Versioni di latino

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Testo

Autori:Marco Moscio,Cristina Traverso
Titolo:TRADURRE DAL LATINO Versioni latine per il biennio
Casa editrice:Bompiani

TARPEA (Autore=?)

Dopo che i Sabini intrapresero una guerra contro i Romani per vendicare l’offesa delle vergini(/donne) che erano state rapite, i romani, poiché i nemici assalivano la città, si erano rifugiati nel Campidoglio.Il custode della rocca del Campidoglio era Spurio Tarpeio, la cui figlia, di nome Tarpea, Tito Tazio, re dei Sabini, corruppe con dell’oro affinché accogliesse i soldati armati nella rocca.(Lei) infatti per caso era scesa dal Campidoglio per attingere l’acqua necessaria per i sacrifici.Allora T. Tazio, per conoscere la strada per il Campidoglio ed impossessarsi della rocca disse alla vergine Tarpa: “Ti donerò molto volentieri qualunque cosa tu desideri se condurrai me e i miei soldati nel Campidoglio”.Tarpa come prezzo della confessione chiese ciò che i Sabini portavano nella mano sinistra (singolare libero), intendendo cioè braccialetti preziosi e alcuni anelli con pietre preziose (/gemme).Così sperando che avrebbe ottenuto (libera: di ottenere) ciò che aveva chiesto aprì l’ingresso affinché i nemici entrassero nella rocca.Ma subito pagò il fio della rivelazione: i Sabini uccisero Tarpea ricoprendola di scudi: i nemici, infatti, portavano nella mano sinistra non solo braccialetti ed anelli ma anche gli scudi.
Chiunque commetta un atto vigliacco spesso è odiato dai nemici stessi.

UN UOMO ESTREMAMENTE GENEROSO (Valerio Massimo)

Un agrigentino di nome Gillia era straordinariamente ricco (libera), ma molto più ricco d’animo che di ricchezze, al punto che la sua casa era quasi creduta una specie di officina di generosità: da lì venivano innalzati monumenti legati ad usi pubblici, (da lì) venivano allestiti spettacoli graditi agli occhi del popolo, (da lì) derivavano gli splendidi fasti dei banchetti e mezzi di sostegno. Gillia donava queste cose a tutti: concedeva privatamente beni alimentari a coloro che soffrivano la fame (libera), doti alle vergini oppresse dalla povertà, aiuti a coloro che erano stati abbattuti dall’incombenza di danni. Anche gli ospiti, accolti come (sia) dalle case di città così anche(sia) dalle abitazioni di campagna molto bene, venivano congedati ornati di diversi doni.In un certo periodo nutrì e vestì allo stesso tempo cinquecento cavalieri di Gela, spinti dall’impeto della tempesta nei suoi possedimenti.Che dire di più? Non si sarebbe detto che fosse un mortale qualunque, ma un’abbondante tasca della propizia dea Fortuna.Quindi ciò che Gillia possedeva era quasi un patrimonio comune di tutti. Come la città di Agrigento così anche le regioni vicine avevano cura dei voti per la salute e gli sviluppi di questi (Gillia).

UNA BATTUTA INOPPORTUNA CAUSA UNA SCONFITTA ELETTORALE (Valerio Massimo)

P.Scipione Nasica, famosissimo esempio di autorità romana, console che dichiarò guerra a Giugurta, che con mani purissime portò dalle sedi troiane la madre Cibale trasferendola nei nostri altari e nelle nostre case, che soffocò con la forza della sua autorità molte e funeste/rovinose rivolte, che per alcuni anni si vantò principe del senato, poiché un giovane chiedeva la carica di edile, dopo aver stretto la mano di qualcuno, resa dura dal lavoro agricolo, più tenacemente rispetto all’usanza dei candidati, per scherzo gli domandò se fosse solito camminare con le mani.Udito ciò dalla gente vicina la sentenza si diffuse al popolo e recò il motivo dell’insuccesso elettorale di Scipione: e infatti tutte le tribù rustiche, giudicando che da lui la povertà sarebbe stata rinfacciata loro, sguainarono la propria collera contro la sua offensiva mondanità.

