De rerum natura, Libro III; Lucrezio

Materie:	Traduzione
Categoria:	Latino
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Data:	24.05.2005
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1. tu, che in mezzo a così grandi tenebre primo potesti
2. levare una luce tanto chiara, illuminando le gioie della vita,
3. io seguo te, o onore della gente greca, e nelle orme
4. da te impresse pongo ora ferme le piante dei miei piedi,
5. non tanto perché io voglia gareggiare con te, quanto perché anelo
6. a imitarti per amore. Come potrebbe infatti contendere la rondine
7. coi cigni? O come potrebbero mai i capretti dalle tremule
8. membra emulare nella corsa l'impeto di un forte cavallo?
9. Tu padre sei, scopritore del vero; tu paterni precetti
10. ci prodighi, e, come le api nei pascoli fioriti
11. suggono per ogni dove, così noi nei tuoi scritti,
12. glorioso, ci pasciamo di tutti gli aurei detti,
13. aurei, sempre degnissimi di vita perpetua.
14. Infatti, appena la tua dottrina comincia a svelare a gran voce
15. la natura quale è sorta dalla tua mente divina,
16. fuggon via i terrori dell'animo, le mura del mondo
17. si disserrano, vedo le cose svolgersi attraverso tutto il vuoto.
18. Appaiono la potenza degli dèi e le sedi quiete,
19. che né venti scuotono, né nuvole cospargono
20. di piogge, né neve vìola, condensata da gelo acuto,
21. candida cadendo; ‹ma› un etere sempre senza nubi
22. le ricopre, e ride di luce largamente diffusa.
23. E tutto fornisce la natura, né alcuna
24. cosa in alcun tempo intacca la pace dell'animo.
25. Ma per contro in nessun luogo appaiono le regioni acherontee,
26. né la terra impedisce che si discerna tutto quanto
27. si svolge sotto i miei piedi, laggiù, attraverso il vuoto.
28. Per queste cose mi prende allora un certo divino piacere
29. e un brivido, perché così per la potenza della tua mente la natura,
30. tanto manifestamente dischiudendosi, in ogni parte è stata rivelata.
31. E poiché ho insegnato quali siano i principi
32. di tutte le cose e quanto differenti per varietà di forme
33. spontaneamente volteggino, stimolati da moto eterno,
34. e in che modo da questi si possa produrre ogni cosa,
35. dopo ciò mi sembra che nei miei versi debba essere ormai
36. illustrata la natura dell'animo e dell'anima,
37. e che si debba scacciar via a precipizio quel timore dell'Acheronte,
38. che dal profondo sconvolge appieno la vita umana,
39. tutto inondando del nero della morte,
40. né lascia esistere alcun piacere limpido e puro.
41. Sì, spesso gli uomini dichiarano che malattie e vita infame
42. sono più temibili che il Tartaro, dimora della morte;
43. dicono di sapere che la natura dell'animo è fatta di sangue,
44. anche di vento, se a ciò per caso li spinge il capriccio,
45. e di non avere affatto bisogno della nostra dottrina;
46. ma di qui puoi intendere che tutto è ostentato per vanagloria
47. piuttosto che espresso per convinzione della cosa stessa.
48. Questi medesimi, cacciati dalla patria ed esiliati lontano
49. dal cospetto degli uomini, disonorati da un'accusa
50. vergognosa, afflitti da tutte le pene, in fin dei conti vivono,
51. e, dovunque sono giunti nella loro miseria, offrono tuttavia
52. sacrifici ai loro morti, e immolano nere vittime, e agli dèi Mani
53. consacrano funebri onori, e negli acerbi frangenti con ansia
54. molto più acuta rivolgono gli animi alla religione.
55. Più conviene, quindi, provare l'uomo nei dubbiosi
56. cimenti, e nelle avversità conoscere quale sia;
57. giacché allora alfine parole veraci gli si cavano dal profondo
58. del petto ‹e› vien strappata la maschera, rimane la realtà.
59. Infine l'avidità e la cieca brama di onori,
60. che forzano i miseri uomini a oltrepassare i confini
61. del giusto, e talora, come compagni e ministri di delitti,
62. adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica
63. per assorgere a somma potenza - queste piaghe della vita,
64. in gran parte è il timore della morte che le nutre.
65. Infatti comunemente il vergognoso disprezzo e l'amara
66. povertà paiono remoti da una vita dolce e stabile,
67. e quasi già sostare davanti alle porte della morte;
68. e gli uomini, mentre costretti da fallace terrore vorrebbero
69. essere già fuggiti lontano da essi e lontano averli scacciati,
70. col sangue dei concittadini ingrossano le proprie sostanze
71. e avidi raddoppiano le ricchezze, accumulando strage su strage;
72. crudeli si rallegrano del triste funerale di un fratello
73. e per le mense dei consanguinei provano odio e terrore.
74. In simile maniera, nascendo dallo stesso timore, spesso
75. li macera l'invidia che alla vista di tutti colui sia potente,
76. attragga gli sguardi colui che incede con splendido onore,
77. mentre essi si lamentano di voltolarsi nelle tenebre e nel fango.
78. Alcuni periscono per brama di statue e di rinomanza;
79. e spesso a tal segno per paura della morte prende
80. gli uomini odio della vita e della vista della luce,
81. che si danno con petto angosciato la morte,
82. dimenticando che la fonte degli affanni è questo timore,
83. questo fa strazio del senso d'onore, questo rompe i vincoli
84. dell'amicizia - e insomma induce a sovvertire la pietà.
85. Già spesso infatti gli uomini tradirono la patria
86. e i cari genitori, cercando di evitare le regioni acherontee.
87. Difatti, come i fanciulli trepidano e tutto temono
88. nelle cieche tenebre, così noi nella luce talora abbiamo paura
89. di cose che per nulla son da temere più di quelle che i fanciulli
90. nelle tenebre paventano e immaginano prossime ad avvenire.
91. Questo terrore dell'animo, dunque, e queste tenebre
92. non li devono dissolvere i raggi del sole, né i lucidi dardi
93. del giorno, ma l'aspetto e l'intima legge della natura.
94. Anzitutto dico che l'animo, che spesso chiamiamo mente,
95. in cui han sede il senno e il governo della vita,
96. è una parte dell'uomo, non meno che una mano e un piede
97. e gli occhi sono parti dell'intero essere animato.
98. ‹Tuttavia taluni hanno asserito›
99. che la sensibilità dell'animo non ha sede in una parte
100. determinata, ma è una certa disposizione vitale del corpo,
101. che i Greci chiamano armonia, perché per essa noi vivremmo
102. dotati di sensibilità, sebbene in nessuna parte esista la mente;
103. come spesso si dice che il corpo gode di buona salute,
104. e tuttavia questa non è alcuna parte di colui che sta bene.
105. Così la sensibilità dell'animo non la pongono in una parte determinata;
106. e in ciò mi sembra che errino molto lontano dalla giusta via.
107. Spesso, infatti, il corpo in una parte palese è malato,
108. mentre tuttavia gioiamo in un'altra parte che è occulta;
109. e all'inverso accade spesso che s'avveri il contrario, a sua volta,
110. quando chi soffre nell'animo gioisce in tutto il corpo;
111. non altrimenti che se, mentre a un malato duole un piede,
112. nessun dolore intanto abbia, per avventura, la testa.
113. Inoltre, quando le membra sono in preda a molle sonno
114. e abbandonato giace senza senso il corpo appesantito,
115. tuttavia c'è in noi qualche altra cosa che in quel mentre
116. si agita in molti modi e tutti in sé riceve
117. i moti della letizia e le vane inquietudini del cuore.
118. Ora, perché tu possa conoscere che anche l'anima
119. è nelle membra e che non per un'armonia suole il corpo sentire,
120. anzitutto accade spesso che, pur detratta gran parte
121. del corpo, tuttavia ci rimanga nelle membra la vita;
122. e d'altra parte, quando poche particelle di calore
123. son fuggite via e aria è stata esalata fuori attraverso la bocca,
124. la stessa vita sùbito abbandona le vene e lascia le ossa;
125. sì che da ciò puoi conoscere che non tutti i corpi primi
126. hanno funzioni uguali, né in ugual modo sostengono la salvezza,
127. ma più questi, che sono i semi del vento e dell'ardente calore,
128. fanno sì che rimanga nelle membra la vita.
129. V'è dunque nello stesso corpo un calore e un vento vitale,
130. che abbandona le nostre membra al momento della morte.
131. Pertanto, poiché la natura dell'animo e dell'anima è stata
132. svelata come una parte dell'uomo, lascia il nome di armonia,
133. che per i musicisti fu portato giù dall'alto Elicona;
134. forse questi stessi, a loro volta, lo trassero d'altrove
135. e lo trasportarono a quella cosa che allora non aveva un proprio nome.
136. Comunque ‹ciò› sia, se lo tengano: tu ascolta i restanti miei detti.
137. Ora io dico che l'animo e l'anima si tengono congiunti
138. tra loro e costituiscono di sé una sola natura;
139. ma ciò che è il capo, per così dire, e domina in tutto il corpo,
140. è il senno, che noi chiamiamo animo e mente.
