Lucano

Materie:Tesina
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Testo

MARCO ANNEO LUCANO
Vita: Nasce nel 39 in Spagna ma si reca subito a Roma, dove studia retorica e filosofia come suo nonno e suo zio (Seneca); va anche a studiare in Grecia la filosofia e l’arte della composizione. Tornato a Roma, sposa Polla Argentaria e verso il 60 viene presentato a Nerone, che lo accoglie nella sua corte. Diventa suo amico e partecipa ai Neronia (giochi organizzati in onore di Nerone) e scrive per questa occasione le Laudes Neronis. Ma nel 62 si interrompe la loro amicizia e Nerone gli impedisce di continuare a scrivere, anche se le ipotetiche cause della rottura sono diverse:
• forse Nerone è invidioso del talento di Lucano, perché anche Nerone scriveva dei poemetti;
• le Laudes Neronis hanno allusioni anti-tiranniche.
Lucano quindi viene “messo da parte” fino al 65 quando viene accusato di aver partecipato alla congiura dei Pisoni; nel tentativo di salvarsi la vita, egli fa il nome di molte persone anche vicine a lui, come la madre, che verrà uccisa. Ma tutto ciò è inutile, e Lucano morirà nel 65, a meno di 26 anni. Egli scrive fin da molto giovane.
Opere:
• Medea: una tragedia in versi scritta all’età di soli 13-14 anni, molto difficile e per questo rimasta incompiuta;
• Orpheus: richiama la vicenda di Orfeo ed Euridice, ma in realtà è un trattato sul misticismo;
• Epigrammata: poesie leggere in onore di Nerone;
• Silvae: 10 componimenti dedicati alla moglie;
• Fabulae Salticae: strutturate come delle commedie, in cui un attore legge e uno mima le situazioni;
• Saturnalia: le scrive in onore delle feste di saturno (simili al nostro Natale), e sono destinate ad accompagnare lo scambio di doni;
• Laudes Neronis: composte in onore dei Neronia del 60;
• Iliacon: componimento mitologico sulla caduta di Troia;
• De incendio urbis: non si sa però se la città di cui si narra l’incendio sia Roma;
• Cathactonis: (= agli inferi) a proposito della vita dell’aldilà;
• Epistulae ex campania: forse scritte durante un viaggio;
• Pharsalia: [v. Pharsalia].
Pharsalia: È il capolavoro di Lucano, un poema epico di 8060 versi esametri, ma è interrotto: ne ha scritti, infatti, 10 libri, mentre, secondo il suo progetto, dovevano essere 12. Il nome deriva da Farsalo, città dell’Epiro (Grecia) dove, nel 48 a.C. si è svolta la battaglia di Pompeo contro Cesare, che ha segnato il passaggio dalla repubblica alla monarchia.
Contenuto: Il poema inizia con l’arrivo di Cesare dalla Gallia in Italia; durante la sua assenza, Pompeo ha “tradito” la loro alleanza (primo triumvirato del 60 a.C.) alleandosi con il Senato per frenare l’avanzata politica di Cesare, che stava acquistando troppo potere e troppo favore. Pompeo, perciò, nominato dal senato consul sine collega, tradisce anche la repubblica (dovevano esserci, infatti, due consoli per controllarsi a vicenda) e instaura la dittatura; emana poi una legge ad personam che stabiliva che Cesare, di ritorno dalla Gallia, non potesse oltrepassare il fiume Rubicone con l’esercito, ma dovesse entrare a Roma come un privato cittadino. Cesare ovviamente non accetta e passa il Rubicone con l’esercito; Pompeo scappa in Oriente (Macedonia, Epiro...). Cesare prima va in Spagna dove sconfigge i pompeiani, poi insegue Pompeo in oriente, fino a Farsalo, dove Pompeo ha delle visioni in cui Giulia, sua ex moglie nonché figlia di Cesare, che gli pronostica la sua prossima morte. Nel 48 a Farsalo, Pompeo è sconfitto e ripara in Egitto, dove però viene ucciso a tradimento da Tolomeo III, che però questo verrà privato della corona da Cesare, che invece la darà alla sorella Cleopatra. Il poema si interrompe con il fatto che la città di Alessandria d’Egitto si rifiuta di riconoscere Cesare come capo. In teoria si doveva concludere con il suicidio di Catone l’Uticense, che decide di togliersi la vita quando apprende della morte di Pompeo, anche se Cesare non lo avrebbe ucciso.
Lucano l’anti-Virgilio: Il critico tedesco Tierfelder ha definito Lucano come l’anti-Virgilio per una serie di motivi:
• Stato d’animo: Lucano è un repubblicano, ama la libertà, partecipa attivamente alla vita politica della Roma di quel periodo e è in conflitto con se stesso; è anti-tirannico, anti-imperiale e stoico, ma il suo pessimismo deriva dalla considerazione della storia, non dalla riflessione filosofica perché capisce che il potere dispotico di Cesare annulla tutte le libertà del sistema precedente. Virgilio vive sotto Augusto e nella sua opera vi è un’esaltazione, mediante l’esaltazione di Enea, dell’Impero stesso; tuttavia vi è anche una vena malinconica, perché egli capisce cosa si nasconde dietro la bella facciata della monarchia, ma non approfondisce i suoi dubbi, perché lui vive comunque sotto la protezione di Augusto.
• Mitologia: in Pharsalia non c’è nemmeno un accenno a fatti mitologici, che sono a volte sostituiti da visioni (patria, eventi naturali catastrofici, belve feroci,...), mentre nell’Eneide la mitologia ha un ruolo importante.
• Res: cioè l’argomento del poema, che in Pharsalia è la guerra civile tra Cesare e Pompeo, mentre l’Eneide parla della fondazione di Roma.
• Fato: per Virgilio è positivo, perché Enea deve fondare Roma; è inoltre visto come la provvidenza, è una divinità. In Lucano invece il fato è negativo perché ha prodotto le situazioni che hanno portato alla guerra civile, alla legalizzazione degli omicidi e alla crudeltà del potere. Mentre Virgilio non indaga a fondo il problema, Lucano si chiede le cause che hanno portato alla guerra civile e le individua nella stoltezza del popolo, che ha portato lo Stato alla rovina.
Personaggi: non ce n’è uno principale, ma sono tre:
• Cesare: è visto come il nemico della patria, il tiranno soppressore della libertà, avido di potere; è quindi un personaggio negativo, al quale non vengono attribuiti gli alibi che invece aveva (pregiudizi del Sanato che è sempre stato contro i popolari e gli homini novi come lui, ha reso Roma grande e ricca, è stato tradito da Pompeo); è una figura strumentale, perché e usata per spiegare il tempo a cui appartiene e per attribuirgli la decadenza delle istituzioni.
• Pompeo: all’inizio viene presentato come un personaggio debole, dubbioso, in qualche modo anch’esso negativo, perché se avesse avuto il potere di Cesare si sarebbe comportato come lui. È comunque il simbolo della libertà, soprattutto dopo la sua morte e viene sovrapposto all’idea stessa di Roma;
• Catone: emerge dopo la caduta di Pompeo, in qualche modo lo sostituisce; è l’eroe stoico per eccellenza, che si suicida per la libertà a Utica, dove muore anche Pompeo. È il portavoce di Lucano.
Pag 153: IL PASSAGGIO DEL RUBICONE
Analisi testuale: Il Rubicone segnava il confine tra la Gallia Cisalpina e Roma, e, secondo una legge emanata da Silla intorno al 70 a.C., non poteva essere superato dai comandanti di ritorno dalle spedizioni militari se non senza l’esercito. Nel 49 a.C. Cesare sta facendo ritorno a Roma dopo aver vinto contro i Galli e sia Pompeo che il Senato sanno che vorrà, a ragione, maggior potere; quando gli viene ordinato di entrare a Roma come privato cittadino, Cesare rifiuta di obbedire e, con la celebre frase “Alea iacta est” (ossia “il dado è tratto”), supera il Rubicone, dando così inizio alla guerra civile. Solitamente questo evento è narrato come una leggenda, la realtà è mistificata, piegata alle esigenze della creazione artistica; Lucano invece è un referente polemico, più storico che poeta (accusa che gli muoverà Petronio), racconta in prima persona, giudicando e commentando gli avvenimenti, è un narratore onnisciente. Egli descrive Cesare come un personaggio totalmente negativo, che va contro la patria inseguendo Pompeo; è avido di potere, si autonomina dictator. Nel pezzo, Lucano usa artifici retorici come similitudini e prosopopee (= personificazioni di idee e di virtù morali, che rendono la narrazione solenne). C’è anche una nuova concezione del fato, che non è positivo come in Virgilio, ma è negativo perché porta il popolo romano alla rovina. Cinzia è la denominazione che Diana assume quando è la luna: si pensava che uno dei due corni della luna portasse l’acqua.

