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Categoria: | Latino |
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Numero di pagine: | 1 |
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Testo
La base della convivenza e della società
Sottrarre qualcosa ad un altro e che un uomo incrementi il proprio vantaggio a danno di un altro uomo è contro natura più della morte, della povertà, del dolore, di tutte le altre cose che possano accadere al corpo e ad oggetti esterni; infatti ciò elimina fin dalla base ogni rapporto di convivenza umana. (Se infatti saremo disposti in modo tale da spogliare o recare violenza ad un altro ciascuno per il proprio guadagno, è inevitabile che venga infranta quella convivenza del genere umano che è la cosa più secondo natura). Come, se ciascun membro del corpo avesse questa capacità, di pensare di poter star bene avendo assorbito in sé la salute del membro contiguo, sarebbe inevitabile che tutto lÕorganismo si debilitasse e morisse; così, se ciascuno di noi si prendesse i vantaggi degli altri e sottraesse ciò che può a ciascuno per utilità propria, sarebbe inevitabile il sovvertimento della comune convivenza degli uomini; infatti, come ciascuno preferirebbe procacciarsi per sé anziché per un altro ciò che riguarda le esigenze della vita, e ciò è concesso senza essere in contrasto con la natura, così la natura non ci permette di aumentare le nostre possibilità, ricchezze, averi con le spoglie tolte ad altri. E anzi, ciò non soltanto stabilito dalla natura, cio dal diritto naturale delle genti, ma anche dalle leggi dei vari popoli, con cui una organizzazione politica è regolata nei singoli Stati, in modo da non permettere, analogamente, di nuocere ad un altro per vantaggio proprio.
Cicerone: De officiis 3, 21