141. Ed esso è posto e fissato nella regione centrale del petto.
142. Qui infatti si agitano l'ansia e la paura, intorno a queste parti
143. le gioie ci accarezzano; qui dunque è la mente e l'animo.
144. Tutto il resto dell'anima, disseminato per tutto il corpo,
145. obbedisce e si muove al cenno e al movimento della mente.
146. Questa ragiona da sé per sé sola, ‹questa› da sé gode,
147. quando nessuna cosa commuove l'anima, né il corpo.
148. E come, quando la testa o un occhio è leso in noi
149. dall'assalto del dolore, non siamo afflitti nello stesso tempo
150. in tutto il corpo, così l'animo talora di per sé stesso è leso
151. di gioia esulta, mentre tutto il resto dell'anima
152. per le membra e le articolazioni da nessuna novità viene eccitato.
153. Ma, quando la mente è commossa da timore più veemente,
154. tutta l'anima vediamo consentire attraverso le membra,
155. e quindi sudori e pallore effondersi per tutto il corpo
156. e balbettare la lingua e spegnersi la voce, annebbiarsi
157. gli occhi, fischiar le orecchie, venir meno le articolazioni;
158. alfine per il terrore dell'animo vediamo spesso gli uomini
159. crollare; sì che facilmente ognuno può da questo conoscere
160. che l'anima è congiunta con l'animo e, quando ‹dalla potenza›
161. dell'animo è stata percossa, sùbito urta e sospinge il corpo.
162. Questo stesso ragionamento prova che la natura dell'animo e dell'anima
163. è corporea. Quando infatti si vede che sospinge le membra,
164. strappa dal sonno il corpo e cangia il volto,
165. e tutto l'uomo regge e volge di qua e di là -
166. e di queste cose vediamo che nessuna può prodursi senza contatto,
167. né il contatto, a sua volta, senza corpo - non si deve forse
168. ammettere che l'animo e l'anima sono di natura corporea?
169. Inoltre tu vedi che col corpo patisce parimenti
170. l'animo e insieme partecipa del sentire nel nostro corpo.
171. Se non offende la vita la violenza orrida di un dardo
172. penetrata addentro squarciando ossa e nervi,
173. nondimeno ne segue un languore e un dolce cadere per terra,
174. e in terra una confusione che nasce nella mente,
175. e talora come un'incerta volontà di rialzarsi.
176. Dunque, non può essere che corporea la natura dell'animo,
177. poiché dall'urto di dardi corporei è travagliata.
178. Ora, di quale specie di materia sia quest'animo e come
179. sia costituito, proseguendo ti spiegherò con le mie parole.
180. In primo luogo dico che è molto sottile e risulta costituito
181. di corpuscoli estremamente minuti. Che sia così,
182. puoi intendere, se presti attenzione, da questo.
183. Nessuna cosa si vede avvenire con la celerità con la quale
184. la mente si raffigura che avvenga e le dà inizio essa stessa.
185. L'animo, dunque, si muove più velocemente di tutte le cose
186. la cui natura appare manifesta innanzi ai nostri occhi.
187. Ma ciò che è tanto mobile, deve constare di semi
188. estremamente rotondi ed estremamente minuti,
189. sicché possano muoversi spinti da un piccolo impulso.
190. Infatti si muove l'acqua e per un minimo impulso fluttua,
191. perché è composta di atomi girevoli e piccoli.
192. Al contrario, la natura del miele è più consistente,
193. e più pigro il suo liquore, e più indugiante il suo movimento;
194. infatti tutta la massa della sua materia ha maggiore coesione,
195. evidentemente perché non consta di corpi tanto lisci,
196. né tanto sottili e rotondi. Giacché un soffio sospeso
197. e leggero può costringere un alto mucchio di semi
198. di papavero a sparpagliarsi innanzi a te giù dalla cima:
199. al contrario, su un mucchio di pietre o di spighe
200. non può nulla. Dunque, quanto più i corpi sono piccoli
201. e lisci, tanto più sono dotati di mobilità.
202. Al contrario, tutti quelli che si trovano di peso maggiore
203. ed aspri, tanto più sono stabili.
204. Ora, dunque, poiché ‹si è› trovato che la natura dell'animo
205. è particolarmente mobile, essa deve constare di corpi
206. estremamente piccoli e lisci e rotondi.
207. E questa verità, da te conosciuta, in molte cose, o caro,
208. si dimostrerà utile e sarà riconosciuta opportuna.
209. Anche questo fatto indica del pari la natura dell'animo,
210. di quanto tenue tessitura esso sia costituito, e in quanto
211. piccolo luogo sarebbe contenuto, se potesse conglomerarsi:
212. appena l'imperturbata quiete della morte si è impadronita
213. dell'uomo, e la natura dell'animo e dell'anima se n'è staccata,
214. nulla potresti ivi discernere detratto da tutto il corpo,
215. né alla vista, né al peso: la morte lascia ogni cosa
216. al suo posto, tranne il senso vitale e il fervido calore.
217. Dunque tutta l'anima dev'essere composta di semi
218. piccolissimi, intrecciata per vene, viscere, nervi;
219. dato che, quando tutta è ormai andata via dall'intero corpo,
220. l'esterno contorno delle membra si conserva tuttavia
221. incolume, né al peso manca nulla.
222. Simile cosa avviene quando l'aroma di Bacco è svanito
223. quando un soave profumo d'unguento s'è disperso per l'aria
224. quando da qualche corpo s'è ormai dileguato il sapore;
225. in nulla tuttavia agli occhi la cosa stessa sembra divenuta
226. più piccola perciò, né alcunché sembra detratto dal suo peso;
227. evidentemente perché molti e minuti semi fanno
228. i sapori e l'odore nell'interno corpo delle cose.
229. Perciò, ancora e ancora, si può concludere che la natura
230. della mente e dell'anima è composta di semi estremamente
231. piccolini, perché fuggendo non porta via alcuna parte del peso.
232. Tuttavia non dobbiamo supporre semplice questa natura.
233. I moribondi infatti abbandona un certo soffio tenue,
234. misto a calore, e il calore trae aria con sé.
235. Né c'è alcun calore, a cui non sia mista anche aria;
236. poiché la sua natura è infatti rada, molti
237. primi principi d'aria devono muoversi entro di esso.
238. Già triplice, quindi, è apparsa la natura dell'animo;
239. e tuttavia questi elementi tutti insieme non bastano a creare
240. il senso, poiché la mente non ammette che alcuno di questi
241. possa creare i moti sensiferi e i pensieri che la mente rivolge.
242. È dunque necessario che a questi s'aggiunga
243. anche una quarta natura. Essa è del tutto priva di nome;
244. e non esiste alcuna cosa che sia più mobile o più tenue di lei,
245. né fatta di elementi più piccoli e più lisci;
246. lei per prima diffonde i movimenti sensiferi per le membra.
247. È infatti prima ad essere eccitata, composta com'è di piccoli atomi;
248. poi i movimenti s'estendono al calore e alla cieca forza
249. del vento, poi all'aria; poi è messa in movimento ogni cosa:
250. s'agita il sangue, in séguito la sensazione penetra in tutte
251. le carni, per ultime la ricevono le ossa e le midolla,
252. si tratti di un piacere o di un ardore contrario.
253. Né facilmente il dolore può penetrare fin qui, né un acuto
254. male introdursi, senza che tutto sia perturbato,
255. a tal segno ‹che› non c'è più luogo per la vita, e le parti
256. dell'anima fuggono via per tutte le aperture del corpo.
257. Ma per lo più i movimenti hanno termine quasi alla superficie
258. del corpo: perciò siamo in grado di trattenere la vita.
259. Ora, sebbene io desideri spiegare come misti tra loro, e in quali
260. modi combinati, questi elementi compiano le loro operazioni,
261. me ne rattiene, mio malgrado, la povertà della patria lingua;
262. ma tuttavia, come potrò sommariamente occuparmene, toccherò
263. questo argomento. S'intrecciano infatti tra loro correndo qua e là
264. i primi principi coi movimenti che sono propri degli atomi,
265. sì che non si può staccare un solo elemento, né il suo potere
266. può sussistere diviso dagli altri nello spazio, ma sono come
267. le molte forze di un unico corpo. Allo stesso modo che qualunque
268. viscere di essere vivente ha in genere un odore e un certo calore
269. e un sapore, e tuttavia di tutti questi è composta la complessione
270. di un unico corpo; così il calore e l'aria e la cieca forza del vento
271. misti creano un'unica natura, insieme con quella mobile forza,
272. che da sé distribuisce ad essi l'inizio del movimento,
273. donde prima sorge attraverso la carne il movimento sensifero.
274. Giacché affatto nel profondo è nascosta questa natura, e sta
275. laggiù, né c'è cosa nel nostro corpo più interna di questa,
276. ed essa è a sua volta l'anima di tutta l'anima.
