Igino: Pandora (fabulae, 142)

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Testo

Pandora
(Igino)

Fabulae, 142
Prometheus, Iapeti filius, primus homines exluto finixit; postea Vulcanus Iovis iussu ex luto mulieris effigiem fecit, cui Minerva animam dedit, ceterique dii alius aliud donum dederunt; ob idque Pandoram nominarunt. Ea data in coniugium Epimetheo, Promethei fratri; inde nata est Pyrrha, quae mortalis dicitur prima esse creata.

Traduzione:
Prometeo, figlio di Giapeto, per primo plasmò gli uomini con del fango; in seguito Vulcano su ordine di Giove creò con del fango la figura di una donna, alla quale Minerva diede l’anima, e tutti gli altri dei diedero chi un dono chi un altro; e per questo motivo la chiamarono Pandora. Essa fu data in sposa al fratello di Prometeo Epimeteo; da loro nacque Pirra, che si dice sia stata la prima donna ad essere creata.

Riassunto in breve:
Giove, dopo essere venuto a conoscenza che Prometeo aveva plasmato l’uomo, indignato ordinò a Vulcano di creare la donna. Questa, forgiata con creta ed acqua, ricevette dagli dei vari doni tra cui la bellezza, l’ingegno, la creatività, l’eloquenza. Ella fu per questo chiamata Pandora (= ricca di doni. dal greco pan = tutto e doron = dono) di cui si innamorò Epimeteo, fratello di Prometeo. Pandora aveva ricevuto da Giove un vaso contenente tutti i mali del mondo che venne aperto per errore sprigionando i mali e causando l’infelicità umana. Nella fabula, tuttavia, Igino si limita a riportare la prima parte della storia.

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