Conversazione in Sicilia, di Elio Vittorini

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale
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Testo

SCHEDA DI LETTURA
Autore: Elio Vittorini
Titolo: Conversazione in Sicilia
Editore: Einaudi
Anno: 1966
Ambiente: La vicenda si svolge in Sicilia, in diverse località fra la costa e le montagne, ma, come sottolineato dallo stesso Vittorini nella nota finale, l’ambientazione non ha alcuna importanza per lo svolgimento del libro.
Struttura: Il romanzo è scritto in prima persona, come cronaca autobiografica del viaggio compiuto da un uomo nei luoghi della propria infanzia, ma il narratore si sofferma soprattutto sui pensieri, le emozioni, le sensazioni suggeritegli dagli incontri che fa, creando un’atmosfera surreale e a volte onirica.
Linguaggio: Il linguaggio è piuttosto semplice, volutamente surreale, ritrae più l’interiorità del protagonista che le situazioni descritte.
Contenuto: Il protagonista, un giovane “in preda ad astratti furori”, sofferente per “il genere umano perduto” ma incapace di qualsiasi coinvolgimento nella realtà, sfiduciato, passivo, infelice, pessimista, riceve una lettera dal padre che gli dice di aver lasciato la madre e lo prega di averne cura. Allora decide di farle visita, prende il treno torna nella natia Sicilia; “Conversazione in Sicilia” è appunto la narrazione di questo viaggio, degli incontri del giovane con i personaggi più svariati, dal “Gran Lombardo” ai siciliani che lo prendono per americano, dalla madre piena di rancore verso il padre donnaiolo ma piena di fraterna solidarietà per i malati che assiste all’arrotino che “soffre per il dolore del mondo offeso”, fino alla scoperta della tragica morte in guerra del fratello e al ritorno del padre. Ma, come dice il titolo, il romanzo è soprattutto una “conversazione” del protagonista con la madre e con gli altri siciliani, un disperato tentativo di comprendere e far comprendere agli altri quanto il mondo sia “offeso”, quanto sia “più genere umano il genere umano dei morti di fame”.
Livello ideologico: Vittorini riporta nella surreale narrazione di questo viaggio una profonda coscienza di umanità, la coscienza della vanità del dolore a cui il genere umano e il mondo intero sono sottoposti dalla guerra, dalla fame, dalla malattia; i siciliani descritti da Vittorini sono semplici, si accontentano della realtà senza cercare sovrastrutture, ma colgono, su invito del protagonista la loro fratellanza con i derelitti di ogni provenienza, in nome della comune appartenenza al “genere umano dei morti di fame”. Altre interpretazioni rileggono il romanzo in chiave totalmente allegorica: Vittorini avrebbe descritto l’Italia fascista e i suoi personaggi nei panni dei siciliani in modo oscuro per non incorrere nella censura.

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