Traduzione:
[183] Già Cesare con il suo corso aveva superato le gelide Alpi
[184] e con l’animo aveva concepito enormi movimenti e la guerra futura [accusa di guerra preventiva].
[185] Appena giunse alle onde del piccolo Rubicone
[186] apparve al comandante la grande fulgida immagine della patria trepidante
[187] attraverso l’oscura notte con un volto tristissimo,
[188] spargendo i bianchi capelli [bianchi per la disperazione] dalla cima turrita (= con torri)
[189] con la capigliatura lacera e con le braccia nude si presentava
[190] e parlava con un misto di gemiti: “Dove andate oltre?
[191] O uomini, dove portate le mie insegne? Se venite a buon diritto,
[192] se (siete) cittadini (romani), è lecito fin qui”. Allora l’orrore percosse
[193] le membra del comandante, si drizzarono i capelli, e frenando il cammino,
[194] un languore trattenne i suoi passi sulla riva estrema.
[195] Subito disse: “O tu che guardi le mura della grande città
[196] dalla rupe Tarpea, o Tonante (= Giove), o frigi penati [che erano gli dèi della patria, detti frigi perché si parla di quelli portati da Enea da Troia, in Frigia, appunto]
[197] (divenuti) della gente Giulia e Quirino (= Romolo) rapito segretamente
[198] e Giove laziale residente sull’eccelsa Alba (= Albalonga)
[199] e fuochi vestali [Vesta era la dea romana protettrice della casa] e pari ad un sommo dio,
[200] Roma, favorisci l’impresa; non ti perseguito con le armi delle Furie [dee della vendetta],
[201] io sono qui vincitore per terra e per mare,
[202] Cesare, e dove (tu vuoi) tuo soldato – sia lecito (a me essere soldato) anche ora -.
[203] Quello sarà, quello nocivo, che mi renderà nemico a te”.
[204] Quindi sciolse gli indugi e attraverso il rigonfio fiume
[205] in fretta porta le insegne della guerra; così come nelle desolate distese
[206] della Libia infuocata, visto un nemico da vicino, un leone
[207] si siede incerto 8sul da farsi) mentre raccoglie tutta la rabbia:
[208] subito dopo si stimolò con un colpo della fiera coda
[209] ed eresse la criniera e un mormorio pesante dalle vasti fauci
[210] emise, se (anche) una lancia ritorta dell’agile Mauritano [abitante del Marocco]
[211] lo colpisce o gli spiedi si conficcano nel suo ampio petto
[212] si avventa sull’arma incurante di una ferita tanto grande.
[213] Scende da una fonte modesta e scorre con piccole onde
[214] il rosseggiante Rubicone, quando splende l’infuocata estate
[215] e serpeggia attraverso le valli profonde e
[216] un confine sicuro distingue i campi dei Galli dalle colonie Ausonie.
[217] Allora l’inverno offriva forze e aveva ingrossato le onde
[218] la terza luna pluviale Cinzia con la falce piena (di acque)
[219] e le Alpi sciolte con i soffi umidi dell’Euro (= vento).
[220] Per prima la cavalleria si oppone al fiume obliquamente
[221] con l’intenzione di sostenere le acque (= fare un argine); allora il resto (dell’esercito) attraversa
[222] con un agevole guado le onde facili della corrente già rotta.
[223] Appena Cesare toccò la riva opposta una volta superato il gorgo (delle acque)
[224] e si fermò nei campi proibiti (dalla legge) di Esperia (= Italia) [perché si trova all’Occidente della Grecia]
[225] “Qui”, disse, “qui io lascio la pace e i diritti violati;
[226] te seguo, o Fortuna. Lontano da qui ormai saranno i patti;
[227] Crediamo nel destino, si deve usare la guerra come giudice [dichiarazione di guerra al Senato]