GLI SCHIAVI SONO UOMINI COME TUTTI GLI ALTRI (Microbio)

Da dove viene un disgusto tanto grande e tanto infondato per alcune persone nei confronti degli schiavi?Così come noi vivono, muoiono, godono dello stesso cielo.Sono schiavi:o meglio uomini.Sono schiavi:o meglio dei compagni di schiavitù, se avrai pensato che la sorte può lo stesso per gli uni e per gli altri.Allora tu puoi vedere quello come uomo libero come quello può vederti come schiavo.Non sai in che periodo Ecuba ha cominciato ad essere schiava, in quale Creso, la madre di Dario, Diogene, Platone stesso?Infine perché abbiamo così orrore della parola schiavitù?E’ schiavo senza dubbio, ma per necessità, ma forse con animo da uomo libero.E’ uno schiavo:ciò gli nuocerà se mostrerà chi non è.Uno fa lo schiavo con passione, un altro con avarizia, tutti con speranza, tutti con timore; e certamente nessuna schiavitù è più vergognosa di quella volontaria.Troverai tra i servi qualcuno più forte del denaro, troverai un padrone che bacerà le mani dei servi degli altri per speranza/sete di lucro: quindi non stimerò gli uomini per la (loro) sorte ma per come agiscono. Ciascuno si dà delle regole, (mentre) il caso assegna la condizione sociale (di una persona).Come è stolto chi sta per comprare un cavallo e non esamina lo stesso ma la sua sella e le sue briglie, così è stoltissimo chi giudica un uomo dai (suoi) vestiti o dalla (sua) condizione sociale. (Tu) vivi con un servo solamente con clemenza, anche amichevolmente, (e) fallo pregare e se necessario fagli prendere qualche decisione. E infatti i nostri antenati, che tolsero ogni invidia verso i padroni, ogni offesa nei confronti degli schiavi, chiamarono padre di famiglia il padrone, familiari i servi.

LE ALCI E GLI URI DELLA SELVA ERCINIA (Cesare)

In Germania nascono molte specie di belve, tra i quali ci sono animali che vengono chiamati alci e uri. L’una e l’altra specie vive nella selva Ercinia, che era già nota per fama da Eratostene e da alcuni greci. L’aspetto e la varietà delle pelli delle alci sono simili a quelle delle capre, ma le superano un po’ per grandezza, e le corna sono troncate e hanno le gambe senza articolazioni (endiadi); e non si sdraiano per dormire, né, se cadono oppresse da qualche disgrazia, possono alzarsi su due piedi o sollevarsi.Queste usano gli alberi come giacigli; si appoggiano ad essi e così si addormentano solo un po’ piegate. Gli uri sono per grandezza un po’al di sotto degli elefanti, per specie, per colore e per forma sono simili al toro.Grazie alla loro forza e alla grande velocità, non risparmiano né uomini né belve. L’ampiezza e la forma e il tipo delle corna differiscono molto dalle corna dei nostri buoi. I Germani ricercano con cura i corni(lett:questi) e li usano in grandissimi banchetti al posto dei bicchieri.

GLI DEI SALVANO IL POETA SIMONIDE (?)

Il poeta Simonide era caro agli dei immortali.Quando un tempo egli a Cranone in Tessaglia cenò con Scopas, uomo ricco e nobile, cantò un’ode che aveva scritto in suo onore, nella quale, per norma dei poeti, aveva lodato anche Castore e Polluce, figli di Giove e di Leda. Arrabbiato per questa ragione Scopas disse che gli avrebbe dato la metà del compenso che era stato accordato per quel canto.”Chiederai il resto – disse - ai tuoi Tindaridi, che hai ugualmente lodato!”Poco dopo fu annunciato a Simonide che due giovani, che chiedevano che (lui) uscisse subito, stavano davanti all’entrata. Senza alcun timore Simonie si alzò dal banchetto e si diresse verso l’uscita: non vide nessuno. Nello stesso momento quella stanza, in cui erano stati preparati i banchetti, crollò: in quel disastro morì Scopas stesso assieme a tutti i convitati e nessuno si salvò. Così gli dei immortali attribuirono al poeta Simonide il giusto prezzo.

