Pseudolo, Plauto

Materie:Appunti
Categoria:Latino

Voto:

2 (2)
Download:176
Data:11.01.2001
Numero di pagine:7
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
pseudolo-plauto_1.zip (Dimensione: 7.2 Kb)
trucheck.it_pseudolo,-plauto.doc     30.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

PROLOGO
E’ meglio raddrizzare la schiena e alzarsi: va in scena una lunga commedia di Plauto.

ATTO I:
*** Pseudolo e Calidoro ***
Ps: Se io potessi sapere da te che stai zitto, padrone, quali miserie tanto miseramente ti macerano, io volentieri avrei risparmiato il lavoro di due persone, il mio di interrogare te e il tuo di rispondermi. Ora, poiché ciò non può accadere, la necessità mi spinge a interrogarti. Rispondimi: perché tu, mezzo morto, portando con te già da parecchi giorni queste tavolette, le lavi con le lacrime, e non fai partecipe nessuno dei tuoi pensieri? Parla, cosicchè io sappia, insieme a te, ciò che ignoro.
Cali: O Pseudolo! Sono miseramente misero!
Ps: Che Giove te lo impedisca!
Cali: Questo non ha niente a che fare con Giove! Nel regno di Venere, non in quello di Giove, vengo bastonato.
Ps: E’ possibile che io sappia che cos’è questo (problema)? Finora mi hai ritenuto il compagno più fidato dei tuoi pensieri.
Cali: Ora c’è il medesimo animo.
Ps: Fammi sapere cos’hai. Ti aiuterò, o con l’azione, o con l’opera, o con un buon consiglio.
Cali: Prendi le tavolette, da qui racconta a te stesso quale miseria e affanno mi rovina.
Ps: Sarai accontentato. Ma, per grazia, cosa (c’è)?
Cali: Che cosa?
Ps: Come credo, queste tavolette cercano per sè dei figli: si saltano addosso l’una con l’altra.
Cali: Scherzi a modo tuo?
Ps: Per Polluce! Credo davvero che, se non le capisce la Sibilla, nessun’altro può interpretare queste (lettere).
Cali: Perché parli (così) duramente di graziose lettere scritte da una graziosa mano su graziose tavolette?
Ps: O forse, per Ercole, le galline hanno le mani? Infatti di certo una gallina le ha scritte.
Cali: Sei odioso per me. Leggi oppure rendimi le tavolette.
Ps: Nient’affatto, infatti le leggerò fino in fondo. Stà su con l’animo.
Cali: Non è qui.
Ps: Ma tu falla venire.
Cali: Nient’affatto, io non dirò nulla, tu falla ritornare di lì, dalla cera; infatti lì è ora il mio cuore, non nel petto.
Ps: Vedo la tua amica, Calidoro.
Cali: Dov’è? Ti prego!
Ps: Eccola stesa sulle tavolette: riposa sulla cera.
Cali: Ma che gli dei e le dee tutti insieme ti…
Ps: …Proteggano!
Cali: Io sono stato un po’ come l’erba del solstizio: sono cresciuto improvvisamente, improvvisamente sono stato ucciso (sono appassito).
Ps: Taci, mentre leggo le tavolette.
Cali: E dunque perché non leggi?
Ps: “Fenicia al suo innamorato Calidoro. Per mezzo della cera, e dello spago, e di queste tavolette (lett. e mediatori queste tavolette), ti auguro salvezza e salvezza da te invoco, lacrimando con animo tremante, nel cuore e nel petto”.
Cali: Sono morto! Io non posso procurar(le) in alcun modo, o Pseudolo, la salvezza che invoca.
Ps: Quale salvezza?
Cali: Di argento.
Ps: Per una salvezza di legno vuoi mandarle una d’argento? Sarebbe meglio che tu ci pensassi.
Cali: Leggi solamente: dalle tavolette saprai quanto mi sarebbe utile trovare subito l’argento.
Ps: “Il lenone mi ha venduto per venti mine a un soldato macedone di una terra straniera, o mia gioia, e il soldato, prima di partire da qui, gli ha dato quindici mine, ora gli rimangono solo cinque mine (da pagare). Per questa ragione il soldato ha lasciato qui un simbolo, il suo ritratto inciso nella cera su un anello, affinchè colui che portasse un contrassegno simile a questo, mandasse me contemporaneamente con lui. Per questa faccenda è stato prefissato questo giorno, le vicine Dionisie”.
Cali: Esse sono proprio domani. Mi è vicina la rovina, se non c’è per me un qualche aiuto in te.
Ps: Permetti che io finisca di leggere. (lett. se non leggo fino in fondo)
Cali: Te lo permetto, infatti mi sembra di parlare con lei; leggi: tu mescoli insieme ora per me il dolce e l’amaro.
