Caio Plinio saluta il suo Anniano Severo

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Categoria:Latino

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Testo

VI: Caio Plinio saluta il suo Anniano Severo
Poco tempo fa comprai con l’eredità che mi giunse una statua di Corinto di non grandi dimensioni, ma leggiadra e perfettamente modellata, per quanto io ne capisca, vuoi in ogni cosa, di questa ne so poco: questa statua tuttavia la capisco perfino io. È un nudo e non cela se ci sono i difetti né mostra poco i pregi. Rappresenta un vecchio in piedi; le cui ossa, muscoli, nervi, vene, rughe appaiono come di un uomo vivo, capelli radi e scarsi sulla fronte larga, stretta la faccia, esile il collo, cadenti le spalle, il petto piatto, il ventre rientrante. Dalla schiena si può capire l’età, per quanto si possa capire da una schiena, e il bronzo stesso mostra con il colore autentico quanto sia vecchia la statua. Infine tutte queste cose sono tali da attirare lo sguardo degli esperti e recare piacevolezza agli inesperti. Cosa che del resto sollecitò me novellino a comprarlo. Lo comprai dunque non per averlo in casa (non ho, infatti, a casa finora nessun bronzo di Corinto), in realtà per porlo in qualche luogo celebre della nostra patria, e soprattutto nel tempio di Giove: sembra, infatti, degno nel tempio, degno di essere offerto agli dèi. Dunque, come sei solito tutte le volte che a te sono state richieste da me, prenditi cura di questa cosa e già da ora comanda che venga fatta una base del marmo che vuoi che contenga il mio nome e i miei onori, se ritieni che possano essere aggiunti. Ti manderò la statua appena troverò qualcuno disponibile [che non sia gravato], o io stesso, cosa che tu preferisci di sicuro, la porterò con me. Penso, infatti, sempre che l’occuparmi dei miei impegni me lo permetta, di affrettarmi a fare ciò. Gioisci se decido di venire, ma preoccupati quando avrò aggiunto tra pochi giorni quelle medesime cose che non mi permettono per ora di allontanarmi e allo stesso tempo non mi permettono di stare lontano per molto tempo. Stammi bene.

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