Seneca: l'uomo e l'autore

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Testo

SENECA : L’UOMO E L’AUTORE
In lui coesistono e si scontrano,spesso con durezza, la tradizione greco-latina e i nuovi fermenti spirituali che stanno maturando e che troveranno di li a poco nel Cristianesimo uno sbocco naturale ed una chiarificazione definitiva .
Nato a Cordova, in Spagna, negli ultimi anni del primo secolo a.C. fu condotto ancor giovane a Roma per completare gli studi nella setta dei Sesti.
La sua formazione fu subito orientata in senso ascetico, verso la conquista di una piena libertà spirituale, affrancata da ogni negotium di tipo politico e sociale.

I RAPPORTI CON IL POTERE
Si lanciò subito nella carriera politica, nella quale però non mostrò molta prudenza, tanto che stava per essere ucciso da Caligola dopo aver pronunciato un duro discorso contro di lui. Salito sul trono Claudio fu accusato di adulterio e fu relegato in Corsica.
Questa relegazione si rivelò di fondamentale importanza per la sua vita interiore.
Ebbe modo di leggere molto, di avvicendarsi con convinzione allo stoicismo e di scrivere alcune opere filosofiche. Essa attirava infatti l’interesse di Seneca sia per l’apatia che il saggio stoico deve conseguire sopportando anche le disgrazie con grande fermezza e forza d’animo, sia per quella specie di principio provvidenziale che regola il mondo e che fornisce una spiegazione anche della disavventure e del dolore dell’uomo, in quanto essi servono per mettere alla prova e temprare l’animo e porre in luce la virtù.
Da un lato infatti Seneca sembra accettare stoicamente con virile rassegnazione la punizione toccatagli, dall’ altro però sembra tentare ogni via per attirarsi la simpatia dell’ imperatore e poter ritornare a Roma.In questi anni egli compose la Consolatio ad Polybium, liberto di Claudio, coprendo di adulazioni sia Polibio che l’ imperatore.
Quando salì al trono Agrippina , lo richiamò a Roma e gli affidò l’ educazione del giovane Nerone. Quest’ opera lo illuse di poter forgiare una personalità profondamente umana e tollerante, ispirata ai principi dello stoicismo, ma soprattutto di poter dare vita, una volta salito al trono Nerone e divenuto egli suo consigliere, ad un governo, per così dire, illuminato, e cioè orientato dalla sapienza di un filosofo, alla maniera quasi della politeia platonica.
Nerone in una prima fase cominciò a regnare con grande moderazione, riproponendo il modello del principato augusteo che era stato distorto dai suoi predecessori e ridando una nuova dignità alla nobiltà e al senato.
Tuttavia dietro questo aspetto della moderazione vi è anche l’esercizio della clemenza e della bontà del principe. Ma in effetti finì con il rafforzare l’idea di un vero e proprio dominatus, come accadde già nella seconda parte dello stesso principato neroniano. Questa involuzione segnò la fine della grande illusione senecana e del suo impegno politico a fianco del principe.
Seneca decise di lasciare la corte e di tornare a quella vita solitaria e a quella filosofia che avevano caratterizzato gli anni trascorsi in Corsica.
Nel 65d.C. Seneca fu raggiunto dall’ordine di Nerone che gli intimava di uccidersi, poiché aveva preso parte al piano pur non avendovi partecipato.
Morì alla maniera di Socrate, conversando con gli amici di filosofia.

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