Materie: | Appunti |
Categoria: | Latino |
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Testo
Vita
Cicerone è uno dei personaggi che conosciamo meglio del mondo antico grazie alle sue opere. Ma Cicerone è molto interessante anche per la posizione di rilievo che occupava nell’antichità romana. Infatti non è stato un protagonista della caduta della repubblica: Cicerone era anche un grande avvocato e un grande manipolatore di parole ai fini della persuasione. Cioè era un grande attore e usa l’oratoria appunto come uno strumento politico. Le sue opere filosofiche hanno come fine di dare una base solida base un una classe dominante.
Pro Roscio
Cicerone debutta come avvocato per difendere Sesto Roscio, accusato di padricidio. La difesa fu molto difficile perhè dovette accusare personaggi molti vicino a Silla allora padrone di Roma ma per no mostrarsi sovversivo copri Silla di lodi perché Cicerone era un fautore dell’ordine. Anche avendo vinto Cicerone si allontanò da Roma un paio di anni.
Le Verrinae
Tornato a Roma Cicerone affrontò un nuovo processo contro Verre, raccolse le prove in breve tempo e al dibattito Cicerone vinse. Infatti non fece in tempo a presentare tutte le accuse che Verre fuggì dall’Italia e così venne condannato. Cicerone su questa accusatoria scrisse Dectio Secunda in Verrem divisa in 6 libri, lo stile delle Verrinae e pienamente maturo e duttile e va dall’ironia al pathos tragico e qui Cicerone si rivela maestro dell’arte dell’oratoria.
Catalinarie
Tra le più celebri orazioni ci sono le Catilinarie, con le quali egli svelò le trame sovversive di Catilina. La più bella artisticamente e la prima perché ricca di pathos e anche perché Cicerone fece ricorso ad un artificio retorico cioè l’introduzione della personificazione della patria che immagina che si rivolge a Catilina con parola aspre.
Cesariane
Quando scoppiò la guerra civile Cicerone appoggiò la causa di Pompeo contro Cesare ma quest’ultimo vinse e Cicerone per ottenere il perdono scrisse delle orazioni abbondanti di elogi a Cesare di cui è molto difficile ammettere la loro verità.
Filippiche
Dopo la morte di Cesare i pericoli non finirono infatti Antonio voleva diventare il capo di Roma ma sulla scena politica di Roma si affacciava anche il giovane Ottaviano e Cicerone volle un guerra tra di loro pronunciando contro di lui le filippiche ma le manovri politiche folli di Ottaviano e Antonio fecero si che si unirono è comandarono Roma e pretesero la testa di Cicerone.
De Oratore
L’opera retorica più importante di Cicerone è il De Oratore. Quest’ultimo è in forma di dialogo è scritto in 3 libri. Nel primo libro Crasso dice che l’oratore debba avere una vasta formazione culturale. Mentre gli si contrappone Antonio che dice che l’autore debba essere più istintivo. Nel secondo libro tutte questione più analitiche. Nel terzo libro Crasso discusse le questioni relative alla recitazione. L’ambientazione del De Oratore è l’anno 91 infatti è lo stesso anno della morte di Crasso, tutti i personaggi sono ossessionati dalla crisi dello stato. Il modello a cui si ispira Cicerone è quello del dialogo platonico.
Orator
Nell’orator Cicerone disegna il ritratto dell’oratore ideale il quale deve avere 3 arti: probare, delcetare, flecetere. Queste tre caratteristiche sono tipiche di Cicerone e così lui non fa altro che designare se stesso come oratore ideale. Altre opere importanti sono il Brutus e il De Invenzione
De Republica
Il De Republica si rifà al modello platonico ma Cicerone non costruì uno stato a tavolino ma si proietto nel passato ed identificò la migliore forma di stato ai tempi degli Scipioni. Il dialogo è diviso in 6 libri anche se le condizioni in cui ci è stato presentato sono frammentarie. Possiamo vedere che nel primo libro Scipione parla delle tre forme di governo e della loro forma estrema. Il secondo libro si occupa della costituzione romana. Il terzo libro si occupa della giustizia. Il quarto e il quinto si occupano della figura del principe che è molto difficile delineare e Cicerone pensa ad un elite di personaggi che si pongono alla guida del senato infatti il principe non è una figura alternativa al senato ma è di sostegno. Il principe non dovrà essere egoista e deve andare contro il desidero di ricchezza e potere ma questo era molto difficile da realizzare. Il libro si conclude con il sogno nel quale Scipione si mostra a Cicerone per mostrargli tutte le piccolezze delle cose umane. Scipione mirava ad un regime misto ma l’elemento democratico era solo una valvola di sicurezza per poi sfogare le passione irrazionali del popolo.
Cicerone filosofo
In gioventù Cicerone studiò dei filosofi diversi e praticò filosofia per tutta la vita ma scrisse filosofia solo nel 45 quando Cesare lo privò della vita politica. Scrisse diversi libri sui problemi gnoseologici, su temi della morte e della felicità e su argomenti religiosi e teologici. Cicerone fa filosofia astenendosi dal promuovere egli stesso un opinione precisa ma le espone diverse e le mette a confronto quindi invita ad un atteggiamento di aperta tolleranza e rinuncia a qualsiasi asprezza contraddittoria e si preoccupa di elaborare un proprio codice di buone maniere. Ma solo in un caso il contraddittorio si fa più violento cioè contro l’epicentrismo e i motivo sono due: uno perché la filosofia epicerea conduce al disinteressarsi dalla politica e la seconda perché l’epicentrismo esclude la funzione provvidenziale della divinità. Altre opere importanti sono Il De Filibus e Il De Puscularu.
La vecchia e le amicize
Cicerone ha molta paura della vecchia oltre al decadimento fisico c’è anche la probabilità di non partecipare più alla vita politica. Ma nel Cato Maior proiettandosi nella figura di un anziano che conserva il rispetto Cicerone esclude la propria inattività proiettandosi nei panni dell’antico Censore. Un altro tema importante per Cicerone è l’amicizia. Per i Romani amicizia era soprattutto un legame politico ma per Cicerone l’amicizia occupa un ruolo centra infatti non è solo un’amicizia politica ma un disperato bisogni di rapporti umani.
I doveri della classe dirigente
Cicerone cominciò a frequentare i boni, un classe sociale Romani economicamente agiata. Per Cicerone questi ceti romani dirigenti dovevano liberarsi dai modi rozzo e plebei ma soprattutto dovevano ripristinare l’originario rigore morale.
Il sistema delle virtù
Per Ponenzo la virtù fondamentale è la socialità, in cui la virtù cardinale della giustizia si affianca alla beneficenza: infatti se alla prima spetta “di da a ciascuno il suo” la seconda ha i compito di collaborare positivamente al benessere della comunità. Alle virtù cardinali della forza Cicerone sostituì la grandezza d’animo. Essa lega il logos agli istunti naturali. Compito della ragione è di controllare gli istinti e di trasformarli in virtù.
L’epistolario
Queste lettere scritte da Cicerone hanno cambiato il modo di vedere questo scrittore. Infatti essendo lettere non destinare alla pubblicazione Cicerone si mostra per quello che è. Per questo motivo spesso è contraddittorio con quello che sostiene in politica. Questa incoerenza di pensiero non ci deve far vedere Cicerone come un ipocrita ma semplicemente come un uomo che nel privato esprimeva idee diverse da quelle che la folla voleva sentire.