lui stesso, figlio di padrone di fabbrica, destinato agli studi e gli operai impiegati nell’azienda del padre, con un futuro di lavoro alienante. In seguito a questa consapevolezza maturano in lui ideali sociali e politici ben lontani da quelli fascisti.
La città rappresenta perciò il mondo della storia, mentre la campagna quello dell’infanzia; sarà proprio quest’ultima a riportare il protagonista fuori dal fascismo.
L’amicizia e l’amore danno ad Alessio le risposte che tentava invano di trovare nella famiglia e nella scuola.
Con la parola amicizia s’intende un rapporto privo di conflitti e antagonismi.
Se Giovanna è l’amore platonico, idealizzato; Zobeida è per Alessio l’amore vero, passione dell’anima e dei sensi. L’amore con lei è un ingresso nel mondo adulto, attraverso la porta della sessualità, e contemporaneamente un dolce ritorno all’infanzia, alla donna-madre.

TECNICHE NARRATIVE
Il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista della vicenda, gli eventi sono prevalentemente narrati in ordine temporale, per questo motivo fabula ed intreccio coincidono.
Sono presenti alcuni flashback: improvvisamente dal cap. IV al cap. V la narrazione si interrompe per lasciare spazio a delle lettere tratte dal diario di Alessio per rievocare alcuni episodi accaduti con l’amico.
Il narratore coincide con uno dei personaggi, Alessio Mainardi, è autodiegetico.
Spesso, soprattutto nella prima metà del romanzo, l’Io narrante si identifica nel gruppo giovanile di cui fa parte e allora lo scrittore usa il pronome “noi”: un gruppo di giovani legato dalle stesse abitudini, speranze, passioni politiche, che ha luoghi propri di ritrovo e specifici nomignoli tipici della gioventù del tempo. Il punto di vista è a focalizzazione interna.
GENERE LETTERARIO: romanzo di formazione
LINGUAGGIO
Nel romanzo si contrappone un lessico lirico e poetico, legato a descrizioni paesaggistiche ad una lingua quotidiana, a volte poco curata con epiteti ed esclamazioni persino volgari e gergali tipiche della gioventù del tempo. Sono presenti anche espressioni dialettali e modi di dire, il narratore utilizza dei soprannomi per i personaggi e per i luoghi (per esempio parasanghea, ponto eusino, la levatrice, la cava, il Rana, La Morale ecc.). Alcuni modi di dire sono legati alle tradizioni dell'epoca (es. donna di malaffare, gran colpi che accendon la pelle ecc.)
Il testo ha spesso dei periodi brevi e semplici, piuttosto scorrevole. Ci sono numerosi segni di punteggiatura, con grande ricorrere del punto fermo. Il narratore predilige il discorso diretto.
COMMENTO
Io credo che bisognerebbe soffermarsi sulla difficile scelta fra l’amore puro (Giovanna) e l’amore sensuale (Zobeida). Entrambi hanno avuto vita breve: Zobeida essendo una prostituta non avrebbe mai potuto innamorarsi e Giovanna era destinata al volere del padre.
L’autore forse vuole idealizzare l’amore che Alessio prova per Giovanna per farci capire che gli amori più belli sono proprio quelli in cui alla fine non accade niente. Infatti anche quando la relazione con Zobeida termina, Alessio torna a pensare nuovamente a Giovanna e al garofano rosso, diventato ormai nostalgia di un mondo che non è più il suo; egli è cresciuto, è adulto e ha chiuso con l’adolescenza.
Questo romanzo può anche essere considerato una specie di protesta alle falsità e alle pomposità del fascismo.
Lucia Cecchi 5^ C 1

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