277. Allo stesso modo che nelle nostre membra e in tutto il corpo
278. la forza dell'animo e il potere dell'anima sono misti e nascosti,
279. perché son composti di corpi piccoli e radi,
280. così, vedi, questa forza priva di nome, fatta di corpi minuti,
281. sta nascosta, e di tutta l'anima è essa stessa, a sua volta,
282. per così dire, l'anima, e domina su tutto il corpo.
283. In simile maniera è necessario che il vento e l'aria
284. e il calore compiano le loro operazioni commisti tra loro
285. per le membra, e uno stia più sotto di altri o sormonti,
286. perché si veda risultare da tutti un'unica cosa: altrimenti
287. il calore e il vento separatamente, e separatamente la potenza dell'aria,
288. distruggerebbero il senso e, divisi, lo dissolverebbero.
289. L'animo ha anche quel calore da cui è preso
290. quando ferve d'ira e un ardore sfavilla dagli occhi più vivamente.
291. C'è anche molta aria fredda, che è compagna della paura
292. e suscita un brivido nel corpo ed agita le membra.
293. E c'è anche quello stato d'aria pacata, che si produce
294. quando il petto è tranquillo e il volto è sereno.
295. Ma più calore hanno quelli cui i cuori fieri
296. e l'animo iracondo facilmente ribollono nell'ira.
297. Di tale genere è in primo luogo la forza violenta dei leoni,
298. che spesso ruggendo rompono i petti coi fremiti,
299. né possono contenere nel petto i flutti delle ire.
300. Ma più vento ha la fredda mente dei cervi
301. e più presto suscita per le viscere gelidi soffi,
302. che fanno sì che nelle membra si levi un tremulo moto.
303. Ma la natura dei buoi vive piuttosto di un'aria placida,
304. né mai troppo la fumida face dell'ira vi s'insinua e l'accende,
305. soffondendo l'ombra di una caligine cieca,
306. né intorpidisce trafitta dai dardi gelidi dello spavento:
307. tiene il posto di mezzo, tra i cervi e i selvaggi leoni.
308. Così è del genere umano. Sebbene l'educazione raffini
309. alcuni e li formi in pari grado, tuttavia essa lascia
310. in ciascuno le prime vestigia del carattere naturale.
311. Né si deve credere che i difetti possano essere strappati dalle radici,
312. sì che costui non trascorra troppo corrivamente a ire violente,
313. colui non sia un po' più presto assalito da paura, e un terzo
314. non accetti certe cose più placidamente del giusto.
315. E in molte altre cose è necessario che differiscano
316. le varie nature degli uomini e i costumi che ne conseguono;
317. ma io ora non posso chiarirne le cause oscure,
318. né trovare nomi per tante figure, quante ne hanno
319. i primi principi da cui sorge questa varietà delle cose.
320. Questo, a tale proposito, vedo di potere affermare:
321. di quelle nature restano tracce che la ragione
322. non può scacciare da noi talmente esigue
323. che nulla impedisce di trascorrere una vita degna degli dèi.
324. Questa natura dell'anima è dunque tenuta insieme da tutto il corpo,
325. e al corpo è essa stessa custode e causa di conservazione;
326. giacché mediante comuni radici aderiscono tra loro
327. e si vede che non possono essere distaccati senza rovina.
328. Come dai grani d'incenso non è possibile staccare
329. l'odore senza che se ne distrugga anche la natura,
330. così non è possibile trarre fuori da tutto il corpo
331. la natura della mente e dell'anima senza che tutto si dissolva.
332. Con primi principi così intrecciati tra loro fin dalla prima
333. origine si sviluppano, dotati di vita con sorte comune,
334. ed è evidente che le potenze del corpo e dell'animo non possono sentire
335. separatamente, ciascuna per sé, senza la forza dell'altra,
336. ma per movimenti comuni tra loro è suscitato,
337. da entrambe le parti, il senso acceso in noi attraverso la carne.
338. Inoltre, il corpo da sé né mai si genera,
339. né cresce, né dopo la morte si vede durare.
340. Non come l'acqua, infatti, che spesso lascia andar via il calore
341. che le fu comunicato, né per ciò è sconvolta essa stessa,
342. ma rimane intatta, non così, dico, le membra abbandonate
343. possono sopportare la separazione dell'anima,
344. ma a fondo sconvolte periscono e cadono in putrefazione.
345. Così fin dall'inizio della vita il corpo e l'anima
346. nei mutui contatti apprendono i movimenti vitali, quando
347. sono ancora nascosti nelle membra e nel grembo della madre,
348. ‹sì che› la separazione non può avvenire senza danno e rovina;
349. puoi quindi vedere che, siccome è congiunta la causa
350. della conservazione, anche la loro natura risulta congiunta.
351. Del resto, se qualcuno nega che il corpo senta
352. e crede che sia l'anima che, commista a tutto il corpo,
353. concepisca questo moto a cui diamo il nome di senso,
354. egli combatte contro fatti pur veri e manifesti.
355. Infatti chi mai chiarirà cosa sia il sentire del corpo,
356. se non ciò che ci ha manifestato e insegnato la realtà stessa?
357. "Ma, quando l'anima se n'è staccata, il corpo è del tutto privo
358. di senso": esso perde, infatti, ciò che non fu suo proprio nella vita,
359. e molte altre cose perde quando è cacciato fuori della vita.
360. Dire poi che gli occhi non possono discernere alcuna cosa,
361. ma che per essi l'animo guarda come per porte aperte,
362. è difficile, giacché il senso loro guida in parte contraria;
363. il senso infatti ci tira e spinge ad attribuire la vista alle pupille stesse,
364. tanto più che spesso non possiamo discernere cose lucenti,
365. perché la vista è in noi impedita dalla luce.
366. Il che non accade alle porte; giacché gli usci, per cui noi guardiamo,
367. non subiscono alcun travaglio per il fatto che sono aperti.
368. D'altronde, se i nostri occhi sono come porte, allora,
369. è evidente, l'animo, tolti gli occhi, dovrebbe discernere meglio
370. le cose, giacché sarebbero stati rimossi gli stipiti stessi.
371. A questo proposito non potresti in alcun modo accogliere
372. ciò che afferma l'opinione di Democrito, uomo venerabile,
373. secondo cui i primi principi del corpo e dell'animo, giustapposti
374. a uno a uno, si susseguono alternandosi e intrecciano le membra.
375. Giacché, come gli elementi dell'anima sono molto minori
376. di quelli dei quali constano il nostro corpo e le viscere,
377. così anche nel numero cedono, e radi sono disseminati
378. per le membra, sì che per lo meno puoi garantire questo:
379. quanto son grandi i minimi corpi che colpendoci
380. possono suscitare nel corpo i moti sensiferi, tanto
381. sono grandi gl'intervalli che separano gli atomi dell'anima.
382. Infatti talora non sentiamo l'aderire della polvere al corpo,
383. né il posarsi della creta scossa sulle membra,
384. né sentiamo la nebbia, né i tenui fili del ragno
385. che ci incontrano, quando, camminando, ne siamo irretiti,
386. né che sul capo esso ci ha lasciato cadere la sua vizza
387. spoglia, né le piume degli uccelli o i pappi volanti
388. che per troppa levità cadono per lo più tardamente,
389. né sentiamo l'andare di qualsiasi animaletto strisciante,
390. né una per una le orme delle zampe
391. che sul nostro corpo posano le zanzare e gli altri insetti.
392. A tal punto è vero che bisogna in noi stimolare molta materia
393. prima che gli atomi dell'anima, frammischiati ai nostri corpi
394. per le membra, comincino a sentire che gli atomi del corpo
395. sono stati scossi, e prima che, urtandosi in questi intervalli,
396. essi possano scontrarsi, unirsi e rimbalzare a vicenda.
397. E l'animo è quello che più tiene stretti i vincoli della vita,
398. e per la vita vale più che la forza dell'anima.
399. Giacché senza la mente e l'animo non può restare nelle membra
400. neppure per esiguo tratto di tempo alcuna parte dell'anima,
401. ma compagna tien dietro senza ritardo e si dilegua nell'aria
402. e lascia le gelide membra nel freddo della morte.
403. Ma rimane in vita colui a cui la mente e l'animo è rimasto.
404. Sebbene sia un tronco lacero, con le membra tutt'intorno
405. mutilate, tolta l'anima d'intorno e staccata dal corpo,
406. egli vive e respira i vitali soffi del cielo.
407. Privato, se non totalmente, di gran parte dell'anima,
408. tuttavia indugia nella vita e vi resta attaccato;
409. come se, lacerato l'occhio d'intorno, la pupilla è rimasta
410. intatta, permane la vitale facoltà della vista,
411. purché tu non rovini tutto il globo dell'occhio
412. e non recida la pupilla d'intorno e la lasci isolata;
413. giacché anche ciò non potrà avvenire senza rovina d'ambedue.
414. Ma se quella minuscola parte nel mezzo dell'occhio è lesa,
415. tramonta sùbito la luce e susseguono le tenebre,
416. benché sia incolume in tutto il resto lo splendido globo.
417. Da tale patto anima ed animo sono avvinti per sempre.
418. E ora, perché tu possa conoscere che negli esseri viventi
419. gli animi e le anime lievi sono soggetti a nascita e a morte,
420. proseguirò ad esporre versi cercati a lungo e trovati
421. con dolce fatica, degni che ad essi si consacri la tua vita.
