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Categoria: | Latino |
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Testo
Quinto Fabio Massimo e Annibale
Hannibal, Pyreaneis Alpinibusque superatis, in Padanam planitiem descendit. Inde, Publio Scipione apud Ticinum flumen victo, sempronio consule apud trebiam flumen fugato, Flaminio consule apud Trasumenum lacum profiligato, ad italia inferiorem exercitum duxit, iter per Apenninos faciens. Tum senatus Q. Fabium Maximum dictatorem creavit, qui contra hostem toties victorem missus, Hannibalis impetum cunctando fregit. Namque Q. Fabius, pristinis cladibus edoctus, belli rationem mutavit: per loca alta praeruptaque exercitum ducebat, nusquam fortunae se committebat, numquam in castris copias tenebat, quoniam Carthaginiensius impetum timebat. Hannibalis exercitum continenter agitabat sed nullam accasionem pugnandi hosti dabat. Improvise in Hannibalis milites e castris frumentatum exeuntes impetum faciebat, agmen carpens et milites palantes excipiens. Itaque ex levibus proeliis semper victor evasit. Tamen sollers Fabii cunctatio a populo Romano imperitia existimata est et ille irridenter Cunctator cognominatus est. Tum Fabius sua sponte belli imperium deposuit et privatus rediit. Sed paulo post, nuntio de clade Cannensi Romam allato, Fabius propter suam pudentiam consul creatus est.
Traduzione
Annibale, dopo aver superat i Pirenei e le Alpi, scese in pianura. Poi, dopo aver sconfitto Scipione, dopo aver messo in fuga Sempronio presso il fiume Trebbia, dopo aver scacciato Flaminio presso il lago Trasimeno, si mise in marcia verso l’Italia meridionale.
Allora il senato nominò dittatore Q. Fabio Massimo, inviato contro il nemico tante volte vincitore, fronteggiò l’attacco di Annibale; e infatti, ben informato dalle precedenti disfatte, modificò la tattica di guerra. Conduceva l’esercito attraverso luoghi elevati e impervi, non si affidava alla sorte in nessuna situazione, non tratteneva mai le truppe nell’accampamento, poichè temeva l'impeto cartaginese.
Provocava continuamente l’esercito di Annibale ma non dava al nemico alcuna occasione di battaglia. All’improvviso attaccava i soldati che uscivano dall’accampamento di Annibale per fare rifornimento, indebolendo la schiera e facendo prigionieri i soldati sbandati.
Così il vincitore scappò dalle scaramucce. Tuttavia l’esitazione di Fabio non era gradita ai Romani e quello fu soprannominato irridentemente. Allora Fabio di sua spontanea volontà depose il comando della guerra e ritornò privato. Ma poco tempo dopo, annunciata la disfatta di Canne a Roma, Fabio per la sua prudenza fu creato console.
Cesare conquista il territorio dei germani
Germanico bello confecto, Caesar statuit Rhenum sibi transgrediendum esse, ut metum Transrhenanis iniceret, qui cum Gallis contra Romanos bellum gesserant. Sed trans flumen exercitum traicere Caesar non tutum esse arbitrabatur. Itaque etsi summa difficultas pontem faciendi proponebatur propter latitudinem, rapiditatem altitudinemque fluminis, hoc immane opus aedificare instituit decemque diebus effecit, exercitu autem transducto, ad utramque partem pontis firmo praesidio relicto, in fines Sigambrorum contendit, qui ex omnibus Germanis infestittimi Romanis erant. Tum a compluribus civitatibus ad eum legati venerunt, quibus pacem atque amicitiam petentibus liberaliter respondit. At Sigambri, fuga comparata, e finibus suis excesserant suaque omnia exportaverant. Caesar paucos dies in eorum finibus moratus, omnibus vicis incensis frumentisque succisis, diebus omnino X et VIII trans Rhenum consumptis, omnibus rebus confectis quarum causa transducere exercitum constituerat, satis et ad laudem et ad utilitatem profectum arbitratus, se in Galliam recepit pontemque rescidit.
Traduzione
Portata a termine la guerra contro i Germani, Cesare decise che bisognava attraversare il Reno, per mettere paura ai Transrenani che avevano portato con i Galli la guerra contro i Romani. Ma Cesare riteneva che non fosse sicuro che l’esercito guadasse il fiume. Perciò, nonostante si prospettasse una enorme difficoltà di fare un ponte a causa della larghezza, della vorticosità e della profondità del fiume, prese la decisone di edificare una gigantesca opera e la portò a termine in dieci giorni; poi fatto passare l’esercito, lasciata una solida guarnigione da entrambe le parti del ponte, marciò nei territori dei Sigambri, che tra tutti i Germani erano i più ostili ai Romani. Allora vennero da lui degli ambasciatori (inviati) da parecchi popoli, che chiedevano pace e amicizia, ai quali rispose con benevolenza. Ma i Sigambri, allestita la fuga, si erano allontanati dai propri territori e avevano portato via ogni loro cosa. Cesare, attardatosi pochi giorni nei loro territori, incendiato ogni villaggio e mietuto tutto il frumento, dopo aver trascorso diciotto giorni oltre il Reno, portata a termine ogni cosa a causa delle quali aveva deciso di trasportare l’esercito, avendo ritenuto di essersi inoltrato a sufficienza sia per la propria gloria sia per l’utilità, si ritirò in Gallia e distrusse il ponte.
IL BUON MAESTRO
Publius Terentius Varro recte notat: "Instituit pedagogus, docet magister". Postquam parentes liberos magistro tradiderunt, magister bonus erga discipulos parentis animum sumet: nam in locum parentum succedit. Antea singulorum puerorum ingenium et naturam attente considerabit atque intelliget, postea rerum cognitionem ac doctrinam praebebit et suis praeceptis erudiet: ita discipulorum animos opportune tractabit. Nam modo similes, modo dissimiles discipuli sunt. Laus excitat puerum, obiurgatio mordet; sed metus modo continet, modo debilitat. Si magistri austeritas est tristis, odium parit; si comitas est dissoluta contemptum gignit. Bonus magister mollem educationem tamquam nimiam severitatem vitat, quia indulgentia non opportuna mentes ac corpora frangit atque nimia emendationis severitat pariter perniciosa est.
TRADUZIONE
Publio Terenzio Varrone nota giustamente: "Il pedagogo educa, il maestro insegna". Dopo che i genitori affidato i figli al maestro, il buon maestro sostituisce l'animo del genitore verso i discepoli: infatti succede al posto dei genitori. Prima considera e comprende attentamente l'animo e l'ingegno dei singoli fanciulli, poi offre la dottrina e la conoscenza delle cose e li erudisce con i suoi precetti: così tratta opportunamente gli animi dei discepoli. Infatti i discepoli sono ora simili ora diversi. L'elogio incita il fanciullo, il rimprovero lo mortifica; ma la paura ora contiene ora debilita. Se l'austerità del maestro è triste, genera l'odio; se l'affabilità è dissoluta genera il disprezzo. Il buon maestro evita la tenera educazione tanto quanto l'eccessiva severità, poichè l'indulgenza non indebolisce le menti e i corpi e eccessiva severità del rimprovero ugualmente è distruttiva.