Opinioni e cause sul terremoto

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Testo

Opinioni e cause sul terremoto

Babyloniorum placita et motus terrae hiatusque, qua cetera omnia, siderum vi existimant fieri, sed illorum trium, quibus fulmina adsignant, fieri autem meantium cum sole aut congruentium et maxime circa quadrata mundi.
Praeclara quaedam et inmortalis in eo, si credimus, divinitas perhibetur Anaximandro Milesio physico, quem ferunt Lacedaemoniis praedixisse ut urbem ac tecta custodirent, instare enim motum terrae, cum et urbs tota eorum corruit et Taygeti montis magna pars, ad formam puppis eminens, abrupta cladem eam insuper ruina pressit. perhibetur et Pherecydi, Pythagorae doctori, alia coniectatio, sed et illa divina, haustu aquae e puteo praesensisse ac praedixisse civibus terrae motum. Quae si vera sunt, quantum a deo tandem videri possunt tales distare, dum vivant? et haec quidem arbitrio cuiusque existimanda relinquantur: ventos in causa esse non dubium reor. neque enim umquam intremiscunt terrae nisi sopito mari caeloque adeo tranquillo, ut volatus avium non pendeant, subtracto omni spiritu qui vehit, nec umquam nisi post ventos, condito scilicet in venas et cava eius occulta flatu. neque aliud est in terra tremor quam in nube tonitruum, nec hiatus aliud quam cum fulmen erumpit incluso spiritu luctante et ad libertatem exire nitente. Varie itaque quatitur, et mira eduntur opera, alibi prostratis moenibus, alibi hiatu profundo haustis, alibi egestus molibus, alibi emissis amnibus, nonnumquam etiam ignibus calidisve fontibus, alibi averso fluminum curu. praecedit vero comitaturqe terribilis sonus, alias murmuri similis, alias mugitibus aut clamori humano armorumve pulsantium fragori, pro qualitate materiae excipientis formaque vel cavernarum vel cuniculi, per quem meet, exilius grassante in angusto, eodem rauco in recurvis, resultante in duris, ferevente in umidis, fluctuante in stagnantibus, furente contra solida. itaque et sine motu saepe editur sonus. nec simplici modo quatitur umq, sed tremit vibratque. hiatus vero alias remanet ostendens quae sorbuit, alias occultat ore conpresso rursusque ita inducto solo, ut nulla vestigia exstent, urbibus plerumque devoratis agrorumque tractu hausto, maritima autem maxime quatiuntur, nec montuosa tali malo carent. exploratum mihi est Alpes Apenninumque saepius tremuisse.

I testi babilonesi ritengono che, come ogni altra cosa, anche i terremoti e le spaccature del suolo si verifichino per influsso degli astri, anzi di quei tre astri cui attribuiscono i fulmini; e che ciò accada quando essi si muovono col sole, o con questo in congiunzione, principalmente nelle quadrature celesti. Gloriosa e immortale capacità divinatoria in questo campo, se lo crediamo, si attribuisce, al fisico Anassimandro di Mileto; che, si tramanda, avvertì gli Spartani di controllare la città e le case, perché stava per verificarsi un terremoto; quand’ecco crollò tutta la città e una grande parete del monte Taigeto, che sporgeva come una poppa, staccatasi schiacciò con il suo crollo quella rovina. Anche a Ferecide, maestro di Pitagora, è attribuita una previsione diversa, ma anche essa divina, cioè di aver previsto e preannunciato un terremoto ai concittadini, mentre attingeva l’acqua da un pozzo.
Se questo è vero, quanto possono distare dalla divinità tali uomini, anche mentre vivono? Ma questi fatti devono essere lasciati all’esame di ciascuno: ciò che io non metto in dubbio è che i venti sono all’origine del fenomeno. E infatti le terre non tremano mai se non c’è un mare calmo e un cielo tanto sereno, che gli uccelli non volano, dato che manca la brezza che li trasporti; e ciò accade dopo un periodo di vento, certo perché l’aria si è nascosta nelle vene e nelle cavità del suolo. E il vibrare della terra non è diverso dal tuono di una nube; né le fenditure del suolo sono diverse dal fulmine, quando il vento rinchiuso lotta e tenta di uscire verso la libertà.

[193] dunque, ci sono vari tipi di moti, e avvengono fatti mirabili, dato che qui sono abbattute mura, altrove esse sono ingoiate da una frana, qui emergono dei massicci, altrove sgorgano fiumi, talvolta anche fuochi, o fonti calde, altrove è deviato il corso dei fiumi. Li precede e li accompagna un terribile rumore, a volte simile a un mormorio, altre a muggiti o a grida umane o al fragore d’armi che si scontrano, a seconda della materia che lo riceve, e della forma delle caverne o delle gallerie per cui transita: più esile nei passaggi stretti, rauco nei luoghi cavi, echeggiante contro rocce dure, ribollente nell’umido, fluttuante nei luoghi stagnanti, e furioso contro rocce compatte.
[194]Perciò anche senza terremoto spesso si produce rumore. E non c’è mai un unico tipo di scossa, ma la terra vibra e trema. La spaccatura talora resta aperta mostrando ciò che ha ingoiato, talora nasconde tutto, richiusa la bocca e riportato il terreno sopra, così che non c’è più alcuna traccia: sepolte spesso intere città e ingoiate le campagne. Le terre costiere sono più esposte alle scosse; ma neanche le zone montuose sono prive di questo male. So per certo che Alpi e Appennini hanno tremato varie volte.

Plinio il Vecchio

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