Ps: “ Ora i nostri amori, i costumi, le usanze, i giochi, gli scherzi, le parole, i dolci baci, gli stretti abbracci dei corpi innamorati, i delicati morsi delle tenere labbra, delle nostre feste, i piccoli piazzicotti per le mammelle erte, di tutti questi piaceri per me e ugualmente per te, arriva il distacco, la separazione, la devastazione, se non c’è una qualche salvezza in te per me e in me per te. Tutte queste cose, che io ho saputo, ho fatto in modo che tu le sapessi; ora io ti metterò alla prova, ciò che ami e ciò che simuli. Addio!”
Cali: Pseudolo, è scritto tristemente.
Ps: Oh, tristissimamente!
Cali: Perché non piangi?
Ps: Ho gli occhi di pomice: non posso pregarli di sputar fuori nemmeno una lacrima.
Cali: Come mai?
Ps: La nostra stirpe fu sempre occhi-secca.
Cali: Non osi aiutarmi in nulla?
Ps: Che dovrei fare per te?
Cali: Ahimè!
Ps: “Ahimè”? Questo a dire il vero non risparmiarlo, per Ercole, te lo darò.
Cali: Sono un infelice. Non trovo un prestito di argento.
Ps: Ahimè!
Cali: Né in casa c’è un soldo.
Ps: Ahimè!
Cali: Quello domani mi porterà via la ragazza.
Ps: Ahimè!
Cali: Ma come? In questo modo mi aiuti?
Ps: Ti do quello che ho. Infatti questo genere di tesoro(=thensaurus) per me in casa nostra è abbondante.
Cali: Oggi per me è finita. Ma tu puoi darmi in prestito (dare mutuam) una unica drachma, che domani te la restituirò?
Ps: A stento, per Ercole, penso, anche se mi offrissi in pegno. Ma cosa vuoi fare con una drachma?
Cali: Voglio comprarmi una corda.
Ps: Perché?
Cali: Per impiccarmi (lett. con cui mi faccia pensile). E’ deciso per me ricercare la notte prima delle tenebre.
Ps: Ma dunque chi me la rende la drachma, se te la avrò prestata? Ma tu vuoi impiccarti apposta (sciens), per questo motivo, per derubarmi, se ti avessi dato la drachma?
Cali: Sicuramente in nessun modo posso vivere se lei verrà divisa e separata da me.
Ps: Perché piangi, tonto? Vivrai.
Cali: Perché non dovrei piangere, (io) al quale non è pronto un soldo di soldo, né c’è speranza di una monetina in nessun posto (=usquam) tra la gente?
Ps: Da come sento le parole di queste lettere, se tu non piangerai per lei (oppure per lui, per il lenone) monete d’argento, quello che tu chiedi di provare con queste lacrime, non ha più importanza che se tu portassi la pioggia in un setacio. Ma io non ti abbandonerò, innamorato, non spaventarti. Spero che oggi da qualche parte ti troverò un aiuto in denaro, o con una buona azione o con questa mia. Non so da dove dire da dove ciò sta per accadere, se non che (quia) accadrà: a tal punto mi salta un sopracciglio.
Cali: Oh se ciò che dici a parole sorreggesse i fatti!
Ps: Per Ercole! Tu certo sai che, se metto in moto i miei riti, in qual modo e quante confusioni sono in grado di creare.
Cali: In te ora sono tutte le speranze della mia vita.
Ps: Ti basta se oggi procuro che la ragazza divenga tua o se ti do le venti mine?
Cali: E’ sufficiente, se accadrà!
Ps: Chiedimi 20 mine, affinchè tu sappia che farò ciò che ho promesso. Chiedimele, per Ercole! Non vedo l’ora di promettere.
Cali: Mi darai tu oggi venti mine d’argento?
Ps: Te le darò, ma ora non essere per me fastidioso. E dico prima questo, affinchè tu non dica che non te l’ho detto: se non avrò potuto ( prendere soldi) da nessuno degli altri, io toccherò tuo padre.
Cali: Che gli dei sempre ti conservino a me! Ma, se puoi, in segno di amore filiale, (chiedile) anche a mia madre.
Ps: Riguardo a questo, dormi con entrambe gli occhi.
Cali: Su entrambi? Non (lett. o forse) sull’orecchio?
Ps: Ma ciò è divulgato di meno. Ora, affinchè nessuno neghi che a lui è stato detto (cioè – neghi di saperlo), dico a tutti, alla gente presente in assemblea, a tutto il popolo, a tutti gli amici e i conoscenti, annuncio, affinchè in questa giornata stiano attenti a me e non credano a me.
Cali: St! Taci, per Ercole!
Ps: Che succede?
Cali: La porta del lenone scricchiola!
Ps: Preferirei solo le gambe.
Cali: Ed egli stesso esce dall’interno (dalla casa), persona spergiura!

