Versioni di latino

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Testo

293. Il denaro non puzza

L’imperatore Vespasiano fu uomo di grandissima saggezza, molto abile nell’arte della guerra, ma eccessivamente avido di denaro.
Raccogliendo alcune città dell’Asia una grande somma di denaro, poiché a loro interessava moltissimo costruire una statua per l’imperatore, lui informato di ciò dai suoi ambasciatori convocò i principi dell’Asia e chiese se avevano intenzione di costruire una base per la statua e quanto costava. Poi tendendo la mano avidamente disse –Costruire una base è cosa di nessuna importanza, non interessa né a voi né all’imperatore-. Piuttosto datemi i soldi: infatti il denaro è la base più solida di tutte le cose. Un’altra volta il fratello Tito, che accusava Vespasiano di avidità perché aveva istituito latrine pubbliche a pagamento, disse – Non è proprio di un imperatore rispettabile prendere soldi dalle latrine-. Allora quello prese una moneta di poco peso e l’accostò alle narici del fratello dicendo – Odora! Fratello mio non puzza affatto. Tuttavia proviene dai proventi delle latrine-.

294. Viriato, capo dei ribelli in Spagna

Mi interessa molto ricordare le imprese di Viriato, che anche i nemici stimarono moltissimo, per portare un esempio di quanto grande fu anche presso gli Spagnoli l’amore per la patria. Viriato fu uomo di grande corporatura, di membra fortissime, di ottimo ingegno, e non si poteva trovare nel suo animo nessuna indolenza. Non ci fu nessun condottiero grande ad eccezione di lui che per 10 anni incalzò i Romani con una incerta vittoria: a tal punto quelli hanno degli ingegni più vicini agli animali che agli uomini.
Seguirono lui non eletto dal giudizio del popolo, ma poiché era esperto di arte militare. In lui ci fu tanto valore e moderazione che, pur avendo vinto frequentemente gli eserciti comandati dal console, fatte tante imprese, non cambiò né la foggia delle armi, né dell’abbigliamento, né infine del vitto, ma rimase nello stesso abito in cui cominciò a combattere per la prima volta, così che qualsiasi soldato gregario sembrava più ragguardevole dell’imperatore.

297. Un uomo dalla memoria prodigiosa

Terenzio Varrone il più dotto di tutti i Romani, che non solo i coetanei di Cicerone, ma anche coloro che lo precedettero di poco per età potevano ricordare, visse quasi 100 anni, essendo nato nel 117 a.C. a Rieti, città dei Sabini, ed essendo morto nel 717 anno della fondazione di Roma. Dapprima crebbe a Roma alla scuola di Elio Stilone, poi fu auditore di Antioco ad Atene e da ambedue ricevette non tesori di ricchezze ma di erudizione di cui non si scordò mai. Per la ricchezza di quell’erudizione fu di grande autorevolezza presso tutti e lo stesso Pompeo, che fu chiamato Magno, lo stimò tanto da colmarlo di grandissimi benefici. Quando era molto vecchio aveva una memoria validissima e ricordava le leggi, le usanze, le istituzioni di quelle popolazioni che aveva visitato; perciò accorrevano ad interrogarlo tutti coloro che volevano essere informati sui costumi e le istituzioni di popolazioni molto diverse e da lui erano informati benissimo su tutto.

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