IL POETA FILOSSENO E IL TIRANNO DIONIGI (?)

Dionigi, tiranno dei siracusanesi, aveva scritto versi molto rudi e spiacevoli a sentirsi, nei quali si era vantato inopportunamente.Tra i poeti che erano presenti ai suoi banchetti c’era Filòsseno, famosissimo creatore/compositore dei ditirambi, che non era pratico nell’adulare le persone. In un banchetto Filòsseno, poiché Dionigi aveva recitato delle poesie senza gusto vantandosi, espresse liberamente ciò che pensava. Il tiranno fu a tal punto offeso da questa libertà che ordinò che Filòsseno venisse legato, cacciato nelle cave di pietra e imprigionato. Tuttavia l’indomani , poiché la sua ira si affievolì/smorzò grazie alle preghiere dei suoi amici, richiamò al suo cospetto Filòsseno.Quando Dionigi recitò di nuovo le sue poesie e chiese a Filòsseno che cosa ne pensasse, questi senza parlare si alzò e fece per andarsene. Domandatogli perché si fosse alzato e dove volesse andare, rispose:”nelle cave di pietra”. Questa spiritosa risposta gli procurò il perdono; non poté infatti una semplicità tanto grande essere punita dal tiranno.

MARCIA DI AVVICINAMENTO AD ISSO (Curzio Rufo)

Dario, ricevuta la notizia della cattiva salute di Alessandro, si diresse velocemente al fiume Eufrate e, unitosi a lui, fece passare l’esercito con dei ponti, affrettandosi ad occupare la Cilicia. E già Alessandro, ricevuti dei medici/guardie del corpo, era giunto alla città di Soli: impossessatosi di questa, dopo aver richiesto duecento talenti di taglio grosso, stabilì un presidio di soldati alla rocca. Quindi, prendendo atto dei voti che aveva fatto, celebrò i giochi in onore di Esculapio e di Minerva. Da Alicarnasso mentre assiste ai giochi gli viene recata la buona notizia che i Persiani sono stati vinti in battaglia dai suoi soldati, che i Mindi e persino i Cauni e la maggior parte del suo paese sono stati portati in suo dominio. Quindi, fatto il divertente/ricreativo spettacolo, mosso l’accampamento e costruito un ponte sul fiume Piramo (traduzione libera), giunse alla città di Mallo: di lì con altre tappe sino alla piazzaforte di Castabalo. Lì Parmenio accorse/si recò incontro al re; aveva mandato in avanscoperta dei cavalieri affinché esplorassero il percorso del passo attraverso il quale si doveva arrivare alla città di Isso e questi, occupati gli stretti territori di esso e lasciata una modesta difesa, aveva conquistato anche Isso, abbandonata dai barbari. Dopo essere uscito da quel luogo, cacciati i nemici che occupavano l’interno dei monti, rincuorò tutti con degli aiuti e, affrettata la marcia, ritornò allo stesso tempo da autore dell’impresa e da messaggero.

LE GUERRE PUNICHE (Ampelio)