422. Tu procura di comprendere entrambi sotto un unico nome
423. e se, per esempio, io proseguo a parlare dell'anima,
424. insegnando che è mortale, pensa che parlo anche dell'animo,
425. giacché sono, insieme, un'unità e in una cosa sola son congiunti.
426. Anzitutto, poiché ho insegnato che l'anima sottile
427. consta di corpi minuti ed è fatta di primi principi
428. molto più piccoli che il liquido umore dell'acqua
429. la nebbia o il fumo - infatti li supera di gran lunga
430. in mobilità e da più tenue causa spinta si muove;
431. giacché per immagini di fumo e di nebbia si commuove:
432. come quando, assopiti nel sonno, vediamo gli altari
433. in alto esalare vapore e diffondere fumo;
434. infatti senza dubbio questi sono simulacri che giungono a noi -
435. ora dunque, poiché da vasi fracassati vedi
436. l'acqua fluir via d'ogni parte e il liquido dileguarsi,
437. e poiché nebbia e fumo si dileguano nell'aria, devi credere
438. che anche l'anima si diffonde e molto più velocemente
439. perisce e più rapidamente si dissolve ‹nei› corpi primi,
440. una volta che, strappata dalle membra dell'uomo, s'è allontanata.
441. In effetti, se il corpo, che per essa è come un vaso,
442. non può contenerla, quando per qualche causa è sconvolto
443. è divenuto rado, perché fu tolto sangue alle vene,
444. come puoi credere che questa possa mai essere contenuta dall'aria,
445. che, più rada del nostro corpo, è ancor più incapace di contenerla?
446. Inoltre sentiamo che la mente nasce unitamente
447. col corpo e insieme cresce e unitamente invecchia.
448. Infatti, come i bimbi camminano vacillando col corpo malfermo
449. e tenero, così a questo s'accompagna un debole giudizio della mente.
450. Poi, quando si sono irrobustite le forze e l'età si è fatta adulta,
451. maggiore è anche il senno e aumentato il vigore dell'animo.
452. Più tardi, quando il corpo è stato ormai scosso dalle valide forze
453. del tempo e con le forze spente sono crollate le membra,
454. zoppica l'intelligenza, sproposita la lingua, ‹barcolla› la mente,
455. tutto viene meno e ad un tempo svanisce.
456. Dunque ne consegue che anche la natura dell'anima si dissolve
457. tutta, come fumo, per l'aria che spira nell'alto;
458. giacché vediamo che nascono insieme e insieme crescono
459. e, ‹come› ho spiegato, fiaccati dal tempo, simultaneamente si sfasciano.
460. A ciò si aggiunge che, come vediamo che il corpo stesso
461. subisce orribili malattie e duro dolore,
462. così vediamo che l'animo soffre affanni acuti e lutto e paura;
463. perciò è naturale che sia partecipe anche della morte.
464. Anzi, nelle malattie del corpo l'animo spesso sviato
465. va errando; sragiona infatti il malato e parla in delirio,
466. e talvolta per grave letargo cade, con gli occhi e la testa
467. cascanti, in sopore profondo e senza fine,
468. da cui non ode le voci, né può riconoscere i volti
469. di quelli che, cercando di richiamarlo alla vita,
470. gli stanno attorno e di lacrime bagnano i volti e le guance.
471. Perciò occorre che tu ammetta che anche l'animo si dissolve,
472. giacché penetrano in esso contagi di malattia.
473. Infatti dolore e malattia sono entrambi artefici di morte,
474. come ci ha già insegnato la fine di molti.
475. E poi, perché mai, quando la forza sconvolgente del vino
476. ha penetrato l'uomo e nelle vene s'è sparso e distribuito l'ardore,
477. segue gravezza di membra, le gambe gli s'inceppano
478. ed egli vacilla, la lingua è torpida, la mente s'offusca,
479. gli occhi sono smarriti, clamore singulti oltraggi crescono,
480. e infine tutte le altre cose della stessa specie che a queste
481. s'accompagnano - perché ciò avviene, se non perché la veemente
482. violenza del vino suole perturbare l'anima nel corpo stesso?
483. Ma, qualunque cosa può essere perturbata e inceppata,
484. mostra che, se una forza un po' più dura vi s'insinua,
485. perirà, privata di vita ulteriore.
486. Anzi, spesso qualcuno, subitamente astretto dalla violenza
487. della malattia, innanzi ai nostri occhi, come colpito
488. da un fulmine, stramazza e sbava, geme e trema nelle membra,
489. farnetica, tende fortemente i muscoli, si contorce, anela
490. irregolarmente e dibattendosi affatica le membra.
491. Certamente perché, dilaniata dalla violenza della malattia
492. per le membra, l'anima è in tumulto e sbava, ‹come› nel salso
493. mare le onde ribollono per la veemente violenza dei venti.
494. E gli si strappano gemiti, perché le membra dal dolore
495. sono afflitte e in generale perché i semi della voce
496. vengono cacciati all'esterno ed escon fuori della bocca agglomerati,
497. per dove, per così dire, sogliono, e trovano fatta la strada.
498. Il delirio si produce, perché la forza dell'animo e dell'anima
499. si conturba e, come ho mostrato, divisa in parti separate
500. è sbattuta qua e là, dilaniata da quello stesso veleno.
501. Poi, quando ormai la causa della malattia ha regredito
502. e l'acre umore del corpo corrotto è ritornato nelle sue latebre,
503. allora il malato, quasi vacillando, comincia a levarsi e ritorna,
504. a poco a poco, alla pienezza dei sensi e riprende animo.
505. Se la mente e l'anima, dunque, da malattie sì gravi sono agitate
506. nel corpo stesso, e dilaniate soffrono in miseri modi,
507. come puoi credere che senza corpo, all'aria aperta, tra i venti
508. violenti le medesime possano proseguire la loro vita?
509. E poiché vediamo che la mente vien guarita,
510. come il corpo infermo, e può essere mutata dalla medicina,
511. anche questo preannunzia che la mente ha vita mortale.
512. Infatti è necessario che aggiunga parti o ne muti l'ordine
513. detragga dall'insieme qualcosa, sia pure in misura affatto minima,
514. chiunque tenta e comincia a mutare lo stato dell'animo
515. cerca di modificare qualunque altra natura.
516. Ma ciò che è immortale non consente che parti gli siano trasposte,
517. qualcosa sia aggiunta o staccata, benché minima.
518. Infatti ogni volta che una cosa si muta ed esce dai propri
519. termini, sùbito questo è la morte di ciò che era prima.
520. L'animo, dunque, sia che s'ammali, sia che venga mutato
521. da medicina, manifesta, come ho insegnato, la sua mortalità.
522. A tal punto è evidente che la realtà s'oppone
523. alla falsa dottrina e le preclude ogni via di scampo
524. e con duplice confutazione ne dimostra la falsità. |[continua]|
525. |[LIBRO III, 2]|
526. Ancora, spesso vediamo che un uomo se ne va a poco a poco,
527. e a membro a membro perde il senso vitale;
528. prima nei piedi illividiscono le dita e le unghie,
529. poi muoiono i piedi e le gambe, in séguito di lì per le altre
530. membra procedono via via le orme della gelida morte.
531. Poiché, dunque, si scinde la natura ‹dell'anima› e non viene
532. fuori intera in un solo istante, dev'esser creduta mortale.
533. E se per caso supponi che da sé stessa essa possa ritrarsi,
534. attraverso le membra, nell' interno, e adunare le sue parti
535. in un sol punto e in tal modo togliere la sensibilità da tutte
536. le membra, tuttavia quel luogo, ove tanta abbondanza d'anima
537. si raccoglie, dovrebbe mostrarsi dotato di sensibilità maggiore;
538. ma poiché tale luogo non esiste, certo, come abbiamo detto ‹prima›,
539. l'anima dilaniata si sparge fuori, qua e là: dunque muore.
540. Anzi, quand'anche piaccia concedere il falso
541. e ammettere che l'anima possa agglomerarsi nel corpo
542. di quelli che moribondi lasciano la luce a parte a parte,
543. è tuttavia necessario che tu riconosca che l'anima è mortale,
544. né importa se perisca dispersa per l'aria
545. se, contrattasi ritraendosi dalle sue varie parti, istupidisca,
546. giacché a tutto l'uomo, più e più, da ogni parte il senso
547. manca, e in ogni parte resta meno e meno di vita.
548. E poiché la mente è una delle parti dell'uomo, che resta
549. fissa in un luogo determinato, come sono orecchie e occhi
550. e tutti gli altri sensi che governano la vita:
551. se una mano e un occhio o il naso, una volta staccati
552. da noi e separati, non possono sentire, né esistere,
553. ma per contro in breve tempo si dissolvono in putrefazione,
554. parimenti l'animo non può esistere di per sé, senza il corpo
555. e l'uomo stesso, che appare essere come un vaso dell'animo
556. qualsiasi altra cosa tu preferisca immaginare più congiunta
557. con esso, giacché ad esso con stretto legame il corpo aderisce.