*** BALLIONE SCHIAVI CORTIGIANE CALIDORO PSEUDOLO ***
Ba: Uscite, suvvia, uscite, pigroni, mascalzoni, malamente comprati, a nessuno dei quali viene mai in mente di fare bene qualche cosa; con i quali, se non ricorro a questo esempio (la frusta), non si può ricavare un utile. Ne io ho mai visto uomini asini a tal punto (cioè hanno la pelle dura come gli asini), che i (loro) fianchi sono diventati callosi a forza di colpi: Quando li ferisci, nuoci di più a te stesso; questi consumatori di frusta sono infatti di tal natura, che hanno questa idea, dove è data l’occasione, afferra, ruba, tienti stretto ciò che hai, arraffa, bevi, mangia, fuggi: questo è il loro compito, che tu preferiresti lasciare un lupo a custodire il gregge piuttosto che lasciare loro come custodi della casa. Quando guardi la loro faccia, non sembrano malvagi: sul lavoro si comportano male. Ora, se non farete tutti attenzione al mio editto, se non scacciate dagli occhi e dal petto il sonno e la pigrizia, io fenderò i vostri fianchi con le fruste a tal punto che diventeranno molto colorati, che neppure le coperte della Campania siano così dipinte, e neanche i tappeti di Alessandria ricamati con disegni di animali. Ma io già ieri avevo proclamato e avevo assegnato quei compiti: ma voi siete così negligenti e forniti di qualche cosa e cattivi per natura, che voi costringete me ad ammonirvi del vostro dovere con il bastone. Evidentemente siete fatti così: vincete in durezza questo (la frusta) e anche me. Guarda un po’ come fanno altre cose! Fate questo, volgete l’animo a quello che vi dico, volgete in questa direzione le orecchie, razza di uomini sopportatrice di sferza. Mai, per Polluce, la vostra schiena sarà più dura di questa mia frusta. Allora? Vi fa male? Ecco! Così si dà se qualche servo disprezza il padrone. State in piedi tutti davanti a me e state a sentire ciò che dico. Tu, che hai il vaso, mettici dentro l’acqua e fa che il vaso sia pronto per il cuoco. Tu, con la scure, ti metto a capo della provincia legnaiuola.
Sch: Ma questa è ottusa (ha perso il filo).
Ba: Lascia che lo sia; voi pure siete tutti ottusi dalle botte: forse che per questo motivo mi servo meno della vostra attività? A te ordino questo, che la casa sia splendente. Hai cosa fare: affrettati, vai dentro. Tu sii il preparatore di banchetti. Tu pulirai l’argento, e ugualmente lo disporrai (la rimetterai a posto come prima). Quando ritornerò dal foro, fate in modo che io trovi tutte queste cose preparate, cioè che siano piegate, profumate, pulite, allestite, e bagnate e cucinate. Infatti oggi è il mio compleanno e conviene che tutti voi lo celebriate assieme a me. Farai sì che giacciano in acqua prosciutto, cotenna, animella e mammella di maiale. Avete udito abbastanza? Voglio ricevere con lusso uomini molto importanti, affinchè pensino che io abbia possibilità (sia ricco).
Andate dentro e (andate a occuparvi) subito delle vostre mansioni usuali, affinchè non vi siano ritardi quando viene il cuoco. Io vado al mercato a comprare con spesa qualunque pesce sia lì. Ragazzo, và avanti. E’ prudenza, affinchè nessuno fori la borsa.

Esempio