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Categoria: | Latino |
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Testo
Da GYMNASION, Versioni greche per il biennio, di Giuseppe De Micheli
Versione 181 pag. 155
Sciocca vanita’ di Annone.
Il artaginese Annone, esaltandosi per la superbia, non desiderava rimanere nei limiti degli uomini, ma riteneva di essere una divinita’ e di se’ diceva di essere superiore a Zeus. Si impadroniva pertanto di moltissimi uccelli canori e, allevando gli stessi nell’oscurita’, insegnava (loro) a dire
una (sola) frase:” Annone e’ un dio”. Poiche’ quelli, ascoltando un unico e (sempre uno) stesso suono della voce, imparavano, (ne) inviava uno qua e uno la’, confidando che tutti gli uomini stessero per ascoltare lo stesso discorso e per ritenerlo veramente un dio. Gli uccelli, una volta
liberi, dimenticando velocemente gli insegnamenti quelli (appresi) in prigionia di nuovo canta=
vano le proprie cose (i propri canti) e fondevano canti di uccelli.
E in questo modo il vanaglorioso Annone era smentito nella sciocca aspettativa di se’.