558. Ancora, le facoltà vitali del corpo e dell'anima
559. per vicendevole connessione hanno vigore e godono della vita;
560. né senza il corpo, infatti, da sola la natura dell'animo
561. può di per sé produrre i moti della vita, né dal canto suo
562. il corpo privo d'anima può durare e servirsi dei sensi.
563. È evidente: come, avulso dalle radici, non può l'occhio
564. scorgere alcuna cosa da solo, staccato da tutto il resto del corpo,
565. così si vede che l'anima e l'animo di per sé non possono nulla.
566. Senza dubbio, poiché, mescolati ‹per› vene e visceri,
567. per nervi ed ossa, i loro primi principi sono trattenuti
568. da tutto il corpo, né possono balzar qua e là, liberi,
569. a grandi distanze - per questo rinchiusi si muovono
570. con moti sensiferi, che essi, fuori del corpo, scacciati
571. tra i venti, dopo la morte non possono produrre,
572. perché non sono trattenuti nello stesso modo.
573. Corpo infatti, e per di più essere animato, sarà l'aria, se l'anima
574. potrà mantenervisi unita e chiudersi in quei movimenti
575. che prima compiva nei nervi e dentro il corpo stesso.
576. Perciò, ancora e ancora, una volta che sia dissolto tutto
577. il riparo del corpo e scacciato fuori il soffio della vita,
578. è necessario, devi ammetterlo, che il senso dell'animo e l'anima
579. si dissolvano, giacché per questi e il corpo la causa è congiunta.
580. Ancora, poiché il corpo non può sopportare la separazione
581. dell'anima senza putrefarsi in un odore ripugnante,
582. come puoi dubitare che, levatasi dal profondo e dall'intimo,
583. la forza dell'anima sia esalata e si sia dispersa come fumo,
584. e che il corpo, mutato da tanta rovina, sia caduto in sfacelo
585. per ciò, perché nel profondo sono state smosse dalla sede
586. le fondamenta, con l'esalare dell'anima fuori, per le membra
587. e per tutte le tortuosità dei meati, che sono nel corpo,
588. e attraverso i pori? Sicché in molti modi puoi conoscere
589. che divisa in parti la natura dell'anima è uscita per le membra,
590. e dentro il corpo stesso s'era già da sé dilaniata
591. prima che, scivolando via, andasse a volare tra i venti.
592. Anzi, mentre ancora si volge dentro i confini della vita,
593. l'anima tuttavia sovente, scossa da qualche causa,
594. sembra andarsene e ‹volere› sciogliersi da tutto il corpo,
595. e il volto sembra invaso dal languore dell'ora estrema,
596. e molli dal corpo esangue cadere tutte le membra.
597. In tale stato è colui di cui si dice che s'è sentito male
598. che è caduto in deliquio; e già si trepida e tutti
599. agognano riallacciare l'estremo vincolo della vita.
600. Sono scossi, infatti, allora la mente e il potere dell'anima
601. interamente, e col corpo stesso essi stanno per sfasciarsi;
602. sì che una causa un po' più grave può dissolverli.
603. E puoi ancora dubitare che l'anima, cacciata via dal corpo,
604. debole com'è, fuori, all'aperto, priva del suo riparo,
605. non solo non possa durare in perpetuo, ma sia anche
606. incapace di sussistere per un qualsiasi minimo tempo?
607. E infatti non si vede alcuno che morendo senta
608. l'anima sua andar fuori dal corpo intero intatta,
609. salirgli prima alla gola e più sopra, alle fauci; sente invece
610. che essa vien meno lì dov'è collocata, in una sede determinata;
611. così come sa che gli altri sensi si dissolvono ognuno nella propria parte.
612. Ma, se la nostra mente fosse immortale, non tanto, morendo,
613. si lamenterebbe di dissolversi: piuttosto ‹si rallegrerebbe›
614. d'andar fuori e lasciare la spoglia, come una serpe.
615. Ancora, perché la mente e il senno dell'animo non nascono mai
616. nel capo o nei piedi o nelle mani, ma sono per tutti gli uomini
617. fissati in un'unica sede e in una determinata regione,
618. se non perché determinati luoghi sono assegnati a ogni cosa
619. per la nascita, e dove ognuna, una volta che sia creata,
620. possa durare ed avere le varie parti così ripartite
621. che l'ordine delle membra non appaia mai sovvertito?
622. Tanto è vero che una cosa segue a un'altra cosa, né suole
623. la fiamma esser prodotta dai fiumi, né il gelo nascere nel fuoco.
624. Inoltre, se la natura dell'anima è immortale
625. e può sentire dopo essere stata disgiunta dal nostro corpo,
626. di cinque sensi, a quel ch'io credo, bisogna supporla dotata.
627. Né in altro modo noi possiamo rappresentarci
628. le anime d'inferno vaganti lungo l'Acheronte.
629. Pertanto i pittori e le precedenti generazioni di scrittori
630. presentarono le anime così, dotate di sensi.
631. Ma né occhi, né nari e neppure mani può aver l'anima separata
632. dal corpo, né può aver lingua, né orecchie separata dal corpo;
633. dunque, non possono le anime per sé sole sentire, né esistere.
634. E, poiché sentiamo che il senso vitale è presente
635. in tutto il corpo e vediamo che questo è tutto animato,
636. se subitamente a mezzo lo recide con celere colpo
637. qualche forza, sì da disgiungere del tutto l'una e l'altra parte,
638. fuor di dubbio anche la forza dell'anima spartita
639. e scissa insieme col corpo sarà disunita.
640. Ma ciò che viene scisso e si divide in parti,
641. evidentemente nega di avere una natura eterna.
642. Si narra che carri armati di falci, caldi di confusa strage,
643. spesso recidano le membra così subitamente
644. che tremare in terra si vede ciò che dagli arti è caduto
645. reciso, mentre tuttavia la mente e la forza dell'uomo
646. non possono sentire il dolore per la subitaneità del colpo
647. e insieme perché la mente è presa dalla passione della battaglia:
648. col resto del corpo egli tende alla battaglia e alle stragi,
649. e spesso non s'accorge d'aver perduto la mano sinistra con lo scudo
650. e che tra i cavalli l'han travolta le ruote e le falci rapaci;
651. un altro non s'accorge che gli è caduta la destra, mentre s'arrampica e incalza.
652. D'altra parte un altro tenta di drizzarsi sulla gamba mozzata,
653. mentre lì presso, sul suolo, il piede moribondo agita le dita.
654. E una testa recisa da un tronco caldo e vivente
655. conserva sul suolo il volto della vita e gli occhi aperti,
656. finché non ha esalato del tutto i resti dell'anima.
657. Anzi, se d'un serpente che ha lingua vibrante,
658. minacciosa coda, lungo corpo, ti piace fendere col ferro
659. le due parti in molti pezzi, vedrai poi tutti i brani
660. tagliati contorcersi per la fresca ferita
661. ciascuno separatamente e cospargere di putredine la terra,
662. e la parte anteriore voltarsi e avventarsi con la bocca su sé stessa
663. per stringersi col morso, trafitta dall'ardente dolore della ferita.
664. Diremo dunque che in tutti quei pezzetti
665. vi sono anime intere? Ma, ragionando così, seguirà
666. che un unico essere vivente aveva nel corpo molte anime.
667. Dunque, quell'anima, che fu una, è stata divisa insieme
668. col corpo; perciò bisogna credere che entrambi sono mortali,
669. poiché ugualmente si scindono in molte parti.
670. Inoltre, se la natura dell'anima è immortale
671. e s'insinua nel corpo al momento della nascita,
672. perché non possiamo ricordare anche la vita trascorsa prima,
673. né serbiamo alcuna traccia delle azioni in essa compiute?
674. Giacché, se la facoltà dell'animo è mutata a tal punto
675. che ogni ricordo delle cose passate è svanito,
676. tale stato, io credo, non si scosta ormai molto dalla morte.
677. Perciò bisogna che tu ammetta che l'anima di prima è perita
678. e quella che c'è in quest'età, in quest'età è stata creata.
679. Inoltre, se la facoltà vitale dell'animo suole introdursi
680. in noi dopo che il nostro corpo è già formato,
681. nello stesso punto in cui nasciamo e passiamo la soglia
682. della vita, non dovremmo, in tal caso, vederla crescere insieme
683. col corpo e unitamente con le membra nello stesso sangue,
684. ma dovrebbe vivere come in una gabbia, per sé, da sé sola,
685. lasciando tuttavia abbondare di sensibilità tutto il corpo.
686. Quindi, ancora e ancora, non bisogna credere che le anime
687. siano esenti dal nascere, né sciolte dalla legge di morte.
688. Infatti non si può credere che abbiano potuto a tal punto
689. connettersi coi nostri corpi insinuandovisi dall'esterno.
690. La realtà manifesta insegna che avviene tutto il contrario;
691. giacché l'anima è così connessa per vene, carni, nervi
692. ed ossa che anche i denti son partecipi del senso;
693. come dimostrano il mal di denti e la loro fitta per acqua gelata
694. e l'urto d'un aspro sassolino che si nasconda in un pezzo di pane.
