Versione di latino

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Testo

“PILLEUM” PAG. 243 VERS. 244
Combatti con te stesso; se vuoi vincere l’ira, quella non ha potere su di te. Inizi a vincere, se viene nascosta, se a quella non viene data un’occasione. Nascondiamo i suoi segni e teniamo nascosta e segreta quella per quanto è possibile. Pur accadendo ciò con nostro grande fastidio, desidera di fatto saltare fuori e infiammare gli occhi e cambiare l’espressione; ma se a quella è lecito balzare fuori di noi, è sopra di noi. Nel profondo del cuore venga nascosta e portata in segregazione, non ci trascini con sé; anzi al contrario plachiamo tutti i suoi segni: ritorni l’espressione, la voce sia più lieve, il passo più lento; a poco a poco le parti interiori vengono conformate con le esteriori. In Socrate era segno d’ira abbassare la voce, parlare meno. Era chiaro allora che egli so opponeva a sé. Veniva scoperto pertanto dai familiari e accusato, e il rinfacciargli l’ira latitante non era cosa sgradita. Come non avrebbe potuto essere contento del fatto che molti intuivano la sua ira, ma nessuno la sentiva? Invece l’avrebbero sentita, se non avesse dato agli amici il diritto di rimproverarlo, così come lui stesso lo aveva preso su di sé verso gli amici. Quanto dobbiamo imparare di più! Chiediamo a ciascun nostro grande amico che usi verso di noi la massima licenza allora, quando possiamo sopportarla minimamente, e che non approvino la nostra ira: contro il male potente e gradito a noi, mentre siamo in noi, siamo propri di noi, chiamiamo aiuto.

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