Analisi sintattica:
[185] Ut ventum est: proposizione temporale impersonale.
[186] Visa: sott. est, costruzione personale di videor;
Imago: soggetto.
[187] L’intera frase è una prosopopea.
[188] Effundens: participio congiunto, che va insieme a imago.
[189] Adstare: infinito storico, che rende la narrazione più solenne.
[190] Gemitu permixta: ablativo assoluto;
Loqui: infinito storico, che rende la narrazione più solenne;
Quo...ultra?: proposizione interrogativa diretta.
[191] Quo...viri?: proposizione interrogativa diretta, anafora del quo con il verso precedente;
Si venitis: periodo ipotetico del primo tipo.
[192] Si...cives: sott. venitis;
Licet: apodosi del periodo ipotetico del verso precedente.
[193] Riguere: sta per riguerunt;
Coercens: non si legge il dittongo.
[200] Fave: regge il dativo coeptis.
[201] Victor: predicativo del soggetto.
[202] Liceat: congiuntivo esortativo, è un verbo impersonale;
Modo quoque: si traduce con “anche”.
[203] Ille...ille: anafora.
[205] In questo verso inizia una similitudine, introdotta dal sic ut.
[206] Viso...hoste: ablativo assoluto;
Leo: soggetto;
Comminus: avverbio.
[207] Dubius: predicativo del soggetto;
Dum colligit: proposizione temporale.
[209] Vasto hiatu: complemento di mezzo; i due termini sono divisi per motivi metrici.
[210] Si: regge haereat e subeant nei versi successivi; periodo ipotetico del secondo tipo (possibilità).
[212] Volneris: sta per vulneris.
[214] Puniceus: color porpoora, collegato con Poeni, i Fenici, inventori della porpora.
[221] Excepturus: indica l’imminenza dell’azione o l’intenzionalità.
[223] Ut attigit: proposizione temporale; i due termini sono divisi per motivi metrici;
Superato gurgite: ablativo assoluto.
[226] Sunto: imperativo futuro di sum.
[227] Utendum est: perifrastica passiva, costruzione impersonale di utor, che regge l’ablativo.

Esempio