Il popolo romano combatté tre volte contro i Cartaginesi.La prima guerra punica fu combattuta con truppe navali.La ragione della manovra militare si presentava duplice: la prima (fu) che i Cartaginesi erano venuti in aiuto ai Trentini, la seconda che i Mamertini chiedevano soccorso contro i Fenici; il rimanente vantaggio per cosa certa fu il possedimento della Sicilia e della Sardegna, isole fertilissime. Appio Claudio attaccò battaglia nello stretto di Messina, Manlio e Regolo combatterono nella stessa Africa.Terminarono l’operazione, dopo aver affondato le flotte dei nemici, il console Rullio presso le isole Lipari, Lutezio Catulo presso le Egadi.La seconda guerra punica fu di gran lunga la più cruenta di tutte. La causa fu che Annibale aveva distrutto Sagunto contro il trattato.Come prima sconfitta fu ferito Scipione padre che Publio Scipione non ancora adulto protesse e liberò; come seconda sconfitta fu ferito il console Flacco presso il Trebbia; come terza presso il Trasimeno fu devastato l’esercito di Flaminio; come quarta furono eliminati completamente due eserciti del console Paolo con la fuga di Varrone Terenzio.In seguito in realtà quattro comandanti si attribuirono (-ant = ?)/rivendicarono la gloria della guerra punica: Fabio il temporeggiatore che in ritardo indebolì Annibale che minacciava la distruzione della città; Marcello che presso Nola resistette per primo ad Annibale e dopo aver piegato il suo esercito lo massacrò del tutto; Claudio Nerone che catturò Asdrubale che giungeva dalla Spagna con grandi truppe prima che si unisse ad Annibale, e vinse in una grandissima battaglia, Paolo Scipione, che in Africa presso Zama combatté contro Annibale, e ottenne l’ultima vittoria. Infatti dopo che ciò fu fatto/accadde i Cartaginesi fecero la pace con i Romani.La terza guerra punica fu più grande per gloria che per azioni compiute.Infatti intrapreso dal console Manilio l’eccidio di Cartagine, Scipione l’emiliano lo portò a termine e, incendiata Cartagine, contenne per sempre le forze armate di tutta l’Africa.

COMPORTAMENTO DI EMILIO PAOLO VERSO IL RE PERSEO PRIGIONIERO (?)

Perseo, re dei Macedoni, assieme al figlio catturato, fu condotto dal console Emilio Paolo vestito di un abito povero. A nessun spettacolo accorse mai una folla tanto grande.Il re prigioniero non poteva avanzare a causa della folla di soldati, finché il console mandò delle guardie affinché/che, allontanati tutti i soldati, facessero strada al re fino al pretorio. Emilio Paolo, quando udì che era presente Perseo, si alzò e, dopo aver avanzato un po’, porse la mano al re che entrava e lo fece alzare mentre si chinava alle sue ginocchia.Il re, abbassato lo sguardo, non disse nulla e pianse a lungo.Allora il console disse:”Sii felice, infatti la clemenza del popolo romano offre a te e a tuo figlio una sicura speranza di salvezza .In seguito rivolto verso i suoi soldati disse: ”Davanti a voi vedete un insigne esempio di cambiamento delle vicende umane.Infatti nessuno deve atteggiarsi con superbia nei confronti di qualcuno né aver fiducia nella fortuna presente, poiché la fortuna può cambiare inaspettatamente”.

CESARE E IL DITTATORE SILLA (?)

Caio Giulio Cesare, nato da famiglia nobile, quando aveva sedici anni, perse il padre.Dopo pochi anni sposò Cornelia, figlia di Cinna, che era stato un grandissimo avversario di Silla.Dopo che Silla aveva chiesto che Cesare la ripudiasse, questi rifiutò di obbedire al dittatore.Per questa ragione Cesare, privato del patrimonio familiare, dopo che era stato condannato a morte, cambiatosi d’abito, scappò di notte dalla città e, benché fosse lievemente ammalato, era costretto a cambiare ogni (singola) notte nascondiglio. Una buona volta/infine, catturato da un liberto di Silla, sfuggì a fatica dopo aver corrotto qualcuno.Infine Cesare ottenne il perdono attraverso i suoi sostenitori, che erano amici del dittatore, pur opponendosi a lungo Silla.Egli infatti era solito dire che un giorno Cesare sarebbe stato la rovina degli aristocratici: il che in seguito accadde realmente.

LA BATTAGLIA DI BIBRACTE (Cesare)

