Non indagare che cosa ti riservi il futuro - Orazio

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Data:	07.06.2007
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Vedi come si erga il Soratte candido di alta neve
ne più i boschi affaticati ne sostengano il peso
e come i fiumi si siano rappresi
per il gelo pungente.

Vides ut alta stet nive candidum
Soracte nec iam sustineant onus
silvae laborantes geluque
flumina constiterint acuto.

Sciogli il freddo ponendo generosamente legna
sopra il fuoco e alquanto generosamente spilla
o Taliarco un vino puro di quattro anni da un’anfora Sabina.

Dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina
o Thaliarche, merum diota.

Lascia le altre cose agli dei che non appena
hanno abbattuto i venti che combattevano sulla distesa ribollente
né i cipressi né gli antichi orni sono agitati.

Permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproeliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.

Rifuggi dal domandare che cosa accadrà domani e
qualunque giorno la sorte darà
ascrivilo a guadagno e tu fanciullo non disprezzare
i dolci amori né le danze fintanto che
la canizie litigiosa è lontana da te verdeggiante.

Quid sit futurum cras fuge quaerere, et
quem Fors dierum cumque dabit, lucro
adpone, nec dulcis amores
sperne puer neque tu choreas,
donec virenti canities abest
morosa.

Ora sia il campo di marte sia le piazze sia
i lievi sussurri sul far della notte
siano ripetuti all’ora convenuta ed ora il grato riso
dall’angolo più remoto
della fanciulla rivelatore di lei che si nasconde
e il pegno strappato alle braccia o al dito che male resiste.

Nunc et campus et areae
lenesque sub noctem susurri
composita repetantur hora,
nunc et latentis proditor intimo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lecertis
aut digito male pertinaci.