695. D'altronde, essendo le anime così intrecciate, non si vede
696. come possano uscire incolumi e disciogliersi sane e salve
697. da tutti i nervi e le ossa e le articolazioni.
698. Ma, se per caso credi che, insinuatasi dall'esterno,
699. l'anima soglia spandersi per le nostre membra,
700. tanto più essa perirà, essendo sparsa attraverso il corpo.
701. Giacché ciò che si spande, si dissolve: dunque muore.
702. Infatti, come il cibo, ripartito per tutti i meati del corpo,
703. quando si propaga nelle membra e in tutti gli arti,
704. perisce e da sé fornisce una nuova sostanza,
705. così l'anima e l'animo, seppure entrano intatti ‹nel› corpo
706. appena nato, tuttavia nello spandervisi si dissolvono,
707. mentre per tutti i meati, per così dire, si spargono negli arti
708. le particelle da cui si crea questa natura dell'animo,
709. che ora domina nel nostro corpo, nata
710. da quella che allora perì ripartita tra gli arti.
711. Quindi si vede che la natura dell'anima non è priva
712. del giorno natale, né è esente dalla morte.
713. Inoltre, restano semi dell'anima nel corpo
714. esanime, o no? Che se restano e stanno lì dentro,
715. non si potrà a ragione crederla immortale,
716. poiché sminuita dalla perdita di parti s'è dipartita.
717. Ma se con integre membra s'è staccata ed è fuggita via,
718. sì da non lasciare alcuna parte di sé nel corpo,
719. donde mai i cadaveri, quando la carne è già putrida, danno vita
720. a vermi, e come mai una sì grande folla di esseri viventi,
721. senza ossa e senza sangue, brulica su per gli arti tumefatti?
722. Che se per caso credi che dall'esterno le anime s'insinuino
723. nei vermi e ad una ad una possano introdursi nei corpi,
724. e non consideri perché mai molte migliaia di anime
725. s'adunino là donde è partita una sola, tuttavia c'è questo
726. che sembra debba essere investigato e messo in discussione:
727. se finalmente le anime vadano in caccia di ogni seme
728. di vermiciattolo, e da sé si fabbrichino sedi per starvi dentro,
729. oppure s'insinuino, per così dire, in corpi già formati.
730. Ma perché esse lo facciano o perché s'affatichino,
731. non è possibile dire. E infatti, quando sono senza corpo,
732. non svolazzano assillate da malattie e da gelo e da fame.
733. Giacché il corpo, più soggetto a tali afflizioni, più ne soffre,
734. e molti mali l'animo subisce per il contatto con esso.
735. Ma tuttavia ammettiamo che per queste sia quanto si voglia utile
736. farsi un corpo in cui entrare; non si vede però alcuna via
737. per cui lo possano. Dunque le anime non fanno per sé corpi e arti.
738. Né tuttavia può essere che s'insinuino in corpi già formati;
739. giacché non potranno essere intimamente connesse con quelli,
740. né si produrrà l'armonia per corrispondenza di sensi.
741. E ancora, perché la feroce violenza s'accompagna alla funesta
742. stirpe dei leoni, l'astuzia alle volpi, e l'inclinazione alla fuga
743. viene ai cervi trasmessa dai padri e la paterna paura ne stimola le membra?
744. E in breve, perché tutte le altre qualità di questo genere
745. si generano nelle membra e nell'indole dal principio della vita,
746. se non perché insieme con ogni corpo cresce un potere
747. dell'animo determinato secondo il suo seme e la stirpe?
748. Ma, se l'anima fosse immortale e solesse passare da un corpo
749. in un altro, gli esseri viventi avrebbero caratteri confusi,
750. spesso il cane di razza ircana fuggirebbe l'assalto
751. d'un cornuto cervo, e tra i venti dell'aria lo sparviero,
752. fuggendo all'arrivo della colomba, tremerebbe, sarebbero privi
753. di ragione gli uomini, ragionerebbero le selvagge stirpi delle fiere.
754. Giacché con falso ragionare si procede, quando s'afferma
755. che l'anima immortale mutando corpo si modifica.
756. Ciò che si muta, infatti, si dissolve: dunque muore.
757. Si traspongono infatti le parti ed escono dal loro ordine;
758. perciò devono anche potersi dissolvere nelle membra,
759. per morire alfine tutte insieme col corpo.
760. Se poi diranno che le anime degli uomini trasmigrano sempre
761. in corpi umani, domanderò tuttavia perché di sapiente
762. l'anima possa diventare stolta, e nessun bimbo sia avveduto,
763. né il puledro sia addestrato come il cavallo nel pieno del vigore.
764. Certo ricorreranno a questo espediente: che in tenero corpo
765. si fa tenera la mente. Ma, se ciò davvero avviene, bisogna
766. che tu ammetta che l'anima è mortale, poiché, mutata
767. per le membra a tal punto, perde la vita e il senso di prima.
768. E in qual modo il vigore dell'animo potrà, rinsaldandosi
769. insieme con ogni corpo, attingere il desiderato fiore della vita,
770. se non sarà partecipe della stessa sorte nell'origine prima?
771. E perché se ne vuole uscire fuori dalle membra invecchiate?
772. Forse teme di rimanere rinchiuso in un corpo putrido
773. e che la casa, rovinata dal lungo tratto di tempo, gli crolli
774. addosso? Ma per ciò che è immortale non esistono pericoli.
775. Ancora, sembra cosa ridicola immaginare che le anime
776. facciano la posta ai connubi di Venere e ai parti delle fiere;
777. che anime immortali aspettino mortali membra
778. in numero innumerevole e gareggino con straordinaria fretta
779. tra loro a chi prima e prevalendo sulle altre s'insinui;
780. salvo che, per caso, siano stabiliti tra le anime patti
781. per cui quella che prima sia a volo arrivata per prima s'insinui
782. e quindi non contendano affatto tra loro con la violenza.
783. Ancora, non può esistere nel cielo un albero, né nel mare
784. profondo nuvole, non possono i pesci vivere nei campi,
785. né esserci sangue nel legno, né succo nei sassi.
786. È determinato e disposto dove ogni cosa cresca e abbia sede.
787. Così la natura dell'animo non può nascere sola,
788. senza il corpo, né esistere lontano dai nervi e dal sangue.
789. Se lo potesse, infatti, molto prima la stessa forza dell'animo
790. potrebbe essere nel capo o negli òmeri o in fondo ai talloni
791. e sarebbe solita nascere in qualsiasi parte, ma in fin dei conti
792. rimanere nello stesso uomo e nello stesso vaso.
793. Ora, poiché anche nel nostro corpo è fermamente determinato
794. e si vede disposto dove possano esistere e crescere
795. separatamente l'anima e l'animo, tanto più si deve negare
796. che fuori da tutto il corpo possano nascere o durare.
797. Perciò, quando il corpo è morto, devi ammettere
798. che anche l'anima è perita, dilaniata in tutto il corpo.
799. Giacché congiungere il mortale all'eterno e credere
800. che possano sentire in comune e avere reazioni reciproche,
801. è follia. Infatti cosa mai si può credere più contrastante
802. più sconnesso e discordante nelle sue relazioni
803. che l'unione di ciò che è mortale con ciò che è immortale
804. e perenne in un aggregato che sopporti furiose tempeste?
805. Inoltre, tutte le cose che permangono eterne è necessario
806. che respingano gli urti perché hanno corpo solido
807. e non si lascino penetrare da qualcosa che possa dissociare
808. nell'interno le parti strettamente unite, quali sono i corpi
809. della materia, di cui prima abbiamo rivelato la natura;
810. oppure che possano durare per ogni tempo per questo,
811. perché sono esenti da colpi, come è il vuoto,
812. che rimane intatto e non subisce il minimo urto,
813. anche perché intorno non si trova tratto di spazio
814. ove, in qualche modo, le cose possano sperdersi e dissolversi;
815. così è eterna la somma delle somme, fuori della quale
816. non c'è luogo ove le cose si dileguino, né ci son corpi
817. che possano cadere su di esse e con forte colpo dissolverle.
818. Ma se per caso l'anima dev'esser creduta immortale piuttosto
819. per questo, perché è munita e protetta da forze vitali
820. perché non l'attingono affatto cose avverse alla sua salvezza
821. perché quelle che l'attingono in qualche modo si ritirano
822. respinte prima che possiamo sentire quanto ci nocciono,
823. ‹fatti manifesti mostrano che la verità è un'altra›.
824. Giacché, a parte il fatto che s'ammala delle malattie del corpo,
825. sovente sopravviene ciò che, riguardo al futuro, la tormenta
826. e nel timore la fa star male e con affanni la travaglia;
827. e per le colpe passate i rimorsi la straziano.
828. Aggiungi la follia propria della mente e l'oblio delle cose,
829. aggiungi che è sommersa nelle nere onde del letargo.
830. Nulla dunque la morte è per noi, né ci riguarda punto,
831. dal momento che la natura dell'animo è conosciuta mortale.
