Marziale

Materie:Altro
Categoria:Latino

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Testo

VALERIO MARZIALE
Vita: Valerio Marziale, poeta provinciale, nasce a Bilbili, in Spagna, nel 40; in questa città intraprende i suoi primi studi, per poi trasferirsi a Tarragona ed in seguito a Roma, per la quale ha una vera passione. Qui ha la possibilità di conoscere molti poeti, dei quali aveva letto le opere; da sempre la sua ambizione è quella di fare il poeta, ma è ben consapevole che così non può mantenersi, perciò è obbligato a fare il cliens. Egli soffre per questa condizione in quanto viene spesso umiliato; in questo modo ha l’opportunità di conoscere vari “poetastri”, artisti incapaci che egli disprezza. Nell’80 pubblica una raccolta di 33 epigrammi, il Liber de Spectaculis, grazie al quale otterrà l’attribuzione da parte di Tito, in segno di riconoscenza, dello Ius Trium Liberorum (“la legge dei tre figli”), ovvero un sussidio economico dato a tutti quelli che avevano tre figli, nonostante Marziale non avesse né figli né moglie. Questo diritto gli viene mantenuto in seguito anche da Domiziano, che decide inoltre di nominare Marziale Tribunus Militum: Marziale non è contento di questo, sia perché comportava una grande spesa economica, sia perché questo titolo prevedeva di seguire l’esercito, obbligandolo così ad allontanarsi dall’amata Roma; questo disappunto è espresso anche in alcuni epigrammi, così come la sua presunta povertà, che però è smentita dal fatto che si sa che aveva una villa sul Palatino, dove accoglieva gli amici, affiancata da un vasto podere: le lamentele sono quindi artifizi escogitati per scrivere poesia. Nell’84 pubblica la raccolta intitolata Xenia e nel 102 gli Apophoreta. Vive e scrive sotto Tito e Domiziano, che lo apprezzano molto; ma nel 96, alla morte di Domiziano, si apre il periodo elettivo, caratterizzato da capaci uomini al potere, come Cocceio Nerva, che si mostra molto severo nei confronti di Marziale, che si era compromesso sotto Domiziano, divenendo quasi servile. Marziale quindi rinnega il suo passato, cercando invano di ingraziarsi Nerva mediante delle lodi, ma quest’ultimo non accetta compromessi e perciò l’autore deve, sempre nel 96, tornare a Bilbili. Qui vive gli ultimi anni della sua vita rimpiangendo Roma; la sua unica consolazione deriva dall’amicizia con una donna, Marcella, che entra nelle sue grazie proprio perché assomiglia ad una donna romana, la quale, cercando di migliorare lo stato d’animo di Marziale, gli regalerà una villa e un podere. Muore nel 104.
Opere:
➢ Liber de Spectaculis: Questo liber, dedicato a Tito, raggruppa 33 epigrammi di media lunghezza che descrivono spettacoli circensi, proprio perché nello stesso anno viene inaugurato l’anfiteatro Flavio (meglio conosciuto come Colosseo).
➢ Xenia: È una raccolta di 121 epigrammi. Il termine deriva dal greco xenos (ξενος) che v vuol dire straniero→ erano dei biglietti scritti per gli ospiti, che accompagnavano i doni che ci si scambiava durante i Saturnalia, cioè le feste di Saturno, che cadevano in dicembre ed erano simili al nostro Natale.
➢ Apophoreta: È una raccolta di 221 epigrammi. Il termine indica letteralmente i “doni da portare via”→ si tratta di biglietti scritti come accompagnamento dei doni che venivano fatti tra partecipanti ai banchetti, che spesso si rivelavano essere solo degli scherzi (un pettine ad un calvo, uno spazzolino ad uno sdentato,...) e che venivano estratti a sorte.
Tra l’85 e il 102 scrive altre 12 raccolte per un totale di 1555 epigrammi, di cui però non conosciamo i titoli. Esse sono diverse dalle prime tre: mentre queste ultime hanno contenuti ben precisi, le raccolte sconosciute trattano di diversi argomenti (vita familiare, caccia, polemica letteraria, epicedi → componimenti in occasione di funerali,...) e, diversamente dalle prime tre raccolte che contengono soprattutto esametri, le altre sono scritte in diversi metri (dimetro giambico, trimetro giambico, endecasillabo,...). Anche le strutture utilizzate sono varie:
• doppia: nella prima parte c’è una scena realistica e l’autore inserisce elementi che nella seconda parte portano ad una battuta conclusiva.
• a dittico: nella prima parte c’è una descrizione con cui l’autore cerca di attirare l’attenzione del lettore proponendogli un indovinello, che svelerà nella seconda parte
• a trittico: come il dittico, ma con l’aggiunta di un elemento che crei suspense tra le due parti.
• elenchi: la più semplice, che consiste nella rappresentazione, per esempio, di un ambiente, attraverso la descrizione degli oggetti ivi presenti; è la struttura più modesta.
