il dio mercurio e il contadino disonesto

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Testo

IL DIO MERCURIO E IL CONTADINO DISONESTO
Postridie in agricolae casam venit propinquus. Hic improbus et inhonestus erat. Probus agricola narrat de pulchris donis et ascias suas ostendit. Statim vicinus cum ascia sua ad rivum currit et instrumentum in aquam iactat. In ripa sedet et multis lacrimis deum vocat: “Deus, misero succurre!” Deus de caelo descendit et de eius ascia agricola interrogat. Respondet inhonestus: “Magna erat, domine, et ponderosa, et ex auro puro.” Citus deus se mergit, postea ex undis emergit sine ascia et agricolae dicit. “In aqua ascia ferrea iacet: tua certo non erat. Auxilium meum tibi vanum fuit. Semper dei humanam stultitiam avaritiamque puniunt.

Il giorno dopo un vicino si reca a casa del contadino. Il vicino era disonesto e sleale. Il contadino onesto racconta di bei doni e mostra le sue asce. Immediatamente il vicino corre verso il ruscello con la propria ascia e getta lo strumento nell’acqua. Egli siede sulla riva e con molte lacrime invoca la divinità: “o dio, vieni in aiuto ad un infelice!” Il dio scende dal cielo e gli chiede qualcosa a proposito della sua ascia che serve per il lavoro dei campi. Il disonesto risponde: “Era grande, o dio, e pesante e fatta d’oro puro.” Il dio si immerge veloce, successivamente emerge dalle onde senza ascia e dice all’agricoltore: “Nell’acqua c’è un’ascia di ferro: non era certamente la tua. Il mio aiuto per te è stato vano”. Gli dei puniscono sempre la stoltezza e l’avidità degli uomini.

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