832. E come nel tempo passato non sentimmo alcuna afflizione,
833. mentre i Cartaginesi da ogni parte venivano a combattere,
834. quando il mondo, scosso dal trepido tumulto della guerra,
835. tremò tutto d'orrore sotto le alte volte dell'etere,
836. e fu dubbio sotto il regno di quale dei due popoli
837. dovessero cadere tutti gli uomini sulla terra e sul mare,
838. così quando noi non saremo più, quando sarà avvenuto il distacco
839. del corpo e dell'anima, che uniti compongono il nostro essere,
840. certo a noi, che allora non saremo più, non potrà affatto
841. accadere alcunché, nulla potrà colpire i nostri sensi,
842. neppure se la terra si confonderà col mare e il mare col cielo.
843. E anche se supponiamo che, dopo il distacco dal nostro corpo,
844. la natura dell'animo e il potere dell'anima serbano il senso,
845. questo tuttavia non importa a noi, che dall'unione e dal connubio
846. del corpo e dell'anima siamo costituiti e unitamente composti.
847. E quand'anche il tempo raccogliesse la nostra materia
848. dopo la morte e di nuovo la disponesse nell'assetto
849. in cui si trova ora e a noi fosse ridata la luce della vita,
850. tuttavia neppure questo evento ci riguarderebbe minimamente,
851. una volta che fosse interrotta la continuità della nostra coscienza.
852. Così ora a noi non importa nulla di noi, quali fummo in precedenza,
853. ‹né› ormai per quel nostro essere ci affligge angoscia.
854. E invero, se volgi lo sguardo verso tutto lo spazio trascorso
855. del tempo illimitato, e consideri quanto siano molteplici
856. i movimenti della materia, facilmente puoi indurti a credere
857. che questi stessi atomi, di cui siamo composti ora, già prima
858. siano stati spesso disposti nel medesimo ordine in cui sono ora.
859. Eppure non possiamo riafferrare con la memoria quell'esistenza;
860. s'è interposta infatti una pausa della vita e sparsamente
861. tutti i moti si sviarono per ogni dove, lontano dai sensi.
862. Infatti, se sventura e affanno devono colpire qualcuno, occorre
863. che allora, in quel medesimo tempo, esista quella stessa persona
864. cui possa incoglier male. Ma, poiché la morte toglie ciò e impedisce
865. che esista colui a cui le disgrazie possano attaccarsi,
866. è chiaro che niente noi dobbiamo temere nella morte,
867. e che non può divenire infelice chi non esiste, né fa punto
868. differenza se egli sia nato o non sia nato in alcun tempo,
869. quando la vita mortale gli è stata tolta dalla morte immortale.
870. Quindi, se vedi un uomo dolersi della propria sorte,
871. perché dopo la morte dovrà, sepolto il corpo, putrefarsi
872. essere distrutto dalle fiamme o dalle mascelle delle fiere,
873. puoi intendere che le sue parole non suonano sincere
874. e che sotto il suo cuore c'è qualche stimolo cieco,
875. benché egli asserisca di non credere che morto avrà qualche senso.
876. Infatti, io credo, non mantiene ciò che promette e i principi
877. su cui poggia, né radicalmente si svelle e si scaccia fuori
878. della vita, ma inconsciamente fa sopravvivere qualcosa di sé.
879. Ognuno infatti che da vivo si rappresenta
880. che dopo la morte uccelli e fiere sbraneranno il suo corpo,
881. commisera sé stesso; e infatti non riesce a separarsi di lì,
882. né si stacca abbastanza dal cadavere gettato via e confonde sé stesso
883. con quello e, stando dritto lì accanto, gli trasfonde il proprio senso.
884. Per questo si duole d'esser nato mortale
885. e non vede che nella vera morte non ci sarà un altro sé stesso
886. che possa, vivo, piangere la perdita di sé per sé stesso
887. e, stando in piedi, lamentarsi di giacere a terra e d'essere sbranato o bruciato.
888. E invero, se nella morte è un male essere straziato dalle mascelle
889. e dai morsi delle fiere, non intendo come non sia acerbo
890. esser posto sul rogo per esservi arrostito dalle calde fiamme
891. soffocare immerso nel miele o intirizzire di freddo,
892. disteso sopra la liscia superficie d'una gelida pietra,
893. esser premuto dall'alto, schiacciato sotto il peso della terra.
894. "Ora, ora mai più la casa ti accoglierà in letizia, né la sposa
895. ottima, né i dolci figli ti correranno incontro a contendersi
896. i primi baci, né invaderanno il tuo cuore di tacita dolcezza.
897. Non potrai essere uomo di prospere imprese, né sostegno
898. ai tuoi. A te misero miseramente" dicono "un solo giorno
899. avverso tutti ha tolti i molti doni della vita".
900. Ma questo, a tale proposito, non aggiungono: "né più
901. il rimpianto di quelle cose ti accompagna e resta in te".
902. Se ciò vedessero chiaro con la mente e vi s'attenessero con le parole,
903. si scioglierebbero da grande angoscia e timore dell'animo.
904. "Tu certamente, come ti sei assopito nella morte, così sarai
905. per tutto il tempo che resta, esente da tutti i dolori penosi.
906. Ma noi insaziabilmente abbiamo pianto te ridotto
907. in cenere sull'orribile rogo lì vicino, e nessun giorno
908. ci leverà dal petto l'eterna tristezza".
909. Questo dunque a costui bisogna chiedere: che mai ci sia
910. di tanto amaro, se la cosa si riduce al sonno e alla quiete,
911. perché uno possa consumarsi in eterno lutto.
912. Anche ciò gli uomini fanno quando si son messi a tavola
913. e tengono in mano le coppe e velano la fronte con le corone: dicono,
914. dal profondo dell'animo: "Breve è questo godere per i poveri uomini;
915. presto sarà passato, né dopo sarà mai possibile farlo tornare".
916. Come se nella morte questo dovesse essere il peggiore
917. dei loro mali: essere arsi e disseccati, gli infelici, da un'arida sete
918. essere oppressi dal rimpianto di qualche altra cosa.
919. In realtà nessuno sente la mancanza di sé stesso e della vita
920. quando la mente e il corpo riposano insieme assopiti.
921. Per quanto riguarda noi, infatti, quel sonno può durare
922. in perpetuo, né alcun rimpianto di noi stessi ci affligge.
923. E tuttavia, attraverso le nostre membra quei primi principi
924. non vagano affatto lontano dai moti sensiferi
925. quando un uomo, strappatosi al sonno, raccoglie sé stesso.
926. Molto meno, dunque, si deve credere che sia per noi la morte,
927. se può esserci meno rispetto a ciò che vediamo esser nulla;
928. giacché maggiore dispersione della materia perturbata
929. segue alla morte, né alcuno si risveglia e si leva,
930. una volta che l'abbia colto la fredda pausa della vita.
931. Ancora, se la natura d'un tratto parlasse e a qualcuno
932. di noi così facesse, in persona, questo rimprovero:
933. "Che cosa, o mortale, ti preme tanto che indulgi oltremisura
934. a penosi lamenti? Perché per la morte ti affliggi e piangi?
935. Infatti, se ti è stata gradita la vita che hai trascorsa prima,
936. né tutti i suoi beni, come accumulati in un vaso bucato,
937. sono fluiti via e si sono dileguati senza che ne godessi,
938. perché non ti ritiri, come un convitato sazio della vita,
939. e non prendi, o stolto, di buon animo, un riposo sicuro?
940. Ma se tutti i godimenti che ti sono stati offerti, sono stati dissipati
941. e perduti, e la vita ti è in odio, perché cerchi di aggiungere ancora
942. quello che di nuovo andrà malamente perduto e tutto svanirà
943. senza profitto? Perché non poni piuttosto fine alla vita e al travaglio?
944. Infatti non c'è più nulla che io possa escogitare e scoprire
945. per te, che ti piaccia: tutte le cose sono sempre uguali.
946. Se il tuo corpo non è ancora sfatto dagli anni, né le membra
947. stremate languiscono, tuttavia tutte le cose restano uguali,
948. anche se tu dovessi vincere, continuando a vivere,
949. tutte le età, anzi perfino se tu non dovessi morire mai"; -
950. che cosa risponderemmo, se non che la natura intenta
951. un giusto processo e con le sue parole espone una causa vera?
952. E se ora un vecchio cadente si lagnasse e lamentasse
953. l'incombere della morte rattristandosi più del giusto,
954. non avrebbe essa ragione d'alzare la voce e rimbrottarlo con voce aspra?
955. "Via di qui con le tue lacrime, o uomo da baratro, e rattieni i lamenti.
956. Tutti i doni della vita hai già goduti e sei marcio.
957. Ma, perché sempre aneli a ciò che è lontano e disprezzi quanto è presente,
958. incompiuta ti è scivolata via, e senza profitto, la vita,
959. e inaspettatamente la morte sta dritta accosto al tuo capo
960. prima che tu possa andartene sazio e contento d'ogni cosa.
961. Ora, comunque, lascia tutte queste cose che non si confanno più alla tua età
962. e di buon animo, suvvia, cedi il posto ‹ad altri›: è necessario".