Negli epigrammi di queste altre 12 raccolte, vengono trattati diversi argomenti, tra cui:
➢ Autobiografismo: tratta principalmente tre argomenti:
• la sua vita, triste, da cliens, in povertà (anche se falsa), l’unica consolazione è il sogno;
• il suo sogno di essere solo un poeta, senza essere costretto a guadagnarsi da vivere diversamente, avere fama e successo dal pubblico, accettando anche una condizione modesta;
• il suo amore per Roma, che si traduce in rimpianto se è lontano; la città è sostituita da Marcella.
➢ Satira di costume: Marziale è un grande osservatore della realtà, cosa che si traduce in una poesia molto dettagliata. Scrive in modo ironico a satirico, perché conosce bene i vizi della società, che non descrive astrattamente o in modo filosofico, ma incarna in persone fisiche, è un autore pratico. Distingue quindi gli uomini (medici incompetenti che uccidono invece di guarire, avvocati vanitosi che perdono ogni causa, truffatori che incendiano la propria casa per avere aiuti statali, donatori che si sacrificano solo per essere lodati dagli altri, vanitosi che praticano l’usura pur di poter ostentare la loro falsa ricchezza,...) dalle donne (Lesbia è un’infedele che tradisce il marito con ogni uomo che incontra, Lagage che non fa che parlare e picchia, fino ad ucciderla, la propria ancella che non l’ha pettinata a dovere, Fescennia che è un’ubriacona e, per paura che la scoprano dall’alito, mangia caramelle profumate, Galla che è ricca e usa i soldi che ha per riscattare uno schiavo divenuto suo amante,...).
➢ Epicedio: In totale sono 30 componimenti, diversi dagli altri per lo stile che si mostra più raffinato e delicato, in cui Marziale si mostra sentimentale, soprattutto se sono composti per la morte di un bambino. L’epicedio è un epigramma funebre che nasce con la poesia classica romana e ha una struttura precisa:
1° parte: il defunto è affidato alle anime dei parenti già nell’aldilà;
2° parte: è la parte centrale in cui viene presentato il defunto;
3° parte: il poeta si rivolge alla terra, pregandola di non pesare eccessivamente sul corpo sepolto, specialmente se si tratta di un bambino.
➢ Argomento celebrativo: Non sono di tipo politico: infatti, mentre altri autori componevano degli epigrammi per denigrare i politici, Marziale non può farlo perché vive, soprattutto da un punto di vista economico, sotto l’ala protettrice di Tito prima e Domiziano poi, che si erano già mostrati intransigenti con i filosofi e comunque sia non avrebbe motivo di criticarli. Scrive invece per elogiare gli imperatori, e per ringraziarli dei favori che gli concedono; tuttavia nel 96 si scopre che erano falsi, scritti solo per opportunismo: dopo la morte di Domiziano, forse per ingraziarsi Nerva, Marziale dice infatti di essere felice di non dover più chiamare l’imperatore dominus et deus.
➢ Polemica letteraria: È questo un argomento molto sentito. Era stato infatti accusato di fare una poesia troppo semplice; a queste accuse, Marziale risponde con un attacco agli altri poeti e soprattutto si scaglia contro la poesia mitologica, quale quella di Seneca, che si era ampiamente diffusa nel mondo latino, per influenza da quello greco. La mitologia, infatti, era usata per elevare il tono della poesia, che però in questo modo risulta finta e senza nulla di vero; secondo Marziale invece la poesia deve ritrarre la realtà: conia per questo l’espressione hominem pagina nostra sapi (“la nostra pagina sa di uomo”) che diventa il simbolo della sua poesia, che vive del suo tempo. Gli viene mossa anche l’accusa di essere aggressivo ed osceno; a questa Marziale replica che la poesia dei poetastri non dovrebbe nemmeno essere pubblicata, perché si nutre solo di moda e di false raffinatezze. Per quanto riguarda la volgarità, il poeta spiega che, nel ritrarre scene di vita quotidiana, non può usare certo un linguaggio aulico, perché ogni genere poetico ha le sue necessità di linguaggio. Inoltre dice: parcere personis, dicere de vitiis (“risparmiare le persone, parlare dei vizi”): lui infatti non prende di mira persone specifiche, ma giudica i vizi della società, senza farsi coinvolgere dalla satira.
Stile e lingua: Marziale cambia spesso stile a seconda degli argomenti trattati; tuttavia quello usato maggiormente è lo stile verista, proprio perché gli epigrammi trattano argomenti di vita reale. Il linguaggio è adeguato alle situazioni: usa sia il gergo (anche volgare ed osceno) sia il linguaggio aulico del pubblico colto (particolarmente negli epicedi).

