Tristi effetti dell'ira

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Testo

TRISTI EFFETTI DELL’IRA
Seneca dal “De ira” 1 , 19, 1-5
L’ira produce questo danno: è intollerante di freno; si sdegna contro la stessa verità ,se essa si è mostrata contraria al suo volere ,insegue con grida ,smanie e agitazione di tutta la persona coloro su cui ha appuntato il suo furore, aggiungendo imprecazioni e maledizioni .
Ciò non fa la ragione ;ma se si occorre , silenziosa e impassibile abbatte dalle fondamenta case intere e manda in rovina famiglie esiziali alla patria con le mogli e con i figli , distrugge le dimore stesse e le rade al suolo e cancella i nomi di famiglie nemiche della libertà: non fa ciò digrignando i denti né scuotendo il capo né compiendo nulla di indecoroso per un giudice, il cui volto dev’essere placido e imperturbato soprattutto quando pronuncia gravi condanne.
“Che bisogno avete –chiede Geronimo – quando bastoni qualcuno , di mordere prime le tue labbra?”
E che? Se egli avesse visto il proconsole scendere dalla tribuna e rapire i fasci al littore e strapparsi egli stesso le vesti perché troppo tardi venivano strappate di dosso agli altri? Che bisogno c’è di buttare per aria la tavola?
Di mandare in frantumi le coppe? Di dar capo nelle colonne? Di strapparsi i capelli ,di battersi la gamba e il petto?
Quanto grande pensi sia l’ira che ,non potendo sfogarsi tanto in fretta quanto vuole su altri , si ritorce su sé stessa?
Quindi vengono trattenuti dai loro familiari e pregati di calmarsi con se stessi.
Nulla di tutto ciò fa chiunque , privo d’ira , assegna a ciascuno la pena dovuta.
Spesso lascia libero colui che coglie sul fatto mentre pecca :se il pentimento del fatto promette una buona speranza , se intende che la malvagità non scaturisce dal profondo dell’animo , ma si è appresa , come dicono , alla sua superficie egli darà l’impunità che non nuoce né a coloro che la ricevono né a coloro che la concedono.

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