963. Giusta, penso, sarebbe l'accusa, giusti i rimbrotti e gl'improperi.
964. Sempre infatti, scacciate dalle cose nuove, cedono il posto
965. le vecchie, ed è necessario che una cosa da altre si rinnovi;
966. né alcuno nel baratro del tenebroso Tartaro sprofonda.
967. Di materia c'è bisogno perché crescano le generazioni future;
968. che tutte, tuttavia, compiuta la loro vita, ti seguiranno;
969. e dunque non meno di te le generazioni son cadute prima, e cadranno.
970. Così le cose non cesseranno mai di nascere le une dalle altre,
971. e la vita a nessuno è data in proprietà, a tutti in usufrutto.
972. Volgiti a considerare parimenti come nulla siano state per noi
973. le età dell'eterno tempo trascorse prima che noi nascessimo.
974. Questo è dunque lo specchio in cui la natura ci presenta
975. il tempo che alfine seguirà la nostra morte.
976. Forse in esso appare qualcosa di orribile, forse si vede qualcosa
977. di triste? Non è uno stato più tranquillo di ogni sonno?
978. E senza dubbio tutte quelle cose che secondo la tradizione
979. sono nell'Acheronte profondo, sono tutte nella nostra vita.
980. Né Tantalo misero teme il gran masso che nell'aria
981. sovrasta, da vana paura, come è fama, paralizzato;
982. ma piuttosto nella vita un fallace timore degli dèi opprime
983. i mortali, e temono il colpo che a ognuno può menare la sorte.
984. Né gli uccelli si cacciano dentro Tizio giacente
985. nell'Acheronte, né dentro l'ampio petto possono certo
986. trovare qualcosa in cui frugare in perpetuo.
987. Si stenda pure con una massa di corpo quanto si voglia
988. immane, che copra con le membra dispiegate,
989. non solo nove iugeri, ma tutto l'orbe della terra:
990. non potrà tuttavia continuare a sopportare un eterno dolore,
991. né fornire cibo dal proprio corpo per sempre.
992. Ma Tizio è per noi qui: è colui che giacente nell'amore
993. uccelli straziano, cioè lo divora un'ansiosa angoscia
994. per qualsiasi altra passione lo dilaniano affanni.
995. Anche Sisifo è nella vita nostra, alla vista di tutti:
996. è colui che aspira ad ottenere dal popolo i fasci
997. e le crudeli scuri, e sempre vinto e triste si ritira.
998. Giacché cercare un potere che è vano, né vien dato mai,
999. e in quella ricerca sostenere sempre un duro travaglio,
1000. questo è sospingere con grande sforzo su per l'erta d'un monte
1001. un masso, che tuttavia ‹dalla› somma vetta sùbito rotola
1002. di nuovo giù, e ratto corre verso la distesa della piana campagna.
1003. Ancora: pascer sempre l'insaziabile natura dell'animo
1004. e tuttavia non colmarla mai di beni, né mai saziarla,
1005. come a noi fanno le stagioni dell'anno, quando, in giro
1006. volgendosi, ritornano e ci recano i frutti e le varie delizie,
1007. senza che tuttavia noi siamo mai paghi delle gioie della vita,
1008. questa, io penso, è la favola delle fanciulle nel fiore dell'età,
1009. le quali raccolgono l'acqua in un vaso perforato,
1010. che tuttavia non si può in alcun modo riempire.
1011. Cerbero e le Furie, per soprappiù, e la mancanza di luce,
1012. il Tartaro eruttante dalle fauci vampe orribili,
1013. che non esistono in alcun luogo, né invero possono esistere!
1014. Ma c'è nella vita il timore delle pene,
1015. grave per i crimini gravi, e l'espiazione della colpa,
1016. il carcere e l'orribile precipitare giù dalla rupe,
1017. staffilate, carnefici, cavalletto, pece, lamine, fiaccole;
1018. e anche se son lontani, pure la mente, conscia dei propri misfatti,
1019. in ansia infligge assilli a sé stessa e si brucia con staffili,
1020. né vede intanto quale possa essere il termine dei mali,
1021. né quale sia alfine la fine delle pene, e anzi teme
1022. che queste stesse afflizioni nella morte diventino più gravi.
1023. Alfine, è qui che la vita degli stolti diventa un inferno.
1024. Anche questo talora tu potresti dire a te stesso:
1025. "Chiuse i suoi occhi alla luce anche il buon Anco,
1026. che in molte cose fu migliore di te, o briccone.
1027. Caddero poi molti altri re e dominatori del mondo,
1028. che su grandi nazioni esercitarono il comando.
1029. Quegli stesso che un giorno aprì una via per il grande mare
1030. e offerse alle legioni un cammino perché andassero sopra
1031. le profondità marine, e insegnò a varcare a piedi i salati abissi,
1032. e disprezzò i fragori dei flutti calpestandoli coi cavalli,
1033. anch'egli fu privato della luce ed esalò l'anima dal corpo morente.
1034. Scipione, fulmine di guerra, terrore di Cartagine,
1035. rese le ossa alla terra come se fosse un infimo schiavo.
1036. Aggiungi gli scopritori delle scienze e delle arti,
1037. aggiungi i compagni delle Muse, tra i quali Omero, l'unico,
1038. dopo aver conquistato lo scettro, s'addormentò dello stesso sonno degli altri.
1039. E ancora: dopoché matura vecchiezza fece sentire a Democrito
1040. che i memori movimenti della mente languivano,
1041. spontaneamente alla morte andò incontro e offrì il proprio capo.
1042. Lo stesso Epicuro morì, dopo aver percorso il luminoso tratto
1043. della vita, egli che per ingegno superò il genere umano, e tutti
1044. offuscò, come il sole sorto nell'etere offusca le stelle.
1045. E tu esiterai e t'indignerai di morire?
1046. Tu cui la vita è quasi morta, mentre sei ancora vivo e vedi;
1047. tu che nel sonno consumi la parte maggiore del tempo
1048. e sveglio russi, né cessi di vedere sogni
1049. ed hai la mente assillata da vana paura,
1050. e spesso non sei capace di scoprire che male tu abbia, mentre
1051. ebbro sei oppresso da molti affanni, infelice, da ogni parte,
1052. e vaghi ondeggiando in preda al confuso errore dell'animo".
1053. Se gli uomini, come si vede che sentono di avere
1054. in fondo all'animo un peso che con la sua gravezza li affatica,
1055. potessero anche conoscere da che cause ciò provenga e perché
1056. una sì grande mole, per così dire, di male nel petto persista,
1057. non così passerebbero la vita, come ora per lo più li vediamo:
1058. ognuno non sa quel che si voglia e cerca sempre
1059. di mutar luogo, quasi potesse deporre il suo peso.
1060. Esce spesso fuori del grande palazzo colui
1061. che lo stare in casa ha tediato, e sùbito ‹ritorna›,
1062. giacché sente che fuori non si sta per niente meglio.
1063. Corre alla villa, sferzando i puledri, precipitosamente,
1064. come se si affrettasse a recar soccorso alla casa in fiamme;
1065. sbadiglia immediatamente, appena ha toccato la soglia
1066. della villa, o greve si sprofonda nel sonno e cerca l'oblio,
1067. anche parte in fretta e furia per la città e torna a vederla.
1068. Così ciascuno fugge sé stesso, ma, a quel suo 'io', naturalmente,
1069. come accade, non potendo sfuggire, malvolentieri gli resta attaccato,
1070. e lo odia, perché è malato e non comprende la causa del male;
1071. se la scorgesse bene, ciascuno, lasciata ormai ogni altra cosa,
1072. mirerebbe prima di tutto a conoscere la natura delle cose,
1073. giacché è in questione non la condizione di un'ora sola,
1074. ma quella del tempo senza fine, in cui i mortali devono aspettarsi
1075. che si trovi tutta l'età, qualunque essa sia, che resta dopo la morte.
1076. Infine, a trepidare tanto nei dubbiosi cimenti
1077. quale trista brama di vita con tanta forza ci costringe?
1078. Senza dubbio un termine certo della vita incombe ai mortali,
1079. né la morte si può evitare, dobbiamo incontrarla.
1080. Inoltre, ci moviamo nello stesso giro e vi rimaniamo sempre,
1081. né col continuare a vivere si produce alcun nuovo piacere;
1082. ma, finché ciò che bramiamo è lontano, sembra che esso superi
1083. ogni altra cosa; poi, quando abbiamo ottenuto quello, altro
1084. bramiamo e un'uguale sete di vita sempre in noi avidi riarde.
1085. Ed è dubbio qual sorte apporti il tempo futuro,
1086. che cosa ci rechi il caso, quale fine sovrasti.
1087. Né, protraendo la vita, sottraiamo mai nulla
1088. dal tempo della morte, in nulla siamo in grado d'intaccarlo,
1089. sì da potere, forse, per un tempo più breve essere morti.
1090. Puoi, quindi, vivendo finire quante generazioni vuoi:
1091. ti aspetterà pur sempre quella morte eterna;
1092. né per colui che ha finito la vita con la luce
1093. di questo giorno il non esistere più sarà più breve
1094. che per colui che già da molti mesi ed anni scomparve.