EPIGRAMMA, EPICA E TRAGEDIA [Pag 303]
Analisi testuale: Marziale è stato accusato di modestia e si difende proprio con questo epigramma, dicendo che parla solo della realtà, senza fare uso della mitologia, che renderebbe falsa la poesia. Il componimento è scritto in distici elegiaci (un esametro e un pentametro), ognuno dei quali è come se costituisse una strofa a sé stante.
Traduzione:
[1] O tu che leggi Edipo e il tenebroso Tieste,
[2] le Colchidi e le Scille, che cosa leggi se non mostri?
[3] A cosa ti servirà il rapimento di Ila, a cosa Partenopeo e Atti,
[4] a cosa ti gioverà il dormiente Endimione?
[5] Il fanciullo spogliato delle penne che si sciolgono? O
[6] Ermafrodito che odia le acque che lo amano?
[7] A cosa ti giovano le vane illusioni di un misero foglio di carta?
[8] Leggi questo, di cui la vita possa dire «È mio».
[9] Qui non troverai Centauri, non le Gorgoni e le Arpie:
[10] la nostra pagina sa di uomo.
[11] Ma, o Mamurra, non vuoi conoscere le tue tradizioni
[12] né sapere di te: leggi pure gli Aitia di Callimaco.
Spiegazione dei nomi:
• Edipo: Figlio di Laio, re di Tebe, e della moglie Giocasta, va via di casa quando è ancora piccolo; tornato poi a Tebe, incontra e uccide Laio senza conoscerne l’identità e, sempre all’oscuro di tutto, sposa Giocasta, da cui ha due figli, Eteocle e Polinice, che si uccideranno vicendevolmente.
• Tieste: Protagonista dell’omonima tragedia, ha un fratello, Atreo, che gli cucina e gli dà in pasto il figlio.
• Colchide: Regione orientale in cui Giasone si reca alla ricerca del Vello d’oro.
• Scille: Mostri mitologici.
• Ila: Uomo amato da Ercole.
• Partenopeo: Sacerdote di Cibele, dea della terra.
• Endimione: Pastore amato dalla Luna.
• Puer...labentibus: Si riferisce a Icaro che, con il padre Dedalo, per fuggire dal labirinto del minotauro si costruirono delle ali con piume legate da cera; Icaro però, nonostante gli avvertimenti del padre, si avvicina, affascinato, al sole che scioglie la cera e lo fa precipitare in mare.
• Ermafrodito: Uomo amato dalla ninfa Salmacide; lui non ricambia.
• Gorgoni: Tre sorelle con i capelli di serpenti, che usavano per far impazzire gli uomini; i loro nomi sono: Medusa, Steno, Eulialo.
• Arpie: Tre mostri dal corpo di uccello e volto di donna mandate dagli dèi contro Fineo, un indovino colpevole di aver rivelato alcuni segreti divini; i loro nomi sono: Celeno, Orchipede e Aello.
• Aitia: Opera in cui Callimaco spiega le cause degli eventi naturali; il titolo deriva dal greco che significa infatti “origini”.
Analisi sintattica:
[1] Caligantem: participio congiunto.
Thyesten: desinenza greca, come anche Colchidas e Scyllas.
[da3a7] Quid...Hylas – quid...Attis – quid...Endymion – Quid...chartae: proposizioni interrogative dirette.
[4] Proderit: la “d” e un’eufonia (messa per farla suonare meglio).
[6] Odit: perfetto logico, che vale come presente.
[7] Iuvant: verbo relativamente impersonale che regge l’accusativo te.
[8] Quod possit: proposizione relativa che esprime possibilità.
[10] Hominem...sapit: metonimia.
Sapit: regge l’accusativo perché esprime necessità.
[11] Mamurra: vocativo, che rappresenta, per estensione, i romani.
[12] Legas: congiuntivo concessivo.
IN MORTE DI EROTION [Pag 310]
Analisi testuale: È un epicedio dedicato ad Erotion, figlia di amici, già defunti, di Marziale. Qui l’autore rivela la sofferenza per la perdita della bambina a cui era, evidentemente, molto affezionato; lo dimostra facendo uso di un linguaggio e di una forma particolare, che mostrano sensibilità, delicatezza e dolcezza.
Traduzione:
[1] A te, padre Frantone e madre Flacilla, affido questa bambina
[2] bacetti e mie delizie
[3] affinché la piccola Erotion non si spaventi per le ombre nere
[4] e per le bocche mostruose del cane Tartareo [= Cerbero].
[5] Fu sul punto di compiere il sesto inverno
[6] se fosse vissuta non meno di altrettanti giorni.
[7] Giochi capricciosa tra i vecchi patroni
[8] e cinguetti con voce balbettante il mio nome.
[9] Una zolla non rigida copra le tenere membra, e su di lei,
[10] terra, non essere pesante: lei non lo fu con te.
Analisi sintattica:
[3] Parvola: vezzeggiativo
Ne...horrescat: proposizione finale; il verbo regge l’accusativo
[5] Impletura...dies: ipotetica del terzo tipo (impossibilità)
Impletura fuit: perifrastica attiva
[6] Ni: avverbio di negazione arcaico, sta per non.
[7] Ludat: congiuntivo ottativo.
[8] Garriat: congiuntivo ottativo.
[9] Mollia: apostrofe.
Tegat: congiuntivo esortativo.
[10] Fueris: congiuntivo perfetto concessivo.

Esempio



  


  1. Giulia Rossi

    Analisi grammaticale epigrammi marziale