Cesare, alla vista di cavalli lontani, dopo aver reso uguale per tutti il pericolo, prima da sé, poi da parte di tutti, per incoraggiare la speranza di fuga, attaccò battaglia dopo aver incoraggiato i suoi soldati. I soldati, lanciati dal luogo più alto dei giavellotti, scompaginarono facilmente la falange dei nemici.Smembrata questa, dopo aver estratto le spade li assalirono.Ai Galli era di grande impedimento per la battaglia il fatto che, essendo stata la maggior parte di loro colpita e infilzata agli scudi con un solo getto di giavellotti, dopo che l’arma si era conficcata, non potevano toglierla, né, essendo la mano sinistra inutilizzabile, combattere abbastanza comodamente:al punto che molti, scotendo a lungo il braccio, preferivano far scivolare lo scudo dalla mano e combattere a corpo nudo. Tuttavia, sfiniti dai colpi, iniziarono sia a ritirarsi che, poiché al di sotto c’era un monte di circa un miglio di estensione, a rifugiarsi presso di questo.Preso il monte,(e) mentre i soldati salivano, i Boi e i Tulingi, che chiudevano la quindicesima schiera dei nemici con circa mille soldati ed erano di difesa alla retroguardia, dalla marcia passati senz’altro ad attaccare i soldati dal lato indifeso, (e) dopo che gli Elvezi, che si erano messi al sicuro nel monte, furono visti(/videro ciò), iniziarono a incalzare e a riprendere il combattimento.

GESTA DI Q. FABIO MASSIMO NELLA SECONDA GUERRA SANNITICA (?)

Quando i Romani erano già abbastanza potenti, fu combattuta una guerra aspra e duratura contro i Sanniti, che si trovano in mezzo tra il Piceno, la Campania e la Puglia. L. Papirio Curso, nominato dittatore dal senato, partì con un imponente esercito per questa guerra. Poiché in seguito Papirio fu richiamato a Roma, prima di tornare in città, ordinò a Q. Fabio Massimo, capo della cavalleria, che lasciava presso l’esercito, di non combattere contro i nemici mentre lui era assente. Ma Fabio, colta l’occasione, combatté con molto successo e sconfisse i Sanniti.Condannato a morte dal senato per questa ragione, (cioè) poiché aveva combattuto a dispetto del dittatore, Fabio fu liberato per la grande approvazione dei soldati e del popolo.In seguito i Sanniti, sotto il consolato di T. Veturio e Sp. Postumio, con grande disonore vinsero i Romani presso Caudi e fecero passare sotto il giogo entrambi i consoli e tutti i soldati.

GENEROSITA’ DI ALESSANDRO VERSO I NOBILI PERSIANI PRIGIONIERI (Curzio Rufo)

Alessandro, vinto Dario, re dei Persiani, presso Ardabela, poiché trascorreva i giorni e allo stesso modo le notti con banchetti prolungati, interrompeva la noia dei conviti con dei giochi. Un tempo ordinò a delle prigioniere persiane di intonare una canzone di loro tradizione. Tra queste il re stesso ne notò una più triste delle altre, e che si opponeva con ritegno a coloro che la conducevano in pubblico. Era splendida per forma, e il ritegno ne abbelliva le sembianze: abbassato lo sguardo a terra e velato il volto diede al re il sospetto che fosse nata da una famiglia molto nobile.Quindi domandatole chi mai fosse, rispose che, nipote di Oco, che aveva regnato prima di Dario sui Persiani, era nata da suo figlio ed era la moglie d’Istaspe. Quest’ultimo aveva fatto parte dei parenti di Dario, ed era stato comandante stesso del grande esercito. E così Alessandro, riverita la fortuna di una persona nata da stirpe reale e il tanto celebre nome di Oco , decise non solo che la prigioniera venisse liberata, ma anche che le fossero restituiti i suoi averi, che fosse persino richiesto un uomo che le restituisse il coniuge ritrovato. L’indomani comandò ad Efestione di ordinare che tutti i prigionieri fossero condotti nella regia. Lì, valutata la nobiltà delle singole persone, separò dal popolo coloro dei quali appariva ben visibile la stirpe/nobiltà.Questi furono mille: tra di loro fu trovato Ossature, fratello di Dario, più famoso di quest’ultimo non per la fortuna ma per l’indole del suo animo. C’era il nobile persiano Ossidate, che, destinato alla morte da Dario,veniva tenuto in ceppi; liberato da lì gli attribuì il satrapato della Media, e accolse il fratello di Dario nella coorte degli amici, dopo avergli riservato ogni onore di antica nobiltà.

Esempio



  


  1. Agathadriana

    versione latina "tenacia delle speranze"

  2. MANUELA

    versione " alessandro consola le donne dei vinti