Marco Tullio Cicerone - l'epistolario-

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Testo

MARCO TULLIO CICERONE
EPISTOLARIO
Marco Tullio Cicerone, detto l’Arpinate perché nato ad Arpino nel 106 a.C., veniva da una famiglia di ricchi possedenti di ordine equestre. Era una specie di grafomane, scrive circa 900 lettere. Per la maggior parte l’epistolario non è pensato per la pubblicazione e questo ci permette di conoscerlo più intimamente. Viene pubblicato postumo ad opera di Tirone, suo liberto, segretario e grande amico e di Tito Pomponio Attico, altro suo grande amico. Queste circa 900 epistole sono suddivise in libri:
- 16 epistole AD FAMILIARES
- 16 epistole AD ATTICUM (Tito Pomponio Attico)
- 3 epistole AD QUINTUM FRATREM
- 2 epistole AD AMRCUM BRUTUM
In queste lettere riusciamo ad avere la visione del vero Cicerone, con i suoi punti di vista, le sue debolezze, i suoi tentennamenti, la sua psicologia, cose che non traspaiono nel Cicerone ufficiale. Petrarca per esempio rimase molto deluso quando scoprì l’epistolario.
L’epistolario è molto importante anche dal punto di vista storico, assistendo direttamente ad un certo periodo della storia non può far a meno di commentare, fornendo così valide informazioni e un quadro storico degli eventi nel loro reale svolgimento, aldilà della facciata. Moltissimo di quel periodo è stato ricostruito grazie a lui, anche se in alcuni punti è meno lucido e più interessato direttamente. Si nota anche l’attaccamento alla famiglia, l’amore per la moglie Terenzia, per la figlia Tullia (che chiamava affettuosamente Tulliola e che muore prematuramente durante un parto, gettandolo nella disperazione) e per il figlio Cicerone. Notiamo anche la distanza che a un certo punto si viene a creare tra Cicerone e Terenzia, la freddezza con cui la tratta quando il divorzio era ormai vicino, la sua intensa vanità (aveva un’alta stima di sé), il suo facile entusiasmo che era comunque facile a crollare e i momenti in cui aveva bisogno di essere rassicurato.
LO STILE: Totalmente differente da quello ufficiale, cioè quello puro, in cui predominano l’ipotassi, le parole auliche, l’assenza di termini colloquiali e grecismi, infatti nelle epistole si trasporta di più, usa parole colloquiali e grecismi (non troppi perché comunque è un assoluto difensore della romanità), prevale la paratassi.

Esempio